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lunedì 16 aprile 2012

Diaz. E gli ultimi anni di rumoroso silenzio.

Ieri sera sono stato al cinema qui in Italia a vedere Diaz. Weekend intenso: avevo anche visto lo scorso venerdì il film sulla strage di Piazza Fontana. Però è quello una pellicola certamente sconvolgente, ma meno violenta di quello relativo ai fatti di Genova.

Non voglio aprire adesso una discussione sull'episodio. Le condanne giudiziarie, i fatti chiariti e le testimonianze varie, mi sembra che possano dire la verità su quello che è accaduto. Non mi va di scagliare la pietra contro gli esecutori. Certo più mi piacerebbe che coloro che hanno preso le decisioni fossero stati meglio puniti, ma l'Italia è un paese in cui il salvataggio del potente è una conseguenza inevitabile del suo status. E' forse per questo che tanti aspirano a entrare in politica: non gli interessa il bene comune, quanto l'immunità e i benefici scritti e non scritti che si acquisiscono in un approccio servile verso chiunque possa muovere in modo più o meno lecito delle leve comode...

Ma il punto che mi ha più disturbato di tutta questa faccenda è stata la mia personale (e quella di troppi altri) narcolessia di fronte agli eventi. Certo ricordavo vagamente che il G8 di Genova fosse stato un disastro, che fossero successe cose gravissime, ma non avevo un quadro relativo alla violenza dell'evento. Forse la mia disattenzione di allora, troppo concentrato come ero sul finire i miei studi e passare oltre... Colpa mia. Ma solo colpa mia?

Purtroppo ho il dubbio di non essere stato il solo addormentato dall'informazione controllata del nostro paese. Ho rivisto una compromettente conferenza stampa del Presidente del Consiglio di allora, un certo Silvio Berlusconi di cui oggi tutti sembrano ricordarsi poco. Un uomo che l'informazione la sa creare e gestire meglio di chiunque altro in Italia e che se la batte con diversi nel mondo. Ho visto una rappresentazione che può essere oggi di parte, ma che ha avuto dei riscontri giudiziari importanti e non confutati. E a quel tempo, forse per lo shock o forse perchè come al solito si è saputo premere i tasti giusti per rendere tutto silenzioso, l'onda dolorosa di quello che era successo tra Diaz e Bolzaneto non si è infranta su tutta la società italiana.

In un clima impossibile, in cui la paura si è presa l'intelligenza di tutti, specialmente delle forze dell'ordine, quello che è accaduto non ha avuto un controllo da parte di chi la calma la deve mantenere e la gestione di sè e dei suoi è tenuto a conservarla. Però poi un meccanismo perverso di blocco informativo, di amnistia generalizzata, di silenzio sporco, ha fatto in modo che la gravità di quello che è successo non si trasferisse ad ogni strato di una coscienza civile che doveva potersi ribellare. Quello che mi ha atterrito è che non ci sia stata abbastanza storia che dicesse un no alla sospensione dei diritti civili. Ad un comportamento che ha messo a rischio la vita di persone indifferentemente colpevoli e innocenti. Sono da sempre contrario alla violenza in ogni sua forma e da ogni parte provenga. A maggior ragione lo sono nel caso in cui siano i nostri rappresentanti a rendersene protagonisti. E' un discorso analogo alla pena di morte: se uno ha ucciso, non per questo la società civile può rendersi artefice di una vendetta e essere responsabile di una nuova morte. Se gli altri sono violenti, la risposta non può e non deve essere il dente per dente, ma il controllo e la professionalità senza lasciare spazio alla sola emotività, devono essere garantiti in persone che devono proteggerci con delle armi.

Ma negli ultimi anni, siamo rimasti tutti troppo anestetizzati dalle vacue discussioni di mutande e denaro di un solo uomo e della sua corte di pericolosi giullari, perdendo il contatto con fatti realmente tragici come in questo caso. Il dubbio atroce è che anche gli altri politici si siano persi dietro i percorsi a bassa resistenza di quel parafulmine assoluto che ha distolto l'attenzione pubblica (non un'opinione che purtroppo è dispersa ormai chissà dove) da quello che gli era scomodo...

Che tristezza... Ma anche che rabbia...

lunedì 11 gennaio 2010

La vera maestra


Sono giunto alla conclusione che l'unica vera maestra per l'umanità sia la storia. Lo è nella misura in cui si voglia imparare, ovviamente. Ricordare la storia significa infatti fare esperienza, e tutte le scienze (almeno quelle empiriche) si basano sulle testimonianze pratiche e sul tramandare i loro risultati.

Purtuttavia devo riconoscere che l'umanità tutta non riesce a mettere a frutto la memoria del suo passato con la stessa abilità con cui riesce a sviluppare nuove tecniche. Arriviamo continuamente a mordere la nostra coda, per quanto corto sia il coccige che ne è testimonianza antica. Per dirlo meno aulicamente, ci sappiamo dare proprio bene i morsi sul c**o. Lo facciamo tutti i giorni, con le guerre, divulgando l'odio per il diverso, scadendo in tristi percorsi ignoranti di qualsiasi passato culturale.

E ecco quindi che il progresso scientifico batte di gran lunga il progresso della società, se si va a verificare il numero di volte in cui si ricade negli stessi viziosi errori. Ho visto un film stasera, ispirato a una storia vera, su una maestra americana che è riuscita con i suoi studenti, a creare un gruppo forte che ha salvato questi ragazzi difficili. Contro le attese di tutti, molti di loro ce l'hanno fatta a diventare adulti. Il punto importante, tralasciando la qualità del film a momenti un pò mieloso, è che la storia insegna, ma storia non coincide con tradizione. La storia la hanno fatta le novità: chi si ricorda gli eventi di centinaia di anni di Medioevo, il periodo in cui le tradizioni più si sono conservate immutate? Tutti però attribuiscono un valore a altri momenti di rottura, come la Rivoluzione Francese o quella Industriale. Sono momenti in cui nelle idee o nelle tecniche, l'insegnamento storico, si è trasformato in novità.

Confusamente, nella mia testa, emerge la sensazione che stiamo vivendo una nuova epoca profondamente silenziosa e cupa, dove non nascono innovazioni che scuotano. Certo, gli eventi si giudicano a posteriori, ma come esprimere lo sgomento di fronte al vuoto pneumatico che si rispecchia nella mancanza di movimenti che seguano delle idee? E' il benessere economico una linea guida? Mi sta bene, ma perchè sembra che invece di sentirsi entusiasmati nella sua ricerca, si viva schiacciati dalla triste quotidianità?

E questo è solo un esempio. Forse bisogna volgere anche la testa indietro per riconoscere quello che c'è stato e capire cosa ci manca davvero: imparare da una vecchia, vecchissima maestra, purtuttavia giovane, come ogni minuto che viviamo...

domenica 18 maggio 2008

Storia: per non essere troppo Easy


Qualche anno fa, il buon Lionel Richie, cantava "I'm easy like Sundaz morning" e così via. Essere "Easy" nella concezione americana del termine mi piace. Significa essere uno di quelli che non se la prendono mai troppo per le sciocchezze, e che sanno guardare al futuro godendosi il presente. Sono quelli di vivi e lascia vivere, che tutto sommato, a dosi ragionevoli è anche una filosofia non disprezzabile. Gli Easy, sono anche quelli un pò epicurei, cui piace andare avanti lisci come su un acqua-planing in olio di oliva...

Non è sempre possibile però farlo. Capire il punto dove siamo è per forza guardare anche un attimo indietro a come ci siamo arrivati. La nostra classe politica, nella sua vita quotidiana, tende a essere molto Easy quando le conviene e non vuole ricordare fatti storici che ci hanno portato allo stato attuale. La memoria corta è un fenomeno che investe tante aree del nostro percorso di vita, e anche quando si volta pagina o ci si prova, non si dovrebbe dimenticare di dare una sbirciatina alle ultime righe di quella precedente. Nulla è disgiunto nel continuum temporale, come ben dimostrano "Ritorno al futuro I e II". La cosa straordinaria di questi film (sulla cui qualità non mi pronuncio perchè io ci sono legato per motivi anagrafici) è la dimostrazione che, se si potesse tornare indietro, il nostro presente lo andremmo a modificare in modo anche del tutto inatteso e non necessariamente secondo le nostre ipotesi. Non è male quindi anche tenersi stretta la nostra storia, perchè non è detto che le cose sarebbero andate meglio se avessimo agito diversamente nelle stesse condizioni del passato...


Essere Easy con capelli cotonati e bella voce da cantante americano, va bene in genere. Io tendo a prendere molte cose in modo Easy, ma ahimè sono anche uno di quelli cui la storia piace. Ho una pessima memoria per le date, è stato sempre così, ma una ferrea capacità di immagazzinare fatti e circostanze, parole, con una triste ma netta prevalenza di eventi inutili di cui mi posso servire solo in fatue circostanze di conversazione. Meno male che non ho un abbonamento a Novella 2000 perchè altrimenti saprei vita morte e miracoli del seno della Ventura e almeno di dieci dei suoi ultimi veri o supposti fidanzati... Però forse anche questa memoria storica non ha solo lati negativi. Mi permette, di fronte a un problema, di ripercorrerlo, e di capire quando esso ha iniziato a innescarsi, e a non pensare sterilmente che oggi è così e amen. Mi permette anche di non dimenticare del tutto i compleanni, pur se sto perdendo colpi in questo senso...
In ogni caso, trovo la Storia con la S maiuscola una fonte di ispirazione e di illuminazione. Non sono mai deluso dalla sua ricostruzione, ma anzi resto affascinato e conturbato, come davanti a uno di quei puzzle da tanti pezzi che mi piace costruire sfidando quelle piccole tesserine...

domenica 27 gennaio 2008

Indignato...

Raramente parlo di politica. Della politica italiana sono anni che sono nauseato e non ripongo in essa nessuna fiducia. Gli ideali, che pure dovrebbero essere l'essenza basilare che si cala nella pratica, sono ormai un vago ricordo di cui nessuno sa cosa fare e che sembra desueto perfino citare e impossibile applicare. Che gli uomini siano imperfetti è comprensibile, ma che esibiscano felici ignoranza, menefreghismo, superficialità e arrivismo ai danni di tutti, lo trovo inaccettabile.

Sono contento di non essere in questi giorni in Italia. Vedo il solito (purtroppo è veramente solito ormai) degrado. E le scene in Senato: ancora qui in Svizzera ridono alle nostre spalle. E far sghignazzare mezzo mondo non dovrebbe essere l'obiettivo della nostra classe dirigente.

A tutto ciò, si aggiungono le parole scriteriate di uno che ha fatto il primo ministro per 5 anni. Si permette, costui, di evocare "milioni di persone che si riverserebbero su Roma senza le elezioni anticipate...". E' questa solo l'ennesima prova che a scuola sarebbe stato meglio se il Signore in questione avesse studiato un pò di storia, oppure (ed è sperabile di no) una consapevole rievocazione di eventi nefasti, che pure i compari dell'altro ieri hanno rinnegato?

In tanti hanno rilevato una serie di somiglianze con un personaggio che sfortunatamente è rimasto nella nostra storia. Non lo nomino perchè spero che tutti quelli che leggono sappiano di cosa parlo: se non lo sapessero mi auguro sia questa la molla per andare a studiare la storia della II Guerra Mondiale.

E alla fine cosa resta? La delusione e il timore: delusione perchè l'Italia potrebbe seriamente farsi di nuovo guidare da questo individuo. Timore poi, perchè l'ignoranza storica dilagante elimina la possibilità che si impari dal passato. Che si impari tutti!

P.S.: Scusate la prolificità di post odierna. Avevo cose da dire però, e anche voglia di stare un pò sul treno con voi...

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