sabato 29 dicembre 2012

Vacanze senza rete

Quest'anno sono venuto in vacanza dotato del mio smart smartphone e di nessun altro aggeggio che mi permettesse di collegarmi alla rete.

Certamente avevo accesso tramite i computer di famiglia, ma la cosa è andata nella direzione di un progressivo distacco dalle vie di comunicazione che pervadono la mia esistenza...

Già da qualche tempo ho lasciato Facebook a veleggiare senza di me. Credo che la ciurma dei miei amici se la sciali serenamente e non senta la mancanza del mio contributo. È dipeso senz'altro dalla mia mutata situazione sentimentale, ma anche da un progressivo decrescere dell'interesse per il pettegolezzo altrui e per quella massa crescente di "mi piace" che mostrano tutto e il suo contrario senza alcuna apparente coerenza.

La riduzione della mia possibilità di connessione mi ha inizialmente contrariato. Come una progressiva terapia di disintossicazione, ho avuto tipici effetti di sbalzi d'umore e sguardi intensi alle tastiere in giro. Poi però ho iniziato a recuperare un rapporto più sano con i bytes. Quell'attaccarsi senza scopo al pc facendo trascorrere il tempo in balzi continui tra una finestra e l'altra mi è apparso inutile. Seppure tornerò presto a farlo, ho la netta impressione che tra le altre cose, questa esperienza mi abbia insegnato che sia anche possibile essere partially offline.

Senza nessuna critica verso quell'informatica che amo tanto, penso che la rete ci rende liberi fin quando siamo noi a controllarla e a lanciarla per pescare informazioni. Se i pesci diventiamo noi stessi, immobilizzato a dibatterci nelle maglie strette che abbiamo abbracciato, possiamo credere che non ci sia un mondo alternativo.

Scongiuriamo questo rischio vivendo anche qualche tempo pericolosamente senza rete...

domenica 23 dicembre 2012

Lamentarsi dei treni. E dei viaggiatori?

Episodio surreale ieri in banchina di un Frecciarossa per Milano. Napoli con il sole è meravigliosa. Mettersi in viaggio deve essere un dolore qualsiasi ne siano le ragioni. Quando c'è il sole, pensare al lungomare Caracciolo e alla sua promessa di luce non spinge verso la stazione. Il nome di Piazza Garibaldi evoca ormai il solo pensiero di un immenso buco cantiere...

E questa è forse l'unica artificiale e stiracchiata spiegazione dell'incontro con un energumeno vestito come un pesce al cartoccio e con una rude faccia da furbo grosso, ma insospettabilmente pronto alle occasioni. Chiede dove vada il treno. Passa per Roma? Non essendo una metropolitana, le probabilità sono alte. Essendo poi un rosso AV, si può intuire che la destinazione non sia Benevento... Ma la domanda apre spazio alla curiosità sul possesso biglietto. Se devi viaggiare in genere sai che treno prendere... Ma la candida risposta è: no, ma io solo a Roma devo andare...

Ecco. L'assurdità della situazione mi ferma in gola ogni commento. Non c'è paura per la multa. In fondo carta che può essere buttata tra i fuochi artificiali. Non c'è rispetto per il servizio che tutti gli altri pagano... Insomma scene già viste. Preferibilmente da dimenticare e sperabilmente da punire.

Ma il momento topico è quando arrivano due ragazze e mostrando il biglietto all'uomo d'argento, si fanno indicare da colui che non sapeva neanche il treno andasse a Roma, carrozza e posti. Lui, felice e disponibile, le accompagna. E così scompare dalla mia vista e da questa storia.

Non so come sia andata a finire. In un'ora sfuggire al controllore è possibile e probabile. Ma mi interessa dire che questo è ingiusto. Ovviamente lamentarsi dei disservizi di Trenitalia che purtroppo ho tante volte sperimentato, resta sacrosanto. Ma tutto vale nella reciproca onestà. I viaggiatori sono responsabili di pagare il giusto e lasciare le infrastrutture come trovate. Mi sembra guardando i bagni e le carrozze dopo i viaggi che entrambe le cose siano un optional disatteso invece che accessori di serie...

Sperando in un anno migliore...

lunedì 17 dicembre 2012

Picchi comici sconfinano nella tragedia...

Lontano dalla politica e dalla cronaca nazionale per motivi vari ed eventuali, ritorno e leggo della comparsa sulla scena politica di un nuovo personaggio. Silvio Berlusconi da Arcore si presenta come leader del partito di destra. Da dove venga non è ben chiaro. Pare che la ragione che lo spinge come un fuoco sacro applicato alle terga sia il voler salvare la nazione da scelte scellerate...

Devo dire che la mia memoria forse mi fa un brutto scherzo, sicuramente irriverente, nel ricordare che un omonimo personaggio si sia presentato con lo stesso cipiglio eroico alcuni anni or sono a salvare lo stivale. Nel tempo pero' pare si sia fatto attrarre dalle lusinghe di calzature simili alla forma della nostra penisola, ma in genere indossate da ragazze di dubbi costumi che le indossavano fino a mezza gamba...

Insomma ecco un "what if" nello stile di "se una notte di inverno un viaggiatore" dove la pellicola si riavvolge continuamente raccontando ancora una volta la storia e aggiungendo un nuovo tassello, ma senza che la sostanza cambi, e con la frustrante impressione che dalla farsa comica, si vada inesorabilmente a finire nella tragedia umana. Purtroppo sembra che la pellicola sia di vecchio tipo e i colori si siano deteriorati... Cosi' alcune battute saltano e ci si trova a guardare con occhio critico l'esercizio di stile di un sistema basato su un attore prossimo alla pensione. Le trame che si svolgono e riavvolgono dietro sono sicuramente molto oltre l'immaginazione lineare di uno come me, ma le sorprese sembrano esaurite. Ci saranno colonne di fango e pioggia di altri liquidi affini, ma è probabile che il pubblico in sala inizi a protestare di fronte all'ennesimo tentativo di riproporre gag che non fanno più ridere pur se hanno destato affezione in altri tempi.

Questa profezia potrebbe essere smentita, ma tutto sommato il mondo dello spettacolo cui questa farsa è ispirata ha mostrato che dopo un po' di repliche, il pubblico si disamora. Rambo, Indiana Jones, Rocky, Starwars, non sono sopravvissute al secondo-terzo episodio senza perdere un numero consistente di spettatori ed estimatori. Anche le prime edizioni non necessariamente sono stati capolavori, ma l'occhio si è abituato e ha iniziato a aspettare sorprese che non venivano più o diventavano sempre meno sorprendenti e sempre più risibili. Promesse mai mantenute e sogni dipinti ma mai avverati...

La mia nuova sceneggiatura prevederebbe invece un ritorno alle idee e alla filosofia. La proposta di sogni che dicano di speranze e di un mondo in cui vivere dignitosamente e serenamente per contribuire a rendere le persone felici e realizzate dove questo non coincida necessariamente con ricchezza e eccessi. Una Italia che potesse ritrovare una strada per dare entusiasmo a se stessa e dove non tutto fosse oscurato da presagi foschi e mai ben chiariti come una profezia Maya. Manca poco al 21 Dicembre, e forse si potrebbe far coincidere la data non con la fine del Mondo, ma con l'inizio di un nuovo corso. Che anche i più ambiziosi trovino pace e che i potenti non siano egoisticamente guidati dalla propria borsa. Dove si torni a far parlare le persone del più e del meno e non del peggio del peggio... 

Ma io sono un sognatore di viaggi impossibili su treni ormai probabilmente già indirizzati su binari morti e destinati a fermarsi di fronte a una traversina bianca e rossa. Oppure a sfondarla a tutta velocità senza la possibilità di tornare indietro...


mercoledì 5 dicembre 2012

Delle Primarie

E quindi ha vinto Bersani per il PD. Intanto in campo avverso, sembra prevedano una riapertura del colosseo per i giochi dei gladiatori, con nessuna squadra e mille capitani di ventura.

Devo dire che mi ha rasserenato un po' il risultato a sinistra. In fondo, per quanto dovrei riconoscermi in Renzi e nella sua età e nelle sue istanze generazionali, sono invece rimasto talmente deluso dalla sua pochezza sui grandi temi, da non essere conquistato dalla sua piacioneria. Parlo chiaro: quello che voglio dai politici oggi, sono dei discorsi sugli ideali e sulla filosofia di approccio ai problemi. Poi voglio vedere come si propongono di tradurre questa filosofia in azioni più o meno grandi per la risoluzione di problemi che vanno da quelli spiccioli delle persone, alle grandi imprese e al vivere comune...

In questo senso, il sindaco di Firenze mi è parso molto meno robusto dell'emiliano pelato. Si è speso tanto su delle istanze che di sicuro vanno accolte sulla trasparenza e sui costi politici. Ma mai una volta ho visto un passo filosofico. Ho letto un po' di cose, ma non ho trovato alcuno spazio per delle idee di lungo termine...

Non so se Bersani farà qualcosa per mettere in pratica le sue prima della inevitabile caduta dovuta alla intrinseca instabilità autolesionista della sinistra. Però ho sentito parole più pensate e meno dirette al piccolo...

Forse mi sbaglio. Però ora le primarie sono passate, e la musica è solo all'inizio...

lunedì 3 dicembre 2012

Il genere umano

Ci risiamo. Scopro sempre più con orrore che il genere umano è di base crudele e egoista. Non so se essere formati in una famiglia di brave persone sia la prima discriminante, ma di certo l'ambiente in cui cresciamo può renderci migliori o peggiori.

Però non è solo questo il punto di svolta. La capacità di imparare tramite lo studio, secondo me aiuta a sviluppare la critica che un po' meno gretti ci rende. Non significa che gli ignoranti siano in massa peggiori di quelli che hanno avuto la fortuna di poter studiare. Anzi, senza forse, i più malvagi della storia hanno presunto di sapere molto. E i cattivi che sanno, generalmente sono pericolosi perché capiscono di fare del male e volontariamente lo perpetrano...

Comunque resta il fatto che i gruppi si riuniscono per colpire i deboli e eliminarli a colpi duri diretti o alle spalle. Sono subdoli e si sentono forti perché sono un branco di animali che riconosce l'odore del sangue e non sa pensare che al proprio misero interesse senza pietà per gli altri e con l'occhio corto sull'oggi. Ma domani?

Senza scomodare la giustizia divina, i buoni non sono tonti né stupidi. Hanno la possibilità di scendere al livello dei bruti, o di utilizzare strade chiare e nette che sono la lotta a viso aperto. I mezzucci e le furbizie di tanti, pagano finché il malcostume generale non finisce negli occhi di quella maggioranza di brave persone che possono giustamente stancarsi di subire. Non mi riferisco solo alla triste e desolante situazione di un'Italia dominata dal lordo impastare di mani sporche, quanto anche a eventi che mi hanno sconvolto come lo sciopero alla Foxconn.

A tutti quelli che credono che la vita sia solo sopraffare gli altri e vivere perennemente di scorciatoie e di trucchi, io dico attenzione. Prima o poi le facce diventano riconoscibili. Gli imbrogli si stringono a strozzare chi li fa. Le dita nere lasciano impronte digitali. Insomma, non sperate di passarla sempre liscia. I buoni, gli onesti, possono e devono giudicare secondo quel metro corretto di cui il mondo ha bisogno. Quel metro dove il progresso non è che qualcuno abbia troppo, ma che ognuno abbia qualcosa.

E se questo è socialismo, comunismo, o quello che volete voi, va bene. Per me è solo giustizia...

Il genere umano

Ci risiamo. Scopro sempre più con orrore che il genere umano è di base crudele e egoista. Non so se essere formati in una famiglia di brave persone sia la prima discriminante, ma di certo l'ambiente in cui cresciamo può renderci migliori o peggiori.

Però non è solo questo il punto di svolta. La capacità di imparare tramite lo studio, secondo me aiuta a sviluppare la critica che un po' meno gretti ci rende. Non significa che gli ignoranti siano in massa peggiori di quelli che hanno avuto la fortuna di poter studiare. Anzi, senza forse, i più malvagi della storia hanno presunto di sapere molto. E i cattivi che sanno, generalmente sono pericolosi perché capiscono di fare del male e volontariamente lo perpetrano...

Comunque resta il fatto che i gruppi si riuniscono per colpire i deboli e eliminarli a colpi duri diretti o alle spalle. Sono subdoli e si sentono forti perché sono un branco di animali che riconosce l'odore del sangue e non sa pensare che al proprio misero interesse senza pietà per gli altri e con l'occhio corto sull'oggi. Ma domani?

Senza scomodare la giustizia divina, i buoni non sono tonti né stupidi. Hanno la possibilità di scendere al livello dei bruti, o di utilizzare strade chiare e nette che sono la lotta a viso aperto. I mezzucci e le furbizie di tanti, pagano finché il malcostume generale non finisce negli occhi di quella maggioranza di brave persone che possono giustamente stancarsi di subire. Non mi riferisco solo alla triste e desolante situazione di un'Italia dominata dal lordo impastare di mani sporche, quanto anche a eventi che mi hanno sconvolto come lo sciopero alla Foxconn.

A tutti quelli che credono che la vita sia solo sopraffare gli altri e vivere perennemente di scorciatoie e di trucchi, io dico attenzione. Prima o poi le facce diventano riconoscibili. Gli imbrogli si stringono a strozzare chi li fa. Le dita nere lasciano impronte digitali. Insomma, non sperate di passarla sempre liscia. I buoni, gli onesti, possono e devono giudicare secondo quel metro corretto di cui il mondo ha bisogno. Quel metro dove il progresso non è che qualcuno abbia troppo, ma che ognuno abbia qualcosa.

E se questo è socialismo, comunismo, o quello che volete voi, va bene. Per me è solo giustizia...

martedì 6 novembre 2012

Storie fredde come il ghiaccio... Dal finestrino tutto scorre...

Mi è capitato ieri sera di vedere un piccolo spezzone di "Che Tempo che Fa del lunedì". Molti potrebbero volermene, ma devo ammettere che ormai da un po' non guardo piu' con piacere le trasmissioni di Fabio Fazio. Troppo piacione e accomodante lui. Troppo morbido e troppo ammiccante con tutto e tutti, mi mette a disagio. Si', perchè io non sono e non credo potro' in futuro essere purtroppo, cosi' politicamente corretto. Ho delle posizioni anche sgradevoli, e soprattutto posso avere delle opinioni e manifestarle con vigore. Questo non significa passare il confine del rispetto e del buon gusto, ma significa non accomodare ogni ragionamento all'interlocutore. E' un difetto in realtà, perchè gli altri amano vedere in te un cuscinetto, ma e' anche una scelta di rispetto per se stessi e per l'intelligenza propria e altrui...

Purtuttavia la televisione di Fazio non è certo la peggiore che si possa vedere sui canali italiani. Anzi, probabilmente è una televisione piacevole e a volte interessante. A volte anche dura. Mi è rimasto in questo scorcio un racconto di Massimo Gramellini su un professore suicida nell'Italia del precario precariato. Dove tutto pendola in un bilico assurdo tra l'incertezza e l'impotenza di non poter decidere nulla. Una persona per bene, ad un certo punto vede il nero artiglio dell'impossibilità chiudersi intorno alla sua gola e si lascia andare via. Si lascia scomparire. Gramellini si scusa per un attimo di aver "guastato l'atmosfera". Io penso che forse l'Italia abbia piu' bisogno di questa atmosfera per rialzare la testa e dire di no. Dire semplicemente che non tutto il gelo che c'è intorno a una situazione dolorosa e impossibile lo si puo' lasciare fuori dal finestrino del treno e continuare il proprio viaggio. Che è necessario aprirlo quel finestrino e farsi investire dal freddo fino alle lacrime per poi ritrovare il calore che viene da dentro che ci dia la forza di guardare oltre.

Dalla disperazione di uno, si potrebbe iniziare a parlare della ribellione di tanti. Perchè non tutto finisca in una ridicola barzelletta politica o satirica. Perchè una rabbia sana permetta di produrre delle idee e descriva delle esigenze da colmare. Quelli che sono li' a dirigere, dovrebbero cosi' imparare al di là delle truffe e delle rapine, che la vita reale insegna e pone i problemi che loro devono essere capaci di risolvere. Se non sanno come, chiedano aiuto a qualcuno, coordinino, non facciano finta di nulla. Ma si concentrino a fare quello che serve e non quello che ritengono senza ragione sia meglio.

Non so da dove sia nata la società italiana di oggi. So pero' che come nel precariato e nell'incertezza, anche gli ideali e le istanze sembrano morire. E i funerali delle idee e delle speranze ormai non si contano piu'...

lunedì 29 ottobre 2012

Incontrarsi a metà

È strano pensare che i percorsi della vita, sottotitolo di lungo corso per questo blog, siano lunghi e tortuosi al punto di incontrarsi in un ipotetico luogo a metà tra il loro inizio e la loro fine.

Fai tutto seguendo una direzione autonoma e prendendo le curve che più ti convincono. Eppure dietro una di queste svolte incontri qualcuno che ha fatto un suo percorso privato e costellato di altri mille incroci. E improvvisamente sembra che venendo da luoghi infinitamente lontani e profondamente diversi, l'unica strada che resti possibile da seguire sia quella che nasce dalla metà di quelle originali.

Nell'esaltazione del compromesso possibile e doveroso, c'è anche la speranza che ci si augura non illusoria che su quella linea mediana si costruisca una nuova e meravigliosa realtà, dove le curve pericolose si possano affrontare mano nella mano e con gli occhi attenti a non perdere di vista la strada, ma anche lo sguardo di chi ci accompagna...

E nell'essere due metà, si ritrova quell'unità che proviene dall'aver ceduto qualcosa di sè, per assumere qualcosa dell'altro, componendo un puzzle mai finito ma che continuamente si ingrandisce e si rinnova con pezzi più o meno spigolosi che nel lungo termine riusciranno a comporsi. È una ricerca senza fine terrena questa, ma che ci porta dove le strade sono complete...

Buona fortuna a chi si incontra a metà!

venerdì 28 settembre 2012

Italiani brutta gente

È un post doloroso questo che scrivo. Lo è perché è una amara constatazione di una situazione di fatto, forse soggettivamente individuata, ma con tanti indizi da diventare una profonda convinzione.

Noi italiani siamo brutta gente. Non brava come spesso citata forse ironicamente. Per me siamo individualisti e egoisti, profondamente legati alla convenienza del singolo che sempre travalica l'interesse comune. Il vivere sociale in cui siamo rispettosi e generosi nei confronti delle esigenze di tutti, è assolutamente avulso dal nostro modo di agire. Dobbiamo vivere bene, goderci le cose, passare avanti o nasconderci dietro scudi umani di colleghi, politici forti che possano a loro volta trovare vantaggio dal proteggerci con minimo rischio personale. Ma tutto ciò funziona con un ben triste "se va bene a me è il meglio per tutti". Gretti e ignoranti dell'etimologia della parola società, sappiamo sempre individuare la cosa giusta in quello che ci conviene di più. Se poi questo mette nei guai gli altri, beh, danno collaterale di poco valore.

Ancor peggio è il nostro continuo vociare di sottofondo. Con l'incapacità assoluta di mettere mai la faccia in dichiarazioni chiare, ma affidandoci a quel meraviglioso vento del pettegolezzo che ci conduce ovunque con un maligno spiffero a pressione crescente che gonfia vele inattese... L'incapacità di discutere senza fumosi e nebbiosi accenni per evitare il deflagrare di scontri violenti, ma per loro stessa natura purificanti e clarificatori, mi disgusta.

Nel mio vivere all'estero, ho scoperto un diverso modo di affrontare gli altri. Non è perfetto, perché dolorosamente diretto, ma include un interesse per il bene comune e la capacità di assumersi le proprie responsabilità. In queste due cose trovo migliori di noi molti europei, non tutti ovviamente. Ho l'impressione forse sbagliata ma netta, che i tedeschi siano un corpo compatto e sappiano parlare chiaro. È così nell'ambiente in cui lavoro. Forse è un eccesso di generalizzazione, come quello sugli italiani e sul loro essere bravi o no, ma non riesco in questi giorni a non essere disgustato da individualismo e doppiezza come segni di inciviltà e squallore morale. È un orribile puzzle che parte dalla politica per raggiungere ogni piccola vena della nazione...

La bellezza dei nostri luoghi resta assoluta, ma il degrado che la.gente sa produrre può distruggere anche l'abbacinante bellezza dell'arte e della natura... E il naufragar è amaro in questo mare...

mercoledì 22 agosto 2012

Copenaghen: La capitale delle biciclette

A Copenaghen siamo arrivati di sera. Tardi. Certo, città Scandinava e per definizione sicura, ma i dintorni della stazione sono in tutto il mondo terra di tutti e di nessuno. Con il buio è stata l'unica volta in cui trovare l'albergo ci ha messo un po' in difficoltà. Strade immense tra l'altro, del tutto fuori dimensione con 4-5 corsie di cui una quasi sempre dedicata alle biciclette...

Però alla luce del sole Copenaghen si è dimostrata varia e interessante nei due giorni di permanenza. Città profondamente marina, appoggiata sulle isole e a grandezza uomo nonostante i palazzi alti e i percorsi non lineari. Verde dei parchi, verde del mare, colore azzurro per il cielo per nostra fortuna, fresco vento, e molta gente per la strada...

Abbiamo ignorato i musei. Abbiamo visto la Sirenetta, ma personalmente ho trovato più interessante l'impianto eolico sul mare... Abbiamo mangiato leggermente meglio che a Oslo, ma sempre scandinavo. E alla fine, in questa trottola di 12 giorni, ci siamo anche un po' riposati...

I danesi sembrano godere del sole quando c'è e dei loro spazi. È un tratto comune con Norvegesi e Svedesi. In più sembrano avere una strana vena creativa che rende molto vario il paesaggio architettonico. Vedere la città dal mare è stato vederla per com'è: piatta e perciò tanto adatta a quella vita su 2 ruote che in fondo piacerebbe a tutti...

Copenaghen per due giorni assolutamente da consigliare. Un terzo giorno sarebbe per eventuali musei, o per una passeggiata in bici. Bella però, rilassata e spontanea...



Oslo, Norvegia 1, 2, 3

Dopo Trondheim è Bergen, per vedere qualcosa della vita norvegese nel suo luogo a maggiore densità abitativa e diciamo anche perché c'era un buon collegamento aereo, siamo andati per 3 giorni a Oslo.

Impatto con la città meno entusiasmante che con Stoccolma. Non credo fosse semplicemente la stanchezza di giorni intensi, ma la luce e forse una architettura moderna in qualche cosa depauperata di fascino...

E poi l'albergo in una posizione un po' equivoca e onestamente molto sotto le aspettative, ci hanno un po' interdetto. A margine di ciò, in una giornata di intensa passeggiata seguita a una notte difficile, ci è sembrato di esaurire quello che potevamo vedere. Il secondo giorno, causa pioggia ci siamo allungati in zona musei e il terzo abbiamo goduto di un certo relax nei parchi verdi e sul lungomare piacevole della città, brevemente collegandovi una visita alla galleria nazionale...

Insomma, relax, ma anche forse un po' di mancanza di idee e di offerta. Culinariamente c'è stata una buona serata, decisamente costosa, ma piacevole. Per il resto, a fronte di prezzi spaziali e varietà ridotte con delusioni multiple, ci siamo spesso accontentati di take away e panini.

Che dire di Oslo a questo punto? Una città che non ci ha folgorato. Forse troppo pieni gli occhi ancora di una Stoccolma veramente abbacinante, forse condizionati da un ambiente non ottimale e da una sistemazione da ripensare, il ricordo è avvolto di una aura di pochezza. Indiscutibili gli estremamente alti standard di vita, assolutamente apprezzabile la semplicità del fruire dei servizi, la ricchezza di iniziative e di spazi, non è rimasto quel retrogusto dolce di una visita ricca di sorpresa.

3 giorni forse troppi. Buono uno per rilassarsi in un albergo diverso dal nostro... Ma due un po' larghi per il resto.

Resta una città piacevole e serena, anche se con molti angoli bui. A posteriori in una posizione un po' inferiore rispetto alle altre due capitali visitate. Decisamente ricca, ma il denaro non è in grado di donare l'anima ad un luogo...


domenica 19 agosto 2012

Pretese irragionevoli

È tardi stanotte. Ma capita a volte anche di doversi liberare da un fastidioso ronzio cerebrale e di non avere altra alternativa che scriverne. Almeno capita a me. E stanotte è una di quelle.

Forse non abbastanza stanco, o stranamente in vena di riflessioni che con questa vacanza hanno poco a che fare, mi sono svegliato dopo quell'ora di sonno plumbeo che dà inizio alle danze. È stata una sveglia con gli occhi spalancati, con il cervello in modalità centrifuga. Una di quelle orribili perché ti sembra di avere le idee chiare per ragionare e invece trattasi solo di angosce. Quelle che rientrano nel genere ipocondriaco e che sono per questo faticose da abbattere. Con una lotta dura mi sono messo in modalità razionale a cercare una soluzione a dei ragionamenti che di razionale e reale non avevano nulla... Il risultato è stato un lungo lavoro ai fianchi che mi ha stancato molto e forse mi farà dormire, nonostante la musica disco continui a imperversare nella civilissima Oslo.

Ma il punto che mi disturba è la mia stessa pretesa del tutto irragionevole di trovare un punto di calma e di equilibrio proprio in questa notte a ragionamenti che di ragionevole non hanno nulla... Nell'autocompatirmi per l'incapacità di battere sul nascere i what if, mi arrotolo come un denso casatiello pieno di pezzi gustosi ma di difficile digestione. Fortuna che poi arriva il sonno o il mattino, quando il cervello ritorna a contatto con quella realtà che è in controllo di se stessa e dove la fantasia ha uno spazio limitato... O almeno così si spera, alle 3.24...

Buonanotte...

sabato 18 agosto 2012

Bergen e gli studenti in festa

Siamo arrivati a Bergen con un caldo sole che ha spinto tutta la popolazione locale nelle rare piscine all'aperto e addirittura al mare. Subito la cittadina ci è piaciuta. Piena di vita e piena di persone per la strada. Ricca di spazi e generosamente distesa su un fiordo profondo e tranquillo, Bergen è un paese dove passare un giorno o al massimo 2 è ragionevole.

Al mercato del pesce poi ho dato una prova di abilità prandiale che mai mi sarei più aspettato in questi tempi difficili. Ho infatti goduto di mezza aragosta, chele di granchio cotte e crude, gamberetti freschi crudi... Due piatti pieni svuotati con un gusto famelico che porterò nel cuore (e di certo nel portafogli...)...

Una nota di colore è che la settimana di ferragosto è speciale in Norvegia. L'ultima prima dell'inizio semestre all'università, apre ai prossimi studenti la possibilità di girare in gruppi travestiti in modo originale, ovviamente bere a profusione, cantare e ballare fino a tarda notte. Questo produce giornate simpatiche e ricche di traffico stradale, ma notti fastidiosamente rumorose se non si partecipa alle feste...

E quindi una notte quasi in bianco e la scoperta che in fondo, ovunque tu vada, il modo di divertirsi è diventato lo stesso, e ha bisogno di musica a alto volume, urla e casino. Va bene così, ma non se ne salvano di sicuro neanche questi perfetti paesi nordici...

E dopo, via verso Oslo. Capitale di questa Norvegia così ricca e costosa, ma anche stranamente assolata e colorata...

giovedì 16 agosto 2012

Ipocondria d'amore

E se...? E se non...? E se poi...? E se però...?

I what if sono dei killer della serenità. Sono l'ipocondria dei sentimenti. Dipingono scenari complicati e inutilmente gravi che rendono foschi e preoccupanti tutte le interazioni. Ancor peggio, proprio come l'ipocondria che si esercita sul proprio corpo, riconoscono sintomi inesistenti...

Siccome però sono delle creazioni della nostra mente, non c'è motivo alcuno per cui come queste scomode incertezze e paure si sono create, non possano anche essere distrutte... Sapere che si sta ipotizzando una realtà che non esiste, o almeno non ancora, deve anche condurre nella direzione di farla evaporare alla luce di un sole benigno...

Le ipocondrie sentimentali hanno il brutto vizio di nascere nei momenti in cui non fai altro che pensare in modo assurdo. Per esempio di notte, quando non riesci a dormire, entri nel loop del fantasticare. Siccome però in fondo l'insonnia è sofferente, subdolamente foschi pensieri sul "cosa succederebbe se", si intrufolano acuendo sensi e riflessioni senza un minimo di concretezza. Tutto sembra ingigantirsi come in un teatro delle ombre, ed ecco che sei malato di un'immaginazione psichedelica stile LSD, dove tutto è contorto e infondato, ma proprio come in una ipocondria da manuale, altrettanto vero quanto un braccio... La buona notizia è che se uno è già ipocondriaco, la può avere vinta. Sì, perché può dirsi di smetterla di dare tutto il potere alla mente che crea e distrugge... Ancora una volta, nel fare tutto noi senza dare ascolto al suono della realtà, siamo percorsi da una canzone stonata fatta di possibilità accostate senza logica, ma con una chiara matrice fosca... Insomma c'è da dirsi basta e da guardare avanti e aspettare eventi veri. La vita è sempre molto più sorprendente dei sogni e dei film...

Hurtigruten: Trondheim - Bergen in 28h

È stato un po' come trovarsi catapultati in un'altra epoca...

Inizio 1900 con qualche spruzzata di modernità ben nascosta. Sul Mare Baltico, da Nord verso sud, attraverso una terra che con il sole può apparire ospitale, ma ancora fa paura insieme al pensiero della neve e del ghiaccio.

Un vecchio battello mosso da un motore molto presente attraverso una calma irreale e attraverso canali che la natura ha saputo scavare piano, ma profondamente. Questo pezzo di metallo così umano si è arrampicato verso sud lentamente ma costantemente. Ci ha fatto scoprire e vedere i Fiordi con un occhio ammirato e profondamente rilassato. Tentati di indossare una copertina sul ponte e stare a guardare il mare per ore e ore, abbiamo sperimentato la vita di un viaggio che non ha fretta, e dove si può recuperare il valore del proprio tempo in modo rilassato...

La fortuna di essere accompagnati dal sole ci ha fatto vedere una Norvegia così piena di blu e di verde da renderla apoteosi di una natura ancora padrona. Le piccole città in cui abbiamo fatto brevemente sosta non alterano il paesaggio distorcendolo. Invece rendono tutto armonicamente integrato in colori forti necessari a contrastare quel grigio immaginabile durante un lungo inverno...

Hurtigruten è una compagnia storica in quest'area. Sebbene sia costosa, il servizio è stato ineccepibile e la cabina comoda abbastanza da poterci dormire. È un'esperienza già di per sé. E probabilmente la migliore per chi il mare lo ama...

Lascio qui anche il saluto di un branco di delfini. Nel loro habitat sono emersi e scomparsi seriamente, senza ridere... E tutto sommato ci sono sembrati felici...


mercoledì 15 agosto 2012

Trondheim: ovvero Norvegia del Nord

Da Stoccolma a Trondheim in aereo ci sono volute un paio d'ore, anche perché uno scalo ha allungato il brodo. Tuttavia l'idea di andare in quella città derivava fondamentalmente dal piano di prendere il traghetto verso sud. Andare a Nord per poi ritornare giù, nella mia visione un po' troppo ottimizzata, era piú efficiente. Però c'era anche il discorso di non voler stare a Nord molto a lungo. Buona la scelta di non spendere più di mezza giornata a Trondheim. Vista la cattedrale e fatti due passi in giro, ci domandavano davvero che cosa fare non avendo reti e mense per pescare... E dire che abbiamo avuto credo la fortuna di capitare in uno dei giorni più caldi dell'anno...

In realtà forse abbiamo mal dimensionato le nostre attese provenendo da una perla come Stoccolma. E poi le guide, finanche la mia affidabile Lonely Planet, ha la disdicevole tendenza a esagerare l'importanza di posti fondamentalmente dimenticabili abbastanza velocemente. Insomma, Trondheim per mezza giornata va molto bene. Di più probabilmente richiede un buon libro e una bottiglia alcolica per passare il tempo...

La prima impressione della Norvegia è quindi di un paese fatto senza dubbio a dimensione d'uomo, ma di un personaggio con prima di tutto un portafogli enorme. Il costo di una cena semplice è stato di felicissimi 50€. E il cibo onestamente non ha incontrato il mio favore: un pesce simil baccalà che aveva avuto un incontro decisamente intimo con il sale da conservazione, quasi mi ha drenato tutta l'acqua corporea. Poco altro su dei menù che, vale un po' in generale finora, contengono un po' troppe poche linee...

D'altronde la preponderanza della natura è commovente. Verde perché ora è estate e probabilmente tanto bianco d'inverno, rendono questi luoghi l'apoteosi del relax... Ma di questo parlerò meglio nel post sui Fiordi ancora in gestazione...

I colori caldi delle ore passate in città mi hanno stupito, e onestamente non mi aspetto siano la regola... Purtuttavia hanno dato una luce straordinaria a tanto che forse appare normalmente più grigio...

E parafrasando i REM, vale "Leaving Trondheim is very easy", specialmente se vieni dal sud...


domenica 12 agosto 2012

Stoccolma 3: Indicazioni pratiche

Dopo le sensazioni, un paio di note pratiche a futura memoria.

Per l'albergo, io sono stato fortunato a trovare una buona offerta per una camera che da singola poteva essere trasformata in doppia grazie all'uso del divano letto. Un 4 stelle che dire centrale è poco, mancante di vista mare, ma piacevolmente gestito e organizzato. Un quattro stelle a livello Italia direi... Altrimenti i costi salgono, ma sinceramente stare in centro d'estate non è indispensabile. Ci si muove benissimo con la metro e i bus, pur non avendoli presi, sono numerosi.

Per gli spostamenti, come accennato, i mezzi pubblici (metro o bus) mi sembrano efficienti. L'auto non mi sembra una buona scelta in città: il traffico è sì regolare e regolato, ma ci sono moltissime aree pedonali e lunghi giri. Ma l'alternativa estiva a mio parere migliore è la bicicletta pubblica. 20€ per 3 gg e delle regole semplici. Se si è in centro e si vuole esplorare il lungomare o qualcuna delle isole più vicine, facendo un po' attenzione alle pendenze di alcuni punti, si viaggia proprio bene e ci si gode i panorami...

Mangiare? Non posso dire di essermi entusiasmato per la cucina locale. Poco di Tipico con la T maiuscola. Qualità non male, ma di certo non a buon mercato. Servizio gentile, ma generalmente abbastanza lento. Menù corti. Apprezzabile il fatto di poter bere l'acqua del rubinetto senza spendere quindi sproposito per una inutile minerale.

Per arrivare e andar via, tutta la vita Arlanda express, che d'estate costa anche la metà.

Per uscire la sera, un occhio agli eventi. Sembra che la città ne abbia parecchi. A me è capitato un bel concerto gospel open air con uno spettacolare sfondo del mare...

A tutto questo aggiungerei solo che è necessario parlare inglese, ma questo è anche sufficiente: i locali lo parlano come se fosse la loro prima lingua e non hanno difficoltà a accettare qualche strafalcione. Sono mediamente simpatici e aperti... O forse è stata solo fortuna...

E domani, next step...

sabato 11 agosto 2012

Stoccolma 2

Dopo un primo giorno di sorpresa dell'organizzazione, è arrivato il tempo del fascino che ti ammalia. Questa capitale Scandinava dai molti e complicati volti, si rivela piena di scorci sorprendenti e magnifici. Distesa su tante isole come Venezia, moderna architetturalmente come Berlino, pulita quanto è più di Zurigo e verde come campagna. Aggiunge a tutto il mare e un volto in espansione. Il turismo che non tedia e non soffoca. La gentilezza e l'internazionalità di un inglese decisamente equivalente alla lingua locale...

La libertà di sentirti sicuro per ogni strada e un modo di indicare le cose che rende difficile sbagliare. Non il paradiso per tutti, soprattutto se si pensa ad un lungo inverno che arriva presto e va via tardi... Però un luogo costruito a dimensione di molta umanità. Chissà se può piacere agli stranieri importati per lavoro.

Però a questo straniero importato per turismo, alla partenza probabilmente la voglia di tornare...


venerdì 10 agosto 2012

Stoccolma 1

Sorprendente capitale nordica. Mantiene tutto quello che promette: organizzazione, pulizia, sicurezza e servizi. E se lo dice uno che vive nella Svizzera Tedesca, forse c'è da crederci...

Si arriva e si viaggia come su un tappeto d'olio. Non si scivola risvegliandosi per terra, perché la realtà è proprio quella di una città grande, ma bene organizzata e ricca di tanto. Ricca di soldi, inevitabilmente, ma senza uno stucchevole compiacimento e con gli occhi aperti. Culturalmente varia, tecnologicamente estrema. Simmetrica e asimmetrica allo stesso tempo, mai sembra inutilmente bearsi della sua bellezza.

Certo con il sole tutto è più bello, ma c'è da credere che la luminosità di questo luogo non muoia del tutto d'inverno. Soprattutto con quell'odore di mare che tanto manca a chi il mare lo vive come una fonte di energia...

Gente che cammina senza mostrare stress. Calma serafica con un pizzico di decisione. Sport all'aperto e in due passi sei nel profondo verde... E tutto accessibile a tutti.

Ci vogliono i soldi qui, ma evidentemente li hanno in tanti... La povertà non si insinua nelle strette maglie di una capitale europea che vale un hop. Forse meno ricca di storia e di cose da fare di altre, ma indubitabilmente al limite della più grande vivibilità in standard europeo. Un gioiello da cui copiare...


giovedì 9 agosto 2012

Verso Nord

Eccoci partiti. Io e mio fratello al primo step di una serie non troppo lunga, ma sicuramente impegnativa di hops.

La nostra direzione in ogni passo sarà verso Nord. Ma i passi ho intenzione di raccontarli uno per volta. Perché un viaggio è fatto di momenti reali e non di ipotetici e sognati programmi che di fatto non assumono la consistenza della realtà...

Ebbene Napoli-Roma in treno con un Alta Velocità stranamente confortevole... La solita rumorosa bambineria. Meno molesta per me dei tremendi inesauribili chiacchieroni in trasferta verso tutto un mondo di destinazioni. E poi con Bruce nelle orecchie e un Blog da scrivere, questi km volano veloci.

Alla partenza è importante per me pensare a quello che ci lasciamo alle spalle. Sarà che la storia ha un valore assoluto nella mia filosofia di vita, ma ho bisogno di sapere cosa ho vissuto per poter godere di quello che vivrò.

Ed eccomi a ripensare a una Svizzera lasciata da pochi giorni, e che mi sembra comunque lontana anni luce e dispersa in un bagliore colmo di chiaroscuri... Di una Sorrento colma di luce e di odori. Dei giorni magici lì, iniziati in famiglia e proseguiti con un animo pieno di momenti indimenticabili a volare al di sopra di ogni nuvola..

Svegliarsi poi da un tempo denso e dolce che lega con dei lacci di seta piacevoli e resistenti. Ma non per tornare indietro, quanto per andare a scoprire un mondo nuovo. Nella serena consapevolezza di un momento che verrà presto, un intermezzo di viaggio che porta verso Nord. Terre fresche, per sfuggire a un'afa che annebbia i pensieri e che rende difficile a volte stare insieme agli altri, anch'essi accaldati e bollenti e per questo anche insofferenti e impazienti. Ed è probabilmente meglio sfuggire al caldo doloroso e trovare un riposo fresco... Quello verso Nord, tra mari freschi e soli magari un po' incerti, ma anche sorprendenti...

Voli, treni, navi, biciclette e piedi. Senza affanno, con il cuore pieno di sentimenti e la testa pronta invece a riempirsi di sensazioni e ricordi...

Via verso Nord!


sabato 4 agosto 2012

Il cafone volante...

Eccolo qui. Seduto di fianco a me non ha smesso di parlare per un singolo minuto continuativo. Mente brillante forse, visto che attenta a tutti i minimi dettagli del mondo intorno, li registra e li commenta e cerca forse anche di trovare una forma di pace.

Ma più probabilmente devo dire un cafone che sarebbe capace di frantumare anche i cuscinetti a sfera di una gru. Se fosse solo la loquela interminabile, si potrebbe anche sopravvivere dignitosamente. Ma anche nell'interazione con gli altri, emerge una focosa e rabbiosa insoddisfazione volgare. Appena scopre di non poter pagare con la moneta che preferisce, inizia a sgranare un pericoloso rosario di bestemmie inatteso, folkloristici, ma gradevole come l'odore della fogna di Calcutta.

È un tipico italiano di oltre confine. Fa il paio con l'altro furbetto che in maglietta slabbrata I love Ibiza, catene d'oro, legno, lacci multicolori, pantaloni altezza natiche e lampada d'ordinanza, ha superato mezza fila. Sentirli parlare in francese e in tedesco è quasi ammirevole. Ma poi se improvvisamente passano all'italiano, ecco emergere il dialetto, quello penoso e greve. Il loro linguaggio toglie tutta la poesia a una lingua che miracolosamente può divertire e commuovere con le sue espressioni colorite, ma anche tanto efficaci. Restano pochi e distanti echi di quella meraviglia sonora. E la furbizia e la durezza di un cerebro diseducato al buon comportamento, ma non di certo stupido, tutta emerge in questo panorama cacofonico.

Constatazioni di evidenze le mie. Rispetto per la vita più o meno difficile di ognuno. Ma non è semplice non aver imparato quello che vedo in loro. È una durezza d'animo e di cuore. Un triste egoismo e irrispettosa reazione di forza a qualsiasi cosa essi trovino contro il loro operare...

Insomma, che tristezza...

L'inizio di un viaggio

Sempre un momento complicato la partenza. Logistica estrema, grandi attese, ansia da mezzo pubblico, desiderio che inizi misto alla tristezza di lasciare il nido caldo e la confortevole routine.

Ed è così che stamattina, mentre scrivo, sono in questa vuota e improbabile stazione Svizzera, con pochi compagni vivi che non cinguettino e abbiano le ali...

Sento lo stress di qualche mese senza periodi lunghi di ferie, in qualche modo calare a rendermi desideroso solo di un periodo di libertà e disintossicante. È un po' quello che vorrei da questa vacanza girovaga alla luce del sole lungo delle estati nordiche. È un po' un desiderio di girare i tacchi e tornare a casa mia e addormentarmi per una settimana dimentico di tanto, forse di tutto...

Ma tutte le sensazioni controverse che ci pervadono sono segno di uno stato di libertà. Il tempo delle pippe mentali. Il tempo di scrivere su questo blog e raccontare il mio viaggio per parole e immagini come un reporter di mezza tacca...

Il tempo per me sempre scandito dall'anno scolastico ben più che da quello solare, mi dice che è già trascorso un pezzo lungo dall'ultima volta che sono stato via per lungo tempo dalla terra di Heidi. È un momento di bilanci? Per certi versi sì. Ma è bene tenerli per me, per non correre il rischio di perderne il dolce sapore. Posso dire però che questa estate è nettamente diversa dalla scorsa in positivo. Periodo felice dal punto di vista personale e da quello professionale. La probabilità che tutto questo continui e che io stia bene, e che anche i miei cari lo stiano, sembra non trascurabile. Ma da bravo scaramantico scientifico, non lo dico troppo, perché anche se non è vero, la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo...

Non so se ho veramente dei lettori rimasti. Troppo poco il mio contributo di articoli di recente. Ma per coloro che vorranno, il mio viaggio sulle strade lo troveranno anche in queste pagine...

E ora, come sempre, fischio!!


sabato 28 luglio 2012

Qui e ora

Essere in un luogo dell'universo alternativo che ci circonda inconsapevolmente potrebbe essere sorprendentemente simile a essere dove siamo. Cosa ci dice che non ci siano altri noi, duplicati o completamente diversi esseri che attraversano altre peripezie e che pure vivono allegramente con il nostro stesso approccio? Non ce lo dice nessuno, vero, ma perché crederlo?


Il punto é fondamentalmente che ci sono momenti nella vita in cui non si riesce a porsi la domanda del "What if"? Siamo dove siamo e lo siamo proprio in quel momento specifico. E vorremmo essere da qualche altra parte? La mia risposta di oggi e delle ultime ore é un assolutamente definitivo no.


Vivo come mai prima la sensazione di aver fatto un viaggio sui miei vagoni per poi semplicemente scendere in una stazione dove prendere il treno su cui mi trovo ora. Tutte le certezze da rimettere in discussione per un appapagnato come il Capotreno sottoscritto, possono essere fonte di ansia e di paura. Ma la scelta consapevole di salire su una carrozza dove la porta é stata aperta fermamente e con un viaggio che non solo vale la pena, ma ogni giorno offre qualcosa di straordinariamente nuovo e intenso da vedere e vivere, ripaga di quel piccolo sacrificio della propria routine. Essere in viaggio è già una emozione straordinaria e immaginare di poter scegliere la propria destinazione è una sfida da vincere con le paure del caso.


Ricordando che i nostri viaggi ci fanno diventare noi e che solo chi percorre binari nuovi può scoprire la sua via, si scacciano le paure e ci si domanda se ci sia mai stato nient'altro per cui sia valsa la pena di vivere... E la risposta é forse sì. Ma oggi, si vive per questo viaggio. Senza se e senza ma...


E un fischio nuovo, delicato, e soffiato con un fischietto più condiviso, mette di nuovo in moto queste carrozze...

martedì 17 luglio 2012

Rinunciare alle rinunce.

Ci sono molti stili di vita, molte filosofie, molte religioni che esaltano la rinuncia. Sostengono nobiliti, riconoscono la sofferenza che ne deriva, ma in una visione escatologica, la rinuncia sembra essere un passaporto potentissimo per qualsiasi destinazione e un boost up per tutti gli obiettivi.

Raramente mi sono posto il problema di cosa fossi disposto a cedere, non perseguire in nome di un interesse più grande. Generalmente ho affrontato la questione diversamente: quello che dovevo fare per primo, quello che volevo fare per secondo, quello che potevo fare a chiudere il cerchio. È stato così quando studiavo: lì sì ho rinunciato a tantissime cose. Quei vuoti temporali e spaziali sono rimasti incolmati. Non rimpiango la scelta perché non lo è stata: era la logica del dovere, applicata senza sconti.

Però finita quell'epoca è arrivato il tempo della consapevolezza che ci fosse un'altra via. Quella del volere. È anch'essa una via difficile. Capire cosa desideriamo non è banale e a volte anche più doloroso del seguire quella via segnata dal dovere... Però poi è una via in discesa. Che fa sentire bene e male allo stesso tempo. Bene perché per un attimo possiamo padroneggiare il nostro destino. Dall'altro lato, perdere di vista il dovere e il potere è un rischio... Purtuttavia la mia disquisizione nasce dalla riflessione che è il mio momento del Volere. Il dovere e il potere sembrano scesi di un gradino, e mi rifiuto di farli risalire su finché non sia strettamente necessario. Contro ogni ragionamento troppo razionale sto facendo passi decisi per essere dove, come è soprattutto con chi voglio. Chissà perché dire che sto assecondando i miei desideri ha un'accezione sociale meno positiva di dire che ho un sogno. Mentre the Boss canta Working on a Dream, io faccio il manovale e senza fatica ma con energie che non mi conoscevo, guardo ad un futuro scandito da tanti piccoli ma intensi passi. Nessuna strada già tracciata, ma la possibilità di scegliere la propria direzione con uno sguardo e con parole sincere... Volendo, non dovendo, ma sperabilmente rendendo possibile... Rinuncio a rinunciare: si puó!

venerdì 6 luglio 2012

Tenerezza

Credo che per gli uomini, essere tacciati di dolcezza sia un po' come assumere che abbiano a che fare con i dieci piani di morbidezza... La mascolina sensibilità viene intaccata dalle visioni delicate. Una rude, vigorosa e automaticamente virile stretta di mano è il massimo che un maschio adulto nella nostra cultura può ammettere.

Sono le donne che devono detenere il predominio degli atteggiamenti teneri. O almeno, nella filosofia più popolare, gli atteggiamenti rudi sono considerati la normalità nel sesso che ha gli attributi esterni al piano di sotto...

È strano in questo senso che questo condizionamento antropologico sociale non venga meno. Nella rivoluzione delle posizioni che negli ultimi 50 anni ha scosso i rapporti di forza tra il sesso debole e quello forte, rendendo questo stesso concetto del tutto anacronistico, sembra che il maschio continui a dover fare l'uomo. E la domanda che mi viene è quanto durerà questo ancora? Cioè, pur supponendo che questo sia giusto, cosa alquanto discutibile, riusciranno i nostri eroi a nascondere a tempo indeterminato di avere anch'essi dolcezza e tenerezza da voler condividere? Ed è giusto sia così? Ai posteri la sentenza? Per parte mia, purtroppo, ho un atteggiamento ambivalente. Da un lato riesco bene a nascondere il mio aspetto più budino al cioccolato. Ma dall'altro mi scquacquereo facilmente quando il mio coinvolgimento è tale da non lasciare spazio al controllo mentale... Bene o male che sia, mi devo accettare? Forse sì, perché in fondo anche la cioccolata amara ha in sé molto zucchero... be

mercoledì 4 luglio 2012

E tutto improvvisamente cambia...

Dopo quasi tre mesi torno a scrivere sulle mie rotaie... Un'assenza semplicemente indolente la mia. Motivi per scrivere ne avrei avuti, come sempre un logorroico come me ne ha, ma la motivazione mi è mancata insieme al tempo per sedermi al pc e fulminare la tastiera con una battuta veloce e irregolare...
Stamattina però approfitto di una mezz'ora d'attesa al garage per digitare... Potrei parlare di alta politica, di sport, del meteo...  Tutti temi ricorrenti e importanti per le loro conseguenze sulla nostra vita, ma in questo momento mi sono così distanti che non riesco a focalizzarmici...

Sì perché in qualche settimana, mi sembra che tutto il mio mondo abbia iniziato a ruotare in un senso inatteso e del tutto incontrollato. Non scriverò la ragione di questo sconvolgimento, peraltro facilmente intuibile, ma mi interessa parlare in generale della luce che gli altri possono gettare su di noi... E' da molto tempo che predico a me stesso e in giro, l'importanza di dare e ricevere sempre una possibilità. E' stranamente insito nella natura umana e specialmente nella natura di questo capotreno che scrive, la tendenza a scoprire prima i problemi e poi le opportunità. Se considero la mia palestra piu' attiva l'ambiente lavorativo, è indubitabile che li' ho imparato quanto sia necessario e importante stravolgere il proprio approccio e guardare prima in positivo per poi pian piano rendere i propri progetti realistici...


Tutto questo potrebbe sembrare un discorso freddo e razionale, ma invece non lo è. Nell'iniziare qualcosa di nuovo, nello scegliere di lanciarsi con la possibilità di rimanerci male o peggio di non rimanerci affatto, c'è tutto quel mistero e quel rischio di cadere nel vuoto e farsi male atterrando sulla ruvida terra. Ma se invece incredibilmente su quello spigolo ci si riesce a stare bene in equilibrio e se il proprio spazio tempo si flette ordinatamente secondo un desiderio come in un sogno particolarmente vivido, ecco che forse non siamo piu' quelli di prima, e in un istante intenso e sublime non sappiamo piu' quali siano le nostre certezze e se ce ne siano rimaste. Eppure ci sembra che quei stessi punti di riferimento non ci servano piu', e che forse non siano stati mai veramente necessari... Discorsi difficili, come tutti quelli che riguardano i sentimenti. Spiegare ha i suoi limiti. Il treno ha preso uno scambio, smettendola di girare intorno a se stesso senza trovare la propria via di uscita. La marcia è veloce e il vento caldo sembra poter attraversare i finestrini e raggiungerci... Tanto percorso da fare, ma il desiderio che il sole continui a batterci in volto e a farci anche socchiudere gli occhi...


Perchè tutto cambia, e all'improvviso, non siamo piu' un chiaro io, ma uno sfumato, ma molto dolce noi...

lunedì 16 aprile 2012

Diaz. E gli ultimi anni di rumoroso silenzio.

Ieri sera sono stato al cinema qui in Italia a vedere Diaz. Weekend intenso: avevo anche visto lo scorso venerdì il film sulla strage di Piazza Fontana. Però è quello una pellicola certamente sconvolgente, ma meno violenta di quello relativo ai fatti di Genova.

Non voglio aprire adesso una discussione sull'episodio. Le condanne giudiziarie, i fatti chiariti e le testimonianze varie, mi sembra che possano dire la verità su quello che è accaduto. Non mi va di scagliare la pietra contro gli esecutori. Certo più mi piacerebbe che coloro che hanno preso le decisioni fossero stati meglio puniti, ma l'Italia è un paese in cui il salvataggio del potente è una conseguenza inevitabile del suo status. E' forse per questo che tanti aspirano a entrare in politica: non gli interessa il bene comune, quanto l'immunità e i benefici scritti e non scritti che si acquisiscono in un approccio servile verso chiunque possa muovere in modo più o meno lecito delle leve comode...

Ma il punto che mi ha più disturbato di tutta questa faccenda è stata la mia personale (e quella di troppi altri) narcolessia di fronte agli eventi. Certo ricordavo vagamente che il G8 di Genova fosse stato un disastro, che fossero successe cose gravissime, ma non avevo un quadro relativo alla violenza dell'evento. Forse la mia disattenzione di allora, troppo concentrato come ero sul finire i miei studi e passare oltre... Colpa mia. Ma solo colpa mia?

Purtroppo ho il dubbio di non essere stato il solo addormentato dall'informazione controllata del nostro paese. Ho rivisto una compromettente conferenza stampa del Presidente del Consiglio di allora, un certo Silvio Berlusconi di cui oggi tutti sembrano ricordarsi poco. Un uomo che l'informazione la sa creare e gestire meglio di chiunque altro in Italia e che se la batte con diversi nel mondo. Ho visto una rappresentazione che può essere oggi di parte, ma che ha avuto dei riscontri giudiziari importanti e non confutati. E a quel tempo, forse per lo shock o forse perchè come al solito si è saputo premere i tasti giusti per rendere tutto silenzioso, l'onda dolorosa di quello che era successo tra Diaz e Bolzaneto non si è infranta su tutta la società italiana.

In un clima impossibile, in cui la paura si è presa l'intelligenza di tutti, specialmente delle forze dell'ordine, quello che è accaduto non ha avuto un controllo da parte di chi la calma la deve mantenere e la gestione di sè e dei suoi è tenuto a conservarla. Però poi un meccanismo perverso di blocco informativo, di amnistia generalizzata, di silenzio sporco, ha fatto in modo che la gravità di quello che è successo non si trasferisse ad ogni strato di una coscienza civile che doveva potersi ribellare. Quello che mi ha atterrito è che non ci sia stata abbastanza storia che dicesse un no alla sospensione dei diritti civili. Ad un comportamento che ha messo a rischio la vita di persone indifferentemente colpevoli e innocenti. Sono da sempre contrario alla violenza in ogni sua forma e da ogni parte provenga. A maggior ragione lo sono nel caso in cui siano i nostri rappresentanti a rendersene protagonisti. E' un discorso analogo alla pena di morte: se uno ha ucciso, non per questo la società civile può rendersi artefice di una vendetta e essere responsabile di una nuova morte. Se gli altri sono violenti, la risposta non può e non deve essere il dente per dente, ma il controllo e la professionalità senza lasciare spazio alla sola emotività, devono essere garantiti in persone che devono proteggerci con delle armi.

Ma negli ultimi anni, siamo rimasti tutti troppo anestetizzati dalle vacue discussioni di mutande e denaro di un solo uomo e della sua corte di pericolosi giullari, perdendo il contatto con fatti realmente tragici come in questo caso. Il dubbio atroce è che anche gli altri politici si siano persi dietro i percorsi a bassa resistenza di quel parafulmine assoluto che ha distolto l'attenzione pubblica (non un'opinione che purtroppo è dispersa ormai chissà dove) da quello che gli era scomodo...

Che tristezza... Ma anche che rabbia...

venerdì 30 marzo 2012

Finire con Fede

Non di rado mi getto sulla notizia del giorno. Se lo faccio è perchè qualcosa mi colpisce, ma soprattutto innesca una di quelle riflessioni piu' generali che tendo a condividere pensando irragionevolmente che a qualcuno possa interessare la mia opinione...

Dunque è finita l'era del Fido Fede con un suo TG. Rappresentazione da sempre grottesca dell'informazione e specchio di una spettacolarizzazione di tutto e di tutti. Con la sua maschera stirata come una camicia sintetica e quei suoi milioni di ammiccamenti, il giornalista era scomparso da tempo. Ma accanirsi su di un uomo che da anni era immagine di una politica del fatuo e del vuoto, probabilmente anche non per sua colpa, ma perchè "lo dipingevano cosi'" i caratteristi del Boss, sarebbe ormai anacronistico.

Quello che mi fa pensare è invece il fatto che questa cosa nasca oggi improvvisa, come un colpo di coda del biscione. Senza cercare la dietrologia a tutti i costi, la scelta di scrollarsi di dosso il vecchio incartapecorito simbolo della televisione di partito, è stata ponderata. In un ex Presidente che ha ancora molti e molti mezzi per ricomparire sulla scena politica, albergano infinite capacità di calcolo. Se lui continua a ritenersi immortale, non altrettanto pensa e giudica i suoi fedeli scudieri e compagni di ben altro che merende. Il delfino siciliano (un po' anch'egli tonno abbronzato), avrà proposto questo come gesto di smantellamento di un apparato che ormai non funziona piu'. In un'ottica di rinnovamento dell'immagine, ma non certo dei contenuti, bisogna lasciare per strada i pezzi da museo che non incensano piu' favorevolmente, ma ricordano eventi infausti, producendo una puzza sulfurea di certo sgradevole.

Ci sarà stata una telefonata. Probabilmente neanche diretta. Qualcuno avrà detto, con dei giri di parole neanche troppo sofisticati: "Caro direttore, ti ringraziamo per i tuoi servigi, ma adesso dobbiamo dare spazio a facce nuove e a nuove idee fresche e strategicamente produttive". Il duro colpo, sicuramente non inatteso, sarà stato assorbito con un debole: "Ma questo tg l'ho fondato io e dà ancora buon frutto. Possiamo migliorare. Cosa vogliamo cambiare?". E la risposta in stile un po' aziendale (ma direi piu' in generale da organizzazione di ogni tipo) sarà stata: "Direttore, è il caso che tu ti goda i frutti del tuo duro lavoro. Non ti mancano i mezzi, riposati. Riposa a lungo con un viaggio per il mondo..."

Il tempo trascorso dallo scandalo dello smutandamento avrà permesso di minimizzare la possibilità di ulteriori ripercussioni. Quindi, possiamo attenderci serenamente di non vedere per lungo tempo il volto Fedele. Ci saranno ancora avvenimenti interessanti da qui alle elezioni del Presidente della Repubblica. La scommessa vera di Berlusconi resta il Quirinale. Riuscirci sarebbe per l'Italia una beffa enorme, ma il masochismo nazionale potrebbe non aver toccato il suo fondo. Nelle sale oscure del potere, in quelle conversazioni melliflue che tanti film hanno rappresentato purtroppo seriamente, la partita a scacchi continua. In fondo si è sacrificato un pezzo importante, forse un alfiere, ma per aprire il gioco a uno spazio nuovo condotto con cavalli e torri...

Non resta che guardare e restare attoniti di fronte agli eventi. I conti dei fedeli e dei traditori, degli ostacoli e delle opportunità, proseguono ad un ritmo costante scandito dal suono di quelle macchinette conta soldi che continuano a cercare inutilmente di finire di quantificare il denaro dell'ex Presidente. Ne è conscio anche il nuovo Front-Man dello spettacolo di quella politica che desidera il potere per guardare agli affari propri e personali. Conosce il rischio, ma sta aspettando il momento buono per buttare il re giu' dalla torre senza sporcarsi le mani. Da Giulio Cesare in poi, la storia ciclicamente si ripete. E noi italiani sembriamo non imparare mai. Deve essere un virus tremendo quello del potere: rende ciechi, sordi, paranoici e soprattutto soli.

P.S.: Ma lo sapete che non si trovano foto di Coppia su internet... Strano...

giovedì 29 marzo 2012

Memorie di un Weekend

Eventi incredibili che si manifestano improvvisi, ma che vanno immortalati a caratteri piccoli e fitti per non rimanere solo in bit di immagini piu' o meno a fuoco, ma in parole scritte da una mente poco lucida...

E' stato cosi' il sabato 24 marzo 2012, data scolpita nella memoria quanto quella dell'8 ottobre 2010. Non puo' essere un racconto dettagliato il mio. Filtrato attraverso dei liquidi pensieri un po' colorati tra l'arancione spritz e il rosso Salice, il ricordo non è in sequenza e mi giunge alle orecchie rumoroso ma vivido e felice.

Siamo entrati nel locale sulle note di una Streets incantata in un Joshua Tree che sopravviveva al nostro assalto. Pochi minuti lasciati al vino, e ecco che il cibo ha iniziato a piovere sulle nostre tavole come una cascata inarrestabile. Tavolate splendide di persone sorridenti, felici di esserci e di ritrovarsi. Battute a raffica in un casino da stadio. Via di fritto. Via di musica. Via di vino...

E poi lo spogliarello impazzito, i racconti di Bono, la documentazione live imbarazzante per numero e per qualità. E i commenti a 360  gradi di angolo e di temperatura... Esibizioni corali che rendono la musica veicolo spaziale nell'orbita degli incontri che potrebbero essere arricchiti da un concerto dal vivo, ma che già cosi' sono stupendi momenti simili a una tempesta elettrica...

Essere in quel momento parte del gioco è un dovere, un piacere e un bene grande, in quell'abbraccio che ha reso tanti di noi ONE...

Mentre ci avviciniamo allo scadere di una settimana dall'evento, mi ritornano negli occhi una serie di immagini che non sono su nessuna macchina fotografica che non siano le mie retine o che io non stia inventando. Un venditore di rose, dei cioccolatini, degli abbracci sinceri, dei sorrisi illuminati, dei vitellini e delle pecorelle, dei profumi di cibo e delle donne bellissime... Passerà del tempo prima che si ripeta perchè è cosi' che succede.

Pero' io credo sia fantastico tenere ancora per un attimo un ricordo per sentirne il sapore dolce e amaro, e a tutti voi che leggerete, la dedica di un attimo speciale...


domenica 11 marzo 2012

Dipendenze e indipendenze

Ho sempre odiato le dipendenze. Forse in passato devo anche averne scritto, ma stasera non me ne ricordo... Posso solo dire di aver lottato e battuto una serie di cose che mi si erano appiccicate addosso e che avevano iniziato a rubare troppe delle mie risorse cerebrali...

Ho parlato di cose, e su quelle credo che l'indipendenza sia cosa sacrosanta. Ma proprio perchè nella categoria "cose" non si possono far rientrare le persone (o almeno una discreta quantità di esse...), faccio un degno distinguo. Per le persone sviluppo delle dipendenze da cui non voglio liberarmi. In genere stabilisco dei legami forti, dei vincoli su cui appoggiare e far girare un po' del mio mappamondo personale. Riconoscere che questo accade è stato importante. Come lo è il fatto di capire che per gli altri non è cosi'. Ognuno a suo modo decide che ruolo darti nella sua vita, basandosi su com'è e quanto è disposto a investire in un rapporto. Ci sono quelli che pensano di dover dare perchè prendono, e quelli che invece prendono e non riconoscono il fatto di non dare nulla in cambio.

Potrebbe sembrare un discorso di basso profilo quello del dare e avere, ma solo la letteratura è piena di ipotetiche relazioni in cui si fa tutto per nulla. Alla lunga, sono situazioni destinate a esplodere fragorosamente o a morire silenziosamente. Entrambe fini poco entusiasmanti, e in ogni caso fini...

Piu' o meno dignitosamente fregarsene di un numero considerevole di persone se non quando se ne ha voglia e spazio, significa dire che no, non abbiamo una dinamica in evoluzione nei nostri rapporti con i prossimi... Certo che non puo' essere con tutti lo stesso, ma credo che sia bene provare a essere realisticamente equilibrati. Per quanto difficile sia dirsi "non me ne importa abbastanza", vale forse di piu' di un messaggio finto e di una distanza sostanziale...

E sia una nuova settimana...

mercoledì 7 marzo 2012

La Tombola dei Wiener Philharmoniker e le risposte automatiche

Dal 2 di gennaio, si può riempire un form per partecipare all'estrazione di un certo numero di biglietti per il concerto di Capodanno dell'anno successivo a Vienna... Ovviamente non parliamo di un regalo: devi avere il colpo di fortuna (anche detto botta di culo) di poter accedere all'acquisto. Poi via di svariati fogli colorati con i simboli delle Nazioni Europee... Insomma pagare prego!

Nel mio nuovo "cogli l'attimo" style, ho provato a registrarmi per partecipare al tombolone. Credo sinceramente di non essere l'unico al mondo ad avere la stessa idea. Forse se già mettessero un gettone da 1€ per ogni persona che applica, ci sarebbe spazio per un pò di beneficenza. Ma questo è un altro discorso...

Insomma oggi lettera di risposta automatica. Ci spiace. Se lo guardi in TV, infiocchettato in un "we regret" e un "we hope you will apply again"...

E adesso mi domando dove sia la fabbrica dei risponditori seriali. Un deposito di "una frase per ogni occasione" che poi seleziona più o meno a caso delle combinazioni per dirti in veste di meringa più o meno gonfia, dove andare a metterti le tue richieste, application e cartelle della tombola.

Nella mania di ridurre il lavoro delle singole persone, anche il ruolo comunicativo di chi deve avere a che fare con il pubblico sembra depauperato di ogni umanità. E mi viene da chiedere perchè dobbiamo semplificare cosi' tanto. Una fredda e spiacevole comunicazione formale diviene un momento di contatto alquanto dolorosa. 

La risposta è semplice: nessuno ama dare le cattive notizie. Nessuno ama dover spiegare delle motivazioni cercando di non offendere il prossimo, anche se di fatto quest'ultimo è già immancabilmente offeso dal rifiuto, dalla sconfitta e dalla scarsa fortuna... Purtuttavia, sotteso, è il principio di non prendersi la responsabilità. Di non voler giustificare e rispondere a domande scomode che a volte risposta non hanno.

Seppure tutto ciò è comprensibile, non lo trovo apprezzabile e resto dell'idea che, con tutto l'aggravio di lavoro e di sforzo che ci sta dietro, ci potrebbe essere qualcuno capace di dire le cose come stanno. Servirebbe anche a non lasciare dubbi, a migliorare chi vuole migliorare. Ovviamente questo non si riferisce alla tombola di Vienna, ma ci sono arrivato con tutta quella serie di incomprensibili connessioni che la nostra mente sa fare e sulle quali non abbiamo (per fortuna) controllo. E va bene così...

giovedì 1 marzo 2012

Scontato, ma sincero. Per Lucio Dalla

Non è che una persona che non conosci, non frequenti, non ricordi direttamente ti possa mancare. Non c'era e non ci sarà.

Pero' per alcuni personaggi pubblici, non è così. Lucio Dalla è un pezzo della cultura italiana della canzone degli ultimi 50 anni, e come tale, ne siamo permeati tutti. Canzoni indimenticabili, un personaggio anormale, ma capace di creare e di influenzare, di vivere e di fare senza essere vuotamente sotto i riflettori. La sua è quella musica storica, quella che aveva delle note chiare e distinguibili che ci sono dentro senza che neanche le possiamo più distinguere.

Al di là di ogni momento retorico, io credo che sia strano pensare che una persona che ha scritto e comunicato della musica che resta, non sia poi lì all'infinito. Neanche perchè ci si aspettasse che avrebbe continuato a produrre cose belle come quelle del passato, ma soprattutto per quella sicurezza che ci possono dare delle costanti.

Nel ripercorrere opere belle e meno, mi viene in mente l'esperienza personale di un concerto dal vivo con De Gregori 2 anni fa. Attraversando la loro storia musicale e svariate generazioni di persone, i due ci portarono verso canzoni che conoscevamo senza averle mai cantate, perchè parte del nostro tempo. E personalmente trovo che questa sia la cosa più bella per un artista e per il suo pubblico: essere parte di una consuetudine che raggiunge il profondo di tanti.

Di norma non avrei scritto su queste pagine di un personaggio pubblico scomparso. Lo ho fatto in passato per criticare atteggiamenti di recupero di amicizia e di divinizzazione. Però questa volta ho pensato a come anche altri hanno lasciato dei vuoti nel nostro universo mediatico e mi sono ritrovato a considerare che proprio questo cantante ci ha lasciato delle gocce di poesia tanto italiana e piena di sentimento. E un grazie, ci stava bene...

mercoledì 29 febbraio 2012

Il turno di notte

Subito in chiaro: odio i turni di notte. Ancor più chiaro: io non soffro molto di insonnia. Su tutto: la notte, a meno di motivazioni edonistiche, si dorme!

Nonostante ciò sono sulla strada dell'ufficio proprio ora. Nel bus e nel treno che mi porteranno in quel luogo dimenticato da Dio di sicuro, ma purtroppo ben presente negli occhi di questo e di altri uomini, dove trascorro molte ore della mia vita.

Non sempre è possibile scansare la richiesta di presenza ad "alto valore aggiunto" delle 12h serali. Finora ho avuto il proverbiale culo, ma oggi sembra che finirà proprio con una serata in compagnia di gente perbene e a volte simpatica, ma che ti chiede non una serie di battute idiote, bensì professionalità, proprio quando tu invece in genere sei in pigiama...

Nel faticare a trovare un lato positivo in questa vicenda, c'è da dire che la notte è generalmente un momento tranquillo. I super scassapalle sono generalmente meno attivi, anche se mai del tutto immuni dal loro virus a trazione incontrollata. Di sicuro io stesso sono più calmo, probabilmente perché il mio ciclo di attività è decisamente rovesciato. All'inizio e alla fine sono in effetti una bestia difficile da gestire, ma per il resto del tempo la mia pressione assume livelli orizzontali.

Ma tutto ciò resta stiracchiato. L'unica cosa divertente che mi viene da ricordare fu quando lavorai per delle misure notturne sull'autostrada Napoli Salerno, ed ad un certo punto arrivò un'auto che si fermò di fronte al camper. Ne scesero due stangone impellicciate e piazzatissime. Andarono all'autogrill. Non tornarono mai: al loro posto due tizi che avrei visto bene come buttafuori...

lunedì 27 febbraio 2012

Esibizionisti impiccioni...

Dopo l'evidente affermazione dei social network come nuovo elemento culturale, mi interessa capire i motivi che muovono masse enormi di persone a farne un uso continuo e al limite del maniacale.

In un primo momento mi aveva colpito l'aspetto tecnologico. Facebook come Twitter e gli altri, hanno avuto semaforo verde dall'evoluzione della rete. Ancor di più, gli smartphone, compreso quello da cui scrivo in questo momento, hanno favorito la crescita dei numeri e di conseguenza della presenza online. Ma tutto ciò è superficie. La tecnologia in questo caso è solo stata un veicolo di un'ascesa già segnata.

In effetti alla base di tutto e ridotto all'osso, io penso che le motivazioni dell'affermazione siano da ricondursi ai fattori esibizionismo e pettegolezzo. Il primo è il virus irrimediabile ereditato dai media del ventesimo secolo e dalla natura umana che tende a evolversi secondo modelli che passano per vincenti. Vogliamo che gli altri ci vedano, che sappiano che ci siamo, a confermare che il nostro effimero passaggio sulle lande lussureggianti o desolate del globo azzurro, è avvenuto davvero. Non c'è nulla di male, non c'è un giudizio morale in questo. È la realtà che si afferma con la produzione di informazioni assolutamente non necessarie, ma fondamentalmente comuni. Esse ci rendono un network di ipocondriaci, o di raffreddati cronici, o di innamorati speranzosi. Ci rendono un'umanità caduta nella stessa rete e strizzata in una vicinanza a volte asfissiante, ma di fatto calda e confortante.

E poi la curiosità e il pettegolezzo. Vanno insieme e non sono scindibili. Ci piace saperle quelle cose inutili di cui sopra. Farne a meno sarebbe mutilare il nostro spirito. Andare a rovistare nel vissuto degli altri, nella biancheria pulita e sporca di vicini e lontani, è un mestiere molto antico. Se le cose si semplificano nel modello della rete sociale, perché non farlo? Se gli altri non sono così avveduti dal filtrare la propria privacy, cosa ci proibisce di gettare un occhio in profondità recondite per sapere tutto e di più?

È indubitabile che andiamo nella direzione di un overload di informazioni da processare. Il nostro cervello sta perdendo alcune funzionalità e ne sta acquisendo altre. Studi dicono che con l'utilizzo massiccio della rete, riusciamo a concentrarci su un argomento molto raramente e per pochissimo tempo. D'altronde, sembriamo sapere molte più cose e avere accesso a archivi illimitati. Questo potrebbe stimolare processi evolutivi e scenari imprevedibili. E tutto poi perché siamo esibizionisti impiccioni...

martedì 14 febbraio 2012

Il NON detto

C'è una linea precisa che separa il detto dal non detto. Non è una linea retta, al contrario, è una curva tortuosa e dalle mille anse che rende gli estremi infinitamente vicini eppure nettamente separati.


Ciò che si dice è soggetto a interpretazione esattamente e più delle parole non pronunciate, ma le sue conseguenze sono leggibili, comprensibili a volte. Il non detto è del tutto imprevedibile. Può portare a conclusioni diametralmente opposte.


Gli introversi e gli estroversi hanno una relazione complicata con il non detto. Gli introversi, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, lo vivono come un ennesimo fallimento comunicativo. La innumerabile volta in cui non sono riusciti a trasmettere il loro pensiero. Potrebbero fregarsene, ma come? In fondo gli introversi sono solo persone che hanno difficoltà a esprimere il loro mondo interiore, non sono muti. Chiarire e puntualizzare i contorni del proprio essere fa parte della loro mission, magari inconscia. In fondo per gli introversi, non dire è un grave reato se perpetrato dagli altri, perchè li costringe ad uscire dal loro bozzolo per provare a capire. Il loro esprimersi è per natura limitato e macchinoso. Il risultato del non detto sarà quindi a metà in quella lunga strada tra bianco e nero di cui sopra...


Per gli estroversi, non comunicare qualcosa, apre infiniti scenari interpretativi. Questo significa vedere e immaginare tutte le possibili strade nell'impossibilità di trovarne una più convincente delle altre. Il non detto li tortura e li rende (ci rende) duri, sospettosi, li allontana irrimediabilmente con un biglietto di sola andata. Il non detto ha un volto enigmatico, ma dolorosamente contorto in un ghigno di inspiegabile frustrazione. Gli estroversi vorrebbero aiutare le controparti a dire, ma devono abbandonare il campo quando realizzano che il silenzio non è il loro elemento naturale.


Ciò che si dice non si ritira, ma si può provare a spiegare. Può far male, ma siccome è un attacco allo scoperto, alla luce del sole, ci si può difendere o reagire vedendoci bene. Il non detto è un killer silenzioso che attacca nell'ombra ed è letale nella sua precisione. E' un colpo secco che ti raggiunge magari in ritardo e ti lascia abbattuto a terra ad agonizzare.


E' inutile aspettarsi che il tempo curi le ferite del non detto. Esso non ha potere sull'incomprensibile. E' triste, e stasera la mia riflessione non è priva di questo silenzioso rimpianto. In fondo il non detto è una di quelle cose che non può finire nella categoria rimorsi. E' solo il doloroso bagliore di una lama che arriva a fare uno spazio che non viene riempito...

lunedì 13 febbraio 2012

Un weekend nei perchè di Milano

Lo scorso weekend ho visitato Milano. Ormai ci sono stato varie volte, anche da turista, e non posso dire di non aver visto nulla. La pinacoteca di Brera, il museo della scienza, il Cenacolo, S. Ambrogio e il Duomo, i negozi e la vita degli happy hours. Insomma roba interessante, anche se la città mi sembra non chiarire al mio occhio mai i suoi perchè. Dopo anni di immersione senza boccaglio nella ricca Svizzera, riconosco l'Italia dai suoi tratti comuni piuttosto marcati. Ad esempio, da nord a sud, c'è la legge del parcheggio selvaggio. Macchine in ogni ordine e fila, disposte disordinatamente e contro ogni logica. Venendo da oltralpe tutto cio' risulta quasi disturbante. Ma non si possono disconoscere le proprie origini, e quasi ci si trova a rilassarsi nella assenza di regole...

Milano non fa eccezione ed è quasi peggio di Napoli nella sua occupazione continua di suolo pubblico... A parte questa banalità, Milano resta per me una città abbastanza misteriosa. Tralasciando il casino toponomastico che non riesco a comprendere, l'alternarsi architettonico di palazzi grandi piccoli e medi mi scombussola. Allo stesso modo non capisco la mondanità spinta. Dipenderà dalla voglia di divertirsi dopo aver prodotto? O è l'unico segno tangibile di quella italianità della caciara sopravvissuta alla potente vicinanza delle nazioni d'Oltralpe?

Con il sole, sperimentato piu' volte contro tutte le attese, Milano è finanche luminosa. Ma resta piena di angoli in ombra difficilmente leggibili. Per un miope come me, questo è un aspetto abbastanza frustrante. Eppure ci sono dei milioni di persone che la eleggono a loro residenza definendone poi pregi e difetti, motivi di esistenza e ragioni caratterizzanti. Mi resta sempre il dubbio di capire se ci sia un perchè a tutto questo che non sia il solo bisogno di sopravvivere grazie ad un lavoro trovato solo in quella zona.

Non è un giudizio di merito, ma solo la sensazione che in troppi siano scelti dalla città nella sua tentacolare morsa che abbranca con ventose potentissime. La scelta di Milano da parte degli altri, appare invece meno costante. Un amore odio per un luogo che offre il suo meglio indissolubilmente legato al suo peggio... Il tutto in una moderata visione, forse un po' stucchevolmente moderata...

martedì 24 gennaio 2012

Parti Gemellari

Pare che il mio ufficio porti bene nella direzione dei parti gemellari. Dopo il collega indonesiano, anche un altro sta per diventare doppiamente padre felice. Questa storia dei gemelli mi ha sempre colpito molto. Ricordo che mio fratello aveva in classe sua due eterozigoti che tutti chiamavano i Gemelli, senza specificare altro che questo. Che ricca fantasia. 

Specialmente se si è dello stesso sesso, essere gemelli costringe a vivere le fasi della vita profondamente insieme. Nella seppure minima distanza tra due consanguinei, è sempre inclusa una maturazione diversa che lascia fortunatamente qualche solco aperto... Questi sono margini importanti che aiutano a diventare indipendenti. Non so dire se questo avvenga così facilmente per quelli che invece nascono e crescono con un legame temporale indissolubile. Per reazione, i due o più individui, possono andare in direzioni diametralmente opposte, e questo non è sempre un bene. D'altronde anche una vicinanza profonda e costante, nel lungo periodo, puo' essere devastante...

D'altronde tutto dipende dall'approccio dei genitori. Ho sempre trovato inquietante quello di chi veste i gemelli allo stesso modo, li pettina nello stesso verso e prova a insegnargli le stesse cose. A parte l'inevitabile insuccesso del tentativo, c'è da chiedersi cosa spinga a desiderare di avere due persone copia carbone l'una dell'altra. Non è a mio modo di vedere necessario cementare l'unione di due fratelli e a maggior ragione quella di due gemelli, che probabilmente vivranno insieme comunque il 90% delle loro esperienze formative.

Ovviamente la mia analisi banale e semplificata, non ha alcuna pretesa di novità nè alcuna scientificità. Ma è più che altro una riflessione su come sia importante invece pensare se non sia il caso di separare invece le strade di due gemelli dando ad essi la possibilità di formarsi indipendentemente. Magari essi si ritroveranno con le stesse opinioni, o più fruttuosamente sapranno discutere le loro esperienze e condividerle per essere doppiamente forti. Magari si respingeranno come due pianeti i cui campi gravitazionali giungano a contatto...

Non sarebbe grave nessuna delle due cose. Perchè il legame tra fratelli è una cosa inspiegabile quanto indispensabile e ineluttabile. E questo vale per gemelli e non...

domenica 22 gennaio 2012

Le prime impressioni

Le prime impressioni che riceviamo dalle persone non sono sempre quelle giuste. Questa affermazione semplice e da tutti sperimentata innumerevoli volte, viene in genere recepita nel senso negativo. Quello che tendiamo a dire in quel caso, è che spesso ci facciamo una pessima idea degli altri, salvo poi cambiarla quando ci dimostrano di essere migliori di quello che crediamo... Può però purtroppo avvenire il contrario. Credo che fondamentalmente in questo caso sia più difficile accettare il proprio sbaglio. In fondo quando ci accorgiamo che uno è peggio di quello che ci aspettassimo, significa che ci ha deluso. Difficile separare il fastidio per il proprio errore da quello per un torto o un'azione sgradita e che ha gettato nuova luce sulla persona.

In genere sono molto guardingo quando conosco qualcuno. Mantengo il mio giudizio in sospeso per un pò prima di farmi conquistare da bei modi e azioni a volte indecifrabili o per condannare alle fiamme dell'inferno la persona in questione... Mi sembra un comportamento equilibrato, saggio addirittura e anche motivato dall'esperienza. La mia naturale tendenza è a dare una possibilità. Non è né un merito né una condanna. A volte pero' il giudizio inevitabilmente sospeso, è fin troppo benevolo. E cosi' ecco che mi ritrovo a dover dire di aver preso una cantonata devastante.

A valle di tutto cio', c'è pero' il discorso del vantaggio di quelli che riescono a emergere positivi dopo i primi mille metri di maratona. Spesso ce li si ricorda con ammirazione perchè magari non si guarda tutta la gara e le loro performance successive, ma si punta su di loro troppo presto. E' solo l'aver visto un paio di olimpiadi che ci dice che queste lepri non sono cosi' fantastiche, perchè dopo il loro sprint che serve a sfiancare un po' tutti, non concluderanno il percorso e non vedranno il nastro dell'arrivo. Questa complicata metafora per dire che c'è gente che riesce a confondere gli altri con una bella faccia, salvo poi rivelarsi in seguito profondamente inutile. Peccato che nel frattempo in molti (troppi) casi, essi siano riusciti a incantare e a ottenere dei benefici di cui sapranno magari godere, ma che non sono utili per altri che per se stessi...

Ed ecco quindi l'importanza di un breve colloquio di lavoro, di un simpatico incontro fortunato per quelli che rimangono facilmente impressi per qualche loro caratteristica non necessariamente cosi' importante. Per quelli normali, per quelli che escono alla distanza perchè sono persone ottime, ma di sicuro non obbligate ad avere lo scatto di Usain Bolt, resta molto spesso poco spazio. Non è giusto. Ma con le scarse opportunità di oggi, con i frullatori mediatici cui siamo abituati, con quegli istanti pietosi e compressi che possiamo concedere agli altri, chi puo' salvarci dalle prime impressioni? Non lo so, eppure credo che dobbiamo incessantemente lottare per trovare il tempo di osservare e decidere su chi puntare per il nostro futuro.

Solo il tempo è un vero saggio...

lunedì 16 gennaio 2012

Cicli Lavorativi

Sono entrato da un po' nel mio quarto anno di lavoro in Svizzera. I bilanci positivi si sono sprecati in questo passato prossimo eppure già remoto, e non c'è assolutamente da rimpiangere niente della scelta fatta. E' stata ed è ancora profondamente impegnativa, ma è anche stata ed è, fonte di soddisfazione e di fiducia per il presente e il futuro.

Tuttavia la storia ha un susseguirsi ciclico, in cui le cose si ripetono ossessivamente in un ritornello ritmato. E il lavoro è anch'esso un procedere in avanti e a ritroso su un cerchio ben disegnato. C'è il primo periodo in cui tutto è nuovo, tutto sembra bello e possibile. La libertà e il futuro aleggiano indistinti pieni di ipotetiche e fruttuose opportunità. E' l'amore, nella sua fase di conoscenza. Quello in cui si fa tutto insieme e si farebbe tutto per l'altro. Siccome il lavoro è in realtà un contratto come il matrimonio, è facile che si finisca in luna di miele. Tutto è sorprendente, e man mano che si prende fiducia in se stessi, arrivano delle soddisfazioni e il gusto di sentirsi apprezzati. Dura un pezzetto, ma poi la curva dell'emozione discende più o meno lentamente nella routine. E qui ecco che si iniziano a guardare le altre donne, a sognare nuovi corteggiamenti, a rendersi più disponibili a nuove esperienze. Ovviamente non si butta via il tempo trascorso, ma non si riesce neanche a sottomettersi all'ineluttabile progredire nel tempo di un sentimento di indifferenza e di minestra riscaldata.

Insomma si devono fare delle nuove scelte. Il ciclo si compie con il prossimo salto dove il percorso potrà essere più o meno lungo, ma sostanzialmente simile.

Che triste generazione la nostra, incapace di trovare una pace del cuore che la metta al riparo dai salti a piè  pari nelle direzioni più impensate. Tutti quelli che conosco sono in qualche forma inquieti, alla ricerca del loro prossimo ciclo con una frequenza sempre superiore. Non è dato sapere se questo ci gratifichi. Di certo ci dà quella dose di adrenalina di cui non possiamo più fare a meno. Aborrendo le droghe sintetiche, non possiamo fai altro che auto-impasticcarci naturalmente con percorsi sempre più artificiali e sempre più arcuati.

E se i cicli lavorativi non coincidessero con i cicli della nostra vita, che potremmo fare? Dovremmo forse accettare questo strano parallelismo, alla ricerca del binario giusto da cui riprendere il nostro viaggio...

domenica 1 gennaio 2012

La città anarchica

Napoli è una città anarchica. Credo che questa sia la sua definizione migliore. E' una città dove non ci sono leggi e dove nessun potere è riconosciuto. E la popolazione in fondo vive bene questa situazione conoscendo di fatto solo quella...

Se una delle regole emanate nella Penisola Italiana valesse in modo consistente a Napoli, probabilmente la sua unicità andrebbe persa. Per i Napoletani, come diceva qualcuno, le leggi sono generalmente suggerimenti. Dal codice della strada, alla gestione dei rifiuti, alla convivenza civile, tutto ha delle sfumature piene di incertezza.

Vivendo in Svizzera, me ne accorgo in modo stridente quando cammino per le strade oppure guido l'auto. E la conseguenza primaria è che mi adeguo al comportamento irregolare, senza neanche accorgermene. E' paradossale come Napoli ritorni subito a prendere possesso di me scatenando l'autista menefreghista e come tutto mi sembri fondamentalmente ragionevole nella sua completa e scoordinata lontananza da ogni regola del vivere civile. Per chi abita in città, anche per quelli meno estremi, le azioni che in altri luoghi verrebbero stigmatizzate come gravissime violazioni, avvengono nella generale indifferenza. Finanche se il proprio spazio viene invaso brutalmente da qualcuno altro, normalmente i napoletani sono tolleranti, oppure all'estremo opposto applicano l'unica regola che vale: il proprio benessere personale...

Non credo che Napoli possa essere portata a esempio di una città dall'aspetto rassicurante. Se l'anarchia è l'abolizione delle regole, Napoli è un pezzo avanti... Ma se vogliamo parlare di quello che c'è da pagare e sopportare per questo, forse il pezzo indietro ha delle consistenze sgradevoli...

Sebbene io ami molto il sole, il mare, i colori e i sapori della città, mi sento oggi un po' contagiato dalla ordinata organizzazione Elvetica. Ovviamente non la accetto cosi' com'è passivamente, e ho un occhio critico verso molte delle cose che accadono. Purtuttavia le regole sono rilassanti in molti sensi: una volta che ci sei entrato dentro, non riesci a liberartene...

E detto cio', dopo essere partito ormai da 10 giorni e avere l'impressione di non esserci stato mai, saluto Napoli con un informale ciao ciao. Napoli capirà!


Note per Viaggiatori Occasionali...

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Capotreno e Viaggiatori