giovedì 30 dicembre 2010

Del nostro meglio: gli auguri per l'anno nuovo.


Come credo quasi tutti, sono attento al calendario specialmente quando si avvicina la fine di un anno. Potrei parlare dei bilanci che queste date innescano in noi, ma é un argomento trito e ritrito e forse in questo momento anche troppo personale per esporlo in un blog.
E allora guardo indietro e avanti con lo spirito del fare del proprio meglio. Mi domando se questo sia accaduto nell'anno che va a finire. Mi chiedo se sarò in grado di perseguire questo obiettivo in quello che viene.
Andando per ordine, direi che con una buona dose di comprensione per fatti, cose e persone, lo scorso anno sia stato condotto dignitosamente. Se guardo indietro non vedo lacrime per le mie azioni. Forse celate in un'autoassoluzione un pò di parte, mi sembra di essere stato una persona abbastanza corretta. Le conseguenze dei miei errori poi le ho pagate senza sconti, sul lavoro come nel personale. Ho imparato ciò che potevo e non mi sono spinto oltre i miei noti limiti. Ugualmente mi é rimasto il magone per alcune cose non fatte, ma sempre in forma di rimorso verso un me stesso, a volte non abbastanza pronto a sognare che vada bene... Insomma é un complessivo "meglio" che devo accettare in ogni caso. L'idea di poter fare di più resta viva e forte, ma é un pungolo dolce. Se un giorno crederò di aver fatto tutto al 100%, spero ci sarà qualcuno accanto a me a darmi uno schiaffo in pieno volto e a riportarmi alla realtà.
E girando ora il viso verso il sole di questa ennesima meravigliosamente calda mattina napoletana, guardo alle pagine bianche del libro del nuovo anno. Ho una serie di obiettivi nella mia testa. Sono lì con le linee nere già pronte, e con i soliti colori fondamentali rosso giallo e blu. La tavolozza deve ancora essere un pò aggiustata, ma nella mia mente ci sono questi tratti forti. Sono contorni netti a volte già al limite dei tagli di Fontana. Li sento sotto le dita con il rischio di quelle fastidiosissime lesioni della pelle che si aprono sottilmente con la carta. Ma sono costretto dall'età e dall'esperienza a essere positivo. Ho scoperto infatti che in un modo o nell'altro la vita trova sempre un modo per mettere i mattoni al loro posto e costruire un'infrastruttura. Nella nostra città personale, metteremo nel tempo mano a tutto fino a completare qualcosa. Altro rimarrà per sempre incompiuto, come le ultime opere del vecchio Michelangelo Buonarroti, arreso all'impossibilità di completare realmente tutto nella sua vita...
E nell'augurare a me e a tutti gli altri che sia un anno di costruzione e completamento, prendo un nuovo berretto e un nuovo fischietto per dare inizio al viaggio di quest'anno e lancio con qualche minuto d'anticipo quel "in carrozza!!" cui nessuno può esimersi. Cerchiamo di far del nostro meglio per essere in tempo, con le stazioni del binario lungo o corto della nostra vita. Prima o poi si scende. Speriamo di scendere ancora con un sorriso e un sogno...

martedì 28 dicembre 2010

Relativizzando


Non sono giorni del tutto festosi questi. In fondo perchè mai le feste dovrebbero liberarci delle cose di tutti i giorni e dei problemi veri e vari ed eventuali, non si capisce nè mai si è capito.

Sono solo un periodo dell'anno in cui ci si riunisce con la famiglia, a volte con gli amici, e questo dovrebbe essere di per sè sufficiente a essere soddisfatti. E relativamente parlando, sono giorni belli. Non me ne lamento. Tuttavia, un pò di notizie tristi prima di partire, sommate a qualche preoccupazione aggiuntasi per la via, mi hanno modificato l'umore. Non sono propriamente giulivo, e ho poca voglia di scendere nel dettaglio delle motivazioni.

Ecco però che la relativizzazione al contesto delle cose che mi rendono quanto meno "riflessivo", mi aiutano a guardare meno allo specchio il tizio con il pizzetto, e a far attraversare allo sguardo il vetro della finestra. E il vedere che gli altri sono in difficoltà più serie, rende ridicolo il mio affannarmi su questioni impalpabili e forse alla fine ininfluenti, ma di sicuro estemporanee. Non è detto che sia giusto relativizzare semplicemente così. Ma nella mia personale bilancia, la considerazione di me come meno egocentrico, aiuta...

sabato 25 dicembre 2010

In vacanza dalle nostre scelte...


L'unica vacanza che non possiamo mai prenderci, è quella dalle nostre scelte. Le decisioni di vita, i bilanci di opportunità e quant'altro ci venga in mente, non vanno via durante le feste. Anzi, si manifestano più presenti, con la forza di riflessioni intense sul nostro vissuto e sul nostro futuro.

Il tentativo di dimenticare chi siamo e dove siamo nel nostro viaggio, di non analizzare la nostra collocazione in prima o seconda classe, è del tutto vano. E allora, nella inutilità del tentativo di fuga, meglio usare questo tempo per ripartire con nuove idee. Troppi restano inconsapevoli del fatto che quello che rende l'umanità speciale è la memoria e l'innovazione. Le due cose, solo apparentemente in contrasto, sono invece il completamento l'una dell'altra. La storia è il punto di partenza da cui creare cose del tutto nuove che immediatamente diventeranno nuovo patrimonio del passato.

Ecco quindi che, a fine dell'anno, ma meglio dire a inizio del nuovo, vale la pena di dirci cosa abbiamo capito del tempo trascorso, cosa abbiamo imparato, e fare un progetto da perseguire. Accettare successi e fallimenti è il primo gradino da salire. Poi mettere obiettivi possibili che ci diano una spinta dolce, ma costante.

Io so oggi che sono migliorato nel lavoro, imparando a gestire complessità maggiori. So anche che sono diventato diverso nei rapporti umani, aprendo alcune porte di solito chiuse. E lì non è detto che sia meglio o peggio, perchè il metro non ha carattere di universalità.

Se guardo alle scelte, le trovo spiegabili, anche nel loro fallimentare occasionale risultato. E tutto sommato, non ho voglia di rifugiarmi nel silenzio attutito del sonno quest'anno. Cerco progetti per il prossimo anno. Alcuni sono ben chiari e definiti, altri hanno bisogno di un fine-tuning. Ma nel complesso, le vacanze sono ancora una volta un tempo di sonnolente quiescenza in cui trovare pezzi mancanti e spazi da riempire in quel puzzle complicato che è la vita, e che spero di non completare tanto presto: sarebbe da allora un semplice rimirare, senza desiderio alcuno, una bellezza piena, ma malinconicamente statica...

venerdì 24 dicembre 2010

Disseminando gli auguri


Quest'anno gli auguri si perdono in mille rivoli. Cooptato dalla rivoluzione di FB e ormai Mobile Phone addicted, dispenserò le solite frasi più o meno di circostanza telematicamente ai quattro venti. Non è che gli auguri non siano sentiti, ma è come se questo tipo di sistemi raffreddi e generalizzi un pò troppo.

Ma in ogni caso, quale altra possibilità resta per comunicare con tutti senza investire le intere giornate di festa in un centinaio di telefonate? Forse considerando che si scremerebbe il numero di auguri, senza ipocrisie, vale la pena di dire che si farebbero solo gli auguri cui realmente si tiene. Però in realtà non è così: ci sono tanti auguri che ci danno anche un minimo piacere, e quindi vale la pena farli.

Insomma, è il momento anche per Viaggia in Treno di fare gli auguri di Natale. Auguri a tutti quelli che leggono (e a quei pochi che scrivono), perchè il loro viaggio attraverso il Natale sia ricco di famiglia. Per questi giorni serve poco più. E che l'animo si rassereni in un tepore continuo che rilassi i muscoli, e tra essi anche il cuore...

mercoledì 22 dicembre 2010

Skype: il giocattolo si rompe. Ovvero non rischiate un aggiornamento sotto natale...


Skype non funziona bene. Già da ieri, ma da alcune ore oggi se ne è andato a quel paese completamente, non riuscendo in nessun modo a connettersi. Pare che i supernodi si siano sciolti... Per essere più chiari, nell'architettura Skype, ci sono risorse supercondivise che devono essere andate in vacanza...

A complicare le cose, c'è che il sistema è progettato per provare costantemente a riconnettersi, per cui magari riesce anche a rimettersi in piedi per qualche minuto, ma poi inesorabilmente le milionate di richieste che arrivano in un ping di pochi millisecondi, frullano tutto il frullabile... E queste sono solo un paio di ipotesi di uno che con il sistema non lavora.

Pensate ora che cosa sta succedendo a chi con Skype ci lavora: blackout. Nessuna possibilità di telefonare, di ricevere, di chattare. Disastro che potrebbe mandare a mille la pressione di molti. Ecco quindi che un giocattolo che si rompe, anche solo per pochi minuti, può guastare la giornata. Ci vorranno ore prima che tutto ritorni normale.

Nel frattempo mi viene da considerare che in un momento normale, neanche tantissimi se ne sarebbero accorti. Ma siamo sotto Natale, il periodo di comunicazione per eccellenza, e sono sicuro che su Skype si affidano le comunicazioni di molti con le persone lontane. E c'è da chiedersi se l'aggiornamento alla versione 5.0, avvenuto in automatico da poco, non abbia contribuito. In qualche modo, ho il sospetto che quanto meno non abbia aiutato. Se così fosse, andrebbe considerato che strategicamente, un aggiornamento prima di Natale è un rischio: da un lato potrebbe essere molto remunerativo offrire le nuove funzioni nel periodo più spendaccione dell'anno, ma dall'altro, se qualcosa andasse storto, i riflettori sarebbero abbaglianti e ripetutamente diretti su quello che è andato male e sulle conseguenze...

E quindi, mentre con fastidio crescente vivo l'astinenza da chat e VOIP, provo a trarre una morale da questa storia, che mi serva un giorno nel lavoro. Mai aggiornare sotto Natale...

mercoledì 15 dicembre 2010

Quello strato sottile

Si dice "camminare sulle uova" quando si dovrebbe andare leggeri leggeri, in punta di piedi. Ma in questi giorni invernali, é più un camminare su quello strato sottile di neve, dove bisogna fare attenzione a non scivolare e indovinare la pressione giusta...
É così anche tutti i giorni. Quando il terreno su cui ci si muove non é solido o almeno non é saldo, attenzione, perché cadere e scivolare, pur in un costante apprendimento, fa molto male al culo...
Questa settimana mi é già capitato di sottovalutare le condizioni stradali e di fermarmi a mezz'aria stile matrix quando il piede ha fatto grip. Allo stesso modo, ritornando alla metafora di vita, mi sembra di affrontare a 360 gradi, terreni scivolosi. Non ho le scarpe adatte a tutto. Credo che sia difficile trovare quel modello che ti permetta di passeggiare veloce ovunque. Sarebbe il modello più venduto ai genitori di tutto il mondo, che le cadute ai figli vorrebbero evitarle tutte. Ma non é possibile, e qualche volta, anche rovinosamente, si deve cadere. Soprattutto per quei secondi o minuti in cui ci si trova a terra e ci si deve rialzare. Perché lì, in poco, si devono raccogliere idee e forze per rimettersi sulle proprie gambe, fingendo di non essersi fatti male, e tirando avanti. Sempre su quello strato sottile...

lunedì 13 dicembre 2010

Senza Cuore

Sto scrivendo ultimamente senza cuore. Me ne accorgo perchè troppo spesso i post escono come strappati, incompleti. Non mi piace sia così, ma capitano alcuni momenti in cui l'ispirazione affonda le sue radici in una terra secca. Non sto vivendo un momento creativo, ma per me non è in fondo tanto grave. Chi legge il mio blog? In pochi e anche il suo ruolo di connessione con il mio passato italiano si è di molto allentato. Era naturale e non ci sono nè rimpianti nè acrimonia in un normale accadere della storia.

E' diverso però quando a scrivere senza cuore sono autori di best seller. Senza lanciare anatemi, constato che recentemente sto provando un po' di delusione per le storie di Camilleri del commissario Montalbano. Non è possibile dimenticare la qualità delle prime prove. Si sentiva il sapore delle cose che Montalbano vedeva e del suo modo di vivere. Le indagini non erano scontate. Non sembrava tutto un leggere e rileggere.

Adesso invece avverto molto spesso un rumore di falso nelle parole dell'autore. I personaggi appaiono consunti e il protagonista una parodia di se stesso. Certo, è l'immagine di un eroe decadente, ma di una decadenza troppo prona al successo e allo strizzare l'occhio al pubblico affezionato che, pur aspettandosi di piu', resta drogato e assuefatto all'affetto per compagni di avventure.

Sarà il successo, sarà una volontà precisa di Camilleri, sarà che non sempre si riesce bene, ma gli ultimi libri sono passati senza lasciare memoria. E' un po' triste per me giungere a paragonarli a opere dimenticabili come quelle di Clive Cussler e di Wilbur Smith. Ma le trame sempre un po' piu' labili, farcite di un po' di sesso e di storie inverosimili di donne meravigliose, ricordano le eroiche imprese impossibili degli autori di cui sopra.

Nella speranza che Camilleri e Montalbano ritrovino il loro cuore...

La revisione invernale

Le ferrovie Svizzere cambiano orario ogni anno intorno all'8 dicembre. Lo fanno senza una ragione apparente, ma io sono convinto che più di una ricerca di miglioramento, la loro intenzione sia trovare la perfezione.
Dovrebbe essere però anche a loro evidente che questo ipotetico bilanciamento ideale non é raggiungibile in un microcosmo dove ognuno ha un cervello pensante e delle esigenze chiare.
A che pro cambiare se la gente si é abituata a qualcosa? Certo, c'é una percentuale di scontenti in essere, ma la stessa percentuale si presenterà forse irrobustita ai primi scontri con il nuovo sistema.
Esempio banale il mio: la mattina avevo diverse possibilità di prendere il bus per la stazione dove una specie di metropolitana mi attende precisa. Ora queste opportunità sono mutate in più spiacevoli cambi al limite o percorsi al freddo e al gelo, costringendomi a quei 10 minuti di sonno in meno decisamente molesti.
Nell'ottimizzare, la sbb si basa non si sa bene su che numeri e principi, visto che bus notoriamente stracolmi e treni preoccupantemente vuoti scompaiono e appaiono, senza logica. Seppure non bisogna solo lamentarsi, i lati negativi si scoprono sempre troppo presto. Quelli positivi vengono dimenticati al primo intoppo. E la giostra continua a girare come un cetriolo assassino che, gira gira, sempre in qualche cunicolo finirà!

venerdì 10 dicembre 2010

Le domande senza risposta...


Le domande senza risposta sono tipiche di tutte le età. La differenza che si riconosce tra le diverse epoche della nostra vita è che sappiamo sempre di più affrontarle di mestiere.

Poi si conoscono persone in grado di sconcertarci un pò. A me capita di rimanere interdetto di fronte a certi comportamenti, ma è molto più spesso colpa mia che degli altri... Si affollano a quel punto una serie di quesiti insoluti che nel susseguirsi aprono scenari sempre più sofisticati e indistricabili.

Non posso però nascondere questa mia antica tendenza a scindere atomicamente e analiticamente le mie esperienze alla ricerca di una fine che non sia una fine. La vivo bene. Conscio di poter concentrare infinite risorse in inutili spezzettamenti della realtà, mi ci abbandono spesso. Alla ricerca di dietrologie che mi facciano stare meglio e di spiegazioni fantasiose funzionali a giustificare ogni mia decisione, ho raggiunto l'epoca in cui alle domande trovo delle risposte.

Tralasciando la qualità delle teorie partorite, resto generalmente stupefatto del tempo che un pò tutti impieghiamo nella ricerca di verità che ci piacciano abbastanza. Non sono il solo. Vedo intorno a me strategiche investigazioni che non producono altro che fuffa. Ne siamo tutti affascinati, perchè di base l'uomo è un animale pettegolo che ama ipotizzare senza fondamento ma secondo sentimento. Ma se riuscissimo a usare un decimo di questo potenziale in astrazioni scientifiche in un "brain clouding" neuronalmente connesso, non credo che staremmo a discutere di problemi dell'umanità... O forse sì?

giovedì 9 dicembre 2010

Verso Natale in compagnia.

Sono colto da Natale alla sprovvista. Come sempre. Sebbene sia già organizzato da tempo immemorabile, adesso che mi sto ri-affiatando con la Svizzera e mi sto godendo un po' di vita qui dopo i concerti estivi che mi hanno lasciato strascichi infiniti, partirò alla ricerca di Babbo Natale e delle sue renne...

Verso Natale ci andiamo tutti. E tutti, senza eccezioni, partiamo. Ora, per uno come me, Capotreno e emigrato, questa non dovrebbe essere una novità nè una sorpresa. Ma ogni anno che passa, mi rendo conto che in aeroporto ci sarò con un mondo di persone che hanno in testa il mio stesso target. Modalità diverse, certo. Situazioni altrettanto diverse, ma in fondo tutti accomunati dall'obiettivo capitone (o piatto tipico che sia) per la Vigilia con famiglia, il Natale con i soliti, il Santo Stefano con il mal di stomaco e il Capodanno con l'ansia...

Colto da dubbio sulla via di Damasco/Napoli, mi chiedo se avrebbe senso cercare di distinguersi dalla massa. La risposta è univocamente no. Natale è un rito e come tale può solo essere seguito. I ribelli, portandosi via dalla compagnia dell'Anello, non potrebbero avere sorte benigna. L'ostracismo sarebbe in fondo anche giusto... Perchè ribellarsi al Natale? Forse l'unica cosa insopportabile sono gli obblighi di società. Ma superati agevolmente con le scuse più fantasiose, sarà solo un periodo di riposo e di silenzio... Sempre che le note di Jingle Bells non rompano le palle...

domenica 5 dicembre 2010

Lo scambio dei doni.

Quest'anno, meglio integrato in un tessuto sociale svizzero denso di esuli volontari e involontari, sono immerso nel rito comune del Natale degli espatriati. Un amico ha avuto l'idea di organizzare una serata a base di varie e eventuali con incluso scambio doni. Limite di spesa 20 franchi, furto reciproco dei regali possibile.

E' stato di base un successo. Ad un certo punto ci siamo trovati in circolo a scambiarci pacchi e pacchetti con una sana ironia e tutto sommato ha fatto già un po' Natale. Avrei forse voluto dire a molti di quelli che c'erano che, con pregi e difetti, comprensioni e scaramucce, siamo una piccola famiglia. Una comunità all'estero che trova non nella nazionalità (brasiliani, italiani, colombiani, messicani, spagnoli, tedeschi...), ma in uno scambio fitto di esperienze e nel piacere di passare del tempo insieme, un sollievo e un sostegno.

Forse, al di là di sciocchi regali che non avevano uno scopo preciso, quello che la serata ha sancito è che ci si ritrova in situazioni di affetto provenendo da infiniti percorsi diversi. E' un treno ricco e affollato quello della vita. Se si amano i vagoni silenziosi e vuoti, forse le strade da prendere portano in aperte campagne e, per quanto rispettabilissime, portano in luoghi che si deve essere capace di sostenere. Mentre se un po' di confusione ci piace e la possiamo sopportare, un viaggio nel treno che va da casa nostra in giro per il mondo e che ha come destinazione ancora casa nostra, lo dobbiamo fare.

Alla ricerca di uno scambio di doni che non sia quello dei pacchetti, bensi' quello degli affetti...

mercoledì 1 dicembre 2010

Si puo'?

Capotreno carissimo, gentili viaggiatori ,
non ricordo nemmeno l'ultimo mio post tanto e' lontano nel tempo. Confesso che avevo perso di vista il blog e da poco l'ho ritrovato nei miei pensieri e, piacevolmente, tra le pagine del web.
Ritorno con entusiasmo e "colgo l'occasione per"...fare gli auguri (ovviamente in ritardo) al Capotreno Andrea. Un po' di cose da dire ci sono e le condividero' con voi, per ora vi seguo con affetto e buon viaggio!

Pappice

Note per Viaggiatori Occasionali...

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Capotreno e Viaggiatori