domenica 12 ottobre 2008

La sindrome di Ikea


Non ho mai studiato abbastanza quella definizione di generazione X che tanti hanno affibbiato a me e coetanei qualche tempo fa. Essendo lettore di fumetti, la X per me era quella degli X-men, supereroi mutanti di cui anche qualche film non male è stato prodotto... Ma forse qualcuno di voi lettori, può dipanare il mio dubbio...

Molto più calzante secondo me è la definizione di generazione di Ikea e conseguente associata Sindrome (sì, sto aprendo un ciclo di post su questo argomento, se avete sindromi di cui parlare, scrivete pure...).

Cosa contraddistingue la generazione di Ikea? Beh, prima di tutto siamo accomunati dal fatto che nella maggioranza dei casi abbiamo dovuto traslocare da qualche parte e mettere su una casa che di definitivo ha ben poco, figuriamoci i mobili. In questo senso di transitorietà, quale migliore aiuto di una serie di oggetti a basso costo, molto spesso svelti e piacevoli alla vista, ma senza la pretesa di durare nel tempo? In secondo luogo, per me, Ikea è una infinita forma di standardizzazione: sentirsi parte di un grande popolo che possiede le stesse cose, ha qualcosa di rassicurante come la partecipazione ai mega eventi di massa: dà la possibilità di sentirsi normali, accettati... E' una ambizione legittima che si perpetua da millenni, con l'accettazione di compromessi più o meno grandi con il proprio modo di essere... Inoltre il montaggio di mobili di Ikea è momento unificante della vita dei molti individui che ne vengono coinvolti. Non ho trovato finora nessuno, tra i colleghi giunti in Svizzera, che non abbia i suoi aneddoti da raccontare sulle fatiche erculee per assemblare l'assemblabile e le esperienze tremende con viti, bulloncini e pezzi vari... Allo stesso tempo, nei racconti divertiti, c'è sempre anche il ricordo di amicizie nate e consolidate dalla fatica, di esperienze unificanti...

La sindrome di Ikea è quella che ti fa recare in maniera compulsiva nel megastore, a comprare dei pezzetti mancanti per la tua casa, anche quando tutto sommato si tratta di oggetti del tutto superflui e dal valore aggiunto bassissimo... Si va perchè si coglie l'occasione, e un pò si rimpiazza quel luna park che ormai i videogiochi hanno spazzato via... La filosofia del centro commerciale come punto di incontro e riunione, molto americana quanto poco italiana, trova in Ikea il suo massimo esemplare. Mangiare, bere, dormire, esplorare, bivaccare: tutto si può fare nelle case Ikea. Quindi questo mondo autoconsistente ci attrae e avvolge come una calda coperta... Solo uscendo dal negozio con qualcosa sotto al braccio, però, la soddisfazione è completa...

E nella vita reale, la leggenda che avvolge il signor Ikea, lo rende un personaggio affascinante... Non so dove io abbia sentito la storia che Egli vivrebbe una vita dal bassissimo profilo, circondato dai mobili di sua produzione, ma senza alcuna concessione al lusso... Cosa significhi ciò non mi è dato dire. Ma azzardo: una volta che abbia avuto i mobili di Ikea e sia stato contagiato dalla sindrome, non te ne libererai più!

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