lunedì 13 ottobre 2008

Gli uomini e il suono della loro voce...


Mi hanno detto pochi giorni fa, che noi razza testosteronica, amiamo sentire il suono della nostra voce e parlare parlare parlare di noi stessi senza mai prestare orecchio a quello che succede agli altri... Mi hanno detto che questo è tipico degli uomini, totalmente presi in se stessi e compresi nel loro universo in espansione...

Ovviamente, per un uomo, sentire dire ciò non è lusinghiero... Fondamentalmente viene a dipingere la figura egocentrica dei pelo-dotati come una pulsar a frequenze fissate... L'uomo sarebbe quindi una creatura che se ne sta lì a emettere incurante, completamente autocompiaciuto della melodia di banalità che è in grado di generare.

E in tutto ciò, fungono le donne da buchi neri (le grandi e infinite spugne spaziali) assorbendo passivamente tutta la luce e l'energia che noi profeti spandiamo? Non sarebbe questa troppa lusinga anche per il sesso debole, che tanto debole io mai l'ho considerato?

Insomma, il maschio se ne sta in cattedra a menar sentenze, mentre la dolce pulzella subisce il diluvio? Generalizzazioni brutali e sonoramente poco efficaci a descrivere fenomeni e dinamiche. Però un fondo di verità, pur con una certa riluttanza, credo ci sia in questa considerazione sull'autocompiacimento maschile. Non nascondo che mi piaccia leggere ciò che scrivo e che delle volte mi dia le pacche sulle spalle nei momenti di buona soddisfazione. Pure è vero che amo dare fiato al mio trombone vocale, più o meno a proposito... Però vorrei spezzare una lancia sulla schiena degli uomini: sappiamo ascoltare quando è il momento di ascoltare e generalmente riusciamo anche a capire in parte. Il problema è che, spesso, davanti alle cervellotiche costruzioni sinaptiche della mente femminile, acchiappiamo solo il senso immediato e semplice delle parole e non guardiamo oltre. Questo ci induce nell'irrimediabile errore di provare a dare risposte contrarie alle attese, e infinitamente moleste, magari farcite di quella prosopopea dovuta alla nostra vena oratoria... E quando alla fine si scatena la tempesta, rimaniamo attoniti, perdendo la bussola.

Così, mi chiedo, non sarebbe meglio sorbirsi un pò di eloquenza con rassegnazione piuttosto che trovarla detestabile e irritante, se servisse a disinnescare invece commenti di risposta vuoti di senso?

A voi l'ardua risposta...

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