martedì 9 aprile 2013

Recuperare il proprio tempo

Se pensate che sia facile riappropriarsi del proprio tempo, probabilmente state sottovalutando la questione. Averne, di tempo, e decidere cosa farne possono rappresentare un problema. E a chi già strabuzza gli occhi, è il caso di dare qualche riga di tempo per rifletterci su...

Negli ultimi anni (quasi 6), ho lavorato molto. Costantemente sono stato in ufficio per più del tempo previsto dal contratto. Lasciando perdere i picchi assurdi in cui i minuti sembravano espandersi al tempo di una vita, è stato per un lustro normale fare casa-lavoro, lavoro-casa. All'inizio ne ho sofferto in termini di stanchezza e stress. Poi mi ci sono abituato e mi sono trovato immerso in una routine di melassa dove rimanevo sostanzialmente attaccato a un dolce e confortevole liquido denso. Mobilità ridotta, abbattimento degli interessi esterni. Sonno e occhi pesanti. Ma nel complesso un'anestesia generale drogata spesso da una adrenalina debordante.

In alcuni momenti di lucidità mi sono accorto del passare del tempo e della mia assoluta perdita di controllo delle settimane, dei mesi che si susseguivano senza lasciare memorie profonde se non quelle legate ad altri ambiti molto più personali. La dolorosa coscienza del vuoto, mi ha spinto a cambiare strada. Come già detto, ho chiuso un'era. E adesso? Mi sento vagare senza la possibilità di rinculare su un materasso permeato di cloroformio. Quando le giornate lavorative finiscono, c'è luce fuori, ma soprattutto c'è il tempo per fare altro. Non tanto intendiamoci, ma qualcosa... E tra i tanti interessi per troppo trascurati, in questi primi giorni, fatico a trovare una strada da percorrere per riappropriarmi della mia clessidra e scuoterla a piacimento. Se mi guardo indietro sono contrariato nel constatare quello che ho perduto. La dedizione che mi ha lasciato troppe volte sfinito, non mi restituisce null'altro che quella soddisfazione di aver fatto quello che dovevo. Resta la domanda se questo dovere non sia stato sovrastimato...

Non è finita fortunatamente: oggi ho una nuova possibilità di prendere parte attiva alla mia vita. Però fatico a ritrovare e a scoprire un nuovo orologio in cui le ore libere diventano larghi contenitori di potenzialità. Esprimere esse e il corrispondente personaggio che dovrebbe farne uso richiederà lo sforzo di liberare quella fantasia e quella volontà per troppo tempo legata. E' questa la mia sfida (la amano tutti questa parola... io no), che combatte ad armi pari con l'abitudine dura a morire di caricarsi e partire alla ricerca di nuove cose da risolvere. 

Non è facile riportarsi a una dimensione umana con il lavoro. Ma io ho voglia di provarci e di riuscirci. La continuità invece dell'eccesso possono suonare grigie espressioni di una mediocre sciapa minestra riscaldata. Ma il punto sono i contorni: gustosi e colorati, mi fanno venire fame, e la voglia di finire prima la zuppa per passare al meglio...

Buon appetito!

Fischio!!!!

domenica 7 aprile 2013

Facciamo i compiti

Ultimamente mi sto interessando molto della politica italiana. E' un po' la migliore fiction degli ultimi 100 anni. Come in una soap, sembrano inesauribili i colpi di scena, le mosse repentine e incontrollate, le finte coerenze e le continue ipocrisie. Non ci si fa mancare neanche il sesso, gli scandali da giornale, i segreti contatti di cui i bene informati sanno cosa fare rendendoli pubblici e puntando il dito... Insomma un repertorio gigantesco in cui i Palazzi del potere assurgono al ruolo di teatri e i diversi incaricati sanno recitare a braccio senza incertezze né vergogne. Tutti in una parte, ma flessibili abbastanza da saper cambiare repentinamente il loro ruolo divenendo ciò che tutti si aspettano. Siccome però è una fiction italiana, non è per niente probabile quell'happy end che premia i film americani...

Nello scrivere e cancellare questa sceneggiatura infinita, la punteggiatura, le regole (ortografiche e logiche) della costruzione di paragrafi compiuti, vengono continuamente stravolte. Dimentichi della Costituzione, completamente distaccati dalla realtà di un Paese che non vuole altro che serenità e di ritrovare una dignitosa prosperità, si continua a non fare i compiti in classe e a non prepararsi a casa. Improvvisare va bene quando non hai alternative, ma se si è stati tanto in politica, o quando ci si è voluti entrare a tutti i costi, è importante avere delle idee chiare e cercare di limitare gli sbagli. Non lo fanno né i vecchi partiti né i nuovi. Non mi riferisco a un fatto in particolare, ma più in generale all'approccio per cui si debba scoprire cosa fare oggi, a valle di 30 e più giorni dalle elezioni, e non pensarci prima.

Mentre sembra che la bocciatura sia inevitabile, si farà di tutto per un recupero e il rinvio in poche materie. Gli italiani sono un popolo molto clemente da questo punto: un Berlusconi che andava bocciato, ha avuto un buffetto sulla guancia ed è ancora una volta passato alla classe successiva. I primi della classe non piacciono alla media e quindi ecco che Monti non poteva avere nulla di più di quello che ha ottenuto. Il PD con il suo Bersani, si è classificato in una mediocre posizione perché il suo spirito intellettualoide è risultato antipatico e incostante nello studio. Grillo e le sue Stelline, hanno avuto fiducia come quegli asini che ci sapevano fare e quindi alla fine sorprendevano perché le valutazioni non sono oggettive, ma basate sul gradimento dei professori giudicanti...

Ebbene nessuno che meritasse? Non lo so dire. Secondo me attualmente i politici sono fondamentalmente una classe di edonisti che tendono a far passare il tempo nel miglior modo possibile senza poi produrre niente. Ma quelli che li valutano, a loro volta, sono diventati disillusi e poco attenti e critici, tempestati anche dagli effetti di mezzi di comunicazione che filtrano ed edulcorano i messaggi fino a renderli di colori e sapori indistinguibili... Chi ha la pazienza e la serenità per scavare le notizie vere e scartare quelle fasulle? Quando c'è la "crisi" poi a campeggiare ovunque, cosa dovrebbe interessare ai "professori italiani" di tutte queste chiacchiere deludenti che li lasciano sistematicamente in mutande?

Nessuno fa i compiti, ma nessuno poi controlla che non siano stati fatti. E così il paese discende ogni giorno un gradino verso l'ignoranza inconsapevole. Tutti forse pensano come Ricki Memphis in Immaturi (scusate la citazione ben poco dotta) che oggi prendere 60 alla maturità significhi il massimo: peccato che nel frattempo quel voto sia diventato una mera sufficienza che invece attesta quanto hai fatto pena... Puntare ad un 100 è troppo? Sì, ma un dignitoso 90?

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