domenica 29 novembre 2009

Svizzera - Una domenica sottovoce...

Sono tornato in Svizzera e ho avuto una domenica silenziosa, o meglio sottovoce. Ho visitato il Maniero che spero molto presto ritornerà mio. Ho visto il freddo che fa dalla quantità di vapore che fuoriusciva al mio respiro.

Meglio questa atmosfera riflessiva in prospettiva dell'incerto domani lavorativo, dove lo stress proverà a ritornarmi sulle spalle...

Ma sono tre settimane e poi tornerò ancora al mare. Passeranno presto, forse troppo presto per accorgersene...

E ora è sera, e il sottovoce si trasforma in silenzio, buonanotte...

Di vita e di morte

Ieri sono stato ad un funerale. Ci sono andato sollevato di poter essere a Napoli in questo momento. Era un parente stretto, che conoscevo dalla nascita. Esserci incontrati poche volte negli ultimi anni non significava aver dimenticato.

Tuttavia non è precisamente la morte l'argomento di questo post. Non me ne vogliate se potrà essere una cosa abbastanza dissacrante quella che scrivo, ma questa volta mi è venuto fuori forte un pensiero che ha bisogno di essere comunicato su un mezzo pubblico come un blog.

Come una percentuale elevatissima di italiani, siamo andati in chiesa per una cerimonia funebre religiosa. Nel mio status di cattolico, anche io desidero che questo accada quando il mio momento verrà. Tuttavia il mio desiderio in vita è che la cerimonia non diventi una cosa vuota di senso. Lo so che la morte stessa può essere priva di significato per tanti di noi, ma ci sono modi e modi di far lasciare al nostro corpo, quell'involucro che ci ha tenuto dentro, la parte scoperta della Terra.

Dico questo perchè ancora una volta ieri il sacerdote non è stato all'altezza. Non ce l'ho con lui in modo personale, anche se mi è sembrato significativamente “distratto” quando ha ripetuto due volte di seguito lo stesso salmo e ha saltato alcuni pezzi della celebrazione non particolarmente banali quali la consacrazione dell'ostia. Però il suo leggere un'omelia già preparata, neanche vagamente consolatoria quanto confusa anche su alcuni punti fondamentali della dottrina, mi è alquanto dispiaciuto. Sembrava un tema da bambino, neanche particolarmente riuscito. Con quell'approccio troppo scolastico, che nulla di caldo e amorevole veniva a dire. Nella tristezza, insomma, nessuna consolazione, neanche quella di poter ascoltare due parole di speranza per la vita futura, ma riferimenti al demonio e al peccato che nulla possono dare al cuore di chi resta...

E' per questo che credo sia necessario scrivere la mia omelia personale, che il sacerdote si interesserà solamente di leggere. Lo so che io non sono come lui investito dal Santo Spirito, ma non vorrei che proprio nel mio momento ci fossero altre priorità, e quelli che ci saranno debbano sentire parlare di qualcun altro...

giovedì 26 novembre 2009

Fiat bussa a soldi, come sempre...


Da un paio di giorni Fiat è ritornata decisamente sulla scena avvertendo di fatto che chiuderà Termini Imerese. E' una storia già sentita che si condisce ogni volta di un nuovo pinzimonio. Questa volta però Marchionne, quello stesso manager poco fa osannato per le sue azioni di "shopping" in casa d'altri nel settore automobilistico, si spiega con numeri. Dice che in Italia, con sei fabbriche, si producono meno veicoli e a prezzo più alto che in una sola fabbrica in Brasile. Quanto ci sia di vero in questo, non me la sento di sindacarlo. In fondo, con tutta sincerità, se pure può questa essere una esagerazione, una distanza forte dalla realtà non ce la vedo.

Gli impiegati in Italia presso Fiat sono una enormità. Parliamo di decine di migliaia. Di tutti gli stabilimenti, Temini Imerese è il più piccolo e quello che produce la Lancia Y. Dovrebbe probabilmente essere rinnovato perchè a quanto pare la nuova Y verrà lanciata presto. Il piano è che però questa macchina venga invece spostata in un paese dell'Est Europa.

Ma la verità di tutto ciò è che ancora una volta Fiat vuole chiudere alcune falle economiche con i soldi dello Stato. Lo dico senza rimprovero: tutte le grandi aziende lo fanno, in modo più o meno trasparente. Purtroppo l'intoppo che prima non c'era e che solo la crisi ha attenuato, è l'Unione Europea. Oggi non credo che sarà permesso al governo di dare esplicitamente dei soldi per risolvere il problema di Termini, e quindi Fiat sarà costretta alla fine a dare un seguito al suo piano di riassetto produttivo, sempre che uno ce ne sia...

E' questo necessariamente un danno? Nell'immediato e nel futuro per le famiglie dei lavoratori lo è. Le tutele organizzate dallo Stato sono misere e poco efficaci, e la speranza di trovare un nuovo lavoro al di sotto del limite della razionalità. E anche per la Fiat, se non si considerasse sempre l'esperienza delle persone come spazzatura, è una perdita...

Io ho allora due proposte antisindacali, ma con una logica nella loro follia.

  1. La Fiat metta in prova il suo impianto e il personale: metta cioè nelle stesse condizioni l'impianto di Termini e quello dove vorrà andare a produrre, e li metta in competizione l'uno con l'altro. Quello che dimostrerà di essere migliore, continuerà a esistere... La motivazione dovuta alla paura di perdere il posto è disumana, me ne rendo conto, ma è meglio perdere lottando solo con le parole e senza i fatti?
  2. La Fiat venda/regali l'impianto a qualcuno, inclusa però la licenza a produrre auto simili alla Y... A chi? Francesi? Inglesi? Americani? Non credo che lo stipendio che viene pagato a Termini sia più alto di quello di questi altri paesi, per cui l'interesse a produrre e vendere un'auto in concorrenza potrebbe nascere. Ma qui Fiat correrebbe il rischio di scoprire di aver fatto un pessimo affare, e che gli altri possano gestire molto meglio quello che loro hanno mandato comunque il malora...
Credo le mie siano due ingenuità che richiedano uno sforzo di immaginazione e che pongano una serie infinita di problemi. Eppure credo che tutti siano pagati, anche in Fiat, per far prosperare l'azienda e non necessariamente per trovare la soluzione più facile. L'ingegneria è questo. E forse la Fiat ha bisogno di qualche ingegnere in più...

Dovendo parlare di qualcosa: il caso Marrazzo


Su tutti i giornali e finanche in Svizzera prima del mio rientro in Patria italica, si parlava dell'incredibile caso del Governatore Marrazzo. Mi è giunta una eco limitata di questa storia sordida, perchè non attento al tg e desideroso di ferie, mi sono abbastanza disinteressato di tutto quello che non fosse viaggio...

Tuttavia adesso che sono qui da un pò, non riesco più a difendermi dalla interferenza mediatica che ha messo alla gogna il personaggio e con lui ha additato un vizio di non sola una persona. Tempestato da articoli di giornale, post su blog, chiacchiere da bar, scopro ancora una volta che l'Italia (ma non solo il nostro povero Stivale che di calci ne dà troppo pochi...), ama parlare di qualcosa, foss'anche qualcosa che tutto sommato è solamente fatto di costume.

Ovviamente non mi piace il costume morale del protagonista. Non mi piace che abbia usato non solo le sue risorse personali per portare avanti delle cose che riguardavano un suo "piacere". Mi sento abbastanza disturbato dal fatto che la sua famiglia abbia dovuto vedere sbandierato ai quattro venti il suo modus operandi e che se ne troverà segnata, inevitabilmente.

Eppure, mi domando anche se non sia questo l'ennesimo segno di una società dove si deve spettacolarizzare un vizio solo se è quello di personaggi pubblici. In fondo non credo che il commercio in oggetto si regga solo sulle spalle (o sulle terga) dell'ex-governatore. E quand'anche fosse, forse non è del tutto illegittimo domandarsi quale sia la differenza (a parte quelle banali) tra Governatori e Presidenti che pagano... Insomma, tutti adesso possiamo ridere del ridicolo e maldestro protagonista assolti dalla generale ilarità e dalla condanna a 360°. E così l'Italia può parlare ancora a lungo e mantenere i riflettori su cose che interessano per gossip, mentre molte altre serie leggi stanno transitando in Parlamento.

E se anche questo sgradevole protagonista potesse ora smetterla di buttarsi davanti ai riflettori con le sue operazioni di contrizione stile Canossa, forse lo spettacolo poco edificante della sua faccia accostata a quelle di loschi individui tutti riportati nei nostri telegiornali come attori di una triste farsa, potrebbe finire...

mercoledì 25 novembre 2009

Giri di boa


Siamo un pò oltre il giro di boa di queste mie vacanze napoletane/madrilene/etc. Se mi guardo indietro, mi sembra che siano state intense e non particolarmente riposanti finora, ma nel complesso piacevoli e vivide di colori.

Ma non è il caso di fare già bilanci. Quello che invece mi colpisce, e per questo il tema marinaro, è il clima che quest'anno sembra essere insospettatamente clemente. Veramente la voglia di stare pigramente in spiaggia a lucertolarsi un pò non è così assurda in un mite Novembre. Mia Madre mi ha detto che l'ultima volta che ha visto un inverno così era il 1980, anno piuttosto infausto per Napoli e provincia. Ma la storia termica di una stagione non credo che possa avere una rilevanza scientifica...

Mi coglie inaspettatamente la voglia di navigazione. Da pessimo napoletano soffro un pò di mal di mare, e vista la mia ultima ridicola esperienza nel viaggio Palermo-Napoli, dovrei sentirmene particolarmente poco attratto. Invece guardo il mare che brilla di mille riflessi e mi viene uno strano desiderio di solcarlo... E' una cosa temporanea, ne sono cosciente. E' temporanea soprattutto perchè si scontrerebbe impietosa con la mia pigrizia. Ma per il momento me ne sto a occhi aperti a pensare all'acqua salata e a quel magnifico aspetto del mare calmo...

martedì 24 novembre 2009

Aeroporti...


Alcuni anni fa, sentivo parlare di gente che passa molto tempo negli aeroporti. Per lavoro o per vacanza, nel mondo di oggi, siamo in tanti a trascorrere un numero non trascurabile di ore in queste cattedrali semi-tecnologiche, attrezzate per diventare un mondo a sè stante... Secondo me, anche in questo caso, è possibile valutare se esista un "mondo" migliore degli altri, sperando che poi si tenda a quello.

Questa riflessione mi ha preso ieri, all'ennesimo incontro/scontro con quel luogo di tutti e di nessuno dove le migliori/peggiori rappresentazioni della natura umana vanno in scena... Visti un pò di mondi, ne posso in qualche modo fare una "classifica di impressione", basata su efficienza, comodità, accoglienza.

L'efficienza è un discorso organizzativo: sapere dove andare con cartelli chiari, eseguire le pratiche velocemente, non essere confusi.
La comodità riguarda la raggiungibilità, le attrezzature interne e esterne.
L'accoglienza è un parametro più soggettivo, relativo alle persone e alle esperienze comunicative vissute.

E' necessaria una buona sintesi di queste tre cose per avere un aeroporto che sia utile e funzionale al limite del piacevole.

Al crescere delle dimensioni, l'efficienza diviene il parametro più critico, mentre la comodità può essere addirittura avvantaggiata. Questo perchè le dimensioni dovrebbero essere in relazione al traffico, e quindi l'influenza della correttezza e dell'esperienza delle persone nell'uso della struttura diventa pesanti sulla efficienza, mentre le infrastrutture di supporto sono portate a aumentare.

Ma al di là di queste ipotesi tecnicistiche nelle quali mi sono addentrato nella mia sindrome dell'ingegnere, voglio dire qualcosa sugli aeroporti internazionali di grandi città che mi hanno deluso, colpito positivamente, fatto bestemmiare in italiano o in inglese...

Ieri Barajas, Madrid. Pessimo. Prima di tutto l'area transito e quella arrivi e partenze sono tutta una cosa, senza corsie preferenziali e con distanze fino a 30 minuti di cammino. Manco la maratona con il bagaglio a mano... Poi le indicazioni sono scadenti e rinomatamente instabili su dove, come e perchè andare... Inoltre il punto debolissimo (e qui con molti altri aeroporti...) è il controllo di sicurezza. Un solo punto di accesso con una folla abnorme e delle vaschette porta-oggetti piccole come una bacinella da barba. Sei anche costretto a prendere i contenitori prima e quindi a portartene un paio a mano con il rischio che cada tutto perchè in contemporanea spingi il bagaglio a mano. Un casino infernale con il personale scostumato e strafottente che invece di aiutare ti complica la vita... Bello il CDG di Parigi. Sia come struttura che come organizzazione. Solo un pò incasinato nelle indicazioni post-check-in, ma poi le sale di attesa per la partenza mi sono sembrate comode e rilassanti... Il suo punto forte la raggiungibilità in treno abbastanza tranquilla. In progress Napoli Capodichino, che purtroppo di una antica inefficienza sta cercando ancora di liberarsi, ma dove le aree di attesa sono chiare... Un pò convulso Fiumicino, dove le distanze sono notevoli e le aree di attesa non particolarmente comode. Il famoso Da Vinci Express di Trenitalia è poi una beffa costosa e sporca. Fantastico l'aeroporto di Zurigo. Nessuna ambiguità su dove andare e delle poltrone zebrate in un bar che superano il livello del kitch possibile fino a diventare amabili. Complicato Malpensa, ma con una gestione dei transiti che mi piacque abbastanza... Sostanzialmente progettato da un fumatore di marijuana accanito Schipol di Amsterdam: un casino per capire come e dove siano le cose e l'incredibile controllo di sicurezza di fronte alla gate che fa perdere tempo e costringe a scomodissime attese...

Il più interessante resta per me il JFK di New York: spazio immenso tale da richiedere un treno circolare tra i 7 terminal, ma con una facilità d'uso impressionante e con delle distanze ancora gestibili in termini di tempo. Una esperienza da vivere guardare la vita scorrere per tutti e i decolli in serie degli aerei diretti in tutto il mondo...

Infine dico che gli aeroporti in generale mi piacciono. Ci vedo sempre delle donne bellissime camminare eteree, truccate o acqua e sapone, ma sempre pronte a trasformare il loro viaggio in economy, una esperienza business per gli uomini. E la vita in sospeso che mi permette di leggere, scrivere, guardare film e magari parlare con qualcuno in attesa di viaggiare è sempre carica di scene al rallentatore, condizione purtroppo irrimediabilmente persa nel momento della partenza...

lunedì 23 novembre 2009

Madrid: come (non) farci una vacanza...

Ecco qui il lungo racconto di un weekend non fortunato. Se vi va di leggerlo, credo ci saranno anche un paio di informazioni che spero non vi siano mai necessarie, ma potenzialmente considero utili...

Io e mio fratello siamo partiti alla volta di Madrid venerdì in mattinata. L'Iberia già in avvio, ci ha donato generosamente un'ora di attesa non necessaria. Vabbè, stai andando in vacanza, sei impaziente, ma non vuoi sprecare energie nervose e quindi ci passi sopra. Volo tranquillo comunque, anche se ormai allineato a una povertà di cibo offerto che rasenta il ridicolo... A ora di pranzo, darti un aperitivo e basta suona male... Anche questo superato, l'abitudine fa l'uomo robusto...

Arrivo a Madrid Barajas. L'aeroporto è una bella struttura nuova, sufficientemente leggera, ma già mi puzza di disorganizzazione, se è vero come è vero che per un transito ci vogliono fino a 30 minuti di spostamento, e se il tuo aereo è in ritardo di un'ora siamo alla accensione di cero affinchè il successivo sia ancora lì... Ma di questo e di altri aeroporti parlerò in altri post...

Decisi con il nostro bagaglio a mano, andiamo alla ricerca della Metro che porta in centro. E' un servizio promettente: i treni sono puliti, evidentemente nuovi e dignitosamente frequenti con un intervallo di circa 5 minuti. Al nostro arrivo il treno non è particolarmente affollato, anche perchè siamo in moto dalla stazione di partenza. Ci sediamo allegramente e soddisfatti ci prepariamo al paio di trasbordi necessari a raggiungere il centro. Dal Terminal 4 di Barajas fino alla stazione di Nuevos Ministerios ci vuole una mezz'ora abbondante, e da lì ci dirigiamo alla linea blu, in direzione di Tribunal. La metro è affollata, non da non poter respirare, ma con un bel pò di gente. Saliamo per un paio di fermate e via in direzione Gran Via. Al momento di scendere per cambiare, un pò di spinte, ma da bravi napoletani non possiamo farci tanto caso. Il treno successivo non è male e ci attende una sola fermata. Ci siamo. Dobbiamo solo uscire e saremo all'albergo...

Ma, mio fratello mi guarda con occhi strani di sorpresa. Si tocca la tasca, dà una controllata a quelle del giubbotto che gli sta in mano, e risulta chiaro che manca qualcosa. Mi trema un pò la mano nello scrivere la parola "portafogli". Senza andare a cercare l'istante esatto, nella metro, qualche veloce spagnolo, ha operato quella arte del furto sul turista di turno... Ormai vicini all'albergo, inutile ributtarsi nel tunnel con le valigie e per trovare chi e cercare cosa?

Corriamo in stanza e partono le telefonate a raffica: carta di credito bloccata, carta bancomat pure, denuncia alla polizia, richiesta alla compagnia aerea di come procedere per volare. In 30 minuti tutto fatto, per il "modico" costo (realizzato solo a posteriori) di circa 45€. Sudati a bestia, cerchiamo di ricapitolare i dettagli:

  • Le carte sono state bloccate e quindi non sono possibili perdite di denaro da lì.
  • I soldi sono persi, probabilmente già trasformati in qualche allegra birra da movida...
  • La denuncia telefonica, raccolta in italiano (comoda caratteristica del servizio, che però mostra una preoccupante abitudine ad una criminalità che colpisce a 360°), deve essere firmata e servirà da base per le ulteriori mosse prima della partenza.
  • Secondo Iberia, per partire, bisognerà andare il giorno dopo in aeroporto al commissariato locale, dove ci faranno un documento temporaneo per volare.
Tutto ci porta alla Polizia. Ancora un pò acerbi della città, già ci troviamo a che fare con le forze dell'ordine, che però nella loro gioventù ci appaiono piuttosto rassicuranti... Dopo un'attesa non tanto lunga, firmiamo e usciamo alla ricerca di un posto dove mangiare. Bisogna aspettare almeno le 21, impone la Lonely Planet, e con i succhi gastrici azzerati dallo stress di queste ore, non è un problema girare un pò a vuoto prima di trovare il ristorante. Decido di affidarmi alla guida, ma è un errore grave questa volta: il luogo sarà anche tipico madrileno, ma puzza di fogna e il cibo non è rustico nel senso di piacevolmente rozzo nella presentazione, ma piuttosto scadente...

La movida in un altro giorno te la potresti gustare per recuperare dal cibo pessimo, ma è troppo per noi. Fuga in albergo: speriamo che la città domani con la luce ci sembri più amica...

L'albergo si rivela centrale, anche troppo: tutta la notte c'è gente che passeggia 5 piani più sotto e vocia rumorosamente. Bella questa movida... Di fronte poi una strada che congiunge direttamente la Gran Via con Puerta del Sol. Centro centro miei cari: ma perchè ci sono tante prostitute e pusher? Anche questa è movida? E poi lo strano puzzo di fogna mi perseguita: anche in camera non ne sono esente e aprire il balcone aiuta, ma non risolve...

La mattina dopo Iberia si rivela una compagnia dalle idee confuse: la "gita" all'aeroporto è inutile come ci fanno capire al commissariato. Pare che la denuncia da noi già sporta potrebbe bastare per volare lunedì. Ma siccome quelli a cui lo chiediamo sembrano poco sicuri, scatta l'operazione consolato-ambasciata. Non c'è problema: un documento ve lo diamo noi e sicuramente vi permetterà di volare. Ritiro nel sabato pomeriggio. Nel complesso giornata persa, colazione saltata e umore nivuro... Ancora un pranzo a sentimento e una cocente delusione che dovevamo presagire quando il cameriere italiano ci ha proposto la paella...

Al consolato, scopriamo che la schiera dei derubati del venerdì è ben più consistente di quanto immaginato, e che la sera prima abbiamo mancato per poco una bella festa all'italiana al commissariato. Non è tanto meglio, ma almeno una signora ci sa suggerire un buon locale per tapas che provvede finalmente a dare un pò di senso a queste strane e convulse giornate. Siamo un pò più sereni, ma non abbastanza da reggere un dopocena. Ancora albergo, ancora odori per strada...

Una passeggiata domenicale e una visita al museo dà un senso alla domenica. Siamo sostanzialmente contratti e costernati. Io porto addosso un pò di tensione che possa succedere qualcos'altro, e quindi la voglia di stare in giro decade fino al livello più infimo, che per me è il "livello Mc Donald's". Panino e patatine, Coca e dritti in stanza a dormire, obliare, in attesa del taxi (con la metro abbiamo chiuso).

Ultimo atto, il gentile tassista che ci aspetta dieci minuti prima con il tassametro acceso. Gli regaliamo gli ultimi 5€ rubati. Lo facciamo con la consapevolezza che stiamo andandocene e che fatto 30, il 31 è inevitabile...

giovedì 19 novembre 2009

Al mare a Novembre


Mentre tutta la società continua a produrre e a generare profitto incrementando il PIL (che a Napoli sarebbe O' Pil n'piett), ieri io sono stato in spiaggia. Caldo. Caldissimo se ci si riferisce alle medie stagionali. Sole. Sabbia asciutta. Mare piatto come una tavola, che quasi per non disturbarti si infrange sulla battigia senza rumore. Pigri pancioni prendono il sole appoggiati contro una bitta. Le coppie di filonari si susseguono silenziose, chiaramente nascondendosi... Insomma la giornata perfetta per alimentare una pacificazione interiore.

Con una specie di primavera intorno colorata di autunno, andare al mare, foss'anche solo per fissarlo inebetiti, è il miglior uso che si possa fare delle proprie ore. Questo alla faccia di quei fissati degli sport estremi, dello stress mascherato da relax, che non sanno fare altro che rimproverarti perchè sei un pigro. Ognuno viva come vuole, senza biasimare gli altri...

Poi aperitivo in spiaggia e buon pranzo. Il tutto condito in quella salsa sorrentina che mi mette di una malinconia dolce, cui forse è mancata solo la pennica pomeridiana...

Al rientro a Napoli, guidando, il solito stress che ti assale nel traffico cittadino, incomprensibile specchio di un caos interiore che ci portiamo dentro, con leggerezza alcuni, con sofferenza molti altri...

Non mi aspettavo di trovare una città così calda a novembre. Non mi aspettavo che il sole mi desse un buffetto di colore in fronte. Non mi aspettavo che il tempo passasse veloce eppure lento, lasciandomi il sapore di casa. Ebbene è così, e io me la scialo, pronto a avventurarmi in Spagna e poi a ritornare ancora un pò per godere quell'aria casalinga che mi rigenera nelle ossa, per prepararmi ancora una volta alle tempeste del lavoro e della vita...

martedì 17 novembre 2009

Litigi in tutte le lingue del mondo


I litigi fra innamorati o coniugati (pare non sempre le cose coincidano, anzi...), sono un fenomeno di costume di una società. Più che dalla indole dei protagonisti, la mia opinione basata su recenti esperienze, è che la lingua sia determinante. Se in italiano si "prende la partenza" rimproverando il proprio partner di guardare il sedere di un'altra, non si ha certo quell'effetto di esplosione scenografica con un corporeo assecondare la rabbia che si vive nel dialetto napoletano. E non sto parlando già del livello di contatto a schiaffi e minacce di "strascino". E' già un TU con il dito puntato che sparge terrore con un angolo di 270°...

Ancor più interessante è l'effetto che fa una discussione in tedesco. Le parole si susseguono particolarmente poco armoniose: sembra quasi che le peggiori tonalità di una lingua di per sè non particolarmente musicale, emergano selvagge. E ci si fa piccoli piccoli in attesa che una implacabile Luger venga estratta dalla fondina e il colpo alla collottola parta...

Per il francese posso solo immaginare. Però già me li vedo a accentare ogni parola, generando un fiume in piena di ì è à ù, in forma mitragliante...

Si potrebbe continuare indefinitamente, ma il punto resta che i litigi, specialmente quelli amorosi, in qualsiasi lingua, sono un momento di comunicazione basilare. Basta mettersi in ascolto attento per capire che è l'unica volta che tutto lo spettro dell'udibile e anche quello degli ultrasuoni viene toccato. Un pò come la voce di Gozzer il Gozzeriano, escono fuori i suoni dell'animo che fa paura. Ogni reazione di fronte al fiume in piena rischia di innescare una risonanza distruttiva. Fuggite finchè siete in tempo, specialmente se non siete il destinatario della raccomandata a base di fuoco con ricevuta di ritorno di paccheri, perchè l'effetto non è limitato, ma si diffonde senza pietà!

venerdì 13 novembre 2009

Ci siamo!


Sono pronto. Abbastanza pronto. Partire è un pò morire, diceva qualche canzone o qualcuno di illustre... Non ricordo... Secondo me però è anche a volte un pò rinascere. Sono passati 3 mesi dalla mia ultima visita a Napoli. 3 mesi di vita Svizzera, nella quale credo di aver stabilito delle cose importanti per me e per il mio futuro. Ho capito molto. Ho affrontato lo sfratto temporaneo. Mi sono confuso qualche volta su quello che volevo. Ebbene, ritorno a Napoli diverso, trovando credo tutto e tutti ancora una volta diversi.

Torno a Napoli anche in prossimità dell'ennesimo (con N=34) compleanno. Stranamente sono già sei mesi che dico di avere 34 anni, contro l'abitudine di non contare l'anno successivo fino al giorno del genetliaco. Sarà un segno del fatto di sentirsene di più? O solamente sto perdendo colpi con i numeri? Questo sì che sarebbe un dramma... In ogni caso, devo dire che ci sono, e che ci siamo. Mentre il mio treno personale, che non coincide perfettamente con Viaggia in Treno, resta occupato da alcuni viaggiatori con abbonamento illimitato, si allungano le ore di cammino percorse. Qualche manutenzione è stata fatta nel tempo, e mi sembra di essere ancora abbastanza in forma da poter fare della strada.

Prevedo una vacanza intensa. E le previsioni le sbaglio abbastanza di rado. La mia statistica sarebbe anche migliore se non ci si mettessero di mezzo le donne, per le quali nessuna previsione andrebbe fatta! Spero di incontrare un pò di persone, e spero di riposare, vedere e toccare di nuovo un pò della mia città. Spero anche di scansare l'influenza che sembra metta paura a mezza città. Ma per quello si può solo chiedere aiuto a S. Gennaro...

E quindi, aspettando miracoli mirabolanti, volo...

lunedì 9 novembre 2009

Istanti di ordinaria follia (Svizzera)


Oggi ho assistito a una scena che non credevo avrei mai potuto vedere in Der Schweiz. Nella sua follia, mi ha fatto sentire a casa, improvvisamente...

Eccomi sul bus in direzione della mia residenza temporanea... E' sera, scuro. Guardo avanti sereno, pronto per il mio shopping di fine giornata. Il bus mi dà tranquillità. So che niente potrà succedere. O almeno vivo nella mia beata ignoranza dei possibili tragici risvolti di un mal consigliato parcheggio... Ecco infatti una BMW serie uno che mette la freccia senza preavviso, neanche fosse a Napoli. Frena pure il pilota, senza curarsi del fatto che dietro ci sia il nostro bel bus Mercedes. Ed ecco che il nostro autista, realizzando che non potrà arrivare alla prossima fermata in tempo, si inferocisce. Senza pensarci e santiando in Sfizzero, salta atleticamente plastico fuori dal suo posto di guida che neanche Nino Castelnuovo dopo un paio di litrozzi di olio Cuore. Scatta fuori dalla porta aperta e si fionda rabbioso al finestrino del malcapitato automobilista. Il suo occhio si fa vitreo mentre spiega a gesti e con parole misurate che contengono una chiara minaccia, che se non si sposta rinunciando al posto faticosamente trovato, sarà lui a provvedere acciocchè per lungo tempo non debba cercare alcuno posto... Il pilota riluttante reingrana la prima e se ne va, rinunciando a un paio di altri succulenti posti, impaurito dalla massa del bus che facinoroso lo insegue a meno di un metro di distanza.

L'autista nel frattempo è ritornato alla guida come se niente fosse successo, nello stile di un Superman de noialtri che si lascia andare al compiacimento del suo potere... Ha sfoggiato la rabbia pubblica ottenendo il risultato, e il suo occhio scintilla di quella gioia tutta Svizzera che è l'aver sanato un torto...

E mentre ho temuto per il futuro del pilota della BMW, ho imparato che mettersi contro gli autisti svizzeri è pericoloso. Quanto meno, se soffrono di alitosi, un contatto ravvicinato potrebbe portare tristissime conseguenze...

sabato 7 novembre 2009

Situazione Maniero

Sono ormai quasi 3 settimane che sono fuori dal Maniero. Allontanarmene non é stato bello, oltre che per i preparativi che mi hanno esaurito, anche per la perdita delle mie abitudini. Ma tant'é: l'uomo é animale adattativo e anche io non faccio eccezione. L'evoluzione dei lavori sta seguendo rigorosamente il piano distribuito. Sembra che lo studio preliminare sia stato ben condotto se é vero come é vero che le date appaiono tutte rispettate. Adesso é il momento del picco negativo: bagno e cucina non sono agibili e la polvere impera. Io ringrazio di non essere lì, ringrazio sentitamente. Nel bagno sventrato, c'é stata una sorpresa inquietante: aprire la porta e vedere quella del vicino. Ecco spiegato perché a volte si andava al gabinetto in stereofonia: la parete é finta e cava, per cui l'acustica resta ottima... La cucina é stata rimossa da pochi giorni. Ora al suo posto una di quelle solite pareti di mattoni rossi e i disegni delle traccie per tubi e cavi.
É una casa silenziosa come una cattedrale e vuota, molto vuota. É stupefacente come nella mia completa appartenenza a essa, lei viva invece una vita indipendente, fatta anche di potenti escursioni termiche dovute all'assenza dei termosifoni nelle stanze "invivibili". Ci vado ogni due giorni circa, nel vano tentativo di controllare un dominio che mi sfugge. Solo il ritorno finale mi metterà in condizione di riaffermare la mia autorità sul territorio, sperabilmente non costringendomi ad una guerra di simboli...
Certo é che dovrò lottare contro i disastri predoneschi che già si sono manifestati nella sparizione dell'orologio di Ikea da 4 franchi. La pena da scontare sarà il montaggio e lo smontaggio di 80 tavoli Jokkomok comprensivi di sedie e lo smaltimento a vita dei puzzolentissimi cartoni di imballaggio, che solo dopo qualche mese hanno smesso di farsi sentire nel maniero a suo tempo... E sperando di ritrovare presto la mia vita autistica, percorro la Svizzera verso l'area francese, in una delle prime giornate in cui posso riconoscere che la mia nuova nazione di residenza é fredda...

mercoledì 4 novembre 2009

Un pò di male dentro

Stamattina alla fermata del bus, un passerotto si é posato in mezzo alla gente. Pacificamente ha continuato a saltellare facendosi i fatti suoi, alla ricerca di qualche briciola. Nessuno si é mosso disturbandolo, e ovemai lo avesse fatto, il volatile sarebbe solo graziosamente saltato un passetto più in là. L'ho visto tante volte: qui gli animali non hanno paura. Non hanno geneticamente programmato quel grilletto che li fa schizzare via ad ogni movimento dei bipedi umani.
Credo che questo valga anche per noi, che non sappiamo liberarci da quella instintiva allerta. Personalmente continuo anche qui a sentire quella frizzante adrenalina che ti fa aspettare di tutto da chi ti sta intorno. É un pò di male che mi porto dentro, insieme a tanti altri che come me, nonostante la distanza e la disintossicazione da una serie di cattive usanze, non riescono a modificare quella variazione cromosomica subita dalla radiazione della vita di città. Sarebbe bello non saltare più via ad ogni movimento che siamo noi a rendere sospetto. A volte, specialmente in viaggio, questa capacità di prevenire un pericolo é un vantaggio assoluto. Altre volte però é un inutile spreco di energie e di serenità. Mi chiedo come sia per i passerotti, e che fine farebbe un uccellino elvetico in una città italiana... Forse farebbe solo una breve e spiacevole esperienza...

Note per Viaggiatori Occasionali...

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Capotreno e Viaggiatori