giovedì 30 dicembre 2010

Del nostro meglio: gli auguri per l'anno nuovo.


Come credo quasi tutti, sono attento al calendario specialmente quando si avvicina la fine di un anno. Potrei parlare dei bilanci che queste date innescano in noi, ma é un argomento trito e ritrito e forse in questo momento anche troppo personale per esporlo in un blog.
E allora guardo indietro e avanti con lo spirito del fare del proprio meglio. Mi domando se questo sia accaduto nell'anno che va a finire. Mi chiedo se sarò in grado di perseguire questo obiettivo in quello che viene.
Andando per ordine, direi che con una buona dose di comprensione per fatti, cose e persone, lo scorso anno sia stato condotto dignitosamente. Se guardo indietro non vedo lacrime per le mie azioni. Forse celate in un'autoassoluzione un pò di parte, mi sembra di essere stato una persona abbastanza corretta. Le conseguenze dei miei errori poi le ho pagate senza sconti, sul lavoro come nel personale. Ho imparato ciò che potevo e non mi sono spinto oltre i miei noti limiti. Ugualmente mi é rimasto il magone per alcune cose non fatte, ma sempre in forma di rimorso verso un me stesso, a volte non abbastanza pronto a sognare che vada bene... Insomma é un complessivo "meglio" che devo accettare in ogni caso. L'idea di poter fare di più resta viva e forte, ma é un pungolo dolce. Se un giorno crederò di aver fatto tutto al 100%, spero ci sarà qualcuno accanto a me a darmi uno schiaffo in pieno volto e a riportarmi alla realtà.
E girando ora il viso verso il sole di questa ennesima meravigliosamente calda mattina napoletana, guardo alle pagine bianche del libro del nuovo anno. Ho una serie di obiettivi nella mia testa. Sono lì con le linee nere già pronte, e con i soliti colori fondamentali rosso giallo e blu. La tavolozza deve ancora essere un pò aggiustata, ma nella mia mente ci sono questi tratti forti. Sono contorni netti a volte già al limite dei tagli di Fontana. Li sento sotto le dita con il rischio di quelle fastidiosissime lesioni della pelle che si aprono sottilmente con la carta. Ma sono costretto dall'età e dall'esperienza a essere positivo. Ho scoperto infatti che in un modo o nell'altro la vita trova sempre un modo per mettere i mattoni al loro posto e costruire un'infrastruttura. Nella nostra città personale, metteremo nel tempo mano a tutto fino a completare qualcosa. Altro rimarrà per sempre incompiuto, come le ultime opere del vecchio Michelangelo Buonarroti, arreso all'impossibilità di completare realmente tutto nella sua vita...
E nell'augurare a me e a tutti gli altri che sia un anno di costruzione e completamento, prendo un nuovo berretto e un nuovo fischietto per dare inizio al viaggio di quest'anno e lancio con qualche minuto d'anticipo quel "in carrozza!!" cui nessuno può esimersi. Cerchiamo di far del nostro meglio per essere in tempo, con le stazioni del binario lungo o corto della nostra vita. Prima o poi si scende. Speriamo di scendere ancora con un sorriso e un sogno...

martedì 28 dicembre 2010

Relativizzando


Non sono giorni del tutto festosi questi. In fondo perchè mai le feste dovrebbero liberarci delle cose di tutti i giorni e dei problemi veri e vari ed eventuali, non si capisce nè mai si è capito.

Sono solo un periodo dell'anno in cui ci si riunisce con la famiglia, a volte con gli amici, e questo dovrebbe essere di per sè sufficiente a essere soddisfatti. E relativamente parlando, sono giorni belli. Non me ne lamento. Tuttavia, un pò di notizie tristi prima di partire, sommate a qualche preoccupazione aggiuntasi per la via, mi hanno modificato l'umore. Non sono propriamente giulivo, e ho poca voglia di scendere nel dettaglio delle motivazioni.

Ecco però che la relativizzazione al contesto delle cose che mi rendono quanto meno "riflessivo", mi aiutano a guardare meno allo specchio il tizio con il pizzetto, e a far attraversare allo sguardo il vetro della finestra. E il vedere che gli altri sono in difficoltà più serie, rende ridicolo il mio affannarmi su questioni impalpabili e forse alla fine ininfluenti, ma di sicuro estemporanee. Non è detto che sia giusto relativizzare semplicemente così. Ma nella mia personale bilancia, la considerazione di me come meno egocentrico, aiuta...

sabato 25 dicembre 2010

In vacanza dalle nostre scelte...


L'unica vacanza che non possiamo mai prenderci, è quella dalle nostre scelte. Le decisioni di vita, i bilanci di opportunità e quant'altro ci venga in mente, non vanno via durante le feste. Anzi, si manifestano più presenti, con la forza di riflessioni intense sul nostro vissuto e sul nostro futuro.

Il tentativo di dimenticare chi siamo e dove siamo nel nostro viaggio, di non analizzare la nostra collocazione in prima o seconda classe, è del tutto vano. E allora, nella inutilità del tentativo di fuga, meglio usare questo tempo per ripartire con nuove idee. Troppi restano inconsapevoli del fatto che quello che rende l'umanità speciale è la memoria e l'innovazione. Le due cose, solo apparentemente in contrasto, sono invece il completamento l'una dell'altra. La storia è il punto di partenza da cui creare cose del tutto nuove che immediatamente diventeranno nuovo patrimonio del passato.

Ecco quindi che, a fine dell'anno, ma meglio dire a inizio del nuovo, vale la pena di dirci cosa abbiamo capito del tempo trascorso, cosa abbiamo imparato, e fare un progetto da perseguire. Accettare successi e fallimenti è il primo gradino da salire. Poi mettere obiettivi possibili che ci diano una spinta dolce, ma costante.

Io so oggi che sono migliorato nel lavoro, imparando a gestire complessità maggiori. So anche che sono diventato diverso nei rapporti umani, aprendo alcune porte di solito chiuse. E lì non è detto che sia meglio o peggio, perchè il metro non ha carattere di universalità.

Se guardo alle scelte, le trovo spiegabili, anche nel loro fallimentare occasionale risultato. E tutto sommato, non ho voglia di rifugiarmi nel silenzio attutito del sonno quest'anno. Cerco progetti per il prossimo anno. Alcuni sono ben chiari e definiti, altri hanno bisogno di un fine-tuning. Ma nel complesso, le vacanze sono ancora una volta un tempo di sonnolente quiescenza in cui trovare pezzi mancanti e spazi da riempire in quel puzzle complicato che è la vita, e che spero di non completare tanto presto: sarebbe da allora un semplice rimirare, senza desiderio alcuno, una bellezza piena, ma malinconicamente statica...

venerdì 24 dicembre 2010

Disseminando gli auguri


Quest'anno gli auguri si perdono in mille rivoli. Cooptato dalla rivoluzione di FB e ormai Mobile Phone addicted, dispenserò le solite frasi più o meno di circostanza telematicamente ai quattro venti. Non è che gli auguri non siano sentiti, ma è come se questo tipo di sistemi raffreddi e generalizzi un pò troppo.

Ma in ogni caso, quale altra possibilità resta per comunicare con tutti senza investire le intere giornate di festa in un centinaio di telefonate? Forse considerando che si scremerebbe il numero di auguri, senza ipocrisie, vale la pena di dire che si farebbero solo gli auguri cui realmente si tiene. Però in realtà non è così: ci sono tanti auguri che ci danno anche un minimo piacere, e quindi vale la pena farli.

Insomma, è il momento anche per Viaggia in Treno di fare gli auguri di Natale. Auguri a tutti quelli che leggono (e a quei pochi che scrivono), perchè il loro viaggio attraverso il Natale sia ricco di famiglia. Per questi giorni serve poco più. E che l'animo si rassereni in un tepore continuo che rilassi i muscoli, e tra essi anche il cuore...

mercoledì 22 dicembre 2010

Skype: il giocattolo si rompe. Ovvero non rischiate un aggiornamento sotto natale...


Skype non funziona bene. Già da ieri, ma da alcune ore oggi se ne è andato a quel paese completamente, non riuscendo in nessun modo a connettersi. Pare che i supernodi si siano sciolti... Per essere più chiari, nell'architettura Skype, ci sono risorse supercondivise che devono essere andate in vacanza...

A complicare le cose, c'è che il sistema è progettato per provare costantemente a riconnettersi, per cui magari riesce anche a rimettersi in piedi per qualche minuto, ma poi inesorabilmente le milionate di richieste che arrivano in un ping di pochi millisecondi, frullano tutto il frullabile... E queste sono solo un paio di ipotesi di uno che con il sistema non lavora.

Pensate ora che cosa sta succedendo a chi con Skype ci lavora: blackout. Nessuna possibilità di telefonare, di ricevere, di chattare. Disastro che potrebbe mandare a mille la pressione di molti. Ecco quindi che un giocattolo che si rompe, anche solo per pochi minuti, può guastare la giornata. Ci vorranno ore prima che tutto ritorni normale.

Nel frattempo mi viene da considerare che in un momento normale, neanche tantissimi se ne sarebbero accorti. Ma siamo sotto Natale, il periodo di comunicazione per eccellenza, e sono sicuro che su Skype si affidano le comunicazioni di molti con le persone lontane. E c'è da chiedersi se l'aggiornamento alla versione 5.0, avvenuto in automatico da poco, non abbia contribuito. In qualche modo, ho il sospetto che quanto meno non abbia aiutato. Se così fosse, andrebbe considerato che strategicamente, un aggiornamento prima di Natale è un rischio: da un lato potrebbe essere molto remunerativo offrire le nuove funzioni nel periodo più spendaccione dell'anno, ma dall'altro, se qualcosa andasse storto, i riflettori sarebbero abbaglianti e ripetutamente diretti su quello che è andato male e sulle conseguenze...

E quindi, mentre con fastidio crescente vivo l'astinenza da chat e VOIP, provo a trarre una morale da questa storia, che mi serva un giorno nel lavoro. Mai aggiornare sotto Natale...

mercoledì 15 dicembre 2010

Quello strato sottile

Si dice "camminare sulle uova" quando si dovrebbe andare leggeri leggeri, in punta di piedi. Ma in questi giorni invernali, é più un camminare su quello strato sottile di neve, dove bisogna fare attenzione a non scivolare e indovinare la pressione giusta...
É così anche tutti i giorni. Quando il terreno su cui ci si muove non é solido o almeno non é saldo, attenzione, perché cadere e scivolare, pur in un costante apprendimento, fa molto male al culo...
Questa settimana mi é già capitato di sottovalutare le condizioni stradali e di fermarmi a mezz'aria stile matrix quando il piede ha fatto grip. Allo stesso modo, ritornando alla metafora di vita, mi sembra di affrontare a 360 gradi, terreni scivolosi. Non ho le scarpe adatte a tutto. Credo che sia difficile trovare quel modello che ti permetta di passeggiare veloce ovunque. Sarebbe il modello più venduto ai genitori di tutto il mondo, che le cadute ai figli vorrebbero evitarle tutte. Ma non é possibile, e qualche volta, anche rovinosamente, si deve cadere. Soprattutto per quei secondi o minuti in cui ci si trova a terra e ci si deve rialzare. Perché lì, in poco, si devono raccogliere idee e forze per rimettersi sulle proprie gambe, fingendo di non essersi fatti male, e tirando avanti. Sempre su quello strato sottile...

lunedì 13 dicembre 2010

Senza Cuore

Sto scrivendo ultimamente senza cuore. Me ne accorgo perchè troppo spesso i post escono come strappati, incompleti. Non mi piace sia così, ma capitano alcuni momenti in cui l'ispirazione affonda le sue radici in una terra secca. Non sto vivendo un momento creativo, ma per me non è in fondo tanto grave. Chi legge il mio blog? In pochi e anche il suo ruolo di connessione con il mio passato italiano si è di molto allentato. Era naturale e non ci sono nè rimpianti nè acrimonia in un normale accadere della storia.

E' diverso però quando a scrivere senza cuore sono autori di best seller. Senza lanciare anatemi, constato che recentemente sto provando un po' di delusione per le storie di Camilleri del commissario Montalbano. Non è possibile dimenticare la qualità delle prime prove. Si sentiva il sapore delle cose che Montalbano vedeva e del suo modo di vivere. Le indagini non erano scontate. Non sembrava tutto un leggere e rileggere.

Adesso invece avverto molto spesso un rumore di falso nelle parole dell'autore. I personaggi appaiono consunti e il protagonista una parodia di se stesso. Certo, è l'immagine di un eroe decadente, ma di una decadenza troppo prona al successo e allo strizzare l'occhio al pubblico affezionato che, pur aspettandosi di piu', resta drogato e assuefatto all'affetto per compagni di avventure.

Sarà il successo, sarà una volontà precisa di Camilleri, sarà che non sempre si riesce bene, ma gli ultimi libri sono passati senza lasciare memoria. E' un po' triste per me giungere a paragonarli a opere dimenticabili come quelle di Clive Cussler e di Wilbur Smith. Ma le trame sempre un po' piu' labili, farcite di un po' di sesso e di storie inverosimili di donne meravigliose, ricordano le eroiche imprese impossibili degli autori di cui sopra.

Nella speranza che Camilleri e Montalbano ritrovino il loro cuore...

La revisione invernale

Le ferrovie Svizzere cambiano orario ogni anno intorno all'8 dicembre. Lo fanno senza una ragione apparente, ma io sono convinto che più di una ricerca di miglioramento, la loro intenzione sia trovare la perfezione.
Dovrebbe essere però anche a loro evidente che questo ipotetico bilanciamento ideale non é raggiungibile in un microcosmo dove ognuno ha un cervello pensante e delle esigenze chiare.
A che pro cambiare se la gente si é abituata a qualcosa? Certo, c'é una percentuale di scontenti in essere, ma la stessa percentuale si presenterà forse irrobustita ai primi scontri con il nuovo sistema.
Esempio banale il mio: la mattina avevo diverse possibilità di prendere il bus per la stazione dove una specie di metropolitana mi attende precisa. Ora queste opportunità sono mutate in più spiacevoli cambi al limite o percorsi al freddo e al gelo, costringendomi a quei 10 minuti di sonno in meno decisamente molesti.
Nell'ottimizzare, la sbb si basa non si sa bene su che numeri e principi, visto che bus notoriamente stracolmi e treni preoccupantemente vuoti scompaiono e appaiono, senza logica. Seppure non bisogna solo lamentarsi, i lati negativi si scoprono sempre troppo presto. Quelli positivi vengono dimenticati al primo intoppo. E la giostra continua a girare come un cetriolo assassino che, gira gira, sempre in qualche cunicolo finirà!

venerdì 10 dicembre 2010

Le domande senza risposta...


Le domande senza risposta sono tipiche di tutte le età. La differenza che si riconosce tra le diverse epoche della nostra vita è che sappiamo sempre di più affrontarle di mestiere.

Poi si conoscono persone in grado di sconcertarci un pò. A me capita di rimanere interdetto di fronte a certi comportamenti, ma è molto più spesso colpa mia che degli altri... Si affollano a quel punto una serie di quesiti insoluti che nel susseguirsi aprono scenari sempre più sofisticati e indistricabili.

Non posso però nascondere questa mia antica tendenza a scindere atomicamente e analiticamente le mie esperienze alla ricerca di una fine che non sia una fine. La vivo bene. Conscio di poter concentrare infinite risorse in inutili spezzettamenti della realtà, mi ci abbandono spesso. Alla ricerca di dietrologie che mi facciano stare meglio e di spiegazioni fantasiose funzionali a giustificare ogni mia decisione, ho raggiunto l'epoca in cui alle domande trovo delle risposte.

Tralasciando la qualità delle teorie partorite, resto generalmente stupefatto del tempo che un pò tutti impieghiamo nella ricerca di verità che ci piacciano abbastanza. Non sono il solo. Vedo intorno a me strategiche investigazioni che non producono altro che fuffa. Ne siamo tutti affascinati, perchè di base l'uomo è un animale pettegolo che ama ipotizzare senza fondamento ma secondo sentimento. Ma se riuscissimo a usare un decimo di questo potenziale in astrazioni scientifiche in un "brain clouding" neuronalmente connesso, non credo che staremmo a discutere di problemi dell'umanità... O forse sì?

giovedì 9 dicembre 2010

Verso Natale in compagnia.

Sono colto da Natale alla sprovvista. Come sempre. Sebbene sia già organizzato da tempo immemorabile, adesso che mi sto ri-affiatando con la Svizzera e mi sto godendo un po' di vita qui dopo i concerti estivi che mi hanno lasciato strascichi infiniti, partirò alla ricerca di Babbo Natale e delle sue renne...

Verso Natale ci andiamo tutti. E tutti, senza eccezioni, partiamo. Ora, per uno come me, Capotreno e emigrato, questa non dovrebbe essere una novità nè una sorpresa. Ma ogni anno che passa, mi rendo conto che in aeroporto ci sarò con un mondo di persone che hanno in testa il mio stesso target. Modalità diverse, certo. Situazioni altrettanto diverse, ma in fondo tutti accomunati dall'obiettivo capitone (o piatto tipico che sia) per la Vigilia con famiglia, il Natale con i soliti, il Santo Stefano con il mal di stomaco e il Capodanno con l'ansia...

Colto da dubbio sulla via di Damasco/Napoli, mi chiedo se avrebbe senso cercare di distinguersi dalla massa. La risposta è univocamente no. Natale è un rito e come tale può solo essere seguito. I ribelli, portandosi via dalla compagnia dell'Anello, non potrebbero avere sorte benigna. L'ostracismo sarebbe in fondo anche giusto... Perchè ribellarsi al Natale? Forse l'unica cosa insopportabile sono gli obblighi di società. Ma superati agevolmente con le scuse più fantasiose, sarà solo un periodo di riposo e di silenzio... Sempre che le note di Jingle Bells non rompano le palle...

domenica 5 dicembre 2010

Lo scambio dei doni.

Quest'anno, meglio integrato in un tessuto sociale svizzero denso di esuli volontari e involontari, sono immerso nel rito comune del Natale degli espatriati. Un amico ha avuto l'idea di organizzare una serata a base di varie e eventuali con incluso scambio doni. Limite di spesa 20 franchi, furto reciproco dei regali possibile.

E' stato di base un successo. Ad un certo punto ci siamo trovati in circolo a scambiarci pacchi e pacchetti con una sana ironia e tutto sommato ha fatto già un po' Natale. Avrei forse voluto dire a molti di quelli che c'erano che, con pregi e difetti, comprensioni e scaramucce, siamo una piccola famiglia. Una comunità all'estero che trova non nella nazionalità (brasiliani, italiani, colombiani, messicani, spagnoli, tedeschi...), ma in uno scambio fitto di esperienze e nel piacere di passare del tempo insieme, un sollievo e un sostegno.

Forse, al di là di sciocchi regali che non avevano uno scopo preciso, quello che la serata ha sancito è che ci si ritrova in situazioni di affetto provenendo da infiniti percorsi diversi. E' un treno ricco e affollato quello della vita. Se si amano i vagoni silenziosi e vuoti, forse le strade da prendere portano in aperte campagne e, per quanto rispettabilissime, portano in luoghi che si deve essere capace di sostenere. Mentre se un po' di confusione ci piace e la possiamo sopportare, un viaggio nel treno che va da casa nostra in giro per il mondo e che ha come destinazione ancora casa nostra, lo dobbiamo fare.

Alla ricerca di uno scambio di doni che non sia quello dei pacchetti, bensi' quello degli affetti...

mercoledì 1 dicembre 2010

Si puo'?

Capotreno carissimo, gentili viaggiatori ,
non ricordo nemmeno l'ultimo mio post tanto e' lontano nel tempo. Confesso che avevo perso di vista il blog e da poco l'ho ritrovato nei miei pensieri e, piacevolmente, tra le pagine del web.
Ritorno con entusiasmo e "colgo l'occasione per"...fare gli auguri (ovviamente in ritardo) al Capotreno Andrea. Un po' di cose da dire ci sono e le condividero' con voi, per ora vi seguo con affetto e buon viaggio!

Pappice

lunedì 29 novembre 2010

Annullarsi

Nella mia esperienza di vita, che non collima al cento per cento con la mia esperienza personale, mi è capitato spesso di vedere persone annullare se stesse negli altri. Non mi riferisco solo alle storie d'amore, in cui una certa perdita di identità alla ricerca di uno spazio comune è ragionevole. Parlo anche di quelli che riescono facilmente a appiattirsi sulle posizioni altrui senza accorgersene e provarne disagio.

Certo, quelli che lo fanno con malizia e tornaconto personale rappresentano una realtà pericolosa. Sono quelli che fanno strada nella vita in modo poco pulito, ma che troppo spesso hanno un futuro luminoso perchè avvolti in un piacionismo molesto che sembra assolverli da ogni colpa. Chiunque sia in grado di apparire buono e pronto a accontentare tutti, risulta un personaggio positivo. Fatto salvo il fatto che in realtà si dimostri una gran furbizia, ma nessuna idea personale, il merito di demagogizzare in giro non viene mai sottovalutato...

E le bugie, le doppie e triple maschere, la facilità di cambiare opinione e bandiera divengono peccati veniali. In un esercizio costante di annullamento del proprio io a favore di un noi impalpabile, ma proficuo, quelli che diventano i capi sono quelli che scendono a patti sempre e comunque, difendendo nient'altro che se stessi... Cambio di pelle, si diceva una volta. Oggi penserei piu' a una pelle divenuta invisibile trasparenza...

Vorrei che per una volta questi fossero annullati davvero. Annullati e spariti sarebbe la combinazione giusta...


Vieni via con me

Essendo un telepatito teledipendente, no posso esimermi dal parlare del fenomeno televisivo di questo autunno e probabilmente di quest'anno.
Finora credo di aver solo sommariamente citato la trasmissione Vieni Via con Me su Facebook. In realtà considerando i dati d'ascolto, il raggio di quelli interessati potrebbe essere un pó più ampio dei 150 amici dell'annuario scolastico...
É nata come al solito per quel marpione di Fabio Fazio, l'attesa evento. Credo che lui senta ogni settimna Steve Jobs, se é vero come é vero che é l'unico che riesce come la Apple a creare la suspance. É un gioco di prestigio difficile, ma dalla tecnica consolidata. Si danno in giro indizi, facendo crescere pian piano la curiosità, ma non tutta in un botto, perché altrimenti lo slancio potrebbe andare perduto per la via. Poi si arriva al momento clou presentando un prodotto esteticamente bello e desiderato che presto raddoppierà il suo appeal grazie al passaparola o a internet...
Ma nel complesso, funziona solo se il prodotto c'é. E questa volta nella liturgia di questo programma ci sono degli spunti capaci di tenere avvinti milioni di italiani. Il punto non é solo che si facciano cose di qualità, ma anche che si facciano cose che arrivino dirette. Le battute sottili non sono il punto forte. Lo sono le narrazioni al limite della storia epica di un Saviano abituato a stupire con i fatti documentati e fondamentalmente venuto a patti con il suo essere star... Già nello scrivere, la sua maniacale ricerca di atti giudiziari era stata la sua forza. A questo si aggiungono ospiti calibrati e affidabili e una gestione a volte un pò caramellata di persone e situazioni...
Il collage riesce a prendere nell'attesa del prossimo evento. Nell'abitudine alla rete e alle notizie frammentarie sui giornali, la gente ritrova scambi veloci e così resta soddisfatta.
A parte i tecnicismi, si tratta di televisione studiata bene. Non sono altrettanto convinto che questa tv con un pò di qualità segni una reazione del pubblico alle veline. Se Vieni via con Me non fosse un evento, quanti sceglierebbero di continuare a seguirla? Senza fare fanta-tv, dubito che potrebbe continuare a riscuotere lo stesso successo.
Si potrebbe obiettare che ci dovrebbero essere più programmi così, ma forse avrebbero la stessa sorte dei cloni degli iPod...
Insomma, bene che ci sia stata una trasmissione così, ma mi asterrei dall'idolatrare e dal trarre troppe conseguenze da questa esperienza: in fondo, siamo sempre alla tv italiana!

domenica 28 novembre 2010

I benedetti mercatini


Oggi vado a vedere i mercatini di Natale a Zurigo. Lo faccio senza alcuna altra pretesa che passeggiare al gelo e riscaldarmi con del Gluewein che mi dia un po' di sollievo... La città pare non sia stata investita dalla neve della campagna dove vivo. Il Maniero è bianco luminoso e anche se il sole sembra dare un'occhiata fuori dalla tende nuvolose, non credo riuscirà a sciogliere i fiocchi ammonticchiati...

Ora il punto dei mercatini di Natale è che si trovano sempre le stesse cose. Niente che mi stupisca e colpisca di solito. Certo, l'atmosfera è carina e fa un po' presepe napoletano, ma c'è sempre quell'ovattato silenzio a infastidirmi un po'. E parlando di presepe, sarebbe anche da capire come mai anche a Napoli ci si metta la finta neve pur non avendola mai vista in città nella mia vita per piu' di venti secondi...

Il Natale è diventata una festa puramente commerciale. Lo dicono tutti. Di religioso e spirituale è rimasto solo il rito del capitone fritto. I mercatini, qui e altrove, ne rappresentano una incarnazione paganeggiante inondata di luce ma soprattutto di soldi e di commercio. Gesu' interverrebbe probabilmente di bastone in tutti questi luoghi come nel tempio... Eppure sembra che non ci sia nessuna alternativa. Non che io abbia alcuna ricetta da proporre, ma è interessante vedere che il mondo che si sta uniformando a se stesso, porta a diffondere ovunque tradizioni nate chissà dove, chiaramente solo nel caso che producano profitto...

E' il caso di tutte quelle feste importate come Halloween, che anche in Europa prendono piede senza che ve ne sia una coscienza originale... Oggi ho anche letto sul sito della banca la notizia che c'era il Thanksgiving in USA... Ovviamente era importante per la Borsa, ma per un attimo ho pensato che adesso avessimo iniziato a festeggiarlo anche qui e che i tacchini europei si stessero già preparando ai tempi duri...

Insomma benedetti mercatini. Benedetti da chiunque voglia fare soldi e da chi ne voglia spendere per le feste e sia alla ricerca di idee che abbiano un confine molto stretto con la paccottiglia... E Natale sia!

mercoledì 24 novembre 2010

Rappezzi


Capita troppo spesso nella vita di non riuscire a fare altro che dei rappezzi... Non sono un fan delle cose fatte a metà. Il rappezzo ne è il tipo esempio: è quando per esempio hai macchiato la parete e ti metti lì a ridipingere solo il pezzo sporco. Viene una schifezza perchè si vede la differenza di colore e per di più prima o poi ti rendi conto che stai sempre a guardare lì, dove sai che hai nascosto...

Peggio è l'aggiusto fatto male nelle cose della vita. Tragico riferimento quando fai una gaffe tremenda e provi a dire qualcosa per riparare. Inutile e anzi deleterio tentativo che spinge nel baratro del ridicolo o peggio ancora dell'odio... Da un po' di tempo ho capito che non ha senso neanche investire un secondo. Tacere e accettare il ridicolo della situazione é il meglio che si può fare...

Però anche il rappezzo può essere un'arte: lo diventa quando chi opera il tentato miracolo della riparazione è in realtà un artista e riesce a rendere la cosa anche più bella e originale di prima... Non accade spesso, ma Michelangelo riuscì a tirare il David fuori da un blocco ben più che iniziato. In qualche modo fece un bel rappezzo...

Qui in Svizzera non si rappezza di solito. Per motivi economici e culturali, se qualche cosa non è più nella sua forma iniziale, si distrugge e ricostruisce. E' per questo che chiese, edifici pubblici, infrastrutture, sembrano sempre troppo nuove... Non si nota mai una facciata che abbia qualche macchia: se si verifica lo spiacevole evento, ecco che si rifà daccapo... L'autostrada ha una parte con le gobbe? Bene, rifacciamo il manto di asfalto integralmente... E' ovvio che la manutenzione ne guadagna, ma questa perfezione o supposta tale, delle volte mi angoscia. A volte ho paura di appoggiare una mano ad un muro e di macchiarlo, consapevole che potrei dare inizio a una inesauribile spirale di aggiusti profondi...

L'Italia invece è il paese del rattoppo. E oggi ancora una volta si tenta di mettere insieme un governo o una coalizione cucendo insieme lembi di tutti i colori. Purtroppo c'è ancora una volta la possibilità che si riesca a fare un pasticcio e a coprire la macchia che sta sempre là. Solo per poi continuare a vederla di giorno in giorno...

domenica 21 novembre 2010

Worldwide


Il mondo è diventato piccolo. Non è una gran notizia. Ha iniziato infatti inesorabilmente a ridursi quando l'uomo ha smesso di camminare a piedi e ha potuto usare dei mezzi di trasporto che non lo facessero ammazzare di fatica.

Si è poi ulteriormente rimpicciolito quando le onde radio hanno incominciato a essere imbrigliate in segnali riconoscibili e intellegibili la nostra voce. Allora abbiamo iniziato a non spostarci fisicamente per far arrivare le informazioni quanto a inviarle in modo impalpabile.

Oggi è un istante e raggiungiamo chiunque via e-mail, telefono, chat o FB. Come in una comunità senza confini, siamo Worldwide senza neanche spostarci dalla nostra sedia. In questo modo, le distanze che prima sembravano insormontabili, si annullano in una connessione costante.

E cosa succederebbe se questo non fosse piu' possibile? Perchè un'eventualità del genere, non è una cosa da sottovalutare. Senza fare inutili catastrofismi menagramo, sappiamo che le risorse del pianeta le stiamo grattando a fondo. Siamo diventati in troppi a sfruttare le fonti di energia. Troppi a voler mangiare. Troppi a voler vedere al buio. Irragionevolmente, succhiamo senza sosta la linfa della vita senza cercare di riciclare cio' che non ci serve. Se c'è qualcosa di inutile sulla Terra è probabilmente l'umanità: siamo infatti in genere un buco nero che non fa altro in cui la materia scompare senza altro fine che una migliore sopravvivenza nelle comodità acquisite senza domandarci se sono davvero un bisogno primario.

Sono il primo a non poter fare a meno di Internet, del cellulare, della tv, della macchina che ha una quadriga di cavalli nel motore... Eppure mi domando se nella nostra sfida all'universo creato e in questa corsa all'estrema unzione del nostro mondo, non ci sia una tendenza troppo spiccata a guardare all'orizzonte temporale di un solo secolo. Dovremmo forse ricordarci di essere una goccia del mare del tempo e cercare di fare meglio, senza fare troppo male a quello che ci ha dato la vita... E dovremmo farlo Worldwide...

giovedì 11 novembre 2010

I nostri maestri

Mi rendo conto che i nostri maestri/eroi/esempi, sono cambiati. Se proviamo a paragonarli con quelli della generazione precedente, dev'essere molto deludente vedere a chi riferiamo le nostre citazioni. Personalmente sono un esempio di animale onnivoro: spazio facilmente dai film di Starwars all'uomo ragno passando per gli U2 e finendo con Quelo. É una cultura mediatica profondamente segnata da tv, cinema e musica. E dire che non sono neanche uno di quelli che classici non li ha letti o che si é dedicato anima e corpo alla sola scienza fondendo i propri neuroni in una fissione ad alta temperatura...
Eppure non sono in grado di citare autori illustri e di consegurnza di meditare sul loro insegnamento.
Di certo ho le mie idee, il che a volte é un passo avanti, ma non so dire se esse abbiano un origine di senso comune più che l'influenza subliminale di qualche grande pensatore...
Eppure la questione é e resta spinosa. Tra trent'anni o meno, quali saranno indicati come i riferimenti della nostra generazione e considerati con rispetto? Quali saranno le influenze riconosciute e riconoscibili? E se tutto sommato ciò che apparirà chiaro é che quelli che ci hanno lasciato di più sono i nostri odiati politici? Interpreti di nessun ideale che non sia il loro mero interesse, ci trasmettono ogni giorno un vuoto spinto indelebile. Non é tutta colpa loro: troppe volte nessuno é in grado di chiedere di più né si sente in diritto di farlo.
Ma avremo mai i Nostri di maestri? O dovremo sempre ricorrere a quelli delle generazioni precedenti?

domenica 7 novembre 2010

Musica Elettronica


C'è questa cosa che si chiama "musica elettronica". Secondo me descrizione fuorviante di una sequenza incontrollata di suoni ritmati, lontanissimi da ogni tradizione finanche tribale e sostanzialmente indistinguibili. Ieri ne ho fatto una forte esperienza in discoteca, una di quelle da film con i tetti alti stile cattedrale, con la palla a specchi enorme rotante sulle teste di tutti.

Ho rimpianto per una delle prime volte nella mia vita, di non avere con me i tappi per le orecchie. E per la prima volta ho visto che la maggioranza degli svizzeri neanche li indossavano. Segno preoccupante del loro amore per questo coacervo di frequenze alte e basse, capace probabilmente di mandare in risonanza i neuroni. Ma su questo uno studio approfondito me lo aspetto da qualche università inglese, quelle che se ne escono sempre con sondaggi ridicoli e sbagliati...

Guardandoli eccitarsi ad una minima modifica del ritmo, mi sono chiesto se nel loro tempo libero si mettano nel lettore mp3 e nella cuffia di alto profilo che fa ascoltare anche i bassi peggiori, una sequenza interminabile di brani stumpstump. Me lo chiedo perchè in un concerto, ci si esalta sulle prime note di una canzone se la si conosce, e lì si esaltavano anche sul piatto variare da 1-2-3 a 1-2-3-3. Insomma preparazione alle stelle. Io non critico il gusto, quanto resto attonito di fronte alla mia ignoranza musicale come anche al fatto che il popolo della notte ne resti talmente affascinato da ipnotizzarsi. Probabilmente la mia totale impermeabilità mi rende un soggetto strano. E forse, finanche lo volessi, non riuscirei a farmi ipnotizzare, a parte da "Where the Streets have no name" e dalla mia trance irreversibile.

In ogni caso, un nuovo sassolino di esperienza si è aggiunto. Un nuovo granello nella clessidra del tempo che scorre veloce alla ricerca di un compimento e di una fine che non sarà un inizio...

sabato 6 novembre 2010

Lo spirito di Internet


Mi sta venendo ultimamente il dubbio che lo spirito di internet si stia perdendo o sostanzialmente sia mutato profondamente, contaminato da interessi, soldi e cattivi maestri...

La rete è di tutti e di nessuno. E' sempre stata un po' anarchica e aperta alle opinioni. E' una inesauribile fonte di sapere più o meno utile e veritiero. Ma generalmente contribuisce a distribuire informazioni. E questo è sempre stato il suo punto forte e la sua filosofia vincente. In una guerra spietata all'aiuto reciproco in caso di problemi informatici e non, nacquero per esempio i forum, figli diretti dei gruppi di discussione di Usenet. Si andava lì con buona volontà, acquisendo informazioni e condividendone altre senza fini di lucro, ma con spirito comunitario. C'era chi chiedeva, chi rispondeva. E il motivo per impegnarsi in una risposta era per imparare a propria volta a fare una cosa nuova.

Tecnologicamente Internet è stata ed è ancora un mezzo di crescita della sapienza mondiale. Lontani anni luce dalla scienza che esibire le proprie intuizioni e proposte solo in alcune sedi, è possibile oggi condividere dei risultati e delle scoperte senza dover andare neanche in una biblioteca. Questo fa impennare la capacità creativa, ovviamente insieme ad una selvaggia competizione all'invenzione...

Generalmente questo è produttivo. Ma adesso sempre più sono colto dalla sensazione che un demone malato si sia impadronito di noi. Percorriamo queste autostrade informatiche senza una meta, spesso senza sapere perchè. Siamo attratti da infiniti negozi che offrono cose meravigliose quanto inutili. E in questo correre da un posto all'altro, sempre più spesso come nella vita quotidiana, non lasciamo spazio da dedicare a imparare condividendo informazioni. Non mi assolvo. Sono responsabile quanto gli altri. Ma cerco un'ipotesi non per tornare indietro, ma per dare una missione a mezzi potenti come potrebbe essere Facebook. Esso ha creato una società virtuale completamente collegata, e non c'è da discuterlo. Ma cosa produce di converso? Non potrebbe scemare l'aspetto semplicemente ludico e prendere piede quello di sostegno a cause importanti? Servirebbe una guida e la capacità e il tempo di esplorare e coinvolgere, ma in questo mare magnum, c'è un modo per trovare qualcuno che si impegni in questo senso?

Io ci spero... E spero anche che quel seme di globalizzazione positiva che Internet ha saputo gettare dai suoi esordi, come comunità positiva che si sostiene in una piramide infinita, non vada perso...

Ubuntu.

venerdì 5 novembre 2010

Quello che non puoi fare, anche con una strategia...


E' capitato in questi giorni al mio capo di dover dire a un ragazzo che ha lavorato con noi per più di un anno, che non sarebbe stato assunto. Tra le tante cose che nella vita sono difficili da fare, al limite dell'impossibile, è non farsi coinvolgere dalla parte umana di una cosa così. Dopo aver mangiato insieme ogni giorno, chiacchierato e riso, insomma condiviso, devi sostanzialmente deludere e abbattere. Soprattutto sai che questo creerà una frattura insanabile e che non ci sarà modo di recuperare.

Si può cercare una strategia che minimizzi il disagio, ma gira e rigira, non credo che ci sia un modo buono per deludere le attese degli altri. A volte si può cercare di consolare, di stare vicino, ma in realtà il problema non è il nostro ruolo nelle scelte o comunque nel comunicare notizie. Quello che viene pungolato è il nostro senso di inadeguatezza. Il nostro auto-processare errori e atteggiamenti. Certo all'inizio e alla fine si darà la colpa a chi potrà prendersela, cercando di risparmiarsi l'ulteriore momento di sconforto che è dato dall'aver un pò fallito in un nostro obiettivo. Ma se ci si mette dalla parte di chi deve comunicare, l'immedesimazione nella "sottrazione" che si viene a dare rende le parole difficili a uscire.

Ecco quindi perchè le e-mail e le lettere sono giunte a semplificare la vita di tutti quelli che devono affrontare gli occhi accusatori di chi sta per ricevere una notizia che non desidera. Sono gli occhi di chi non ottiene un lavoro, di chi deve pagare una rata del mutuo, non può farlo e sta per rimanere senza casa, di chi ha bisogno di medicine e non può permettersele (e con sistemi come quello americano si crepa...). Sono gli occhi della storia. Gli occhi umiliati eppure fieri. Gli occhi che comunque accusano.

Quello che conta in questa storia e che vorrei trasmettere è il riflesso di un malessere. Il solo sapere che due persone alla fine ci sono rimaste male, mi ha toccato un po', al punto di sognare le espressioni e i risultati di tutto ciò... Insomma, se un cinico non soffre nel vedere quello che accade intorno, forse un cinico non sono...

giovedì 4 novembre 2010

Fenomeni di mappatura


Abbiamo bisogno di punti di riferimento. Abbiamo bisogno di sapere dove siamo. Vogliamo trovare una bussola che ci guidi nel viaggio, ma che ci possa anche semplicemente puntare su una mappa.

Personalmente rimango affascinato ogni volta dagli stradari e dai GPS. I primi erano una risorsa utile che aiutava a immaginare la strada e a trovare punti di riferimento. Il ritrovato tecnologico degli ultimi anni, invece, ci ha fatto perdere la funzione storica di saperci orientare nella giungla metropolitana. Senza il navigatore, molti di noi, restano persi. E' un progresso indiscutibile dal punto di vista dell'aiuto che può fornire in luoghi sconosciuti, ma è anche una limitazione alla potenza creativa. E' scientificamente provato a suon di bestemmie che accettare il consiglio del navigatore con spirito critico, arrogandosi anche il diritto di contestarlo, ha conseguenze funeste. Si puo' finire ovunque se non si seguono i suoi dettami dittatoriali. E persi nel vuoto della incapacità di imparare le strade, l'alternativa è smarrita per sempre...

Ormai è infatti impossibile andare a memoria, e le mappe non hanno un senso senza una bussola. Eppure il mio cervello, proprio in questo momento, mi mostra che ci sono cose automatiche che hanno a che fare con posizioni e movimenti, che non possono essere perdute. Sto scrivendo infatti su una tastiera svizzera. Non tanto diversa da una italiana se non per l'assenza delle lettere accentate e per la noiosa inversione delle lettere z e y. Eppure, semplicemente cambiando via software la posizione dei tasti, riesco a scrivere in italiano senza guardare dove le mie mani battono. E' una mappatura inconscia, come quando camminando a Napoli, riesco sempre a sapere dove sono.

Forse sta diventando il caso di abbandonarsi un po' di più alla nostra natura e di recuperare quanto pensiamo sia meglio organizzato da un sistema elettronico. Per diventare un po' più robot, ma meno robotizzati e sconfiggere una nuova dipendenza...

lunedì 1 novembre 2010

Potenzialmente un gran paese...


Al mondo ci sono moltissime nazioni che potenzialmente sono grandi. Potenzialmente perchè hanno di sicuro una serie notevole di requisiti per essere luoghi attraenti dove poter essere felici e soddisfatti. Esempio facile per me è il Sud Africa. Ci sono stato. E' una terra baciata da una fortunata combinazione climatica e da una ricchezza anomala per il continente più povero e disgraziato del pianeta. Eppure è una nazione dolorosamente pervasa ancora da una situazione di vita insicura e con una storia tremenda alle spalle che lascia ancora spazio a strascichi intollerabili...

Poi ci sono storie opposte. E' il caso di Paesi che sono stati grandi, ma che oggi hanno imboccato una strada in discesa e non hanno la forza di tirar su un freno a mano e fare inversione, nè i cavalli per una retromarcia. Ahimè, nota dolente, uno di questi mi sembra essere l'Italia...

Quello straordinario miscuglio di passato e futuro, con l'infinita creatività di una cultura prolifica e mai spezzata, sembra essere diventata una sbiadita foto color seppia. Nessun colore brillante riveste la miseria di essere sempre in prima pagina per quello che non va. Neanche ormai le cartoline magnifiche di alcuni dei panorami più belli e affascinanti del mondo possono aiutare.

Che succede all'Italia? Che succede agli Italiani? Succede che ci siamo alla fine gettati a peso morto su una vita che copi quello che fa la TV. Una vita dove è lo shock a farla da padrone, in parole opere e omissioni. Con il master of puppets don Cavaliere che, conscio di essere specchio della cittadinanza, si prende tutte le libertà e tutte le possibilità. La linfa di un tempo sembra persa in un rivolo melmoso, pieno della spazzatura di Napoli, come dei futuri disoccupati della FIAT, della malavita e del malcostume. Dove non ci sono i soldi c'è il crimine e i rifiuti. Dove ci sono c'é il crimine e l'ancor più sporca corruzione. La Penisola si unisce a Roma in un triste abbraccio al ribasso.

Della nostra potente potenzialità, non resta che uno sfocato ricordo. Nel non affrontare mai i problemi posponendoli all'infinito, la politica e i politici depredano le ultime risorse lasciando una terra spogliata di ogni velleità di sopravvivenza. E' un quadro troppo nero? Può darsi. Ma dove sono i raggi di luce? Se l'Italia si è salvata dalla crisi economica, non riesce a salvarsi da se stessa e dagli italiani. Siamo un popolo destinato a non scalare montagne, ma a scendere da colline. Eppure rimaniamo a contemplare dall'alto in basso il tempo che fu, con la puzza sotto al naso di chi vive di ricordi e rimpianti...

Nella speranza che la potenzialità ritorni a essere espressa e visibile, fischio, e alla via così...

sabato 30 ottobre 2010

Capirsi un po'

Non è un momento chiaro nella mia vita. Mi aspettavo delle cose che non sono successe. Non mi aspettavo altre che sono accadute. Questa potrebbe essere normale amministrazione, ma a volte non lo è.

Con questo incipit, potrebbe essere un post diario. Ma non voglio che lo sia. Per me Viaggia in Treno non ha mai costituito un rimpiazzo del diario da adolescente, quanto un tentativo di partire da un fatto personale per andare a chiedere senza necessariamente rispondere...

Ebbene, mi guardo intorno un po' spaesato e decisamente frastornato. Faccio molte cose al di là del lavoro, e ogni volta che ne ho il tempo e la voglia. Tante altre non ne faccio. Molteplici le ragioni. Incessantemente sto ad analizzarle, in un lavoro razionale intenso e in grado di fiaccare le mie risorse. Ne esco esausto a volte. Mi guardo intorno, e fondamentalmente resto sorpreso nel vedere che sono più quelli che vivono approcci analoghi che quelli che riescono a addormentare parti come coscienza, morale, dubbio... E' il tentativo di una società concentrata su se stessa di capire cosa le succede? Certamente è un circolo di auto-inquisizione che difficilmente riusciamo a spezzare.

Guardiamo anche al di fuori di noi stessi, ma molte volte mi chiedo se non lo facciamo solo per una prova comparativa che possa esaltarci, assolverci oppure mettere in luce i nostri difetti ed errori... Cerchiamo di capirci un po'? Non è banale dire se questo avvenga. A volte la mia sensazione è di essere molto prossimo a una scoperta importante e poi non riuscire a raggiungerla. Come una bolla di sapone, la nostra idea sembra scomparire appena un dito la sfiora. Probabilmente non ci bagniamo abbastanza sapone per entrare nella sfera senza distruggerla: significa che le nostre facoltà credono di poter penetrare uno spazio protetto senza la cautela del caso.

Per certi versi potrebbe essere meglio così: quanto ci aiuta capire noi stessi e metterci da soli sul nostro proiettore da salotto? A volte capiamo di aver semplicemente sbagliato e che sbaglieremo ancora perchè siamo come siamo. Non vediamo una chiara direzione di uscita e corriamo addirittura il rischio di rimanere scontenti e disillusi delle nostre potenzialità.
Altre volte pero' capire serve. Scavare dolorosamente mi fa dire che c'è ancora da scavare. Darsi delle giustificazioni facili per quello che non va è riduttivo. Con alternative, anche più complicate, possiamo forse scoprire che ci sono margini di movimento in altre direzioni. E' questa la mia speranza. Altrimenti, il prezzo di questo affannarsi, potrebbe essere un po' troppo alto...

domenica 24 ottobre 2010

Gaudenti fine settimana


Alla ricerca dei fine settimana gaudenti di una volta. Un po' alla ricerca di quell'arca dell'alleanza con la gioventù di qualche anno fa, quando si partiva freschi e si tornava distrutti. Ma dove la capacità di recuperare sonno e energie in un riposo degno di questo nome era proporzionata...

E' forse perchè a un certo livello di libertà e di voglia di fare ci sono anche arrivato un pò tardi che sono più motivato di altri. E' indubbio invece che non sempre i weekend riescono col buco, e neanche con una profumata menta intorno... Quello appena trascorso è stato transitorio (a parte una splendida visita a cugina e nipote che come al solito mi ha fatto felice).

A volte però c'è da chiedersi se la vita che facciamo sia quella che meglio ci si addice. Siamo davvero felici di per delle serate ballate e sballate o siamo solo stonati e quindi meno capaci di riflettere su chi siamo e cosa stiamo facendo? Non è facile dirlo. A volte, ad una soddisfazione iniziale, segue un momento riflessivo in cui domande esistenziali cercano una via di fuga. Spesso non la trovano, ma poi arriva il potente e lurido lunedì di lavoro ad ammazzare come uno Tsunami tutti i dubbi. Il tutto per ricominciare un ciclo che avrà fine in una diversa forma solo la sera della domenica successiva. Il loop è infinito, nella peggiore tradizione di programmi sviluppati male che sanno solo succhiare risorse e non fornire risultati...

Ma tutto quanto ci è molesto può essere spezzato se si riesce a vivere un rapporto sano con le speranze per un weekend allegro. Se non c'è attesa, ma solo una rilassante buona volontà, sullo schermo della vita andrà comunque in proiezione un film inatteso e interessante. Forse uno di quelli che ci restano nel cuore...

venerdì 22 ottobre 2010

Tempi duri per uomini puri...


Sono questi tempi difficili? Difficile a dirsi. Tutto va relativizzato. Se guardiamo al periodo delle guerre in Europa, se andiamo ancora più indietro a quando si dormiva nelle grotte e la vita durava 30-35 anni in media, forse non possiamo lamentarci tanto. Ma pesare in questo modo sarebbe illusorio e fondamentalmente scorretto. Ci si può rapportare a quelli che ci stanno intorno e stanno meglio, e allora il bilancio può essere fallimentare. Può invece essere positivo se guardiamo a quelli che nella scala delle priorità e del benessere arrivano ultimi. Ma anche qui non si tratta di un paragone onesto.

Fondamentalmente non stiamo vivendo altro che i nostri tempi, con le nostre banalità (compresa questa ultima frase...) e i nostri momenti bui o luminosi. Quello di cui non ci rendiamo conto spesso è che sono gli unici tempi che abbiamo. Vale la pena provare a cambiare le cose che non ci piacciono per noi e sperabilmente per qualche altro cui teniamo. Allo stesso modo potremmo cercare di goderci le cose che sono positive.

Ma credo che questa sia l'impresa eroica cui solo gli uomini puri tendono con speranza di successo. Calati troppo spesso nella melma delle piccolezze quotidiane che ci mettono al tappeto, il quadro d'insieme diventa un singolo puntino di colore perchè siamo vicini alla tela e non riusciamo a vederlo nella sua completezza... Filosoficamente parlando, i nostri tempi sono quelli di un benessere di lunga durata con discrete speranze di serenità. Viviamo in genere a grandi standard, e anche se è doloroso vedere che non tutti hanno lo stesso, possiamo lamentarci di avere tanto, a volte tutto, e che bene o male continueremo ad averlo? Invece, anche quando sei a posto, devi dare qualche colpetto di tosse per dire che potrebbe essere meglio, per una serie di ragioni tra cui non ultima il non generare invidia o peggio imbarazzo e tristezza in chi qualche cosa in più la desidererebbe a buon titolo...

Insomma, in questi tempi, bisogna armarsi di consapevole realismo e, nell'apprezzare il punto in cui siamo, definire dove vogliamo andare. Nel fatto che tutti abbiano affrontato momenti particolari nella loro esperienza personale, risiede la consapevolezza che se spendiamo i passi sulle strade di questa terra con un pò di puro cuore speranzoso, forse avremo già raggiunto un risultato...

martedì 19 ottobre 2010

Senza Windows


Oggi ho finalmente reso del tutto operativa la mia nuova macchina Linux. Ho installato in modo naturale una delle ultime versioni di Ubuntu. Ho configurato a mio piacimento spazi e hardware. Ho anche attivato una scheda wi-fi che sembrava una chimera. Scrivo da li', da questo oggetto di cui sto cercando di impadronirmi fisicamente.

Era da tempo che volevo avere un PC con tutto software gratuito. Lo volevo perché ero rimasto tanti anni fa con l'amaro in bocca di una acerba versione di Linux Mandrake che non ero riuscito a domare e che aveva contro di sé anche una serie di incompatibilità con le periferiche del tutto intollerabile. Mai un suono emise, neanche un latrato di dolore quando la rasi al suolo stizzito.

Ma è da tempo ormai che Linux è cresciuto in quella direzione che forse tanti odiano, ma che è stata vincente. La direzione è quella di Windows e della sua interfaccia 100% grafica e della sua autonomia di gestione/organizzazione. Se tutti sono capaci di installare e usare le finestre del Bill mondiale, oggi a molti non risulterebbe tanto ostico neanche Linux, almeno fino a quando non desse qualche problema... Si' perchè allora un po' di stregoneria e di analisi del problema sarebbe necessaria. Si dovrebbe iniziare a maneggiare quelle migliaia di file di testo che, seppure sono coerenti e ben strutturati, hanno una sintassi precisa che è facile mettere in crisi...

Giocare in Linux non è una cosa per gli impazienti. Su internet la comunità di smanettoni pero' è talmente attiva che a ben guardare le soluzioni ci sono sempre. Io me ne beo e mi ci perdo a volte anche un po' incuriosito... Scarico, installo, lascio, cancello, e il sistema resta fantasticamente veloce. Con una partenza sprint in meno di 20 secondi cronometrati e uno spegnimento istantaneo, sono certo che saro' soddisfatto di questo nuovo pccino...

E tanti altri post verranno...


lunedì 18 ottobre 2010

Un mondo alla rovescia


Seguo i telegiornali a spezzoni. Ultimamente sono molto disordinato nei miei tempi, fino a mangiare, rialzarmi da tavola e poi sedermi ancora a finire dopo una mezz'ora. Il tutto avviene a cavallo dell'ora del tg, per cui assorbo da diverse fonti le informazioni su cosa succede in Italia e limitatamente le notizie dal mondo...

Resto di stucco di fronte alla cronaca di questi giorni. La storia macabra della povera ragazza di Avetrana (paese di cui tutti avrebbero volentieri ignorato l'esistenza), la inaudita violenza del ragazzo in metropolitana a Roma, novello omicida, e infine la sconcertante aggressione al tassista milanese, che dopo aver investito un cane è prossimo a rimetterci la pelle...

Ovviamente sono fatti che vengono seguiti a uso e consumo del giornalismo di massa che mostra sempre più la fame di eventi tremendi che coprano il vuoto di tutto il resto. Nessuna analisi politica degna di questo nome, nessuna informazione sul mondo scientifico e sui suoi progressi, nessun minimo accenno a eventi culturali o a battaglie sociali. Solo un piatto racconto di eventi orridi che solletichino la fantasia da giallo della popolazione. Nessun approfondimento. Nessuna ricerca al di fuori di una dichiarazione d'impatto.

Ecco quindi che tutto diviene una farsa. Il padre assassino che copre la figlia, indicata velatamente come l'assassina ben prima che la cosa sia dichiarata... Poi le figure a contorno e gli inverosimili nomi di persone informate sui fatti come un certo Alessio Pisello, comparso oggi e incomprensibilmente irrilevante. Forse il nome gli ha dato un attimo di celebrità, quella stessa desiderata da quella cugina già indicata come malata attrice...

E la rivolta dei romani all'arresto di quel sant'uomo che con un pugno ha strappato la vita a una donna. A chi interessano nazionalità, professioni, stato fiscale: è una storia pazzesca di tristezza. E invece via a tutelare un violento come nelle migliori tradizioni dei clan mafiosi. Non si aiuta la polizia a portare via la persona con sdegno e disappunto, ma si ha da ridire perchè non abbiamo bisogno della protezione delle forze dell'ordine con simili bravi giovani...

E dulcis in fundo, si investe un cane e si finisce cerebrolesi. Non conosco i dettagli dell'avvenimento, ma l'avesse anche fatto di proposito, stiamo mettendo veramente sullo stesso piano la vita di un animale e di un essere umano? E se poi è stato un incidente, pur in un comprensibile dolore, cosa può spingere a ridurre in fin di vita un altra persona? Non c'è giustificazione, ma c'è il fatto...

E mentre mettiamo la terra in cielo e il cielo in terra scuotendo le fondamenta di tutto, sopraffatti dal fatto di cronaca in sè e morbosamente attratti dai dettagli, possiamo perdere i nostri punti di riferimento, trovandoci sottosopra in un mondo dove nulla ha più senso...

domenica 17 ottobre 2010

Nuova settimana


Non so bene cosa passasse per la testa di Giacomo Leopardi normalmente. Le leggende circa il suo proverbiale "scartello" (espressione dialettale per descrivere il fatto di avere la gobba che io ho analizzato come: avere la cartella sulle spalle senza avere la cartella...) e la sua tristezza si sono sempre sprecate. A scuola lo consideravamo il prototipo dello sfigato. Magari non era così. In ogni caso ci ha lasciato cose interessanti. L'analisi poetica del sabato del villaggio è decisamente una di queste.

Saper descrivere la sensazione di attesa gioiosa della domenica e contemporaneamente vedere il nero della sera del dì di festa non è da tutti. E stasera, nel buio gelato di una Svizzera che tempestivamente ci sta ricordando perchè non è una terra famosa per passarci delle vacanze, posso dire che il Giacomo aveva un bel pò ragione.

Pur non rimpiangendo questi due giorni che sono trascorsi occupati e non particolarmente negativi, so che domattina mi alzerò con difficoltà. Perchè fa freddo certo, ma anche perchè ci sono delle cose che non mi piacciono e che non vanno come desidererei. Se di solito non c'è neanche il tempo di rifletterci su, in altri momenti si fa spazio un turbine polveroso di vento che mi fa ripartire da zero. E nel reboot cerebrale, nel prendere possesso del proprio hardware corporeo, qualcosa può andare storto e si rimane impicciati a lungo sui punti deboli...

I miei li conosco da tempo. Nonostante ciò non riesco a liberarmi dall'impressione di non fare abbastanza per correggerli o per cercare di superarli o aggirarli. Le piccole soddisfazioni di tutti i giorni non riescono a dare un senso di pienezza che potrebbe gonfiare il petto. Ma non leggetela troppo in negativo. Io sono serenamente preoccupato e consapevolmente scoraggiato. Nell'attesa di una nuova settimana che getti una luce nuova, speriamo non troppo pallida, su un futuro incerto...

giovedì 14 ottobre 2010

Shock Termici


Impegnato nella lettura e assorto nell'ascolto di musica durante il volo che mi ha riportato in Svizzera, quasi passa inosservata la voce del comandante che in un italiano sorprendentemente buono per un pilota, si lancia in una attenta descrizione del nostro volo e della rotta che stiamo percorrendo... Tutto normale: siamo su Parma, andremo verso Milano poi Berna e infine Zurigo per virare repentinamente verso Basilea...

Poi ecco il momento topico. Purtroppo il clima che ci attende lì non è dei migliori. Eufemisticamente direi. Il cielo è coperto da nuvole basse e dense, e soprattutto la temperatura al suolo è di 7°C.

Mazzata. Tolgo le cuffiette e ascolto la versione in tedesco e in inglese del messaggio per confermare la realtà alle mie incredule orecchie. Sì, indubitabilmente sieben o seven... Insomma, l'ospitale Svizzera di una settimana fa quando tranquillamente ci si poteva vestire autunnali, ha già cambiato il suo volto passando alla solita triste e fredda luce invernale...

Beh, c'era da attenderselo. Eppure provenendo dall'Italia meridionale, dal profondo Sud, lo stacco è uno di quelli che ti lasciano salato come un baccalà di stagione...

La sensazione è stata meno brutta di quanto potessi pensare, forse anche perchè il comandante ci ha generosamente preparato, ma poi arrivare a casa e alzare la temperatura del riscaldamento è stato un riflesso automatico. Ora mi rilasso al calduccio dei termosifoni e guardo un pò afflitto e un pò speranzoso a domani e all'impatto vero della mattina con il gelo. Spero infatti che mi saprò attrezzare adeguatamente per affrontare il clima. Magari mi aiuterà il pensiero di dover fronteggiare un solo giorno di lavoro prima del weekend (bella pensata no??). Oppure, molto più probabilmente, proverò a scrollarmi di dosso le immagini dei concerti dell'estate e a concentrarmi di nuovo sulla mia vita "in progress" per guardare avanti sopportando anche l'ambiente e i suoi atteggiamenti: rispettabili, ma non condivisibili!

martedì 12 ottobre 2010

U2 - Persone


Non continuerà all'infinito questa monotona litania di celebrazioni legate agli U2. Prometto che questo, per ora, è uno degli ultimi post sulla stagione dei concerti. Però sento di dovere qualche parola a quelle persone che ho incrociato, finanche solo per brevi istanti, in questo cammino accidentato e ripido che ci ha portato a memorie di un anno...

Le esperienze con le persone dei concerti iniziano molto lontano. Nel 2005, Vertigo Tour a Roma, accompagno il fratello che mi aveva edotto con How To dismantle an atomic bomb... Tribuna Tevere quella volta. Caldo. Italiani e basta intorno. Romani e basta in realtà. E un soldato di artiglieria alla mia destra che aveva particolare familiarità con i cannoni e ha cercato di coinvolgermi nella sua umidiccia esperienza bellica proponendomi rischiosi rapporti non protetti con la saliva da lui abbondantemente spalmata sulla canna... Al mio rifiuto un pò perplesso e decisamente schifato, replicò che di certo il concerto sarebbe stato più bello dopo aver fumato. Vista l'assunzione passiva, non posso fare un paragone, ma posso dire che fu un bel concerto: poco consapevole, ma allegro e partecipato...

Con questo ricordo nella tasca, l'anno scorso, rassegnato, affrontai Milano. Lì nessuno fumava, c'era un gruppo di Austriaci simpatici e decisamente appassionati che avevano fatto un paio di date. Allora, mi sembrarono dei pazzi... Oggi, la loro normalità mi sconcerta...

E quest'anno è stato tutto diverso. Con mio fratello a far da Virgilio nell'inferno degli appassionati, ho conosciuto Davide (discendente diretto di una famiglia di Pirahna a dieta...) e Veronica, Sandro (e il suo ottimo panino alla cotoletta torinese...) e Antonella, Sara (e l'emozione dipinta in volto...), Manuela (con il racconto dello squarcio del pantalone di Bono) e tanti altri di cui non ho neanche saputo il nome... Fila lunghissima e estenuante a Torino. Attesa rilassata ma alla fine tesa a Monaco. Veloci ingressi a Zurigo e rilassati arrivi a Roma. Tutto è passato sempre molto più rapidamente di quanto avessi immaginato. Non ricordo altro che sfocate immagini colorate e fiumi di parole spese in discussioni di scalette, in sogni di canzoni mai suonate e poi in extremis apparse. Ricordo sorrisi e risate molto più di tensioni e scatti d'ira. Ci sono stati, anche quelli, ma immediatamente si sono sciolti nell'unione di un intento: esserci, ed esserci bene e fino in fondo!

Al di là di coloro che mi sono rimasti in contatti veri, non dimentico i aver parlato a moltissime persone venute da tutto il mondo con la voglia di divertirsi e di godere una serata. L'unione di migliaia di voci dietro quella musica che sa parlare ai cuori è una cosa sorprendente che ha reso ogni concerto diverso, indipendentemente dal fatto di aver ascoltato alcuni pezzi 5 volte. Aver ballato contro un colosso di 1,90, aver cantato con Svizzeri sconosciuti a squarciagola e sotto l'acqua, aver quasi abbattuto a colpi secchi chiunque mi fosse vicino su Where the Streets have no name come pure esserci abbracciati su ONE a Roma dondolando piano... Ricordi di persone, di sguardi, di contatti caldi e mai inutili... La magia di momenti in cui la massa diventa un unità...

E se ora pure sono nel silenzio, so di non essere mai solo...

lunedì 11 ottobre 2010

U2 - Roma


E' difficile iniziare questo post senza essere assalito dall'onda del ricordo e senza quel pizzico di commozione per una serata speciale. Se non è possibile stilare una classifica dei concerti degli U2 di quest'estate. E' possibile dire di alcune emozioni che hanno lasciato e di quello che hanno significato per quelli che come me, con ignoranza ma cuore aperto, vi si sono avvicinati, prima che qualche stilla di quel sangue bollente benedetto venga a essere rinnovata...

Venerdì è iniziata diversamente dalle altre volte. C'era naturalmente l'ansia di andare allo stadio e respirare l'atmosfera, ma c'era anche il posto tribuna, che dava la possibilità di non arrivare troppo presto. Non so se sia meglio o peggio. Alla fine, dove sei conta meno di come sei e del con chi... Certo il prato ha un fascino diverso, ma da subito mi è piaciuto anche poterlo per una volta guardare dal di fuori, come in una di quelle scene da film in cui la tua anima si distacca dal corpo. Io mi sono visto con Mario sotto al palco, nel pit di fronte ad Adam, e mi guardavo dal di fuori, esterrefatto e beato... Poi appena è partito Space Oddity, sono ritornato in me e tutto ha iniziato a funzionare in questo rito ormai studiato di mosse, scene, suoni e colori che ho finalmente visto anche da un'altra prospettiva...

Ed è stata luce, solo luce nei miei occhi e suono nelle mie orecchie e nella mia stonatissima voce, che ha potuto però volare insieme alle altre... E' stato un incredibile vedere le mani di migliaia di persone muoversi insieme, allo stesso ritmo. Fermarsi insieme. Respirare in un attimo tutta l'aria intorno e tirarla fuori solida, in una fantastica esplosione di strumenti meglio o peggio accordati, ma diversamente straordinari... E poi la coreografia di "I still Haven't found what I'm looking for" che ha fermato il cuore di tutti per poi farlo ripartire di colpo, accelerato insieme alle note di Edge e alla voce di Bono rilanciate con violenza. In un minuto lunghissimo in cui tutti hanno guardato intorno e hanno visto solo un One unire l'Italia e l'Irlanda con in mezzo quattro signori ancora ragazzi e 75000 persone che li considerano degli amici...

E poi è arrivata Bad. Attesa da molti in modo quasi maniacale, è stata una enorme perla nera che ha scintillato nella notte di una Roma dove tutto poteva succedere. E quando i "quattro migliori amici", signori della musica di oggi, di ieri e di un prossimo domani, si sono trovati insieme al centro del palco, io ho visto solo 4 ragazzi nati cinquant'anni fa che si divertivano a suonare insieme, con l'incoscienza di chi vuole dire qualcosa e trasmettere una sua emozione. Bono a fare il maestro di un'orchestra dall'immaginazione infinita con sette note diventate 700, 7000, 70000... Ed ognuno ha avuto la sua nota, felice, triste o semplicemente vibrante, e la ha potuta portare a casa...

E poi il resto. Visi felici, sguardi attoniti semplicemente estasiati, una comunità unica. Una One cantata abbracciati e un Where the Streets have no name urlato ancora una volta per dare indietro almeno un millesimo di quello che si è ricevuto...

Non è con tristezza che guardo alla fine di questa estate con gli U2. E' stata un'estate magnifica, dove ho potuto vivere eventi che porterò con me. Dall'aereo che mi ha portato a Torino fino all'auto che mi ha riportato a Napoli, è stato un lungo viaggiare nel tempo e nello spazio alla ricerca coronata da successo di quello che tanti di noi cercano e forse non trovano (but I'm still running!): un'emozione da ricordare nei momenti allegri e un ricordo che illumini quelli bui...

Grazie Mario, perchè mi hai coinvolto: io la mia emozione ce l'ho...

E grazie U2...

giovedì 7 ottobre 2010

Who is who?

Il mio capo se ne é venuto bel bello con il suo iPod touch la scorsa settimana é mi ha mostrato una mia foto reperita facilmente su internet cercandomi in Google. É così oggi che é possibile facilmente sapere vita morte e miracoli delle persone senza neanche uscire di casa o addirittura muoversi dalla propria sedia. É chiaro che mettiamo volontariamente le nostre informazioni nel calderone della rete, almeno il più delle volte. É altrettanto vero, a mio modo di vedere, che l'uso che gli altri possono farne é del tutto inatteso e certamente senza alcun controllo... Fortunatamente non ci sono solo malintenzionati, ma anche persone che in qulche modo potrebbe farci piacere sapere che si sono interessate noi. Ma d'altro canto, credo che il livello di privacy si sia ormai talmente abbassato che facilmente le persone potrebbero farci la dichiarazione dei redditi senza che lo desideriamo. Se non fosse che la natura umana porta sempre a sovrastimare i guadagni degli altri e a considerare infimi i propri, varrebbe la pena di far chiudere gli studi dei commercialisti...
Quello che non mi piace, e cui pure dovrei stare attento, é intessere legami con persone che sono vicine e che forse sarebbe meglio non sapessero alcuni dettagli del nostro vivere. Ma come evitarlo senza diventare asociale? E allora l'unica scelta é quella di concedere di più sulle cose inutili e di mantenere un controllo e un filtro su tante altre che hanno una importanza superiore. E anche qui discriminare tra le cose non é facile.
Insomma parlo di cose risultato della nostra supposta evoluzione. É supposta...

domenica 3 ottobre 2010

Cosa succede nel mondo


Mentre gli ultimi post sono stati intimi e pieni di personali riflessioni (a volte viene così), sono abbastanza cosciente che qualcosa sta succedendo nel mondo di importante. E' sempre così oggi. L'informazione è così pervasiva e così intrecciata con la vita di tutti che sembra che fatti distanti migliaia e migliaia di chilometri possano toccarci direttamente. E in effetti, giunge il momento che ci toccano, nella tasca o nella disponibilità di prodotti di cui un tempo facevamo comodamente a meno e così via...

Tuttavia mi capita sempre più spesso di rimanere al di fuori del circolo delle notizie giornalistiche. Non leggo tanto i giornali, non vedo tanto i telegiornali (specialmente quelli italiani ormai del tutto squalificati), non mi impegno in ricerche su internet che richiederebbero un approccio un pò troppo attivo...

La domanda che mi pongo è però se sia in generale questo un male così grande. Il 70% delle informazioni che riceviamo influenzeranno la nostra vita senza che noi possiamo influenzare il loro corso. E' chiaro che conoscerle aiuta a prepararci a quello che succederà, ma il momento arriva in genere troppo presto e troppo attenuato per garantire una vera ed efficace reazione. Troppe volte poi non ci sono contromisure, e allora a cosa serve guardare al futuro che per sua natura è incerto e mutevole?

So di sbagliare un pò con questo mio approccio, ma decido spesso di concentrare le mie risorse più in uno stordito ignorare di drammi, soprusi e infelicità, piuttosto che di investire le mie energie in un inseguimento a quello che succede nel mondo. E' un approccio limitato. Ma spesso penso che se è vero che tanti limiti ce li danno gli altri, qualcuno lo possiamo attivare anche noi...

Serate


Capitano delle serate in cui ti senti bene. E' una cosa improvvisa. Succede che prendi una curva della tua vita per bene e improvvisamente ti senti liscio come raso e luccicante come seta. Morbidamente vai a deporti sugli altri, e sembra che tutti possano e vogliano, almeno per un momento indossarti.

Ovviamente sono eventi molto rari, perchè qualcosa ci si mette di solito di mezzo. E dalla seta, passare alla lana che pizzica è un istante. Però vale la pena di sentire quei momenti come una frustata di energia per rialzare la testa quando ti sembra impossibile. Passare dalla disperante e sconfortante realtà ad una dimensione di leggera levitazione in cui sembra di spaziare in un infinito istante. E l'infinito è un gran posto per iniziare (cit. No Line on the horizon...)...

Non scendo nei dettagli, ma ieri sera è stata così. Mi sono sentito bene e ho espanso intorno un'atmosfera densa che ha catturato molto. Ne sono contento, e le poche ore di sonno non mi lasciano traccia di fastidio, ma solo una tiepida stanchezza. Mentre il fuoco si spegne e la reazione (anche un pò etilica) esaurisce il suo potenziale, provo a non darmi pena dei risultati, ma molto di più a curare il ricordo di momenti e sensazioni che mi giungono ancora un pò confuse per la interminabile sovrapposizione di immagini a colori tenui e forti...

E mentre nella mia mente le sinapsi intrecciano i loro rami in connessioni magnificamente artificiali, fuori c'è il sole e una certa consolante dimenticanza di cose spiacevoli si abbatte come una pioggerella leggera su una settimana difficile...

mercoledì 29 settembre 2010

Distacchi

Ci sono persone nella nostra vita che incontriamo per poterle dimenticare. Ce ne sono altre cui passiamo accanto e che ci restano appiccicate addosso come un francobollo ben leccato. E poi ci sono quelli che sono importanti perché semplicemente ci sono stati e ti hanno dato qualcosa di cui avevi bisogno, ma soprattutto hanno aggiunto quello cui non erano necessariamente tenuti.
É così che stasera vivo il distacco da un amico che se ne va e con cui ho condiviso 3 anni di lavoro. Molto più del tempo é contato il momento di cambiamento, in cui una mano sempre tesa ha aiutato a sistemare anche quello che con il lavoro nulla aveva a che vedere. Seppure triste, vedo la serenità del suo cambiamento e mi consolo molto. Mi fa ricordare quando una volta dissi e decisi di non avere paura e di guardare il futuro in faccia, pronto a dargli una testata in bocca. E siccome da un pò il lavoro é sceso nelle mie priorità forse anche dai gradini del podio, mi godo il pensiero che la sua scelta sarà in grado di ripagarlo pienamente...
Buon viaggio sul treno della vita!
Fischio!!!!!!

mercoledì 22 settembre 2010

Giornate, serate e la ricerca della felicità

Oggi é stata una giornata molto lunga. Adesso che scrivo (20.30) sono in treno verso casa dal lavoro. Tante, tantissime le cose da fare. Ma soprattutto tanti i pensieri. Qualche delusione mi ha messo in quello stato d'animo di ricerca del silenzio. Di un immoto attimo di solitudine riflessiva. Ed é anche per questo che alla fine ho rinunciato da un lato a uscire con gli amici, e dall'altro mi sono autoinflitto due ore di lavoro supplementari di cui avevo bisogno senz'altro, ma che mi costeranno l'ennesima cena rimediata alla meno peggio e una serata di divano.
Dietro tutto questo c'é da scoprire. C'é probabilmente il solito fattore distacco dalla famiglia per la partenza di mio fratello. Ma ci vedremo da ora in poi quasi con cadenza mensile, per cui é attenuato. C'é la atavica mancanza, acuita da tempistiche sfavorevoli, di conoscenze dell'altro sesso che siano più interessanti di una galleria. E c'é la voglia di un pò di adrenalina per qualche occasione di cambiamento. Finora poca ne é scorsa...
Ed é in serate come queste che mi chiedo dove sia la felicità e se essa abbia una definizione più ampia di un istante fuggevole di pace. Pur ritenendomi una persona mediamente felice, non posso fare a meno di chiedermi se quel barlume di gioia che vivo non sia solo un pallido riflesso attenuato di qualcosa di più cui tutti tendiamo più o meno consapevolmente. Non lo so. Forse non voglio raggiungere alcuna consapevolezza su questo. Ma intanto é buio e un pò freddo, e per l'inverno la coperta di Linus servirà...

lunedì 20 settembre 2010

U2 - Monaco di Baviera - Munich


E' stato lo stadio più bello e una serata magica. Qualche goccia di pioggia sparsa, ma niente in confronto a Zurigo 2. E' stato il risultato di una lunga attesa in coda con il gusto dell'amicizia e della giornata all'aria aperta.

Ed è stato ancora una volta un'esplosione di suoni, colori e emozioni. I concerti degli U2, una droga sottile che ti lascia esausto ma felice. Forse è questa la cosa più importante. Godere delle ore magnifiche in cui lasciare andare il proprio io a urla disumane con la consapevolezza che gli altri intorno ti possano capire.

A Monaco abbiamo dovuto litigare con tanti per mantenere il nostro magnifico posto di seconda fila. Mio fratello si è lanciato in mia assenza in un tripudio di improperi a una coppia attempata in vena di sopruso. Io ho eliminato con il mio povero, ma evidentemente efficace tedesco, un esemplare della Wehrmacht di basso livello. Mi ha detto anche che sono stato fortunato. Io penso lo sia stato lui a incontrare un bravo ragazzo di Napoli come me... E dulcis in inizio (non in fundo), due buatte tedesche ci hanno provato con faccini ignoranti finchè non sono state ricacciate tra gli stinchi di maiale di cui avevano abusato...

Ma poi davanti alle note di Beautiful Day, tutto è scomparso inghiottito dalla marea crescente del suono della chitarra di Edge e dai bassi di Adam. Hanno incoronato ancora una volta Bono re dello show sulle pressanti battute di Larry, teso e fisso al suo posto... Non è detto sia stato il miglior show della stagione. Ognuno di quelli a cui ho assistito è stato diversamente meraviglioso. Restano tutti indimenticabili momenti di aggregazione su delle note con 40000 o 80000 persone. E mentre guardo con un misto di trepidazione e malinconia alla data di Roma, penso che nella vita non è mai troppo tardi per incominciare una seconda o una terza esistenza. In fondo basta credere, almeno per una volta, di poter fare qualsiasi cosa. Nella speranza di chi "Still haven't found what I'm looking for..."...

domenica 19 settembre 2010

Dachau. l'ombra del male...


Sono stato a Dachau. Modello di campo di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Luogo dove la distruzione delle persone, morale e fisica ha preso i contorni di una scienza.

E' stato doloroso. E' stato doloroso leggere "Arbeit macht frei". E' stato penoso ascoltare le testimonianze degli italiani. L'audioguida con il tempo è diventata pesante come una pietra al collo. Il vento freddo e le immagini degli orrori degli esperimenti medici mi hanno chiuso gli occhi sempre di più. Vedere ridicole baracche e nudi gabinetti ha reso il tutto intollerabile. Il moto di ribellione, nel luogo silenzioso dei crematori è diventato insostenibile.

Sono andato via da quell'orrore presto. Troppo per me da vedere e portare come una cicatrice e come un numero. Sapere da lontano e toccare e riconoscere il vissuto che ci ha portato qui è diverso. Avere consapevolezza è importante e l'unica cosa capace di consolarmi un pò è stato vedere quante scolaresche erano in visita e quanto fossero attente a capire e fare proprio un messaggio. Anche noi dovremmo imparare da questo. La storia non è nuda parola su carta, ma sensazione fisica di cose esistite e conservate. Come le rovine romane e i mausolei, anche in Italia c'è da conservare la memoria e non da trovare ogni scusa per rivederla nella chiave più conveniente. Saremo noi, popolo capace di scrivere infinite parole vuote di senso e incapace di collezionare il significato di eventi e persone, altrettanto capaci di fare tesoro e ricordare?

Dopo Dachau, io spero di sì...

venerdì 17 settembre 2010

In Bavaria (o Baviera che é lo stesso...)

Sono a Monaco. Terza data in meno di una settimana del tour degli U2. Ma se state per dire che é una pazzia, sappiate che non mi pento delle emozioni vissute e gioiosamente approfitto della scusa Bono&co per girare parti del mondo sconosciute.
In Baviera ero approdato già due volte ma sempre per troppe poche ore per raccontarlo. Ne ero e ne sono curioso anche per la vicinanza alla Svizzera, per capire quanta della influenza tedesca si sia riversata sulla terra delle banche.
Il confine non é tanto lontano, ma l'orgoglio tedesco é qualcosa che si sente. L'internazionalità svizzera, non é la stessa della grande Germania, e in particolare della forte e ricca Bavaria. Qui c'é un'identità culinaria, un atteggiamento positivo e prospero, un'efficienza e una varietà di suoni e colori sorprendente.
Per quello che ho visto, Monaco é consapevole di se stessa, del suo valore e della sua importanza. Addirittura sembra guardarti negli occhi e dirti che, senza troppa presunzione, ma con certezza, ci saranno altri 200 anni di Oktoberfest.
Sono colpito anche dagli abiti tipici della storia regionale. Ne sono colpito molto spesso al petto dal petto...
Nel tempo trascorso qui spero di capire qualcosa di più sulla gente... Ve ne racconterò presto. Intanto va la Deutsch Bahn...

lunedì 13 settembre 2010

U2 - Data 2 - Zurigo


Plink plink plink........

E' iniziato così il concerto del 12, la data due di Zurigo... Eravamo felicemente stati in attesa di Bowie e degli U2 e tutto sembrava funzionare bene. Siamo al termine dell'estate e il sole cala prima. Quindi le nuvole che arrivavano alle spalle del Claw le abbiamo un pò sottovalutate... Ma poi plink plink plink...

Potrei scrivere un post di dieci milioni di miliardi di plink, se considerate che sono stato per due ore sotto l'acqua insieme a 10000 persone dei posti prato e molti di quelli dei posti seduti. Perchè la tempesta è stata una di quelle con i controfiocchi. Inizialmente pioggia verticale, e un piede del palco che ci difendeva, ma poi vento turbinante proprio con un temuto 360° tanto in linea con il logo del tour... Ci siamo bagnati alla grandissima. Io ad un certo punto sentivo distintamente l'acqua colare nelle mutande, eppure quando il rosso di Where the streets have no name si è acceso, sono impazzito ancora una volta. Mentre Adam Clayton ormai a torso nudo se la rideva beato, Bono piazzava parole mai usate nelle canzoni, Edge si accaniva con rabbia sulle corde delle chitarre quasi volesse sfidare il cielo nero e le saette incombenti, Larry Mullen se ne stava al coperto sotto l'ombrellone, ma anche lui si andava a prendere la sua bella dose d'acqua con le tonga...

L'atmosfera era diventata ormai pazzesca. Gli svizzeri si erano sovraeccitati sentendosi in un clima familiare forse e mostrando di dover essere scossi nel profondo per partecipare veramente. Cantavano tutti, e nonostante l'acqua, la gente sarebbe rimasta anche per quella With or Without You negata dalle cascate del Niagara che ormai avevano allagato pericolosamente il palco. Il maxischermo maculato ha dovuto dire arrivederci, ma gli U2 si sono divertiti. Sì, secondo me si sono sentiti degli arzilli ventenni di cinquant'anni spinti da tutta quella gente che non se ne sarebbe andata. E vedere Bono ridere di gusto, Adam guardarlo inventare e non crederci, ha detto che ne è valsa la pena. Ed è valsa la pena di correre indietro alla macchina e mettere il riscaldamento a palla incluso il dolce massaggio al sedere del sedile termico!

Mi rimangono immagini confuse di una corsa sotto l'acqua e di una Walk On da sotto alla passerella mobile. Ma mi resta chiara quella sensazione di evento che ricordi. Perchè nelle cose estreme c'è un ché di assoluto. Gli U2 lo sanno. E quelli che c'erano ieri sera, pure...

domenica 12 settembre 2010

U2 - Data 1 - Zurigo


Ebbene la prima data è felicemente passata ieri sera. Atmosfera completamente diversa da quella di Torino. Nessuna coda chilometrica all'apertura cancelli. Nessuna pazza corsa e rincorsa verso l'agognato posto avanti. Arrivo smooth, ingresso più smooth. Seduti nell'attesa del momento in cui il gruppo spalla ha iniziato a suonare. Pensate che sono riuscito anche a andare e tornare dal bagno in 10 minuti quando le prime note dei One Republic sono partite nel cielo azzurro di Zurigo...

Poi gli U2. Sono arrivati silenziosi come sempre, pronti a scatenare una popolazione notoriamente non entusiasta. Ce l'hanno messa tutta, specialmente all'inizio con una serie di pezzi che avrebbero messo in moto una macchina senza la batteria... E la maggior parte del pubblico si è fatta trascinare... Certo con le dovute eccezioni. Tipo quella che mi ha guardato in tutti i modi mentre urlavo alla disperata e alzavo le braccia... Inorridita forse dal fatto che non fossi più fresco di doccia, ha ritenuto che la sua occhiata potesse influire in qualche modo sulla mia decisione sbattermi come un uovo in un Bimbi! Ma come Bono ha avuto modo di dire: "...also Swiss people can go crazy..."...

Ma soprattutto è stata una bella serata di casino in compagnia... E' stata una serata di festa con un bel gruppo di amici che si è fatto conquistare dalla musica, dallo show e dalla possibilità di trascorrere delle ore insieme senza i freni della vita quotidiana. Ed è stato ancora una volta spettacolo vero. Quello spettacolo che gli U2 sono rimasti in grado di fornire con una concreta musica oltre che con gli effetti speciali e le danze di corpi seminudi proposte da tanti altri.

Oggi andiamo ancora. Andremo probabilmente più avanti. Ma questo non è il punto nodale. Perchè ovunque tu sia, la sensazione è talmente forte che ne sei parte... E resta con te...

Note per Viaggiatori Occasionali...

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Capotreno e Viaggiatori