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giovedì 22 agosto 2013

Ripensarci: ovvero ho bisogno di tempo!

Una persona estremamente intelligente e spiritosa mi ha detto: i cornuti ci ripensano!

Devo aver sviluppato delle antenne se ritorno repentinamente sul discorso del tempo che ho affrontato di recente... In effetti ho fallito il bersaglio nella discussione precedente. Mi sono basato non su una visione generale, bensì su una sensazione istantanea non corroborata dai fatti. Mi sembrava infatti al momento del post di stare facendo molto se non tutto quello che desiderassi. In quel contesto, perché volere altro tempo?

Ebbene l'errore di fondo mi appare tristemente stamattina che con il piccolo schermo del mio cellulare scrivo questo post. Ho bisogno di più tempo per avere la possibilità di non farci nulla. È evidentemente il lusso quello che cerco. La libertà di decidere di lasciar scendere dei granelli dorati nella clessidra con fare sufficiente perché la coppa in alto è ben piena.

Non essendo un tipo iperattivo, in modo del tutto puntuale mi era capitato di vedere la clessidra con una lente di ingrandimento che la aveva inciccita a dismisura. Oggi invece ogni granello che scende mi sembra corra forte e mi sottragga spazio di manovra. Mi sento affannato al limite del panico. Vorrei un momento al rallentatore stile Matrix... Ma non verrà...

E allora l'unica è ottimizzare. Che non significa spremere da se stessi tutte le energie in ogni momento, ma evitare le dispersioni in cose superflue. Basta fb, fine dell'ossessivo refresh di pagine inutili. Fine della inutile sequela di momenti superflui e invece il riempire il tempo di cose che ci fanno stare bene. Un elogio dell'utilità e dell'utilizzo proficuo del tempo. Come ci piace non importa, ma mi illudo che se svuotassimo la giornata delle cose che non vogliamo e che in realtà ci addormentano i neuroni, il tempo ci apparirebbe sempre poco, ma lo guarderemmo come una serie di perle lavorate che scorrono, e non come quella rozza sabbia che ruvidamente fugge...

sabato 23 febbraio 2013

Libertà, uguaglianza, fratellanza e moralità

La morale è un discorso soggettivo. Si potrebbe pensare di contestare questa frase, ma ci sono esempi che parlano secondo me in questa direzione. Il primo è che in alcune parti del mondo, è moralmente inaccettabile il tradimento coniugale, ma poi è perfettamente possibile lapidare una donna. In altri luoghi, si condanna a morte chi ha ucciso, commettendo di fatto un omicidio. E la lista potrebbe continuare all'infinito...

Tutto però va ricondotto secondo me alla decisione più o meno consapevole che troppi fanno, di rinunciare a vivere secondo dei principi ispiratori che siano di guida nelle scelte difficili. Le regole del vivere comune, del fare il bene piuttosto che il male definendo quest'ultimo in base ai principi stessi, vengono continuamente infrante. Individualismo e sopraffazione restano a governare in tutti gli strati morali e in modi sempre diversi... La moralità può essere generalizzata solo se viene a prendere origine da una filosofia fondamentale che sarà in grado anche di dire cosa sia giusto e rispettoso di regole non scritte e cosa non lo sia.

Se guardiamo ai principi della rivoluzione francese, diventa immorale agire contro gli altri limitando la loro libertà di vivere e scegliere, tentando di sopraffarli e di renderli meno uguali di fronte alle opportunità e con la malizia di fare del male. Diviene immorale costringere una persona a non avere una vita perché gli altri la abbiano, specialmente quando un'alternativa c'è. Ovviamente posso riconoscere che bisogna agire in una democrazia seguendo il principio di maggioranza. Ma questa maggioranza, se va in danno di qualcuno, deve sentirsi moralmente obbligata a riparare il torto che quella minoranza sta subendo, facendo entrate in gioco quel principio di fratellanza universale che significa dare una mano a tutti, finanche agli ultimi. Uno stato, un'azienda, una organizzazione all'inizio guardano i grandi numeri,  ma poi devono riuscire a reagire occupandosi anche di quelli che restano tagliati fuori o sono penalizzati da una qualsiasi decisione contingente. Ovvio che le lamentele devono essere anche giustificate, ma se lo sono, bisogna correggere perché sia rispettato il valore della convivenza di uguali con uguali diritti e uguali doveri.

Non è immorale solo commettere un'ingiustizia, ma lo è altrettanto riconoscerne una e non fare niente perché conviene così. E se la nostra società viaggia sparata verso soluzioni che accontentino molti, ma danneggino anche alcuni senza pensare a come risolvere il problema, è una società moralmente malata, e forse addirittura priva di moralità.

Ogni giorno mi capita di sentire di persone che vogliono sopraffare altri e che non si fanno scrupoli di usare ogni mezzo per ottenere ciò che vogliono. Non si fermano a pensare di fronte alle proteste, ma piuttosto le ignorano guidati dal proprio interesse. Questo comportamento viola quei principi che si identificano nei sentimenti più nobili che l'umanità sia riuscita a sviluppare dopo essere uscita dalle caverne. Ci si disinteressa troppo di libertà, uguaglianza e fratellanza, e a quel punto non c'è alcuna morale che non sia quella distorta del proprio bene. L'essere guidati dal nostro vantaggio ha in comune con il discorso morale solo ed esclusivamente la soggettività della prima frase di questo post.

Scegliere un percorso senza principi porta all'assenza di una coscienza morale che sappia identificare il bene e il male nelle azioni. E senza morale ecco che la giustizia diviene un accessorio non riconosciuto come un dovere, ma solo come un ostacolo.

Nel non aver sentito da troppe parti nelle forze politiche italiane discorsi di libertà, uguaglianza e fratellanza, ho paura che il declino in atto del vivere comune sia irrecuperabile. Gesù, che un politico in senso stretto non era, ma che di principi, visti i contatti in alto che aveva, ne sapeva qualcosa, ha detto una cosa straordinaria che sembra tutti dimentichiamo: non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te. Senza necessariamente rifarsi in questo alla Chiesa Cattolica, se anche in politica ci si ispirasse a massime che hanno questo tipo di logica e che potrebbero indicare una strada nelle dispute più aspre, forse si ricomincerebbe a camminare insieme verso una vita serena non guidata dalla sopraffazione.

Nel nostro passaggio su questa terra c'è spazio per l'aiuto reciproco molto più che per il male. Non è vittoria quella di chi non ha cercato il dialogo ma ha solo saputo dire senza ascoltare. Non è nell'ognuno per sé e Dio per tutti un futuro possibile in un mondo sempre più piccolo e stretto. E' nello stare vicini seguendo delle regole comuni ispirate da principi elevati che risiede il progresso dell'umanità. Aiutandosi a diventare la Terra un luogo dove la serenità diventi un virus distribuibile. E se questa è una inutile utopia, meglio sognare quella che il balenare di una luce sulla prossima lama di coltello che ti colpisce alle spalle...

sabato 6 novembre 2010

Lo spirito di Internet


Mi sta venendo ultimamente il dubbio che lo spirito di internet si stia perdendo o sostanzialmente sia mutato profondamente, contaminato da interessi, soldi e cattivi maestri...

La rete è di tutti e di nessuno. E' sempre stata un po' anarchica e aperta alle opinioni. E' una inesauribile fonte di sapere più o meno utile e veritiero. Ma generalmente contribuisce a distribuire informazioni. E questo è sempre stato il suo punto forte e la sua filosofia vincente. In una guerra spietata all'aiuto reciproco in caso di problemi informatici e non, nacquero per esempio i forum, figli diretti dei gruppi di discussione di Usenet. Si andava lì con buona volontà, acquisendo informazioni e condividendone altre senza fini di lucro, ma con spirito comunitario. C'era chi chiedeva, chi rispondeva. E il motivo per impegnarsi in una risposta era per imparare a propria volta a fare una cosa nuova.

Tecnologicamente Internet è stata ed è ancora un mezzo di crescita della sapienza mondiale. Lontani anni luce dalla scienza che esibire le proprie intuizioni e proposte solo in alcune sedi, è possibile oggi condividere dei risultati e delle scoperte senza dover andare neanche in una biblioteca. Questo fa impennare la capacità creativa, ovviamente insieme ad una selvaggia competizione all'invenzione...

Generalmente questo è produttivo. Ma adesso sempre più sono colto dalla sensazione che un demone malato si sia impadronito di noi. Percorriamo queste autostrade informatiche senza una meta, spesso senza sapere perchè. Siamo attratti da infiniti negozi che offrono cose meravigliose quanto inutili. E in questo correre da un posto all'altro, sempre più spesso come nella vita quotidiana, non lasciamo spazio da dedicare a imparare condividendo informazioni. Non mi assolvo. Sono responsabile quanto gli altri. Ma cerco un'ipotesi non per tornare indietro, ma per dare una missione a mezzi potenti come potrebbe essere Facebook. Esso ha creato una società virtuale completamente collegata, e non c'è da discuterlo. Ma cosa produce di converso? Non potrebbe scemare l'aspetto semplicemente ludico e prendere piede quello di sostegno a cause importanti? Servirebbe una guida e la capacità e il tempo di esplorare e coinvolgere, ma in questo mare magnum, c'è un modo per trovare qualcuno che si impegni in questo senso?

Io ci spero... E spero anche che quel seme di globalizzazione positiva che Internet ha saputo gettare dai suoi esordi, come comunità positiva che si sostiene in una piramide infinita, non vada perso...

Ubuntu.

venerdì 22 ottobre 2010

Tempi duri per uomini puri...


Sono questi tempi difficili? Difficile a dirsi. Tutto va relativizzato. Se guardiamo al periodo delle guerre in Europa, se andiamo ancora più indietro a quando si dormiva nelle grotte e la vita durava 30-35 anni in media, forse non possiamo lamentarci tanto. Ma pesare in questo modo sarebbe illusorio e fondamentalmente scorretto. Ci si può rapportare a quelli che ci stanno intorno e stanno meglio, e allora il bilancio può essere fallimentare. Può invece essere positivo se guardiamo a quelli che nella scala delle priorità e del benessere arrivano ultimi. Ma anche qui non si tratta di un paragone onesto.

Fondamentalmente non stiamo vivendo altro che i nostri tempi, con le nostre banalità (compresa questa ultima frase...) e i nostri momenti bui o luminosi. Quello di cui non ci rendiamo conto spesso è che sono gli unici tempi che abbiamo. Vale la pena provare a cambiare le cose che non ci piacciono per noi e sperabilmente per qualche altro cui teniamo. Allo stesso modo potremmo cercare di goderci le cose che sono positive.

Ma credo che questa sia l'impresa eroica cui solo gli uomini puri tendono con speranza di successo. Calati troppo spesso nella melma delle piccolezze quotidiane che ci mettono al tappeto, il quadro d'insieme diventa un singolo puntino di colore perchè siamo vicini alla tela e non riusciamo a vederlo nella sua completezza... Filosoficamente parlando, i nostri tempi sono quelli di un benessere di lunga durata con discrete speranze di serenità. Viviamo in genere a grandi standard, e anche se è doloroso vedere che non tutti hanno lo stesso, possiamo lamentarci di avere tanto, a volte tutto, e che bene o male continueremo ad averlo? Invece, anche quando sei a posto, devi dare qualche colpetto di tosse per dire che potrebbe essere meglio, per una serie di ragioni tra cui non ultima il non generare invidia o peggio imbarazzo e tristezza in chi qualche cosa in più la desidererebbe a buon titolo...

Insomma, in questi tempi, bisogna armarsi di consapevole realismo e, nell'apprezzare il punto in cui siamo, definire dove vogliamo andare. Nel fatto che tutti abbiano affrontato momenti particolari nella loro esperienza personale, risiede la consapevolezza che se spendiamo i passi sulle strade di questa terra con un pò di puro cuore speranzoso, forse avremo già raggiunto un risultato...

domenica 1 marzo 2009

I telefilm e il tempo: storia filosofica della vita...


Tra le numerose ossessioni che mi contraddistinguono, c'è sicuramente il mio rapporto malato con i telefilm di ogni tipo che la tv ci propone settimanalmente... Tutto iniziò alcuni anni addietro con ER. Restio da sempre al lanciarmi nella visione di lunghi serials perchè avrei potuto tradirli per qualche film, per un pò di tempo non guardai neanche una puntata di ER. Metà della prima serie mi passò inosservata, con questo titolo ignoto del lunedì/martedì sera di Raidue...

Poi il dramma. Una sera particolarmente povera, mi ritrovai in compagnia di Dr. Greene, Dr. Ross & company, a salvare virtualmente vite nel pronto soccorso dell'ospedale di Chicago... E da allora sono diventato un maniaco: ogni settimana, la sera di ER, mi facevo negare a telefono, non mi attaccavo al computer, mangiavo di corsa e non mi si poteva parlare. Una follia irrecuperabile dalla quale ho faticato duramente a riprendermi. Ma complice il decadere della qualità della serie (fino alla 5/6 è stata sempre fonte di goduria...), ne sono uscito... Un pò come per il gioco di ruolo: ne ero diventato schiavo, al punto di investire i profondi recessi dei miei neuroni in preparazione della prossima serata di gioco, finchè me ne sono reso conto e ho capito che dovevo allentare la presa e lasciare il mondo di Dungeons and Dragons al suo vivere fantastico, senza di me...

Tanti altri serials mi hanno coinvolto, non più certamente in modo profondo come gli esordi, ma mi guardo a volte dietro, e vedo che c'è un'enormità di tempo trascorso a immaginare queste vite irreali e le storie di personaggi inesistenti... Cosa farmene? Cioè, il mio tempo sta trascorrendo tra il lavoro, i telefilms e tutta una serie di altre attività umane che succhiano secondi, minuti e ore... Non me ne accorgo di solito, eppure quando questo pensiero si affaccia alla mia consapevolezza, l'inquietudine mi sovrasta. Il sapere che ci sono altre cose più importanti, forse più belle, che dovrei cercare di fare, mi lascia devastato... Sapere di non avere un tempo infinito, è poi il punto più doloroso di tutta la faccenda...

Ed ecco però che la filosofia, nella sua incarnazione razionale, mi viene in aiuto. Mi pone perentoria la domanda specifica: quali sono le cose più importanti, più belle, che dovrei fare? Riesco a definirle? Passare del tempo nel cercare di individuarle renderebbe la mia esistenza migliore o più soddisfacente? La risposta è incerta e non definitiva, come tutte le ipotesi filosofiche che si rispettino: è opinabile, e resta quindi impossibile darsi un obiettivo che possa sovrastare ogni perdita di tempo, sempre che di questo si possa parlare... Certo c'è di meglio, certo c'è qualcosa di bello, ma faccio la scelta di godermi anche quel tempo perso, e di non considerarlo semplicemente buttato via, perchè spesse volte mi lascia la sensazione di aver sognato un pò, e che la mia vita, senza quella immaginazione, sarebbe molto più triste...

sabato 21 giugno 2008

Una domanda facile facile,,,


In 10 mesi sono cambiate le cose intorno a me. Sono cambiate le cose di ogni giorno. Sono cambiate le persone di ogni giorno. Sono rimaste in un'orbita un pò più distante molte delle altre che prima erano vicini astri dello stesso sistema planetario.

Sono cambiato anche io. Me ne accorgo poco perchè sono uno spettatore particolare delle mie gesta, partecipandovi direttamente e quindi senza la possibilità di guardarle dall'esterno. Dire come io sia cambiato ne risulta impossibile, quanto meno perchè non c'è una ragione che sia una per analizzare questo cambiamento, ammesso anche che esso mi fosse visibile.


E poi ci sono le esperienze. Ci sono tentativi andati male, soluzioni trovate, incontri riusciti, altri falliti. Cosa ne resta è anch'esso difficile dire. E soprattutto, a cosa serve analizzare i perchè e i percome di tutte queste lontane stelle che punteggiano la mia storia recente?


Ebbene ecco la mia domanda facile facile: perchè continuo a pensare e ripensare alle cose che mi vengono dette, a quelle che mi vengono fatte, a sguardi, toni, modi, interazioni? Perchè non riesco semplicemente mai a lasciare scorrere il fiume sotto il mio ponte e lasciare andare via nel flusso quello che succede, ma focalizzo attenzione e cerco di capire il significato di ogni gorgo? E' un bene? Un male? Attribuisco importanza a cose e persone che nella mia vita non ne hanno realmente?

Ma soprattutto, questo modus, vale solo per me?


P.S.: Scusatemi per la ricaduta pseudo-filosofica. Prometto di cercare di astenermi quanto più possibile!

giovedì 10 aprile 2008

Ringraziamento al Sardo...


C'è un ragazzo sardo che ho conosciuto per scambio qui in terra svizzera... E' un personaggio gigionesco, appassionatissimo della sua terra, io credo a ragione... Si trova bene qui, seppure l'Italia gli manca e come dargli torto? Lui dice che per chi proviene dal nord, per chi non viene dalle terre di mare eccezionali come il sud e isole, la Svizzera è più facile da accettare, e forse neanche su questo è del tutto sbagliato pensarla così...

Oggi lo ho ringraziato dentro di me, perchè mi ha riportato alla realtà delle cose che nella vita sono importanti, con una battuta secca e volgare, ma che nel contesto, mi ha dimensionato bene per affrontare questa settimana napoletana che verrà.
Prima di uscire dal lavoro, infatti, abbiamo avuto con i colleghi un ingiusto CaXXiatone dal nostro manager perchè secondo lui la stanza dove lavoriamo non era in ordine e domani grandi capoccioni verranno in visita. Cosa già vista, ma la stanza era in disordine non per negligenza, quanto perchè proprio il ragazzo sardo e alcuni suoi colleghi avevano lasciato un casino.

Ho perso il treno che volevo prendere a causa di questa romanzina, e ho anche sottolineato come non fosse colpa nostra beccandomi una reprimenda del tipo: a chi importa di chi è la colpa, se non è a posto domattina venite a mettere in ordine alle 7... Ebbene ho incontrato il sardo in stazione, ho raccontato la cosa, e la sua risposta è stata: "ma che te ne frega, sii felice: lui si è sentito importante, e adesso al massimo andrà a casa a farsi un raspone!!!"...
E il mio malumore se ne è andato via...

Sì, è vero, il sud e le isole sono superiori...

giovedì 18 ottobre 2007

Vasco De Gama: per viaggiare con la radio


Adoro Radio2: trattasi della mia emittente preferita, e la posso ascoltare via internet anche nella mia baita di cemento armato.


A parte i meravigliosi capisaldi come "W RADIO2" e "Caterpillar", da qualche tempo ho iniziato a appassionarmi a una piccola ma piacevole trasmissione che va in onda il sabato e la domenica mattina condotta da David Riondino e Dario Vergassola...

Premesso che nessuno mi ha pagato per la sponsorizzazione di "Vasco de Gama", non mi metterei certo in competizione con la Perfezione con una recensione. Però mi piacerebbe che qualcuno, magari da sotto le coperte della domenica mattina, quando poltrire non è una scelta, ma un obbligo, potesse anche far lavorare impianto uditivo e materiale spugnoso interposto, all'ascolto di facezie, ma anche di interessanti questioni.

La vita è meglio quando si può pensare sorridendo un pò, e a volte basta poco perchè il tempo sia lieto e non sprecato. E con questo ho utilizzato la mia dose di filosofia per almeno un mese!

Note per Viaggiatori Occasionali...

Questo blog attualmente non contiene pubblicità esplicita e se ce ne è di occulta non lo sappiamo neanche noi che siamo gli autori... Per il copyright, esso è di chiunque lo reclami e possa dimostrare che le sue pretese hanno un minimo fondo di verità. Se inavvertitamente qualcosa coperto da proprietà intellettuali varie è stato usato, vi preghiamo di segnalarcelo, perchè provvederemo a riparare alla disattenzione che nessun vantaggio economico e morale ci porterà...

Capotreno e Viaggiatori