martedì 24 gennaio 2012

Parti Gemellari

Pare che il mio ufficio porti bene nella direzione dei parti gemellari. Dopo il collega indonesiano, anche un altro sta per diventare doppiamente padre felice. Questa storia dei gemelli mi ha sempre colpito molto. Ricordo che mio fratello aveva in classe sua due eterozigoti che tutti chiamavano i Gemelli, senza specificare altro che questo. Che ricca fantasia. 

Specialmente se si è dello stesso sesso, essere gemelli costringe a vivere le fasi della vita profondamente insieme. Nella seppure minima distanza tra due consanguinei, è sempre inclusa una maturazione diversa che lascia fortunatamente qualche solco aperto... Questi sono margini importanti che aiutano a diventare indipendenti. Non so dire se questo avvenga così facilmente per quelli che invece nascono e crescono con un legame temporale indissolubile. Per reazione, i due o più individui, possono andare in direzioni diametralmente opposte, e questo non è sempre un bene. D'altronde anche una vicinanza profonda e costante, nel lungo periodo, puo' essere devastante...

D'altronde tutto dipende dall'approccio dei genitori. Ho sempre trovato inquietante quello di chi veste i gemelli allo stesso modo, li pettina nello stesso verso e prova a insegnargli le stesse cose. A parte l'inevitabile insuccesso del tentativo, c'è da chiedersi cosa spinga a desiderare di avere due persone copia carbone l'una dell'altra. Non è a mio modo di vedere necessario cementare l'unione di due fratelli e a maggior ragione quella di due gemelli, che probabilmente vivranno insieme comunque il 90% delle loro esperienze formative.

Ovviamente la mia analisi banale e semplificata, non ha alcuna pretesa di novità nè alcuna scientificità. Ma è più che altro una riflessione su come sia importante invece pensare se non sia il caso di separare invece le strade di due gemelli dando ad essi la possibilità di formarsi indipendentemente. Magari essi si ritroveranno con le stesse opinioni, o più fruttuosamente sapranno discutere le loro esperienze e condividerle per essere doppiamente forti. Magari si respingeranno come due pianeti i cui campi gravitazionali giungano a contatto...

Non sarebbe grave nessuna delle due cose. Perchè il legame tra fratelli è una cosa inspiegabile quanto indispensabile e ineluttabile. E questo vale per gemelli e non...

domenica 22 gennaio 2012

Le prime impressioni

Le prime impressioni che riceviamo dalle persone non sono sempre quelle giuste. Questa affermazione semplice e da tutti sperimentata innumerevoli volte, viene in genere recepita nel senso negativo. Quello che tendiamo a dire in quel caso, è che spesso ci facciamo una pessima idea degli altri, salvo poi cambiarla quando ci dimostrano di essere migliori di quello che crediamo... Può però purtroppo avvenire il contrario. Credo che fondamentalmente in questo caso sia più difficile accettare il proprio sbaglio. In fondo quando ci accorgiamo che uno è peggio di quello che ci aspettassimo, significa che ci ha deluso. Difficile separare il fastidio per il proprio errore da quello per un torto o un'azione sgradita e che ha gettato nuova luce sulla persona.

In genere sono molto guardingo quando conosco qualcuno. Mantengo il mio giudizio in sospeso per un pò prima di farmi conquistare da bei modi e azioni a volte indecifrabili o per condannare alle fiamme dell'inferno la persona in questione... Mi sembra un comportamento equilibrato, saggio addirittura e anche motivato dall'esperienza. La mia naturale tendenza è a dare una possibilità. Non è né un merito né una condanna. A volte pero' il giudizio inevitabilmente sospeso, è fin troppo benevolo. E cosi' ecco che mi ritrovo a dover dire di aver preso una cantonata devastante.

A valle di tutto cio', c'è pero' il discorso del vantaggio di quelli che riescono a emergere positivi dopo i primi mille metri di maratona. Spesso ce li si ricorda con ammirazione perchè magari non si guarda tutta la gara e le loro performance successive, ma si punta su di loro troppo presto. E' solo l'aver visto un paio di olimpiadi che ci dice che queste lepri non sono cosi' fantastiche, perchè dopo il loro sprint che serve a sfiancare un po' tutti, non concluderanno il percorso e non vedranno il nastro dell'arrivo. Questa complicata metafora per dire che c'è gente che riesce a confondere gli altri con una bella faccia, salvo poi rivelarsi in seguito profondamente inutile. Peccato che nel frattempo in molti (troppi) casi, essi siano riusciti a incantare e a ottenere dei benefici di cui sapranno magari godere, ma che non sono utili per altri che per se stessi...

Ed ecco quindi l'importanza di un breve colloquio di lavoro, di un simpatico incontro fortunato per quelli che rimangono facilmente impressi per qualche loro caratteristica non necessariamente cosi' importante. Per quelli normali, per quelli che escono alla distanza perchè sono persone ottime, ma di sicuro non obbligate ad avere lo scatto di Usain Bolt, resta molto spesso poco spazio. Non è giusto. Ma con le scarse opportunità di oggi, con i frullatori mediatici cui siamo abituati, con quegli istanti pietosi e compressi che possiamo concedere agli altri, chi puo' salvarci dalle prime impressioni? Non lo so, eppure credo che dobbiamo incessantemente lottare per trovare il tempo di osservare e decidere su chi puntare per il nostro futuro.

Solo il tempo è un vero saggio...

lunedì 16 gennaio 2012

Cicli Lavorativi

Sono entrato da un po' nel mio quarto anno di lavoro in Svizzera. I bilanci positivi si sono sprecati in questo passato prossimo eppure già remoto, e non c'è assolutamente da rimpiangere niente della scelta fatta. E' stata ed è ancora profondamente impegnativa, ma è anche stata ed è, fonte di soddisfazione e di fiducia per il presente e il futuro.

Tuttavia la storia ha un susseguirsi ciclico, in cui le cose si ripetono ossessivamente in un ritornello ritmato. E il lavoro è anch'esso un procedere in avanti e a ritroso su un cerchio ben disegnato. C'è il primo periodo in cui tutto è nuovo, tutto sembra bello e possibile. La libertà e il futuro aleggiano indistinti pieni di ipotetiche e fruttuose opportunità. E' l'amore, nella sua fase di conoscenza. Quello in cui si fa tutto insieme e si farebbe tutto per l'altro. Siccome il lavoro è in realtà un contratto come il matrimonio, è facile che si finisca in luna di miele. Tutto è sorprendente, e man mano che si prende fiducia in se stessi, arrivano delle soddisfazioni e il gusto di sentirsi apprezzati. Dura un pezzetto, ma poi la curva dell'emozione discende più o meno lentamente nella routine. E qui ecco che si iniziano a guardare le altre donne, a sognare nuovi corteggiamenti, a rendersi più disponibili a nuove esperienze. Ovviamente non si butta via il tempo trascorso, ma non si riesce neanche a sottomettersi all'ineluttabile progredire nel tempo di un sentimento di indifferenza e di minestra riscaldata.

Insomma si devono fare delle nuove scelte. Il ciclo si compie con il prossimo salto dove il percorso potrà essere più o meno lungo, ma sostanzialmente simile.

Che triste generazione la nostra, incapace di trovare una pace del cuore che la metta al riparo dai salti a piè  pari nelle direzioni più impensate. Tutti quelli che conosco sono in qualche forma inquieti, alla ricerca del loro prossimo ciclo con una frequenza sempre superiore. Non è dato sapere se questo ci gratifichi. Di certo ci dà quella dose di adrenalina di cui non possiamo più fare a meno. Aborrendo le droghe sintetiche, non possiamo fai altro che auto-impasticcarci naturalmente con percorsi sempre più artificiali e sempre più arcuati.

E se i cicli lavorativi non coincidessero con i cicli della nostra vita, che potremmo fare? Dovremmo forse accettare questo strano parallelismo, alla ricerca del binario giusto da cui riprendere il nostro viaggio...

domenica 1 gennaio 2012

La città anarchica

Napoli è una città anarchica. Credo che questa sia la sua definizione migliore. E' una città dove non ci sono leggi e dove nessun potere è riconosciuto. E la popolazione in fondo vive bene questa situazione conoscendo di fatto solo quella...

Se una delle regole emanate nella Penisola Italiana valesse in modo consistente a Napoli, probabilmente la sua unicità andrebbe persa. Per i Napoletani, come diceva qualcuno, le leggi sono generalmente suggerimenti. Dal codice della strada, alla gestione dei rifiuti, alla convivenza civile, tutto ha delle sfumature piene di incertezza.

Vivendo in Svizzera, me ne accorgo in modo stridente quando cammino per le strade oppure guido l'auto. E la conseguenza primaria è che mi adeguo al comportamento irregolare, senza neanche accorgermene. E' paradossale come Napoli ritorni subito a prendere possesso di me scatenando l'autista menefreghista e come tutto mi sembri fondamentalmente ragionevole nella sua completa e scoordinata lontananza da ogni regola del vivere civile. Per chi abita in città, anche per quelli meno estremi, le azioni che in altri luoghi verrebbero stigmatizzate come gravissime violazioni, avvengono nella generale indifferenza. Finanche se il proprio spazio viene invaso brutalmente da qualcuno altro, normalmente i napoletani sono tolleranti, oppure all'estremo opposto applicano l'unica regola che vale: il proprio benessere personale...

Non credo che Napoli possa essere portata a esempio di una città dall'aspetto rassicurante. Se l'anarchia è l'abolizione delle regole, Napoli è un pezzo avanti... Ma se vogliamo parlare di quello che c'è da pagare e sopportare per questo, forse il pezzo indietro ha delle consistenze sgradevoli...

Sebbene io ami molto il sole, il mare, i colori e i sapori della città, mi sento oggi un po' contagiato dalla ordinata organizzazione Elvetica. Ovviamente non la accetto cosi' com'è passivamente, e ho un occhio critico verso molte delle cose che accadono. Purtuttavia le regole sono rilassanti in molti sensi: una volta che ci sei entrato dentro, non riesci a liberartene...

E detto cio', dopo essere partito ormai da 10 giorni e avere l'impressione di non esserci stato mai, saluto Napoli con un informale ciao ciao. Napoli capirà!


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