sabato 30 ottobre 2010

Capirsi un po'

Non è un momento chiaro nella mia vita. Mi aspettavo delle cose che non sono successe. Non mi aspettavo altre che sono accadute. Questa potrebbe essere normale amministrazione, ma a volte non lo è.

Con questo incipit, potrebbe essere un post diario. Ma non voglio che lo sia. Per me Viaggia in Treno non ha mai costituito un rimpiazzo del diario da adolescente, quanto un tentativo di partire da un fatto personale per andare a chiedere senza necessariamente rispondere...

Ebbene, mi guardo intorno un po' spaesato e decisamente frastornato. Faccio molte cose al di là del lavoro, e ogni volta che ne ho il tempo e la voglia. Tante altre non ne faccio. Molteplici le ragioni. Incessantemente sto ad analizzarle, in un lavoro razionale intenso e in grado di fiaccare le mie risorse. Ne esco esausto a volte. Mi guardo intorno, e fondamentalmente resto sorpreso nel vedere che sono più quelli che vivono approcci analoghi che quelli che riescono a addormentare parti come coscienza, morale, dubbio... E' il tentativo di una società concentrata su se stessa di capire cosa le succede? Certamente è un circolo di auto-inquisizione che difficilmente riusciamo a spezzare.

Guardiamo anche al di fuori di noi stessi, ma molte volte mi chiedo se non lo facciamo solo per una prova comparativa che possa esaltarci, assolverci oppure mettere in luce i nostri difetti ed errori... Cerchiamo di capirci un po'? Non è banale dire se questo avvenga. A volte la mia sensazione è di essere molto prossimo a una scoperta importante e poi non riuscire a raggiungerla. Come una bolla di sapone, la nostra idea sembra scomparire appena un dito la sfiora. Probabilmente non ci bagniamo abbastanza sapone per entrare nella sfera senza distruggerla: significa che le nostre facoltà credono di poter penetrare uno spazio protetto senza la cautela del caso.

Per certi versi potrebbe essere meglio così: quanto ci aiuta capire noi stessi e metterci da soli sul nostro proiettore da salotto? A volte capiamo di aver semplicemente sbagliato e che sbaglieremo ancora perchè siamo come siamo. Non vediamo una chiara direzione di uscita e corriamo addirittura il rischio di rimanere scontenti e disillusi delle nostre potenzialità.
Altre volte pero' capire serve. Scavare dolorosamente mi fa dire che c'è ancora da scavare. Darsi delle giustificazioni facili per quello che non va è riduttivo. Con alternative, anche più complicate, possiamo forse scoprire che ci sono margini di movimento in altre direzioni. E' questa la mia speranza. Altrimenti, il prezzo di questo affannarsi, potrebbe essere un po' troppo alto...

domenica 24 ottobre 2010

Gaudenti fine settimana


Alla ricerca dei fine settimana gaudenti di una volta. Un po' alla ricerca di quell'arca dell'alleanza con la gioventù di qualche anno fa, quando si partiva freschi e si tornava distrutti. Ma dove la capacità di recuperare sonno e energie in un riposo degno di questo nome era proporzionata...

E' forse perchè a un certo livello di libertà e di voglia di fare ci sono anche arrivato un pò tardi che sono più motivato di altri. E' indubbio invece che non sempre i weekend riescono col buco, e neanche con una profumata menta intorno... Quello appena trascorso è stato transitorio (a parte una splendida visita a cugina e nipote che come al solito mi ha fatto felice).

A volte però c'è da chiedersi se la vita che facciamo sia quella che meglio ci si addice. Siamo davvero felici di per delle serate ballate e sballate o siamo solo stonati e quindi meno capaci di riflettere su chi siamo e cosa stiamo facendo? Non è facile dirlo. A volte, ad una soddisfazione iniziale, segue un momento riflessivo in cui domande esistenziali cercano una via di fuga. Spesso non la trovano, ma poi arriva il potente e lurido lunedì di lavoro ad ammazzare come uno Tsunami tutti i dubbi. Il tutto per ricominciare un ciclo che avrà fine in una diversa forma solo la sera della domenica successiva. Il loop è infinito, nella peggiore tradizione di programmi sviluppati male che sanno solo succhiare risorse e non fornire risultati...

Ma tutto quanto ci è molesto può essere spezzato se si riesce a vivere un rapporto sano con le speranze per un weekend allegro. Se non c'è attesa, ma solo una rilassante buona volontà, sullo schermo della vita andrà comunque in proiezione un film inatteso e interessante. Forse uno di quelli che ci restano nel cuore...

venerdì 22 ottobre 2010

Tempi duri per uomini puri...


Sono questi tempi difficili? Difficile a dirsi. Tutto va relativizzato. Se guardiamo al periodo delle guerre in Europa, se andiamo ancora più indietro a quando si dormiva nelle grotte e la vita durava 30-35 anni in media, forse non possiamo lamentarci tanto. Ma pesare in questo modo sarebbe illusorio e fondamentalmente scorretto. Ci si può rapportare a quelli che ci stanno intorno e stanno meglio, e allora il bilancio può essere fallimentare. Può invece essere positivo se guardiamo a quelli che nella scala delle priorità e del benessere arrivano ultimi. Ma anche qui non si tratta di un paragone onesto.

Fondamentalmente non stiamo vivendo altro che i nostri tempi, con le nostre banalità (compresa questa ultima frase...) e i nostri momenti bui o luminosi. Quello di cui non ci rendiamo conto spesso è che sono gli unici tempi che abbiamo. Vale la pena provare a cambiare le cose che non ci piacciono per noi e sperabilmente per qualche altro cui teniamo. Allo stesso modo potremmo cercare di goderci le cose che sono positive.

Ma credo che questa sia l'impresa eroica cui solo gli uomini puri tendono con speranza di successo. Calati troppo spesso nella melma delle piccolezze quotidiane che ci mettono al tappeto, il quadro d'insieme diventa un singolo puntino di colore perchè siamo vicini alla tela e non riusciamo a vederlo nella sua completezza... Filosoficamente parlando, i nostri tempi sono quelli di un benessere di lunga durata con discrete speranze di serenità. Viviamo in genere a grandi standard, e anche se è doloroso vedere che non tutti hanno lo stesso, possiamo lamentarci di avere tanto, a volte tutto, e che bene o male continueremo ad averlo? Invece, anche quando sei a posto, devi dare qualche colpetto di tosse per dire che potrebbe essere meglio, per una serie di ragioni tra cui non ultima il non generare invidia o peggio imbarazzo e tristezza in chi qualche cosa in più la desidererebbe a buon titolo...

Insomma, in questi tempi, bisogna armarsi di consapevole realismo e, nell'apprezzare il punto in cui siamo, definire dove vogliamo andare. Nel fatto che tutti abbiano affrontato momenti particolari nella loro esperienza personale, risiede la consapevolezza che se spendiamo i passi sulle strade di questa terra con un pò di puro cuore speranzoso, forse avremo già raggiunto un risultato...

martedì 19 ottobre 2010

Senza Windows


Oggi ho finalmente reso del tutto operativa la mia nuova macchina Linux. Ho installato in modo naturale una delle ultime versioni di Ubuntu. Ho configurato a mio piacimento spazi e hardware. Ho anche attivato una scheda wi-fi che sembrava una chimera. Scrivo da li', da questo oggetto di cui sto cercando di impadronirmi fisicamente.

Era da tempo che volevo avere un PC con tutto software gratuito. Lo volevo perché ero rimasto tanti anni fa con l'amaro in bocca di una acerba versione di Linux Mandrake che non ero riuscito a domare e che aveva contro di sé anche una serie di incompatibilità con le periferiche del tutto intollerabile. Mai un suono emise, neanche un latrato di dolore quando la rasi al suolo stizzito.

Ma è da tempo ormai che Linux è cresciuto in quella direzione che forse tanti odiano, ma che è stata vincente. La direzione è quella di Windows e della sua interfaccia 100% grafica e della sua autonomia di gestione/organizzazione. Se tutti sono capaci di installare e usare le finestre del Bill mondiale, oggi a molti non risulterebbe tanto ostico neanche Linux, almeno fino a quando non desse qualche problema... Si' perchè allora un po' di stregoneria e di analisi del problema sarebbe necessaria. Si dovrebbe iniziare a maneggiare quelle migliaia di file di testo che, seppure sono coerenti e ben strutturati, hanno una sintassi precisa che è facile mettere in crisi...

Giocare in Linux non è una cosa per gli impazienti. Su internet la comunità di smanettoni pero' è talmente attiva che a ben guardare le soluzioni ci sono sempre. Io me ne beo e mi ci perdo a volte anche un po' incuriosito... Scarico, installo, lascio, cancello, e il sistema resta fantasticamente veloce. Con una partenza sprint in meno di 20 secondi cronometrati e uno spegnimento istantaneo, sono certo che saro' soddisfatto di questo nuovo pccino...

E tanti altri post verranno...


lunedì 18 ottobre 2010

Un mondo alla rovescia


Seguo i telegiornali a spezzoni. Ultimamente sono molto disordinato nei miei tempi, fino a mangiare, rialzarmi da tavola e poi sedermi ancora a finire dopo una mezz'ora. Il tutto avviene a cavallo dell'ora del tg, per cui assorbo da diverse fonti le informazioni su cosa succede in Italia e limitatamente le notizie dal mondo...

Resto di stucco di fronte alla cronaca di questi giorni. La storia macabra della povera ragazza di Avetrana (paese di cui tutti avrebbero volentieri ignorato l'esistenza), la inaudita violenza del ragazzo in metropolitana a Roma, novello omicida, e infine la sconcertante aggressione al tassista milanese, che dopo aver investito un cane è prossimo a rimetterci la pelle...

Ovviamente sono fatti che vengono seguiti a uso e consumo del giornalismo di massa che mostra sempre più la fame di eventi tremendi che coprano il vuoto di tutto il resto. Nessuna analisi politica degna di questo nome, nessuna informazione sul mondo scientifico e sui suoi progressi, nessun minimo accenno a eventi culturali o a battaglie sociali. Solo un piatto racconto di eventi orridi che solletichino la fantasia da giallo della popolazione. Nessun approfondimento. Nessuna ricerca al di fuori di una dichiarazione d'impatto.

Ecco quindi che tutto diviene una farsa. Il padre assassino che copre la figlia, indicata velatamente come l'assassina ben prima che la cosa sia dichiarata... Poi le figure a contorno e gli inverosimili nomi di persone informate sui fatti come un certo Alessio Pisello, comparso oggi e incomprensibilmente irrilevante. Forse il nome gli ha dato un attimo di celebrità, quella stessa desiderata da quella cugina già indicata come malata attrice...

E la rivolta dei romani all'arresto di quel sant'uomo che con un pugno ha strappato la vita a una donna. A chi interessano nazionalità, professioni, stato fiscale: è una storia pazzesca di tristezza. E invece via a tutelare un violento come nelle migliori tradizioni dei clan mafiosi. Non si aiuta la polizia a portare via la persona con sdegno e disappunto, ma si ha da ridire perchè non abbiamo bisogno della protezione delle forze dell'ordine con simili bravi giovani...

E dulcis in fundo, si investe un cane e si finisce cerebrolesi. Non conosco i dettagli dell'avvenimento, ma l'avesse anche fatto di proposito, stiamo mettendo veramente sullo stesso piano la vita di un animale e di un essere umano? E se poi è stato un incidente, pur in un comprensibile dolore, cosa può spingere a ridurre in fin di vita un altra persona? Non c'è giustificazione, ma c'è il fatto...

E mentre mettiamo la terra in cielo e il cielo in terra scuotendo le fondamenta di tutto, sopraffatti dal fatto di cronaca in sè e morbosamente attratti dai dettagli, possiamo perdere i nostri punti di riferimento, trovandoci sottosopra in un mondo dove nulla ha più senso...

domenica 17 ottobre 2010

Nuova settimana


Non so bene cosa passasse per la testa di Giacomo Leopardi normalmente. Le leggende circa il suo proverbiale "scartello" (espressione dialettale per descrivere il fatto di avere la gobba che io ho analizzato come: avere la cartella sulle spalle senza avere la cartella...) e la sua tristezza si sono sempre sprecate. A scuola lo consideravamo il prototipo dello sfigato. Magari non era così. In ogni caso ci ha lasciato cose interessanti. L'analisi poetica del sabato del villaggio è decisamente una di queste.

Saper descrivere la sensazione di attesa gioiosa della domenica e contemporaneamente vedere il nero della sera del dì di festa non è da tutti. E stasera, nel buio gelato di una Svizzera che tempestivamente ci sta ricordando perchè non è una terra famosa per passarci delle vacanze, posso dire che il Giacomo aveva un bel pò ragione.

Pur non rimpiangendo questi due giorni che sono trascorsi occupati e non particolarmente negativi, so che domattina mi alzerò con difficoltà. Perchè fa freddo certo, ma anche perchè ci sono delle cose che non mi piacciono e che non vanno come desidererei. Se di solito non c'è neanche il tempo di rifletterci su, in altri momenti si fa spazio un turbine polveroso di vento che mi fa ripartire da zero. E nel reboot cerebrale, nel prendere possesso del proprio hardware corporeo, qualcosa può andare storto e si rimane impicciati a lungo sui punti deboli...

I miei li conosco da tempo. Nonostante ciò non riesco a liberarmi dall'impressione di non fare abbastanza per correggerli o per cercare di superarli o aggirarli. Le piccole soddisfazioni di tutti i giorni non riescono a dare un senso di pienezza che potrebbe gonfiare il petto. Ma non leggetela troppo in negativo. Io sono serenamente preoccupato e consapevolmente scoraggiato. Nell'attesa di una nuova settimana che getti una luce nuova, speriamo non troppo pallida, su un futuro incerto...

giovedì 14 ottobre 2010

Shock Termici


Impegnato nella lettura e assorto nell'ascolto di musica durante il volo che mi ha riportato in Svizzera, quasi passa inosservata la voce del comandante che in un italiano sorprendentemente buono per un pilota, si lancia in una attenta descrizione del nostro volo e della rotta che stiamo percorrendo... Tutto normale: siamo su Parma, andremo verso Milano poi Berna e infine Zurigo per virare repentinamente verso Basilea...

Poi ecco il momento topico. Purtroppo il clima che ci attende lì non è dei migliori. Eufemisticamente direi. Il cielo è coperto da nuvole basse e dense, e soprattutto la temperatura al suolo è di 7°C.

Mazzata. Tolgo le cuffiette e ascolto la versione in tedesco e in inglese del messaggio per confermare la realtà alle mie incredule orecchie. Sì, indubitabilmente sieben o seven... Insomma, l'ospitale Svizzera di una settimana fa quando tranquillamente ci si poteva vestire autunnali, ha già cambiato il suo volto passando alla solita triste e fredda luce invernale...

Beh, c'era da attenderselo. Eppure provenendo dall'Italia meridionale, dal profondo Sud, lo stacco è uno di quelli che ti lasciano salato come un baccalà di stagione...

La sensazione è stata meno brutta di quanto potessi pensare, forse anche perchè il comandante ci ha generosamente preparato, ma poi arrivare a casa e alzare la temperatura del riscaldamento è stato un riflesso automatico. Ora mi rilasso al calduccio dei termosifoni e guardo un pò afflitto e un pò speranzoso a domani e all'impatto vero della mattina con il gelo. Spero infatti che mi saprò attrezzare adeguatamente per affrontare il clima. Magari mi aiuterà il pensiero di dover fronteggiare un solo giorno di lavoro prima del weekend (bella pensata no??). Oppure, molto più probabilmente, proverò a scrollarmi di dosso le immagini dei concerti dell'estate e a concentrarmi di nuovo sulla mia vita "in progress" per guardare avanti sopportando anche l'ambiente e i suoi atteggiamenti: rispettabili, ma non condivisibili!

martedì 12 ottobre 2010

U2 - Persone


Non continuerà all'infinito questa monotona litania di celebrazioni legate agli U2. Prometto che questo, per ora, è uno degli ultimi post sulla stagione dei concerti. Però sento di dovere qualche parola a quelle persone che ho incrociato, finanche solo per brevi istanti, in questo cammino accidentato e ripido che ci ha portato a memorie di un anno...

Le esperienze con le persone dei concerti iniziano molto lontano. Nel 2005, Vertigo Tour a Roma, accompagno il fratello che mi aveva edotto con How To dismantle an atomic bomb... Tribuna Tevere quella volta. Caldo. Italiani e basta intorno. Romani e basta in realtà. E un soldato di artiglieria alla mia destra che aveva particolare familiarità con i cannoni e ha cercato di coinvolgermi nella sua umidiccia esperienza bellica proponendomi rischiosi rapporti non protetti con la saliva da lui abbondantemente spalmata sulla canna... Al mio rifiuto un pò perplesso e decisamente schifato, replicò che di certo il concerto sarebbe stato più bello dopo aver fumato. Vista l'assunzione passiva, non posso fare un paragone, ma posso dire che fu un bel concerto: poco consapevole, ma allegro e partecipato...

Con questo ricordo nella tasca, l'anno scorso, rassegnato, affrontai Milano. Lì nessuno fumava, c'era un gruppo di Austriaci simpatici e decisamente appassionati che avevano fatto un paio di date. Allora, mi sembrarono dei pazzi... Oggi, la loro normalità mi sconcerta...

E quest'anno è stato tutto diverso. Con mio fratello a far da Virgilio nell'inferno degli appassionati, ho conosciuto Davide (discendente diretto di una famiglia di Pirahna a dieta...) e Veronica, Sandro (e il suo ottimo panino alla cotoletta torinese...) e Antonella, Sara (e l'emozione dipinta in volto...), Manuela (con il racconto dello squarcio del pantalone di Bono) e tanti altri di cui non ho neanche saputo il nome... Fila lunghissima e estenuante a Torino. Attesa rilassata ma alla fine tesa a Monaco. Veloci ingressi a Zurigo e rilassati arrivi a Roma. Tutto è passato sempre molto più rapidamente di quanto avessi immaginato. Non ricordo altro che sfocate immagini colorate e fiumi di parole spese in discussioni di scalette, in sogni di canzoni mai suonate e poi in extremis apparse. Ricordo sorrisi e risate molto più di tensioni e scatti d'ira. Ci sono stati, anche quelli, ma immediatamente si sono sciolti nell'unione di un intento: esserci, ed esserci bene e fino in fondo!

Al di là di coloro che mi sono rimasti in contatti veri, non dimentico i aver parlato a moltissime persone venute da tutto il mondo con la voglia di divertirsi e di godere una serata. L'unione di migliaia di voci dietro quella musica che sa parlare ai cuori è una cosa sorprendente che ha reso ogni concerto diverso, indipendentemente dal fatto di aver ascoltato alcuni pezzi 5 volte. Aver ballato contro un colosso di 1,90, aver cantato con Svizzeri sconosciuti a squarciagola e sotto l'acqua, aver quasi abbattuto a colpi secchi chiunque mi fosse vicino su Where the Streets have no name come pure esserci abbracciati su ONE a Roma dondolando piano... Ricordi di persone, di sguardi, di contatti caldi e mai inutili... La magia di momenti in cui la massa diventa un unità...

E se ora pure sono nel silenzio, so di non essere mai solo...

lunedì 11 ottobre 2010

U2 - Roma


E' difficile iniziare questo post senza essere assalito dall'onda del ricordo e senza quel pizzico di commozione per una serata speciale. Se non è possibile stilare una classifica dei concerti degli U2 di quest'estate. E' possibile dire di alcune emozioni che hanno lasciato e di quello che hanno significato per quelli che come me, con ignoranza ma cuore aperto, vi si sono avvicinati, prima che qualche stilla di quel sangue bollente benedetto venga a essere rinnovata...

Venerdì è iniziata diversamente dalle altre volte. C'era naturalmente l'ansia di andare allo stadio e respirare l'atmosfera, ma c'era anche il posto tribuna, che dava la possibilità di non arrivare troppo presto. Non so se sia meglio o peggio. Alla fine, dove sei conta meno di come sei e del con chi... Certo il prato ha un fascino diverso, ma da subito mi è piaciuto anche poterlo per una volta guardare dal di fuori, come in una di quelle scene da film in cui la tua anima si distacca dal corpo. Io mi sono visto con Mario sotto al palco, nel pit di fronte ad Adam, e mi guardavo dal di fuori, esterrefatto e beato... Poi appena è partito Space Oddity, sono ritornato in me e tutto ha iniziato a funzionare in questo rito ormai studiato di mosse, scene, suoni e colori che ho finalmente visto anche da un'altra prospettiva...

Ed è stata luce, solo luce nei miei occhi e suono nelle mie orecchie e nella mia stonatissima voce, che ha potuto però volare insieme alle altre... E' stato un incredibile vedere le mani di migliaia di persone muoversi insieme, allo stesso ritmo. Fermarsi insieme. Respirare in un attimo tutta l'aria intorno e tirarla fuori solida, in una fantastica esplosione di strumenti meglio o peggio accordati, ma diversamente straordinari... E poi la coreografia di "I still Haven't found what I'm looking for" che ha fermato il cuore di tutti per poi farlo ripartire di colpo, accelerato insieme alle note di Edge e alla voce di Bono rilanciate con violenza. In un minuto lunghissimo in cui tutti hanno guardato intorno e hanno visto solo un One unire l'Italia e l'Irlanda con in mezzo quattro signori ancora ragazzi e 75000 persone che li considerano degli amici...

E poi è arrivata Bad. Attesa da molti in modo quasi maniacale, è stata una enorme perla nera che ha scintillato nella notte di una Roma dove tutto poteva succedere. E quando i "quattro migliori amici", signori della musica di oggi, di ieri e di un prossimo domani, si sono trovati insieme al centro del palco, io ho visto solo 4 ragazzi nati cinquant'anni fa che si divertivano a suonare insieme, con l'incoscienza di chi vuole dire qualcosa e trasmettere una sua emozione. Bono a fare il maestro di un'orchestra dall'immaginazione infinita con sette note diventate 700, 7000, 70000... Ed ognuno ha avuto la sua nota, felice, triste o semplicemente vibrante, e la ha potuta portare a casa...

E poi il resto. Visi felici, sguardi attoniti semplicemente estasiati, una comunità unica. Una One cantata abbracciati e un Where the Streets have no name urlato ancora una volta per dare indietro almeno un millesimo di quello che si è ricevuto...

Non è con tristezza che guardo alla fine di questa estate con gli U2. E' stata un'estate magnifica, dove ho potuto vivere eventi che porterò con me. Dall'aereo che mi ha portato a Torino fino all'auto che mi ha riportato a Napoli, è stato un lungo viaggiare nel tempo e nello spazio alla ricerca coronata da successo di quello che tanti di noi cercano e forse non trovano (but I'm still running!): un'emozione da ricordare nei momenti allegri e un ricordo che illumini quelli bui...

Grazie Mario, perchè mi hai coinvolto: io la mia emozione ce l'ho...

E grazie U2...

giovedì 7 ottobre 2010

Who is who?

Il mio capo se ne é venuto bel bello con il suo iPod touch la scorsa settimana é mi ha mostrato una mia foto reperita facilmente su internet cercandomi in Google. É così oggi che é possibile facilmente sapere vita morte e miracoli delle persone senza neanche uscire di casa o addirittura muoversi dalla propria sedia. É chiaro che mettiamo volontariamente le nostre informazioni nel calderone della rete, almeno il più delle volte. É altrettanto vero, a mio modo di vedere, che l'uso che gli altri possono farne é del tutto inatteso e certamente senza alcun controllo... Fortunatamente non ci sono solo malintenzionati, ma anche persone che in qulche modo potrebbe farci piacere sapere che si sono interessate noi. Ma d'altro canto, credo che il livello di privacy si sia ormai talmente abbassato che facilmente le persone potrebbero farci la dichiarazione dei redditi senza che lo desideriamo. Se non fosse che la natura umana porta sempre a sovrastimare i guadagni degli altri e a considerare infimi i propri, varrebbe la pena di far chiudere gli studi dei commercialisti...
Quello che non mi piace, e cui pure dovrei stare attento, é intessere legami con persone che sono vicine e che forse sarebbe meglio non sapessero alcuni dettagli del nostro vivere. Ma come evitarlo senza diventare asociale? E allora l'unica scelta é quella di concedere di più sulle cose inutili e di mantenere un controllo e un filtro su tante altre che hanno una importanza superiore. E anche qui discriminare tra le cose non é facile.
Insomma parlo di cose risultato della nostra supposta evoluzione. É supposta...

domenica 3 ottobre 2010

Cosa succede nel mondo


Mentre gli ultimi post sono stati intimi e pieni di personali riflessioni (a volte viene così), sono abbastanza cosciente che qualcosa sta succedendo nel mondo di importante. E' sempre così oggi. L'informazione è così pervasiva e così intrecciata con la vita di tutti che sembra che fatti distanti migliaia e migliaia di chilometri possano toccarci direttamente. E in effetti, giunge il momento che ci toccano, nella tasca o nella disponibilità di prodotti di cui un tempo facevamo comodamente a meno e così via...

Tuttavia mi capita sempre più spesso di rimanere al di fuori del circolo delle notizie giornalistiche. Non leggo tanto i giornali, non vedo tanto i telegiornali (specialmente quelli italiani ormai del tutto squalificati), non mi impegno in ricerche su internet che richiederebbero un approccio un pò troppo attivo...

La domanda che mi pongo è però se sia in generale questo un male così grande. Il 70% delle informazioni che riceviamo influenzeranno la nostra vita senza che noi possiamo influenzare il loro corso. E' chiaro che conoscerle aiuta a prepararci a quello che succederà, ma il momento arriva in genere troppo presto e troppo attenuato per garantire una vera ed efficace reazione. Troppe volte poi non ci sono contromisure, e allora a cosa serve guardare al futuro che per sua natura è incerto e mutevole?

So di sbagliare un pò con questo mio approccio, ma decido spesso di concentrare le mie risorse più in uno stordito ignorare di drammi, soprusi e infelicità, piuttosto che di investire le mie energie in un inseguimento a quello che succede nel mondo. E' un approccio limitato. Ma spesso penso che se è vero che tanti limiti ce li danno gli altri, qualcuno lo possiamo attivare anche noi...

Serate


Capitano delle serate in cui ti senti bene. E' una cosa improvvisa. Succede che prendi una curva della tua vita per bene e improvvisamente ti senti liscio come raso e luccicante come seta. Morbidamente vai a deporti sugli altri, e sembra che tutti possano e vogliano, almeno per un momento indossarti.

Ovviamente sono eventi molto rari, perchè qualcosa ci si mette di solito di mezzo. E dalla seta, passare alla lana che pizzica è un istante. Però vale la pena di sentire quei momenti come una frustata di energia per rialzare la testa quando ti sembra impossibile. Passare dalla disperante e sconfortante realtà ad una dimensione di leggera levitazione in cui sembra di spaziare in un infinito istante. E l'infinito è un gran posto per iniziare (cit. No Line on the horizon...)...

Non scendo nei dettagli, ma ieri sera è stata così. Mi sono sentito bene e ho espanso intorno un'atmosfera densa che ha catturato molto. Ne sono contento, e le poche ore di sonno non mi lasciano traccia di fastidio, ma solo una tiepida stanchezza. Mentre il fuoco si spegne e la reazione (anche un pò etilica) esaurisce il suo potenziale, provo a non darmi pena dei risultati, ma molto di più a curare il ricordo di momenti e sensazioni che mi giungono ancora un pò confuse per la interminabile sovrapposizione di immagini a colori tenui e forti...

E mentre nella mia mente le sinapsi intrecciano i loro rami in connessioni magnificamente artificiali, fuori c'è il sole e una certa consolante dimenticanza di cose spiacevoli si abbatte come una pioggerella leggera su una settimana difficile...

Note per Viaggiatori Occasionali...

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Capotreno e Viaggiatori