domenica 30 gennaio 2011

Scrivere per un'ora...


Le ultime due settimane sono state indimenticabili. Fortunatamente questo non sarà vero del tutto. Mi ricorderò di loro per un pò, fino a quando il tempo non riuscirà a stendere il famoso velo pietoso. Spero anche io di permettere a quel sudario di scendere e alleggerire il peso che sento.
Se guardo indietro, mi sembra impossibile pensare a tutto quello che ho visto, detto, fatto e pensato. Ero in Brasile e poi a Roma, poi non certo in salute smagliante, eccomi in Svizzera. Una domenica piena di... Mah, non so a posteriori dire di che. C'era speranza, sogno, sentimento e attesa. C'era anche un pò di ansia. Ma era un'ansia positiva. Essersi illusi è una cosa dolorosa. Certo averne dei motivi potrebbe essere una attenuante, ma alla fine la conclusione è stata amara... All'alba del giorno dopo mi sembrava che il sole non fosse sorto. Alla sera, mi sembrava che non sarebbe sorto mai più.
Poi, come promesso in un altro post, ho iniziato a rimettermi in piedi. Non era facile. Mi sono forzato a camminare, ma mi pesava. Poi un attimo di fiato, ed ecco che tutto ha preso una strada ancor più difficile.
Confrontarsi con la malattia, quella dei propri cari, è un evento che mi era capitato poche volte. E' una fortuna non imbattersi nel dolore. D'altronde è inevitabile che prima o poi invece accada. E quindi reagire, regolarsi, affrontare. In una parola si tratta di guardarsi allo specchio e cercare di distinguere non quello che si può fare, ma quello che non si può fare...
Conoscere i propri limiti è più importante di conoscere il potenziale. La presunzione di invincibilità è l'origine di cadute rovinose...
Insomma dolore e difficoltà. Una tensione che si estende a macchia d'olio, da cercare di contenere, capire e accettare senza un rifiuto violento, ma con una buona respirazione. Stasera che scrivo per un'ora, alla ricerca di una pace che sembra impossibile eppure un giorno ritornerà, vorrei poter volare via senza paura dalla città dei miei Natali e delle mie scelte. Eppure non sarà così. Andrò via con ansia e avvolto da un silenzio pieno di interrogativi.
E andrò verso alcune nuove domande che aspettano una risposta. Potrei lasciar andare quelle, ma sarebbe una cosa da rimpiangere. Invece devo scrivere delle nuove parole e delle nuove pagine del mio libro personale. Ho l'impressione che per un bel pezzetto non saranno pagine esaltanti, ma allo stesso tempo, nel mio aver preso tanti colpi da aver perso ogni pezzo di armatura, mi espongo ai prossimi cercando di evitarli solo con agilità e non buttandomi contro le lame.
Quello che ho imparato in questi giorni lo potrò capire solo quando tutto riassumerà dei contorni noti e tranquilli. Nel vedere adesso la tela del mio quadro lacerata, devo capire se restaurare, o semplicemente ricominciare su di un nuovo soggetto. E' stato bello navigare per mesi in acque tranquille, ma nello sconquasso di una tempesta furibonda dove lampi e pioggia si sono intrecciati rumorosamente, la nave è danneggiata, e non so neanche io quanto gravemente.
Se devo giudicare dai miei sogni di queste notti, ho l'impressione che non mi rimetterò tanto presto. Sono malato dentro. Ed è un male triste, uno di quelli che non hanno antidolorifici. Tuttavia dovrò alla fine vincere questo male come altre volte. Dovrò anche riguadagnare la fiducia da poter dare a qualcun altro. Dovrò... Chissà. Dovrò fare qualcosa per capire quale strada prendere. Per ora ho lasciato l'acceleratore e continuo lungo un'arteria illuminata tetramente in cui non riconosco angoli che mi interessino sfruttando l'aerodinamica di un'auto abituata alla velocità. Ma quando questo si esaurirà e dovrò essere di nuovo io a scegliere una curva e anche a dare gas, ci vorrà benzina e ci vorrà un'idea... E quella, in un'ora di lettere e di uno sfogo complicato, non l'ho trovata...

La chiave di volta

Per distrarmi da un momento personale non felice, provo ad aprire giornali e siti online per vedere cosa succede nel mondo e in Italia.

Ovviamente compare e la fa da padrone lo scandalo che coinvolge il presidente del Consiglio italiano e altri suoi giullari di corte e un numero imprecisato di ragazzine delle più svariate origini. La più richiamata è Ruby, ragazza di strani atteggiamenti libertini che non si sa come sia stata addirittura ritenuta nipote del presidente egiziano Mubarak. Non credo oggi il peso di questo nome sia lo stesso di alcuni giorni fa, in una strana congiunzione temporale, ma questa è un'altra storia...

Ebbene scandalo. Non il primo, non l'ultimo di un uomo più che di un presidente. Se guardiamo al passato, le indagini e le accuse, erano state di tipo economico, finanziario, criminale... Ma è evidente che in un paese come il nostro, dove il segno della furbizia vince sempre, questi erano aspetti addomesticabili per chi un esempio di successo è stato e continua a essere. La gente quindi se ne interessava, certo, ma non morbosamente. In fondo la morale sulle truffe e sulle leggi, è sempre stata un pò grigia in Italia. Imbrogliare lo stato è quasi uno sport nazionale. E le leggi sono fatte solo per essere aggirate...

Ed ecco finalmente la chiave di volta di uno scandalo che non si esaurisce e infuria come una tempesta cui il premier non riesce a reagire, sovrastato dalle voci degli infiniti nemici che ha inevitabilmente chi è al potere e anche dai mormorii striscianti di chi non vuole uscire dal bunker della informazione di potere per farsi impallinare. Ecco quindi che ci sono volti che non si fanno vedere in giro e dichiarano poco. Ecco quindi la strategia di mandare in giro le donne. Perchè sulle donne non si spara. Perchè le donne disarmano con la loro incredibile fiducia nel loro premier e nella perversità delle loro simili...

Ma il problema è che non basta. Lo scandalo non riesce a sgonfiarsi. Perchè c'è la pruderie di 50 milioni di italiani che vorrebbe avere le foto delle serate nella cantina. Una cantina di lusso trasformata in un locale di spogliarelli da addio al celibato con dei vecchi guardoni dalle mani lunghe e dalle tasche profonde. Del reato, non importa niente a nessuno. Del rispondere alle proprie mogli scandalizzate importa a tanti mariti di nascosto deliziati e semplicemente invidiosi. Del tentativo moralizzatore della Chiesa Cattolica, interessano le masse monetarie che ancora essi sono in grado di muovere. Del tentativo maldestro di impietosire su quelle "povere" ragazze messe alla gogna da un'indagine, nessuno si sente partecipe in un paese dove le escort sempre mignotte sono...

Insomma, questa volta appare proprio che la volta sia puntellata da una chiave grossa e robusta. Il presidente non ha tappato in tempo la falla, ha commesso degli errori fiducioso in una impunità da faraone egizio, ma non è andata così. Nel suo coinvolgere persone non ben selezionate e indottrinate, ha esposto tutto il suo regno di saltimbanchi all'incontro con gli occhi di gente che non guarda più con il servilismo invidioso, ma che diventa nemica quando vede che gli altri se ne approfittano e loro non possono... Per molto meno che per questo, Clinton si dimise. Secondo me fu troppo. E secondo me questo scandalo non è quello che avrebbe dovuto far cadere il governo, reo di malfatti ben più gravi. Ma c'è la possibilità che lo faccia cadere.

Di chi poi possa vincere le nuove elezioni, ci sarebbe da discutere. Con il tempo anche questo polverone scenderà al suolo. E lì, si vedrà chi è rimasto in piedi...

giovedì 27 gennaio 2011

Le attese fanno schifo

Stasera è una di quelle in cui mi è difficile prendere sonno e addormentarmi. Sono nervoso, al di là del mio controllo. Il mio pensiero è confuso, lontano, vicinissimo eppure sfuggente.
Mi sono anche complicato la vita da solo, bisogna ammetterlo, cercando un posto che non c'è. Ma nel complesso, sarebbe stato già tutto abbastanza difficile, per cui ho aggiunto un carico alla trave che non ha altra scelta che reggere, e adesso devo godermi una pressione combinata di cui farei volentieri a meno.
Aspettare domani, con quello che porterà. E' sempre stata una cosa difficile per me. Vorrei poter risolvere sempre le cose subito, foss'anche quando non sono pronto a farlo al 100% o il da farsi non è maturo. I miei fallimenti sono forse dovuti anche a questo. Ad un tempismo che sulle cose che per me contano veramente non riesco a controllare. Ma in generale dormire e attendere gli eventi con la massima energia, non sono riuscito a farlo mai.
Ricordo che all'università camminavo fino a sfinirmi per tutta la città l'ultimo giorno prima dell'esame. Lo facevo perchè nelle ultime ore avevo la consapevolezza di non riuscire a imparare niente di più di quello che non avessi assorbito prima. E la mia prima notte in Svizzera con l'attesa di una luce nuova, fu insonne. E le partenze, qualche ritorno, qualche conversazione molto desiderata, sono sempre fonte di un piccolo dolore.
Odio le attese. E vorrei adesso che fosse già domani sera. Che tutto fosse passato. Che non avessi sullo stomaco quel peso che mi toglie il fiato pieno. Avere fiducia che tutto vada bene e si risolva, non mi aiuta. L'ostacolo lì davanti dovrò mettermelo alle spalle, e a parte la difficoltà di farlo, sarà costellato da una lunga e delirante attesa.
E' un momento importante. Devo guardare negli occhi anche la paura, e sfuggo al suo sguardo. Nel non voler rimanere pietrificato dalla Medusa, non posso che sognare di tagliarle la testa con l'aiuto degli altri sensi, con il cuore. Il coraggio che proviene da lì, lo dovrò usare tutto, buttando via le scorie di altro per cui non serve spirito, ma solo volontà e un filo di fortuna.
E ora è il caso di dormire. Sognando anche i mostri, ma con in mano saldo quello spirito che altre volte mi ha guidato lontano...

mercoledì 26 gennaio 2011

Non arrendersi mai

Sto vivendo delle giornate in ospedale. Mio Padre è qui per motivi che non mi dilungherò a spiegare, in attesa di essere operato.Fortunatamente ho passato sempre poco tempo in posti come questo e in questo men che meno.
E’ difficile spiegare a parole, anche per un logorroico come me, la sensazione di oppressione e di inutilità che si vive a stare ad un capezzale. Si prova a fare, ma non c’è poi molto che veramente serva. Anche se fossi medico, non credo che riuscirei a fare molto di più che parlare con i luminari che percorrono le corsie. Non ho proposte, non ho modo di interagire che non sia subire le scelte. La malattia e il suo contrario, la salute, sono uno di quei campi dove non c’è posto per la tecnica, perché troppe sono le interconnessioni con la paura che rende tutto irrazionalmente complicato…Però cerco di imparare qualcosa qui. Non ho altro da fare che guardarmi intorno e quindi cerco di non farmi solo opprimere dal dolore di tanti, ma di trarne qualcosa per quando qui più non dovrò starci.
C’è un signore qui a fianco a me. E’ malato da molto e curato dalla famiglia che gli sta intorno con affetto. Non è in grado di comunicare chiaramente né di muoversi a suo piacimento. Ma si aggrappa ovunque, tirandosi su, spinge i limiti di un corpo che non gli risponde e continua a guardarsi intorno sperando che il suo crederci sia premiato. E’ un non arrendersi mai. Un volere e la dimostrazione di un tentativo di potere.
Lo ammiro molto. Vedo brillare nei suoi occhi un’intelligenza fine e non spenta. Vedo la sua determinazione a ritornare da dove è bloccato contro la sua volontà. Non è detto che ci riesca, ma la forza d’animo non gli manca.E sto imparando da lui. Sì, imparo che non bisogna arrendersi mai, specialmente in quello che vogliamo e nelle sfide che ci sembrano perse.
Non riesco ancora a dire se questo mi porterà da qualche parte nuova nel mio percorso. Forse però bisogna trovare sulla propria strada l’ispirazione per cambiare atteggiamento. Mi guardo indietro e altre volte ho lasciato perdere perché non ho avuto il coraggio di insistere. Oggi ho negli occhi una determinazione diversa. Questo avrà delle conseguenze, ne sono certo. Se saranno positive o negative, non ha importanza ed è imprevedibile. Ma non devo arrendermi. Perché mi devo il rispetto di potermi dire che ci ho provato.

lunedì 17 gennaio 2011

Senza bussola


E' successo ancora. E' successo perché doveva o perché poteva. E' successo perché non c'è un modo per me che sia uno per non spezzarmi in due. E' successo perché io ci credo ancora e dovrei smettere di farlo. Ma sono vivo, e finché lo sarò so che continuerò a farmi questo e a farmi fare questo. E tutto sommato, non voglio morire oggi. No.

Nel rompermi e nel perdere ogni direzione, nel non sentire più alcun vento che gonfia le mie vele, l'irreale situazione di silenzio e di immobilità mi lascia sparso al sole, senza acqua, ma senza sete. Potrei non scrivere niente in questo post, lasciare che tutto si annebbi in una incomprensibile e limacciosa immobilità, ma devo rialzarmi presto, perché nessuno mi può raccogliere da dove sono. Non posso dare i miei punti cardinali. Mi sono spinto precipitosamente in una direzione senza potere e volere imparare la strada per tornare indietro. Ho sperato che quella strada non servisse, solo per realizzare che semplicemente una strada non c'è. E ora che tutto giace in frantumi e in rovina intorno a me cerco cocci che non possono essere incollati. Non mi bastano le fitte di ogni singolo pensiero. Ogni immagine, ogni pezzo che resta di un momento lo prendo a testate, perché per smettere di sentire male in un posto, a volte bisogna sentirne in qualche altro. Potrei mettermi anche a relativizzare, ma a volte vale la pena di mandare anche Einstein a farsi fottere...

Tutto questo può essere chiaro solo per me. Eppure non mi importa che sia così. Mentre le dita scorrono sui tasti, mentre lo schermo diventa a momenti opaco, mentre mi avvolge il candido silenzio di una serata a casa, esigo da me stesso la promessa di rialzarmi domattina. Eppure mi lascio questa sera, me la lascio per sentire ancora una volta che sono stato io e che sono stato vero, senza menzogna, senza finzioni. Tirando fuori il bello e il brutto di un'anima comune forse, ma di una persona che non vuole lasciare dietro di sé il rimpianto di non averci provato fino all'ultimo a essere felice, a essere completa. Il rimorso verso me stesso e verso gli altri, invece lo conservo gelosamente, a futura memoria...

Anche questa volta, come nella mia migliore tradizione, non ho trovato una risposta alla domanda: "Perchè no?". Avrei dovuto forse cercarla meglio questa risposta. Ma forse non l'avrei trovata comunque da solo. Ci voleva qualcuno a darmi quella risposta, con i suoi perché che credo non saprò mai. Un giorno tutto questo svanirà, finanche il ricordo diventerà una stanca sinapsi legata a chissà quali altre e da chissà quali altri legami. Ma so che quel giorno non è così vicino come dovrebbe essere...

domenica 16 gennaio 2011

7 aerei in 7 giorni.

Sono qui sull'ultimo aereo di questa folle trasferta in Sud America. Torno verso la calma Svizzera. Ho dietro alle spalle centinaia di immagini, molte catturate da un obiettivo fotografico. Ho molti volti che hanno attraversato le mie retine. Ho molti aerei presi inclusi decolli e atterraggi più o meno dolorosi.

Viaggiare in generale é una cosa bella, ma non posso dire che sia sempre piacevole. In particolare, per la prima volta ho fatto esperienza di un volo low cost intercontinentale. Cercherò di evitarlo in futuro. Su un bus con le ali che ti porta in giro per un max di 2-3h, la riduzione della qualità dei servizi accessori é un disagio minimo. Ma per un volo di circa 9h in cui sei confinato in un'area inferiore ad un metro quadrato, non avere uno schermo per vedere un film o ascoltare della musica e perdere un pò di tempo é assolutamente sgradevole... Altro aspetto odioso dei voli lunghi é l'uso spregiudicato dell'aria condizionata. In particolare nel trasferimento tra Rio de Janeiro e Lisbona, mi sembrava di stare attraversando senza nemmeno il supporto di Armaduk il pak alla conquista del polo... Un freddo allucinante, forse motivato dall'idea di uccidere batteri e virus, ma con effetto collaterale un tremendo aggravamento del mio raffreddore. Coperto in testa con il pullover stile monaca e addosso dalla copertina in dotazione, ancora mi sentivo molestato e sferzato dal gelo opprimente... Poi la stanchezza di una settimana interessante, ma decisamente lunga. A lisbona, nell'attesa del volo di collegamento con Roma, casa base, mi sono un paio di volte addormentato in piedi. É un attimo tremendo, perché il cervello si spegne instantaneamente e le ginocchia cedono per un centesimo di secondo. Il sentirsi cadere suona la sveglia, ma é a livello di tremore di chi ha bisogno di altro che di un bus o aereo...

A conclusione di questo, ottima l'idea di passare la sera del sabato in riposo in un hotel vicino all'aeroporto di Roma. Infatti dopo cena, la febbre é schizzata su a palla e mi ha dato una notte disagevole, ma che mi ha lasciato libero dalle tossine del viaggio. Oggi mi sento molto meglio, e l'ultimo pezzo di strada lo faccio leggero, circondato perfino da un inatteso sole svizzero...
Considerando questo percorso ormai felicemente concluso, considero l'esperienza dei 7 voli in sette giorni molto provante. Non sono sicuro infatti che su una vacanza breve, si riesca mai a smaltire la stanchezza dovuta a tante ore di spostamento. Sono giunto alla conclusione che il meglio sia fermarsi lungo la strada e recuperare un pò prima di riprendere... Il viaggio, ho già avuto modo di dire citando forse gli 883, a volte é più importante della destinazione. E se é un brutto viaggio, tutto potrà assumere contorni meno scintillanti di quelli che una vacanza merita...

martedì 11 gennaio 2011

Brasiu

Ormai sono trascorsi quasi 3gg dall'arrivo in Brasile, e vale la pena di mettere sul blog, che é anche un pò un blog di viaggio, qualche sensazione, impressione su questo grande paese.
La prima cosa che mi sento di dire é che qui adesso fa caldo. Ma sinceramente non é proprio dire qualcosa di speciale se consideriamo che é estate piena. La cosa un pò più sorprendente e pare non usuale, é l'umidità. Solo a stare fermi, appena fuori dall'aeroplano, é sembrato di aver indossato un vestito di lana bagnato. Con la vita in Svizzera, si tratta di una sensazione anomala e un pò sgradevole... Ma vicino all'oceano, la brezza spazza tutto impetuosamente e tutto acquista una consistenza meno fisica.
Sono stato a Salvador de Bahia. É una città di 3 milioni di abitanti, ma in prima battuta non sembra. Certo, andando in centro, il caos riesce a dimostrare il suo volto. La prima impressione é stata di città arretrata. In crescita, per carità, ma città tipo anni 70. Caratteristico il contrasto che porta a attraversare una strada per passare da un quartiere ricco/benestante, a una famigerata Favela. Quest'ultima, costruita come le migliori costruzioni abusive di Napoli, in una serie di lunghe notti, mostra un volto butterato e insano. Il fatto che la povertà sia di casa non deve neanche essere spiegato. La densità abitativa sembra non lasciare spazio neanche ad un respiro. E le persone sembrano già rassegnate al loro percorso attraverso il purgatorio in attesa di quell'inferno paradisiaco che si esplicherà nel carnevale. Paese classista questo Brasile, dove le disparità tra ricchi e poveri si vedono tanto, troppo, perché la massa di chi sta peggio, pur in una crescita del numero di quelli che se la cavano piuttosto bene, é predominante.
Nelle enormi distanze da percorrere, c'é il senso di una desolata, ma affascinante separazione. Neri, bianchi e mulatti convivono: non mi é facile capire quanto bene e quanto male...
Ma sulla strada c'é anche la bellezza di una natura che dice ancora la sua, pur subendo un'aggressione sempre più violenta di un uomo interessato a rendere la vita un minimo migliore nel breve termine. É come se la mentalità coloniale del far di tutto un bottino di conquista, sia sopravvissuta in un modo inatteso nella mentalità finanche di chi tutto questo lo ha subito, pur partecipandovi. Sono infatti quegli stessi mix etnici a appropriarsi del territorio per farne distruttive Favelas, e anche gli stessi a intaccare in ogni dove la natura lasciandola esausta e consumata nel suo tentativo di resistere.
Quelli che mi piacciono e dai quali vorrei imparare, sono i semplici. Sorridono i camerieri, quelliche ti offrono le catenine. E lo fanno con degli occhi dolci e al limite un pò ingenui. É doloroso vedere che su tutti si stende il velo pesante di quella globalizzazione di interessi dove bisogna lasciar cadere scrupoli, domande, allegre spensieratezze, alla conquista del benessere che non é sempre felicità... In questo, noi, io, come occidentali, continuiamo a ergerci come colonizzatori dei costumi e portatori di un verbo culturale decisamente opinabile e di sicuro irrispettoso. Se conoscere per paragonare va bene, mi chiedo quante volte siamo noi disposti a imparare o semplicemente accettare le differenze. Troppo attenti a noi e illusi di essere un faro, con la nostra luce a volte malata, irradiamo anche chi non lo ha chiesto...
Dal mio aereo verso Rio de Janeiro, guardo le lunghe distanze da percorrere. Certamente é una metafora di dove il Brasile sta andando, in una folle corsa verso quel mondiale del 2014 dove la gente si aspetta di mettere in vetrina un'immagine robusta e vincente. É uno di quei progetti dietro cui la nazione assume una consistenza unitaria. La scommessa rischia però di essere un piatto troppo grosso da poter essere perso. La crescita costante, produce benessere, ma cambia storia e valori. Cambia la vita in una parola. E seppure questo processo non può essere fermato, é anche irreversibile nella sua produzione di effetti generali pericolosamente irriconoscibili dopo un pò e potenzialmente sorgente di novità non sempre positive...

domenica 9 gennaio 2011

In viaggio per un giorno... 08/01/2011

Stamattina sveglia alle 6.40. Stile andata in ufficio, ma trovandosi a Roma non proprio lo stesso... Poi aeroporto per sbrigare le pratiche internazionalmente riconosciute e che ti mettono in volo. Check in, controllo di sicurezza, passeggiata per lunghi corridoi anonimi, spuntini e pranzi a basa di alimenti profondamente dimenticabili. E poi ore e ore seduti immobili cercando in qualche modo di impegnare il tempo tra la partenza e l'arrivo. Un insieme di sensazioni da lungo viaggio intercontinentale mi tornano alla memoria. Sono stato già in America del Nord e in Sud Africa, assecondando un destino di punti cardinali... In entrambi i casi, si é trattato di voli lunghi, tranquilli, ma sostanzialmente noiosi. In fondo, credo che i viaggi più lunghi di 6h siano del tutto innaturali. Penso che sarebbe meglio spezzarli in trasferte con soggiorno, perché di fatto lungo la via c'é sempre qualcosa da scoprire. Forse il viaggio in sé, come dicono tanti, può diventare un'occasione più importante della destinazione finale... Poi nel nostro destino di tempi stretti e mete mirate, coinvolti forse anche a livello di vita in un "goal oriented", stringiamo al minimo i tempi di percorrenza per divertirci nel luogo dove saremo. In altre occasioni ho parlato dello stress da divertimento e di come il "dover fare" ci metta in crisi... Confermo che questo si riflette nella scelta di voli lunghi ma diretti, in litigi con operatori aerei perennemente in ritardo... Insomma nella parte di vacanza che é puramente stress e tensione...
Forse ci sarebbe un pò da ripensare su questa cosa. In fondo nel riconoscere francamente che le compagnie aeree sono quelle in grado di meglio mentire ai clienti, si potrebbe adottare un approccio più sereno. Ma entra in gioco quanto le ferie siano preziose non in termini solo monetari quanto anche del valore attribuito al nostro tempo...
E nel complesso, viaggiamo a lungo per minimizzare la perdita, ma con il dubbio concreto di poter viaggiare lo stesso tempo e godersela di più...

venerdì 7 gennaio 2011

Gli sputacchioni

Ci sono delle cose che odio. Legate a quel pizzico di ipocondria che mi porto dentro e al fatto che ammalarsi é un fattore di disturbo, queste insofferenze si sono nel tempo sempre più radicate e consolidate.
Tra tutte, quella che più mi disturba, é l'abitudine di molti di non schermare la propria sputacchioneria. Questi personaggi, si ammalano a gola, bronchi, polmoni e tutte le vie respiratorie possibili, ma questo non sarebbe grave. In fondo non credo che se lo vadano a cercare. D'altro canto, non hanno appreso l'arte sopraffina di coprire la bocca al momento dello starnuto o del colpo di tosse. E a loro carico c'é anche l'aggravante che per una ragione o per l'altra si avvicinano oltre il limite della distanza di sicurezza aumentando esponenzilmente il rischio che nel momento della loro espulsione tu possa essere in una sgradita condizione di ricezione!
Inconsciamente faccio dei salti tremendi in questi casi. Il mio corpo, irrazionalmente si ribella e tenta di scacciare il rischio contaminazione. Da bmbino, quando mia madre mi diceva che per buona educazione bisognava coprire la bocca che tossiva, non capivo e anzi provavo il gusto della trasgressione... Oggi capisco che la buona educazione può produrre benefici sulla salute e sto rivalutando la cosa. Forse non é tanto sbagliato insegnare a fare le cose bene: il guadagno può non essere immediatamente evidente, ma con il tempo, emerge tra le sputacchiate...

domenica 2 gennaio 2011

Ogni Fine

Ogni fine è un nuovo principio? Forse sì. Nell'economia generale dell'universo, in un ciclo discretamente più lungo di una vita umana, al Big Bang seguirà un Big Crunch. E in modo molto semplificato, Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma...

Oggi è in realtà il vero principio del nuovo anno per me con la fine delle vacanze e il dover riprendere la vita di tutti i giorni. La prima differenza sarà nel dover scrivere le date con il 2011. Sarà come al solito difficile abituarcisi e poi alla fine dell'anno questa musica si ripeterà... Poi ci sarà da capire che cosa cambierà, ma non succederà subito e non bisognerà porre troppa attenzione: le vere svolte non possono essere realizzate sul momento, ma solo quando sono avvenute e si ha il tempo per respirare e girare gli occhi intorno.

Ma per un ultimo istante voglio pensare al 2010. Voglio pensare a quello di buono che c'è stato in un breve flashback pieno di colore che si riavvolge come un nastro prima di essere messo in archivio. E' una fine e un inizio, ma chi non riesce a guardarsi mai alle spalle non può realmente e serenamente guardare avanti... E da domani, guardando avanti, c'è una luce brillante in un clima grigio. La luce di quella speranza in un anno che piange respirando forte per la prima volta e che in tanto schiamazzo ci porterà tutti, ancora una volta, un passo avanti...

Note per Viaggiatori Occasionali...

Questo blog attualmente non contiene pubblicità esplicita e se ce ne è di occulta non lo sappiamo neanche noi che siamo gli autori... Per il copyright, esso è di chiunque lo reclami e possa dimostrare che le sue pretese hanno un minimo fondo di verità. Se inavvertitamente qualcosa coperto da proprietà intellettuali varie è stato usato, vi preghiamo di segnalarcelo, perchè provvederemo a riparare alla disattenzione che nessun vantaggio economico e morale ci porterà...

Capotreno e Viaggiatori