sabato 30 gennaio 2010

Cessi Blindati



Rifugio nel momento del bisogno. Porto sicuro nella tempesta pressoria. Esempio molto positivo della globalizzazione. Definizioni dei bagni di Mc Donalds. Ogni volta che mi sono trovato in seria difficoltà, mi sono rifugiato fiducioso in loro, con immediato sollievo e economica soddisfazione.

Oggi qui in Svizzera faceva freddo. Appena sbarcato dalla macchina a Zurigo, ho avvertito che la borraccia era piena. La situazione si stava facendo preoccupante quando ho visto la familiare insegna con gli archi dorati. Mi sono compiaciuto della loro presenza e senza indugio mi ci sono diretto pronto a risollevarmi dal mio stato di tensione e iper-pressione...

Ma ecco la sorpresa: il bagno non si apre. Almeno, non si apre a me perchè un bambino arriva, digita qualcosa su una tastiera metallica sul muro di fronte, e a lui le porte si aprono. Sbigottito non sono lesto a seguirlo dentro, e non riesco a collegare le due azioni: codice sulla tastiera, apertura porta del cesso. Poi arriva una signora e apre allo stesso modo la porta del bagno delle donne... La lampadina (evidentemente un neon...) si accende finalmente e appena il bambino di cui sopra apre le porta e esce, io acchiappo la maniglia e mi fiondo dentro, motivato da necessità più che dietro un ragionamento. Dopo qualche secondo di oscuramento del ricordo, mi riprendo sollevato e capisco: il cesso di Mc Donalds è stato blindato!

Consci del fatto che in molti utilizzassero il servizio senza consumare, i paninari globalizzati si sono attrezzati mettendo un codice per il bagno su qualcosa che tu consumi o sullo scontrino... E' un segno dei tempi: si parlò del bagno sull'aereo con Ryanair a pagamento e a tutti sembrò possibile. Era evidentemente una bufala visto che il risultato sarebbe stato che qualche tirchio avrebbe usato una bottiglia vuota... Ma che il gigante dell'hamburger si mettesse a limitare l'espulsione dopo l'assunzione di litri di bibite ad alto contenuto di bollicine mi era impensabile... E da oggi anche la funzione pubblica di Mc Donalds è andata a perdersi. A parte a far aumentare il colesterolo e a riempire serate di cattivo umore con cattivissimo cibo, non posso attribuirgli più un ruolo positivo... E se i No Global avessero ragione?

Ansia da sole


Inaspettatamente, stamattina è comparso il sole. In questo preciso momento all'unisono con la neve, cosa che con la pioggia ci può pure stare, ma con il ghiaccio?

Ebbene sono in fibrillazione da aria aperta. Mentre ieri con la nevicata forte il solo pensiero di uscire mi avviliva profondamente, oggi tutto mi sembra possibile, e finanche la macchina sostitutiva che ho avuto (una Bravo/a blu elettrico con di lato la pubblicità del garage...) mi sembra una buona soluzione per andare in giro.

Intanto oggi sono contento. Il mio Maniero è fantasticamente rinato dalle sue ceneri e dalle sue polveri, tornando splendente e migliorato in molti dettagli. E' il mio vero nido, non da aquila ma da passerotto con la sciarpa. E' rinato grazie ai miei genitori che ci hanno lavorato duramente per alcuni giorni e un poco per merito mio che ho saputo preservarlo un pò nella tempesta.

Oggi vorrei fare una giornata rilassante ma un pò nuova anche per loro. Vorrei portarli a Zurigo a mangiare fuori e a vedere i negozi. Per i monumenti, magari, dovrei prima identificarli io... Spero di vincere la loro ritrosia perchè vedano un pò di Svizzera vera e non solo quella del mio palazzo e dei supermercati che ci sono sotto. E' una dura impresa, ma la mia ansia di luce, mi aiuterà!

Buongiorno!

giovedì 28 gennaio 2010

Scivoloni


Nevica ancora una volta. Non sembra ci sia il global warming in Svizzera quest'anno, oppure é proprio un segno che c'é...
In ogni caso la neve é un croccante mantello bianco su cui camminare non é così sgradevole. Almeno finché si cammina. Poi un passo un pò affrettato e il percorso improvvisamente si interrompe. Non sempre parliamo di cadute imbarazzanti, ma generalmente un pò dolorose. Cadere é dovere anche rialzarsi. Ci si rialza senza pensarci, quasi come i cuccioli di antilope che devono essere pronti a correre dopo pochi minuti dalla nascita. Bisogna nel nostro caso fuggire dalla brutta figura e nel peggiore dei casi da qualche rischio. Credo ci sia dietro anche una sensazione di vulnerabilità data dalla inferiorità. In una delle poche scene degna di nota della nuova trilogia di Guerre Stellari, Anakin Skywalker perderà il suo scontro con Obi Wan Kenobi partendo da una posizione in basso...
Credo questo valga anche per noi: mai farsi trovare distesi dalla vita...

martedì 26 gennaio 2010

Magone


Non ho mai capito da cosa provenga il nome di questa espressione. E' per me quando hai una specie di vuoto di stomaco dovuto ad ansia, che ti manda un pò nel pallone. Mi succede ovviamente quando c'è qualcosa da fare. Oggi è una giornata così. Sono venuti a lavorare a casa, sperabilmente a finire di lavorare. Dopo 2 anni e poco più, la temibile moquette delle camere da letto viene rimpiazzata da un notevole parquet e il mio appartamento apparterrà ad una signorile tradizione di case di alto livello... Allo stesso tempo, oggi è la giornata che sarebbe deputata alla firma del contratto auto, e la conseguenza di questo è un esborso economico, ma soprattutto l'inizio dell'attesa della consegna. Generalmente per queste cose sono un tipo ansioso. Mentre sul lavoro, anche sotto il massimo stress riesco a controllare la tensione e a trovare delle soluzioni, nella mia vita privata questo mi risulta inevitabilmente difficile. Forse perchè sono psicologicamente coinvolto, il magone cresce e sgonfiarlo è un'impresa ardua e di scarso successo. Purtuttavia, conoscendomi abbastanza, so che finirà e che si tramuterà presto o tardi in una stanchezza allucinante. E' come quando devo viaggiare: all'inizio tremori "de panza", poi sonno, sbadigli a incriccamento di mascella e via così... Al di là di tutto, il magone è però in genere segno di cose positive che stanno accadendo. La paura nasce dal fatto che possano essere meno belle di quello che ci si aspetta. Ma ho idea che a essere fiduciosi, ci si guadagni un bel pò, e di conseguenza tendo a sorridere a tutti nella speranza che ci sia una buona disposizione... E mentre gli operai stanno strappando da terra gli ultimi residui dell'ormai polverosa e morente moquette grigio topo con stridore di denti, fuori nevica e un'Alfa mi sta aspettando... Buongiorno!

sabato 23 gennaio 2010

Colonizzazione gastronomica


Ieri sera con molto piacere mi sono ritrovato con gli snowboardisti di sabato scorso. Ci siamo incontrati per una cena alternativa nella ridente Zurigo. In Svizzera infatti l'assenza di una cucina nazionale che sia degna di essere esplorata e che offra una varietà accettabile di piatti, ha nel tempo dato il via ad una colonizzazione culinaria proveniente da ogni parte del mondo.

E quindi ecco che i nostri "ex-sudditi" Etiopi hanno trovato il loro posto in questa realtà. Prima della seconda guerra mondiale, mentre "Faccetta Nera" scalava rapidamente la hit parade del regime, andammo a "colonizzare" quelle "ricchissime" terre per solleticare l'ego coloniale del brigante Musolino... Si parlò a lungo di colonizzazione per portare la civiltà. In realtà se per molti versi fummo colonizzatori ottusi e crudeli, per tanti altri ci mettemmo quella umanità italiana che ci ha resi comunque un popolo canzonato e a volte simpatico, a volte odioso...

Gastronomicamente, nessuna commistione credo si possa rilevare. Particolarmente etnico è il ricorso alle spezie (molte e forti) generalmente devote alla "copertura di emergenza" dei sapori asprigni da cibi guasti... Lo dico senza rimprovero ma come costatazione di fatto: quando gli ingredienti sono buoni, l'aggiunta di fuoco ardente e bomba purulenta, nome comune per me di paprica e curry vari, risulta superflua. Il gusto c'è e si sente... A che pro azzerarlo per via dolorosa?

Ed ecco quindi che dopo i primi tre bocconi, rigorosamente ottenuti con l'uso delle mani accompagnate da una piadina spugnosa dal gusto incerto, la mia lingua, incapace di proferire alcun suono, ha chiesto pietà e di essere irrorata da abbondante liquido: meglio evitare super alcolici causa rischio incendio! Dopo un pò, il motivo per andare avanti era la fame, visto che sembrava di essere in un ambiente insonorizzato e suonare il bongo... Assolutamente inutile aggiungere il formaggio molle come consigliato dalla cameriera/proprietaria: nessun sollievo apprezzabile e semmai un sapore un pò ammuffito. La temuta reazione dello stomaco, è stata lo sviluppo di un appetito dirompente, che al mio arrivo a casa mi ha gettato famelico su un residuo di mozzarella di bufala... Sorprendente invece sopravvivenza piena alla lotta digestiva.

La mia incertezza più grande riguarda la piadina/pane/piatto: come venga realizzata e di cosa sia fatta resta un mistero dell'umanità. Non troverà una soluzione, ma intanto posso serenamente sconsigliarla...

Concludo però dicendo che il cibo molte volte è solo un contorno alla compagnia... Una nuova esperienza, una bella serata e la scoperta della colonizzazione gastronomica!

venerdì 22 gennaio 2010

La perfezione e le strade tedesche

E il minuscolo del titolo non è per niente casuale. Si vede che finalmente con la perfezione comincio ad avere a che fare ben poco.
E dunque, girellavamo felici per le strade di Monaco, cartina alla mano, ogni tanto felicemente perdendoci. La mia amica alla guida del gruppo fa, un po' affannata: "Come si chiama questa strada?". E io, solerte e volenterosa: "Einbahnstrasse!". La terza amica, che sa un po' di tedesco ed è un tantino sarcastica quando è il caso, fa: "Senso unico..."
Altro canto di strada, ci giriamo di qua, ci giriamo di là, boh? Ma dove siamo? E la solita perfy (che farebbe molto molto meglio a tacere a volte) ilare e giuliva: "Mi pare piazza Feuerwehr". La cattivissima: "E cioè Vigili del Fuoco!" AH!

La mia prima volta

Sono certo che molti staranno già vivendo quella curiosità da outing cui certamente non sono immune e che parecchio mi dà soddisfazione.. Potrei cercare di tirarla per le lunghe e dipingere un ambiguo quadro dove i protagonisti sono avvolti da luci soffuse... E invece, ecco la verità: vi parlo del fatto che sto comprando la macchina!

É entrata nella mia vita qualche tempo fa, la smania di essere indipendente dai treni adesso che ho una parvenza di vita sociale. Mi piace usufruire del puntuale sistema svizzero, ma il rovescio della medaglia é che devi essere puntuale anche tu, riducendo la tua flessibilità. É una cosa che non mi piace. Capita che nell'ansia da trasporto a casa, mi perda una parte della serata perché poi tornare richiede lunghe attese. Anche sui costi, avere l'auto incide, inevitabilmente, ma non é detto che sia tanto più economico viaggiare in treno!

E poi c'é l'aspetto ludico, quello più importante e meno razionale. Sento di volere questo grosso e potente giocattolo perché me lo sono meritato, venendo qui in Svizzera, lavorando come un ciuco, dando buona prova di me e essendone soddisfatto... Ovviamente questa parte della storia é la vera driving force della faccenda. A conti fatti, una volta mi sono seduto in un'Alfa GT e mi ci sono sentito comodo. La avrei quasi quasi comprata, ma era Neuchatel, a più di 200Km da casa mia, e quindi rimandai. Ho rimandato anche nella indisponibilità del Maniero, perché non volevo investire a fondo perduto. Ma ora la razionalità ha ceduto il posto al desiderio di pancia, e il fiume ha scavalcato gli argini... Insomma ho scelto, e ho scelto la più potente della gamma, perché un gioco é bello solo se é giocato al massimo. La ho guidata ed é stata mia. Gusto, nessuna perdenza...

E ora non vedo l'ora che sia tra le mie mani e sotto i miei piedi... Danzeremo insieme. Sarà amore. E sarà la mia prima volta con una compagna simile. Speriamo non mi stanchi presto di lei e lei di me...

lunedì 18 gennaio 2010

La Perfezione e der popò

Nella mia permanenza a Monaco con orgia di mercatini di Natale, voluttuose libagioni di Gluwein (boccaloni di vinaccio speziato e bollente, che levati, ma rimette in sesto se fa molto freddo e poi è buono), wurst a dritta e a manca, cosciotti di maiale arrostito e orribili gnoccoloni di patate che provocano un immediato e terrificante blocco intestinale, era compreso anche un lunedì. E il lunedì la Perfy deve fare una siringa (che per di più provoca il fatto che la Perfy debba SEMPRE imbarcare i bagagli, eccheppalle). Ora io ero decisissima a siringarmi il sedere in autonomia ma la sola idea ha gettato nel panico le mie amiche: giammai! orrore! e se ti senti male (ma de che?), e se ti viene il sintomo, e se e se e se. Quindi dobbiamo trovare un siringatore tedesco. Okkei. Ci rechiamo alla reception dell'albergo (con nome molto originale di Der Tannembaum) a chiedere lumi (non natalizi). La gentile e poco tedesca concierge Filomena ci spiega che il Cermania le siringhe le fanno solo i dottori e quindi ci procura appunto un dottore e un appuntamento per le 15 del lunedì. Si va e si trova dopo affannose ricerche lo studio del dottor Frank, solo per scoprire che il dottor Frank non c'è, c'è il dottor Adler, il dottor Prinz, etc. etc. Chiarito che a noi ne va bene uno qualunque si passa a chiedere se qualcuno spicca inglese. Nein! Spicca francese? Nein! Che cappero spicchi, spagnolo, turco, italiano? Nein nein nein! Only Deutsche. O capperen.
E qui siamo passate al linguaggio dei segni, agitando in aria la siringa suddetta. Compilare la scheda dell cartella clinica ci ha fatto sudare freddo. E a quel punto le donzelle della reception dei medici teteschi riuniti sudavano anche loro, ma riescono a chiederci in che punto della mia anatomia andava piantata la maledetta siringa? Austrumpedhsddjahfff, ajhdsiopjcndoe, unz? Ehhhh? Der popò? E noi, come tre sceme, abbiamo berciato all'unisono: "DER POPO', DER POPO'!!!" Jawhol! E non descriverò le facce di tutti i tedeschi che aspettavano i medici in sala d'aspetto a vedere tre vetuste fanciulle che braccia al cielo, sventolando una siringa, urlavano con tutto il fiato che avevano in gola, inneggiando garrule a parti innominabili della loro anatomia. E calo anche un velo pietoso sul confronto con il medico in una lingua improbabile spagno-itali-tede-inglese. Alla fine siringa fu.
Ma sul prezzo no, su quello non taccio. Il rischio di essere gettata negli istituti tedeschi per pazzi sfrenati mi è costato la bella cifra di € 16,20. Ho preteso che mi offrissero la cena. OH!
E stasera me la sono fatta da sola e basta un po'! Anzi un der popò!

domenica 17 gennaio 2010

Manuale pratico di Snowboard


Sarebbe presuntuoso scrivere un manuale di Snowboard for dummies dopo meno di 3h di lezione di cui la metà passate con il sedere per terra. Lo sarebbe se questa non fosse una odissea semiseria e se io non fossi un gran teorico che è invece uno scarsone nella pratica. Patente di guida docet...

Dunque, ecco come si svolge una tipica giornata di sci/snowboard in Svizzera. Sveglia presto (prima è meglio è). Solita trafila di routine. In macchina/treno alla volta della propria destinazione. Poi un pò di traffico (chissà perchè ma non si è gli unici a prendere l'auto per risparmiare sul treno...). Infine località di montagna innevata presa d'assalto da milioni di persone eccitate al pensiero del brivido della velocità. Come possano esserci normalmente tante persone in Svizzera resta misterioso...


Poi il rito dell'affitto attrezzatura, cui non si sottraggono neanche sciatori esperti, ma talmente organizzato e standardizzato da essere costellato da una pacifica efficienza. Tempo da spendere nel negozio, almeno mezz'ora, alla scoperta del proprio lato forte (il destro mediamente).
Ed ecco quindi che se si è un newbie, si va sulla pista con i bambini. Loro già a 5-6 anni vanno come Alberto Tomba dei bei tempi. Se tu invece ci provi oltre i 30, devi mettere in conto che il tuo corpo sarà squassato da dolori muscolari multipli, specialmente nelle rotondità posteriori. Ecco quindi il maestro di sci che parla solo tedesco. E quando dico solo, significa che il suo vocabolario raggiunge le 8 parole inglesi che gli servono per descrivere i movimenti e la posizione dello snowboard: left, right, shoulder, curve, edge, back, front, foot.

Poi però lui danza sulla tavola e si muove al rallentatore, cosa che si può fare solo quando si è nel pieno controllo della situazione. E poi viene il tuo turno, e devi emularlo. E mentre già trovi difficoltà a alzarti in piedi, non hai il tempo di muoverti lentamente perchè sei già disteso, più o meno dolcemente, sulle terga o sulla panza. Meno male che si può ripetere la cosa e provare provare provare provare... Peccato però che già dopo provare provare tu sia un'ameba... Ma ecco un sunto, a mia memoria, dei movimenti più importanti:
  1. "Indossare lo Snowboard" (per i destri) avendo la tavola davanti e infilando il piede destro sull'attacco dotato del cavo di sicurezza. Poi camminare (come zoppi) buttando il piede sinistro avanti alla tavola e usando come piede la lama anteriore dello snow. Alternativa in piano è usare la tavola come monopattino. Attenzione però perchè se si prende velocità, fermarmi significa probabilmente stracciarsi gli adduttori della coscia... Questo metodo mi ha messo in difficoltà... L'altro mi ha solo stancato a morte.
  2. Alzarsi in piedi frontalmente alla discesa e scendere a valle frenando con il bordo posteriore della tavola spostando il proprio peso con un gioco di caviglie verso dietro. Per fermarsi definitivamente, spostare il peso sulla gamba destra (o sinistra credo per i mancini) e ruotare il busto nel lato in cui si trova il peso, in modo che la tavola vada leggermente incontro alla pendenza e si inchiodi con il lato posteriore nella neve. Dopo vani tentativi per trovare un modo di alzarmi, mi hanno dato una mano e un paio di volte ce l'ho fatta. Si cade sia frontalmente che posteriormente. La cosa buona è che non si può cadere in nessun modo di lato a meno di svitarsi le gambe...
  3. Alzarsi in piedi di spalle e scendere a valle frenando con il bordo anteriore della tavola spostando il proprio peso con un gioco di polpacci verso le punte dei piedi. Questo esercizio è come il precedente, ma per fermarsi definitivamente se si va in qualche direzione, basterebbe in teoria spingere la spalla avanti nella stessa direzione per la stessa ragione precedente... A me non sempre è riuscita bene, anzi. Però mi sembra di ricordare di essere riuscito a scendere una volta con una sola caduta dopo pranzo.
  4. Zigzagare da destra a sinistra guardando verso la montagna, consiste nel porsi un immaginario obiettivo di una cosa da raggiungere e, rimanendo plasticamente in tale posizione, frenare sempre con la torsione del busto (frontale) e premendo le punte nella neve. L'ho fatto una volta tra i vari tentativi, ma ho avuto bisogno di aiuto. Ormai le energie per ripetere erano poche, e ogni aggiunta di complessità una specie di tortura...
  5. Curvare è l'operazione più spaventosa. Si inizia sempre spalle a valle, e si sposta tutto il peso sulla gamba destra torcendo la spalla. Siccome ovviamente si è sulla discesa, ti inizi a girare, volente o nolente, sul perno che ti crea la gamba destra. A quel punto, non dovresti avere paura della velocità e dovresti mantenere la posizione spostando il peso perpendicolare/leggermente indietro perchè sei con lo snowboard parallelo alla discesa. Se ci riesci, ti giri completamente e sposti il peso verso dietro in modo da rallentare la corsa frenando come al punto 1. Ripetendo poi l'operazione con la spalla invece che dietro in avanti, dovresti curvare nell'altra direzione e frenare alla fine con il bordo anteriore. Questo è durissimo. Io ho girato che ero già sbilanciato dietro, per cui ho preso una sonora e veloce caduta arricettante, anche per la paura della velocità. Avevo bisogno di fare prima altre (molte) discese normali prima di arrivare a questo, ma vista la stanchezza era troppo dura. Dopo questo lo snowboard l'ho tolto.
Per gettare una luce di speranza, devo dire che gli altri sono stati di gran lunga meglio di me. Più performanti fisicamente e meno paurosi, si sono probabilmente risparmiati un bel pò di cadute. Purtuttavia nessuno ne è stato immune e andare insieme è stato divertente e di sostegno alle nostre anime un pò dannate... Resta per me una considerazione un pò misteriosa. Ci si sveglia presto di sabato. Si affronta in abiti caldissimi un viaggio in auto o in mezzi pubblici super-riscaldati una trasferta. Ci si butta per mezz'ora a indossare degli scarponi scomodissimi che per entrare hanno bisogno di hulk. Poi ti devi portare dietro una tavola che impiccia e peggio ancora quando sei in piano e la tieni al piede. A finale ti fai delle maratone faticatissime in cui lo sforzo fisico ti fa a pezzi. Mangi male come sempre in Svizzera. Dopo torni a casa esausto con dei non chiari pensieri di prossimi dolori... Insomma, c'è da cercare un perchè?



venerdì 15 gennaio 2010

Disparità sportive: il ricco nord


Domani Snowboarding. Attenzione. Prima volta su qualche oggetto che si muove sulla neve (in)dipendentemente dalla tua volontà... Faccio una lezione: non sembra sia possibile e saggio iniziare diversamente e tutto sommato non lo voglio fare. Con un pò di teoria, che cercherò di non applicare alla lettera, forse si riuscirà a fare qualcosa di simpatico.

Mia tenuta da snowboard: giacca da snowboard, pantalone da sci, calzini da snowboard, mutanda nera lunga che sullo scatolo aveva scritto "warm", maglietta sportiva traspirante, maglietta lupetto, felpa da eliminare prima della potente attività muscolare. Dulcis in fundo cappello tripuntuto dai mille colori stile buffone ma marcato... Insomma, potete immaginare il tecnicismo della cosa. Ebbene potete anche immaginare che non tutto quello che ho addosso è stato comprato a buon mercato. Di fatto, l'accoppiata calzino e mutanda è una delle cose più costose, ma in generale l'insieme si è portato via un certo ammontare di denaro dalla silhouette non proprio indifferente!

A questo, va aggiunto il costo di una giornata di fitto equipaggiamento da sci, arrivo in loco, pranzo, varie ed eventuali. E siamo sempre in Svizzera, per cui un'idea per chi non vive qui dei livelli di spesa manifesti o occulti, resta affascinante, ma ignota...

Bene, ecco che si affaccia alla mia mente meridionale, la considerazione che sciare costa, e costa molto. Magari non è l'attività in se stessa, ma il contorno di strutture e di ammennicoli porta il gioco a livelli difficilmente sostenibili... Ovviamente racconterò del gusto che ne ho tratto, sperando che non vi sia alcuna perdenza. Ma a parte la conformazione naturale, mi viene il dubbio che noi meridionali si vada al mare perchè la povertà imperante per troppo tempo ci ha tradizionalmente inibito lo sci. Tutto sommato, generalmente, il mare lo si può avere gratis, seminudi e con un pallone diventa altrettanto impegnativo dello sci...

E in questa discriminazione sportiva, ora che dovrei trovarmi dal lato buono, tanto gusto non ce lo vedo!

mercoledì 13 gennaio 2010

La Perfezione (si fa per dire) e la burocrazia

Una necessaria premessa è che avevo deciso di partire nel ponte dell'Immacolata per Monaco di Baviera, laonde godermi i mercatini di Natale con le mie due amiche preferite. E dunque per tempo (molto per tempo, a settembre) abbiamo prenotato l'aereo e l'albergo. Un giorno prima di partire, il venerdì sera, la mia amica mi dice al telefono: "Hai preso tutto?" ride e dice ancora: "in fondo basta solo il biglietto aereo e la carta d'identità", eggià, infatti. E io penso, si, la carta d'identità, mo' la guardo, và ... aaahhaaaaaaaaa! Un urlo riecheggiò - scaduta!!! la carta d'identità è scaduta!!! - e mo' chi glielo dice alla mia amica? MAI! Preferisco la morte, mi sparo, mi butto sotto un tir, mi impicco con la cinta dell'accappatoio, tutto, ma non posso dirle che la mia carta d'identità è SCADUTA! Che dire, dovendo partire il giorno seguente (notate bene, il sabato) si poneva prepotente il problema: che fare?? Pensa che ti ripensa, rivoltandomi nelle lenzuola sudata come un porcello, ad occhi spalancati fino a bruciarmi le pupille, alla fine raggiungo la mia decisione: ma se le mie conoscenze (potenti, eh?) mi riducono spesso le palline a soufflè per una volta, una sola, non potrei sfracellarle io a loro? E difatti la mattina dopo la prima cosa che ho fatto è stata telefonare ad uno di costoro e chiedere aita, salvatemi la vita. E così fu (taccio per pudore il fatto che ho aspettato la telefonata in pigiama, senza avere il coraggio di andare in bagno per non correre il rischio che mi telefonasse per l'appunto in un momento delicato, con l'unico risultato che è stato esattamente così quando non ce l'ho fatta più). La telefonata agognata giunse, il comune apriva per me, corri IMMEDIATAMENTE, dì che sei la cugina del vicemmmmhhh e ti rinnovano la vita. Fuggii, vestita alla meglio, senza indumenti intimi per la fretta, con il cerchietto in testa alla Petronilla e spero che non abbiano creduto davvero che fossi la cugina di cotanta personalità perchè sarebbe stata una ben misera cugina. Quella povera, brutta e sciatta. E tacerò anche sulla scena di me catapultata giù dal tassì che berciavo a Via Chiaia il nome del funzionario che mi attendeva (come da istruzioni).
Ma quando sono uscita dai deserti e provvidenziali uffici, ohhhh, meraviglia, agitavo in aria il documento rinnovato, felice, giuliva e scapata. Per un attimo avevo pensato di tentare di imbucarmi con la carta scaduta ma la probabile visita delle prigioni tedesche non mi sorrideva per niente e così sono andata all'aeroporto a cuor leggero. Che bello! Sono partita e mi sono divertita come non mai. E in tre abbiamo benedetto il mio benefattore e tutti i suoi, augurandogli ogni bene, angelicandolo e incensandolo senza fine, tutte le mattine e tutte le sere. Ai prossimi post il racconto del viaggio.

Perso nella bruma

Ore 07.50: Oggi uno di quegli eventi che pur raramente, anche qui in Svizzera, accadono. Il treno é arrivato con tale ritardo da farmi perdere la coincidenza successiva. Il generale inverno di napoleonica memoria, é un implacabile nemico. É inutile pensare di poter prescindere dal meteo nelle proprie scelte in questa terra, oppure si resta persi nella bruma come me stamattina. Attualmente infatti mi trovo rintanato in una delle cabine riscaldate della stazione di uno dei paesi sulla via del lavoro, senza seri punti di riferimento intorno a me...
Questa sensazione dissociativa, accoppiata al bianco manto nevoso, mi intorpidisce come se stessi per assiderarmi. Fortunatamente ci penserà una sana giornata di lavoro a rimettermi in sesto. Oddio, questa resta una affermazione azzardata...
Ore 18.50: sono adesso sul bus che mi riporta indietro. Più che riconciliato con il mondo, mi sento solo stanco. Ho anche avuto la consueta lezione di tedesco a rinvigorire lunghe ore di fronte ad un triste foglio excel. Ma non mi lamento. Sto infatti per assaporare il passaggio dal fresco clima di fuori alla sauna di casa. É un atteggiamento a volte un pò sprecone, ma i miei tentativi di ridurre la temperatura sono sempre miseramente falliti.
Anche stasera il treno non é stato puntuale, ma almeno non mi sono perso in luoghi ignoti o semi-tali. Domani andrà meglio con i trasporti. C'é da sperarlo. Perché nella bruma fa freddo...

Resume: La perfezione e la tecnologia

Era il 1° dicembre e la splendida città in cui muovo le mie membra cicciottelle passava al digitale terrestre. Oh ma mi ero premunita, sì sì. Avevo acquisito un decoder a giugno/luglio, avevo acquisito un'antenna nuova, avevo sintonizzato bene il tutto (all'epoca supportata dal mio ora ex fidanzato) e già usufruivo della splendida visione del magnifico digitale. Qualche giorno prima dell'avvento avevo acquisito anche un altro decoder per la televisione della cucina e lo avevo sintonizzato (con qualche difficoltà e accrocco visto che il mini televisore non ha la presa scart, ma insomma lo avevo sistemato per le feste, ballando poi per tutta la casa urlando ta-ta-taratata) assolutamente da sola. Ohhhhh! E poi è arrivato il giorno fatidico. E che restava da fare?? Ah si! Restava poi la sera del 1° una nuova sintonia per tutti e due gli apparecchi. E che ci vuole, direte voi? Aha! Vado sull'apparecchio digitale della cucina (visto che avevo la memoria più fresca) e seguo le istruzioni in ostrogoto, ricerca canali, conflitto di numerazione, sistemo automaticamente?, si fai pure, sostituisci lista, crea la lista dei preferiti, ok, tutto funziona, a posto. Vado sul deconder della televisione principale, seguo le chiare istruzioni in italiano di buon livello, ricerca canali, conflitto di numerazione, sistemo automaticamente?, si fai pure e .... NIENTE, ho detto fai pure, NIENTE, boh? mo' premo il tasto rosso, allora il verde, poi il blu, poi faccio il pianista su tutti i tasti del telecomando, poi ca@@o!!! occapperi, eccheffaccio? provo a resettare tutto, resetti??, epperforza, fuori tutto e si ricomincia; ricerca canali, conflitto di numerazione, sistemo automaticamente?, si fai pure, HO DETTO FAI PURE, FAI PUREEEEEEE, e ... miracolo!! puff, pant, coff coff, ha fatto, fiuuuuu!! Lista preferiti, apposto. Argh.
E mettendoci pure i due giorni passati a caricare la musica sul nuovo ipod, mini mini e bellissimo, color grafite e di ultimissima generazione, ma che non ne voleva assolutamente sapere di caricarsi una beneamata fatazza, ecco che i giorni dal 29 novembre al 2 dicembre sono stati un incubo tecnologico veramente inquietante. E mo' basta con la tecnologia per un bel po'. Datemi un paio di torte che è meglio! Oh!

Burp!! .... Sgorgata!

Ecco, ecco, mi sono sgorgata. Ebbene si, c'era stato un ingorgo, un tappo, un impedimento, troppe novità in troppo poco tempo: mi sono sfidanzata, mi sono fatta ricrescere le unghie, ero in attesa che si concretizzasse il nuovo lavoro e mi sono bloccata. Non riuscivo a vedere le cose con la solita ironia, o meglio, riuscivo a vederle ma non a scriverle. Scrivere è dono, è magica alchimia, farlo con la giusta leggerezza è miracolo, farlo con leggerezza ed ironia è qualcosa che viene dal profondo e se il profondo è ingorgato, non viene affatto. Ma ora, ecco ora mi sono sgorgata, il nuovo lavoro è arrivato, ho firmato il nuovo contratto e sono contenta. E posso scrivere. Però mi sono appuntata i titoli dei post che voglio scrivere, perchè voglio comunque raccontarvi un mese di dicembre ricco di eventi buffi, di viaggi e storie, di risate e di attese.
E poi finalmente il nuovo contratto, sono transitata alla più grande società italiana di consulenza alla pubblica amministrazione e anche se il mio futuro è tutto sommato sempre più dietro le mie spalle, posso tirare un respiro di sollievo e pensare che per un po', se mi impegno e studio un pochino, posso essere più tranquilla. E avanti a tutta forza!!!

lunedì 11 gennaio 2010

La vera maestra


Sono giunto alla conclusione che l'unica vera maestra per l'umanità sia la storia. Lo è nella misura in cui si voglia imparare, ovviamente. Ricordare la storia significa infatti fare esperienza, e tutte le scienze (almeno quelle empiriche) si basano sulle testimonianze pratiche e sul tramandare i loro risultati.

Purtuttavia devo riconoscere che l'umanità tutta non riesce a mettere a frutto la memoria del suo passato con la stessa abilità con cui riesce a sviluppare nuove tecniche. Arriviamo continuamente a mordere la nostra coda, per quanto corto sia il coccige che ne è testimonianza antica. Per dirlo meno aulicamente, ci sappiamo dare proprio bene i morsi sul c**o. Lo facciamo tutti i giorni, con le guerre, divulgando l'odio per il diverso, scadendo in tristi percorsi ignoranti di qualsiasi passato culturale.

E ecco quindi che il progresso scientifico batte di gran lunga il progresso della società, se si va a verificare il numero di volte in cui si ricade negli stessi viziosi errori. Ho visto un film stasera, ispirato a una storia vera, su una maestra americana che è riuscita con i suoi studenti, a creare un gruppo forte che ha salvato questi ragazzi difficili. Contro le attese di tutti, molti di loro ce l'hanno fatta a diventare adulti. Il punto importante, tralasciando la qualità del film a momenti un pò mieloso, è che la storia insegna, ma storia non coincide con tradizione. La storia la hanno fatta le novità: chi si ricorda gli eventi di centinaia di anni di Medioevo, il periodo in cui le tradizioni più si sono conservate immutate? Tutti però attribuiscono un valore a altri momenti di rottura, come la Rivoluzione Francese o quella Industriale. Sono momenti in cui nelle idee o nelle tecniche, l'insegnamento storico, si è trasformato in novità.

Confusamente, nella mia testa, emerge la sensazione che stiamo vivendo una nuova epoca profondamente silenziosa e cupa, dove non nascono innovazioni che scuotano. Certo, gli eventi si giudicano a posteriori, ma come esprimere lo sgomento di fronte al vuoto pneumatico che si rispecchia nella mancanza di movimenti che seguano delle idee? E' il benessere economico una linea guida? Mi sta bene, ma perchè sembra che invece di sentirsi entusiasmati nella sua ricerca, si viva schiacciati dalla triste quotidianità?

E questo è solo un esempio. Forse bisogna volgere anche la testa indietro per riconoscere quello che c'è stato e capire cosa ci manca davvero: imparare da una vecchia, vecchissima maestra, purtuttavia giovane, come ogni minuto che viviamo...

giovedì 7 gennaio 2010

Casi/cosi curiosi.


Stasera ho conosciuto la mia nuova vicina di casa e il di lei adolescente figlio. Credo siano svizzeri, ma non ci giurerei perchè trovare uno svizzero in Helvetia è come incontrare Babbo Natale (noto alcolista) che non beve per dimenticare i suoi problemi: un caso raro...

Essi hanno preso l'appartamento che mi "dirimpetta" e si sono sistemati da pochi giorni. Li avevo già incontrati ieri, e onestamente non mi avevano colpito tanto favorevolmente. Lei sorridente ma con sguardo fisso, lui giovinastro che con indosso dei sandali con calzini che a -3° faceva una certa impressione. Ovviamente ci si sono trasferiti per risparmiare, visto che prima vivevano in un altro appartamento che dopo la ristrutturazione del Maniero è diventato extra lusso...

Oggi bussa il campanello e io vado a aprire. Come al solito lo faccio con cautela perchè mi sembra impossibile che qualcuno cerchi proprio me. C'è lei che vorrebbe conoscere il nome dei miei ex vicini visto che deve attivare il telefono. Risaliamo a questo nome, e poi mi offro volontario nel dare una mano ove necessario. Lei mi spiega che il televisore non funziona (devo avercelo scritto in faccia che ho preso la laurea con i punti Dixan e che invece la scuola radio elettra la ho fondata io). Entro in casa per trovarmi di fronte a un ottimo Samsung di n-pollici. Affascinato certo di accenderlo e vengo frustrato dal suo muto silenzio assenso. Giro dietro al mammuttone scoprendo che il cavo della corrente è staccato. Magia. E lux televisori fuit!

Me ne vado di soppiatto, lasciandoli a ammirare la loro macchina stupiti della mia straordinaria perizia. Sembrano essere dei casi curiosi. in qualche modo rassicuranti e tranquilli: verificheremo!

mercoledì 6 gennaio 2010

Dall' e dall' si spertusea pur o' tarallo...


Questo detto, invenzione di un amico, non ha senso ovviamente: un tarallo è (o dovrebbe essere) già "spertusato" (che per i non addentro viene da "pertugio", quindi buco, quindi bucare...).

Ma voglio raccontare una cosa che almeno ha attinenza con il "Dall e dall". Come sapete, dal mio primo mese in Svizzera, partecipo attivamente a un corso di tedesco. Con il tempo è diventata anche una cosa spassosa: fioccano le battute e l'apprendimento procede, pur con la fatica di una lingua che con l'italiano ha una somiglianza e una parentela lontana. Tutto sommato, cinicamente, mi domando perchè il latino sia morto e il tedesco invece no: della sua mancanza, non avrei avuto a soffrire. Della mancanza dei tedeschi forse sì, perchè tutto sommato apprezzo la maggior parte di quelli che conosco. In fondo la Germania è una nazione grande e molto diversa, e l'assimilazione delle persone a dei tratti comuni è molto difficile.

Qualche mese fa, orgogliosamente, superai l'esame di livello A2 (la schifezza della schifezza), con il miglior risultato. Fu una sorpresa per tutti, soprattutto per me. Ancora sospetto che ci sia stato un grave errore di correzione da parte della mia Lehrerin, ma la carta è rimasta a cantare! A distanza di tempo, mi rendo fortunatamente conto che capire la lingua nell'uso comune è diventato possibile. Parlare di facezie o di argomenti spiccioli non mi mette più in ansia. Interloquire su argomenti tecnici e massimi sistemi è ancora una impossibile barriera, ma con tutto il rispetto per colleghi e amici, entrambe le cose non sono proprio all'ordine del giorno.

Il mio cervello, goccia a goccia, si sta clamorosamente scavando. Se parlo con italiani o se devo imprecare seriamente, parto con la madrelingua. Se sono in ambiente internazionale. l'inglese mi calza come un guanto più grande solo di una mezza taglia. Per tutte le altre lingue parlate nel mondo, per inconscia associazione di idee, me ne esco in tedesco. Tra un "entschuldigung" e un "danke", passando per un "bitte", mi sembra logico che tutti debbano capirmi. Le sinapsi stanno però creando evidentemente delle tortuose strade in cui i corto circuiti non mancano se per me l'aeroporto di Zurigo è e resta in qualsiasi condizione "Zürich Flughafen"!

C'è ancora speranza per me: ho incontrato una ragazza proveniente dalla Sicilia ieri in treno che vive qui da 18 anni. Parla tedesco, ma mi ha detto che non lo ha in realtà mai imparato bene perchè non le piace. Neanche io lo adoro, ma i chiari cedimenti mi rendono un candidato alla poltrona di meticcio linguistico nel prossimo futuro...

E allora, dall' e dall' si spertusea pur o' tarallo...

lunedì 4 gennaio 2010

Il momento di ripensare...


Ho lasciato passare queste vacanze in un modo un pò anomalo rispetto al mio passato e anche rispetto alla mia natura supercomunicativa. E' accaduto senza una intenzione particolare. Però è accaduto, e quel certo Sig. Sigmund Freud affermerebbe certamente che un significato per questa cosa c'è. Probabilmente lui ci metterebbe dentro cose sessuali e rapporti difficili con se stessi e con i parenti, ma rimanendo sul piano di quello che invece io so, non mi accosterei a queste cose...

Capita in realtà che ci siano i fattori pregressi che ti influenzano. Venivo da un periodo di forte stress per il mio esilio dal Maniero e per i litigi post-recupero. Capita poi che a Napoli io sia stato tra novembre e dicembre più di un mese e che non ci sia più abituato. E infine c'è il problema che tutti gli altri non hanno più la percezione che tu possa esserci quando da due anni non ci sei più... In questo senso, la mia vita effettivamente non è più qui. Sorprendentemente non lo è, e in maniera attesa non lo è.

La constatazione di questo potrebbe essere triste e amara, ma in fondo è anche un pò un successo pensare di avere generato qualcosa di nuovo altrove. Ricordo alcuni post scritti all'inizio del mio percorso non napoletano nei quali speravo che questo accadesse, e ora sarebbe ipocrita rimpiangerlo. Che le persone mi manchino è normale e più che giustificato. Che io manchi solo ad alcuni lo è altrettanto. E' il solito frullato di vita che ci servono ad ogni momento di ripensamento.

Sì. Lo è ancora una volta in questa arteteca che non so dove mi condurrà, ma che ogni giorno mi assale più o meno intensamente...

In ogni caso sono contento di essere stato ancora una volta qui, nella Napoli dei miei ricordi e che mi ha fatto così come sono. Stare con la mia famiglia è la miglior medicina per una serie delle mie inquietudini, e le decine e decine di ore di sonno messe in serbatoio non saranno perse facilmente. Il controllo della mia ipocondria è migliorato: l'esercizio può fare miracoli.

E ora ripensare e progettare. Senza magoni nello stomaco. ma con una sensazione di poter fare che guidi le scelte e le decisioni. Buon proposito di inizio anno? Anche. Ma soprattutto una idea per non lasciar passare il tempo senza tentare di rallentare i suoi grani che cadono nella clessidra come istanti privi di peso...

sabato 2 gennaio 2010

Capodanno fuit (o fujt!): Capodanno 2011


E' andato Capodanno. Senza troppo pensarci fino all'ultima mezz'ora. Si stanno concludendo le feste. Accade ogni anno, e quindi meglio farsene una ragione...

Sì, Capodanno fuit, alla latina. Ma anche Capodanno fujt' alla napoletana. E' una festa strana, in cui ci si sente un pò forzati all'eccesso o anche al festeggiamento semplice ma rigoroso. Non combatto questa "tradizione" mobile, che ogni anno si arricchisce di altre sfumature possibili, eppure ne resto ogni volta sorpreso. Si sa da un anno che si DEVE festeggiare e fare qualcosa, ma rigorosamente tutti decidono all'ultimo minuto tenendosi aperte tutte le strade. In pochi dicono un sì convinto fino alla sera stessa. La maggior parte spera che nell'ultimo colpo di coda dell'anno che si chiude e nei primi vagiti di quello che si apre, la sorte organizzi qualcosa di meravigliosamente memorabile oppure di ignominiosamente dimenticabile. Nella maggior parte dei casi, alla fine, si esce con un "però siamo stati bene", che significa un "ni" poco convinto.

Nella mia esperienza, le cose migliori che ho fatto sono avvenute o quando ci si è aggregati dietro una idea di divertimento che includesse di fatto il piacere di stare insieme, o quando c'era una tradizione da mantenere che una volta all'anno metteva di buon umore. Ma siccome io sono anche uno che si accontenta facilmente di dove è e di quello che succede, anche solo potenzialmente, i miei capodanni non sono mai stati del tutto spiacevoli...

Ora però mi sembra il caso di essere propositivi e di lanciare iniziative per il prossimo Capodanno. Ci sono di mezzo 364 giorni e si può a tempo perso pensare a qualcosa. Mi stuzzica l'idea di un gruppo su Facebook... Siccome sono convinto che sono le idee a fare il mondo e solo da esse scaturiscano azioni degne di nota, penserò a sprazzi, senza impegno, ma ne tirerò fuori una, prima o poi...

Siateci! :-)

P.S.: Buon Decennio!

Note per Viaggiatori Occasionali...

Questo blog attualmente non contiene pubblicità esplicita e se ce ne è di occulta non lo sappiamo neanche noi che siamo gli autori... Per il copyright, esso è di chiunque lo reclami e possa dimostrare che le sue pretese hanno un minimo fondo di verità. Se inavvertitamente qualcosa coperto da proprietà intellettuali varie è stato usato, vi preghiamo di segnalarcelo, perchè provvederemo a riparare alla disattenzione che nessun vantaggio economico e morale ci porterà...

Capotreno e Viaggiatori