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venerdì 29 novembre 2013

Senza alzare la voce

Lavoro con le persone. Ognuno ha il suo carattere e un suo modo di esprimere disappunto come partecipazione e contrarietà. La voce è una potente cartina di tornasole degli stati d'animo. Ovviamente avere anche l'immagine e poter leggere una postura aiuta molto a capire e prevedere quello che accadrà.

Quando pero' ci si deve limitare al telefono, i silenzi, le pause e i cambi di tono restano l'unica via per interpretare il senso di quel turbine di emozioni che vorticosamente ci prende al cuore.

E' comune che si giunga ad alzare la voce oltre il tono naturale. Per chi come me è già normalmente rumoroso, significa sembrare concitato o arrabbiato. Non è sempre cosi'. Piu' spesso si tratta di una partecipazione intensa che prende anche il nostro lato emozionale. Il portare avanti delle idee diviene un deciso cambiamento di tono con picchi e valli acuminati e profondi che sconcertano.

Sarebbe bene imparare a portare avanti le proprie istanze senza alzare la voce. Non bisogna essere monotoni, ma allo stesso tempo bisogna riuscire a immedesimarsi negli altri per capire cosa possiamo fare di male a chi ci sta di fronte con una diversa sensibilità.

E' un lavoro duro su noi stessi che sembra non terminare mai. L'autocontrollo ci svuota e ci lascia esausti, ma il lasciarci andare ai nostri lati dominanti puo' inutilmente ferire. L'esercizio di pazienza e la rigorosa applicazione delle parole che non prendono i toni dell'offesa, alla fine puo' insospettabilmente ripagare in un benefico momento di ascolto e comprensione.

Dietro un buonismo simulato in abito da prete, c'è in me la sensazione che il mondo urlato, benchè lungi dallo scomparire, possa essere combattuto da noi stessi in un tentativo sincero di avvicinarsi agli altri...

E buonanotte...

martedì 17 luglio 2012

Rinunciare alle rinunce.

Ci sono molti stili di vita, molte filosofie, molte religioni che esaltano la rinuncia. Sostengono nobiliti, riconoscono la sofferenza che ne deriva, ma in una visione escatologica, la rinuncia sembra essere un passaporto potentissimo per qualsiasi destinazione e un boost up per tutti gli obiettivi.

Raramente mi sono posto il problema di cosa fossi disposto a cedere, non perseguire in nome di un interesse più grande. Generalmente ho affrontato la questione diversamente: quello che dovevo fare per primo, quello che volevo fare per secondo, quello che potevo fare a chiudere il cerchio. È stato così quando studiavo: lì sì ho rinunciato a tantissime cose. Quei vuoti temporali e spaziali sono rimasti incolmati. Non rimpiango la scelta perché non lo è stata: era la logica del dovere, applicata senza sconti.

Però finita quell'epoca è arrivato il tempo della consapevolezza che ci fosse un'altra via. Quella del volere. È anch'essa una via difficile. Capire cosa desideriamo non è banale e a volte anche più doloroso del seguire quella via segnata dal dovere... Però poi è una via in discesa. Che fa sentire bene e male allo stesso tempo. Bene perché per un attimo possiamo padroneggiare il nostro destino. Dall'altro lato, perdere di vista il dovere e il potere è un rischio... Purtuttavia la mia disquisizione nasce dalla riflessione che è il mio momento del Volere. Il dovere e il potere sembrano scesi di un gradino, e mi rifiuto di farli risalire su finché non sia strettamente necessario. Contro ogni ragionamento troppo razionale sto facendo passi decisi per essere dove, come è soprattutto con chi voglio. Chissà perché dire che sto assecondando i miei desideri ha un'accezione sociale meno positiva di dire che ho un sogno. Mentre the Boss canta Working on a Dream, io faccio il manovale e senza fatica ma con energie che non mi conoscevo, guardo ad un futuro scandito da tanti piccoli ma intensi passi. Nessuna strada già tracciata, ma la possibilità di scegliere la propria direzione con uno sguardo e con parole sincere... Volendo, non dovendo, ma sperabilmente rendendo possibile... Rinuncio a rinunciare: si puó!

sabato 25 dicembre 2010

In vacanza dalle nostre scelte...


L'unica vacanza che non possiamo mai prenderci, è quella dalle nostre scelte. Le decisioni di vita, i bilanci di opportunità e quant'altro ci venga in mente, non vanno via durante le feste. Anzi, si manifestano più presenti, con la forza di riflessioni intense sul nostro vissuto e sul nostro futuro.

Il tentativo di dimenticare chi siamo e dove siamo nel nostro viaggio, di non analizzare la nostra collocazione in prima o seconda classe, è del tutto vano. E allora, nella inutilità del tentativo di fuga, meglio usare questo tempo per ripartire con nuove idee. Troppi restano inconsapevoli del fatto che quello che rende l'umanità speciale è la memoria e l'innovazione. Le due cose, solo apparentemente in contrasto, sono invece il completamento l'una dell'altra. La storia è il punto di partenza da cui creare cose del tutto nuove che immediatamente diventeranno nuovo patrimonio del passato.

Ecco quindi che, a fine dell'anno, ma meglio dire a inizio del nuovo, vale la pena di dirci cosa abbiamo capito del tempo trascorso, cosa abbiamo imparato, e fare un progetto da perseguire. Accettare successi e fallimenti è il primo gradino da salire. Poi mettere obiettivi possibili che ci diano una spinta dolce, ma costante.

Io so oggi che sono migliorato nel lavoro, imparando a gestire complessità maggiori. So anche che sono diventato diverso nei rapporti umani, aprendo alcune porte di solito chiuse. E lì non è detto che sia meglio o peggio, perchè il metro non ha carattere di universalità.

Se guardo alle scelte, le trovo spiegabili, anche nel loro fallimentare occasionale risultato. E tutto sommato, non ho voglia di rifugiarmi nel silenzio attutito del sonno quest'anno. Cerco progetti per il prossimo anno. Alcuni sono ben chiari e definiti, altri hanno bisogno di un fine-tuning. Ma nel complesso, le vacanze sono ancora una volta un tempo di sonnolente quiescenza in cui trovare pezzi mancanti e spazi da riempire in quel puzzle complicato che è la vita, e che spero di non completare tanto presto: sarebbe da allora un semplice rimirare, senza desiderio alcuno, una bellezza piena, ma malinconicamente statica...

mercoledì 28 maggio 2008

Occhi


Oggi sono tornato in treno da solo. C'erano persone note, ma alla fine, siccome era piuttosto pieno, mi sono seduto in un posto isolato... Ed è iniziata una esperienza di viaggio abbastanza interessante da volerla raccontare sul blog.

Ho iniziato a guardarmi intorno, a guardare negli occhi delle persone del vagone bollente senza aria condizionata. C'erano occhi interessati, occhi interessanti, spaventati, allegri, pericolosi, onesti, vacui, chiusi e aperti. Occhi belli, quelli delle donne in genere, occhi che si possono dimenticare perchè non esprimono nulla che meriti di essere ricordato...


Dicono che gli occhi siano lo specchio dell'anima, ma onestamente credo che sia un luogo comune di scarso significato. Gli occhi vengono mascherati in tutti i modi dagli accessori necessari o superflui come sono gli occhiali, dal trucco per le donne (e anche per alcuni uomini...), e quindi cosa dovrebbe filtrare attraverso questi strati? Io penso che il viso parli molto di più, e purtroppo sono uno di quei personaggi trasparenti le cui espressioni cambiano secondo l'umore... Questo produce spiacevoli conseguenze inibendo la facoltà tanto vituperata quanto utile di mentire!


Ebbene, ritornando agli occhi, per chi vuole, io consiglio un esperimento. Provate a centrare a caso un pò di sguardi durante il vostro viaggio in treno, e a ipotizzare cosa ci sia dietro cristallini e cornee. Secondo me alle idee bislacche potrebbero anche associarsi più o meno fortunate interpretazioni di stati d'animo e sentimenti. Io oggi sono sceso dal vagone con l'idea che la bionda di fronte fosse una piccola impaurita a dispetto del fisico prorompente. Che la ragazza che si ostinava maniacalmente a maneggiare l'iPod fosse una che se la credeva. Che a volte anche alle 6 del pomeriggio il sonno ci può prendere se la giornata è stata dura... E quello che mi sono chiesto è cosa avranno visto nei miei di occhi, quelli intorno a me...

Note per Viaggiatori Occasionali...

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Capotreno e Viaggiatori