Dopo lunghissimi 4 anni di meraviglie, sorprese, disastri, allegrie e dolori, salgo su Viaggia in Treno per provare a raccontare il mio tempo di Corona Virus 2020.
La raccontero' da dentro a questo vagone chiamato casa, che pur immobile rispetto al sistema di riferimento Terra, viaggia con il pianeta nell'universo.
La storia del Virus COVID-19 è iniziata per me come per il resto del mondo a Gennaio. Si è iniziato a sentire parlare di come il virus si stesse diffondendo rapidamente in Cina con un focolaio intensamente attivo subito dopo Natale. Sembrava tutto lontano e credo che tutti abbiano pensato ai "soliti casini della Cina" con quella piccola o grande dose di razzismo e spirito di superiorità che ci portiamo dietro... A Febbraio si viaggiava tranquillamente per il mondo espandendo la "Città Proibita" a tutta la nazione e sperando che bastasse...
Poi il vento è cambiato... Prima una brezza di mare con pochi casi e un moderato menefreghismo. Poi un tendersi sempre piu' forte del flusso di informazione che ha distribuito a piene mani panico senza istruzioni. E poi marzo, e i 15 giorni che hanno cambiato, ad oggi, tutto il nostro modo di vivere...
La storia, per sua natura passata, non puo' essere cambiata, ma solo diversamente ripercorsa e interpretata da vincitori e vinti. Al momento capire se qualcuno vincerà mi sembra inutile. Certo è che lunghi e difficili pensieri si sono amalgamati in un doloroso ricordo di sensazioni di stupore, ansia, paura, panico e tentativi vani di razionalizzare...
Oggi inizia per me un tentativo di auto-reclusione aperta al mondo. Significa per me viaggiare nella carrozza di extra lusso che è lo stare a casa, da dove svolgere tutte le mie normali attività e da dove osservare cosa succede. Non credo di essere per niente originale in questo racconto. Sono sicuro che molti, moltissimi, staranno avendo percorsi simili e allo stesso tempo unici.
Come in passato pero' ho il desiderio di lasciare una traccia di questo percorso per avere modo di ritrovare delle mollichine di pane che oggi sembrano infette.
E quando riusciremo a uscire a riveder le stelle senza la mascherina e senza il terrore che qualcuno ci tossisca troppo vicino, spero che avro' imparato qualcosa e lasciato questa sottile traccia.
Le fonti di informazione a cui faro' riferimento sono:
WHO - World Health Organization
Ve lo raccomando...
Racconti di viaggio lungo i percorsi della vita...

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domenica 15 marzo 2020
COVID-19 - Il viaggio dentro casa
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Ubicazione:
Svizzera
martedì 9 agosto 2011
Maestri di vita e di zozzerie
Nel corso della mia esperienza di vita, peraltro neanche troppo varia e intensa, mi é capitato di incontrare un pò di persone speciali.. Non tutte sono state memorabili: in fondo spesso accade che le persone non destino in noi grande interesse se il momento é sbagliato. Questo nonostante in generale tutti abbiamo qualcosa di speciale, almeno in certi momenti e per chi lo può capire. Il mio essere particolare ancora sto cercando qualcuno che lo capisca, ma non dispero del tutto e forse é questo il mio errore più grande...
Tuttavia ci sono degli individui che riescono a elevarsi (o abbassarsi) agli onori (disonori) della cronaca per il loro atteggiamento verso la vita. Una categoria in questo senso é costituita da un paio di maestri laureati all'accademia del sesso propagandato... Essi rivestono un ruolo particolarmente importante nella mia visione perché bilanciano da soli tutta la regolarità delle mie ore superorganizzate. Con la loro paterna capacità di zozzeria, ti permettono di viaggiare in mondi estremi dove credere alla realtà diventa un'impresa... Nella loro coreografica esibizione pelvica della vita, ogni cosa assume un contorno a luci rosse, ma é talmente divertente e immaginifico il loro modo di raccontare, che non restarne ammirati é impossibile!Gli italiani hanno in questo una fama eccezionale, forse meritata e di certo ben precedente agli smutandamenti del Premier. E i miei eroi sono giovani con cui ho fatto un percorso di vita di sicuro mai noioso. E nella loro diametrale differenza da me, li trovo così meravigliosamente importanti da sperare che il mondo venga sempre inondato della loro lunga saggezza...
giovedì 23 giugno 2011
Un grazie
Stasera mi sento di scrivere due righe qui al computer. E' tardi, ma domani non si lavora nella Svizzera stakanovista (che poi tanto stakanovista non è).
Tra le varie cose di questo inizio di settimana, c'è stato il trasloco dal mio ufficio storico verso il nuovo impianto. E' sempre strano trasferirsi. Mi è già capitato ormai diverse volte di cambiare postazione di lavoro e mi è sempre piu' o meno andata bene con un miglioramento di "location". Questa volta la cosa è un po' discutibile. Mi sono spostato in un ufficio dove lo spazio è risicato, fa un caldo infernale e i cellulari non hanno segnale. In piu', il mio tavolo, è vecchio e abbastanza rovinato da far pensare a un banco di scuola, quelli incisi con le penne nel lungo tempo del liceo... Ma mi consola la finestra con la luce naturale che ho direttamente di fianco a me. Dopo anni di finestra si', ma con muro proprio di fronte, vivo la cosa con un misto di serenità e relax. Una buona combinazione... E devo ringraziare il mio capo, perchè mi ha fatto avere questo posto, che credo sia uno dei migliori dell'ufficio. Nel peggioramento, almeno un livello accettabile...
E un secondo grazie va al collega/amico che ha invitato me e gli altri a cena stasera. E' arrivato da noi in modo semplice, riuscendo pero' a integrarsi bene e a trascorrere parecchi mesi di ottimo contributo. E' una persona molto in gamba. Uno che stimo profondamente, perchè in grado di gestire le piu' svariate situazioni con calma e professionalità, senza lasciarsi andare. Esperienza e competenza. Le parole magiche di uno che sappia lavorare bene. E se ci si mette insieme anche un saperci fare e saper stare in compagnia, allora si parla di una persona con la P. E stasera ha detto una cosa che mi ha reso orgoglioso. Ha detto che sono una persona su cui contare, e che metterebbe la sua vita nelle mie mani perchè sono un tipo responsabile e di fiducia, e perchè sono onesto. Oltre a sentirmi orgoglioso di questo, lo ringrazio per la fiducia e per il mio ego nutrito a dismisura. E saremmo a due grazie.
Ma in realtà, dopo tutto, devo fare un ringraziamento immodesto a me. Devo ringraziarmi di essere come sono. Di diventare qualcuno per gli altri, foss'anche qualcuno solo responsabile, o simpatico o idiota. Nel mio tirarmi fuori da tutte quelle insicurezze che solo una storia finita male possono creare, sono per un attimo felice della sensazione di avere un significato per un po' di persone. Non mi importa se queste avranno un ruolo futuro nella mia vita. Cio' che stasera mi basta, è sapere di aver creato qualcosa in questa Svizzera piovosa. Qualcosa e qualcuno... E' un nuovo inizio forse. Con la speranza che la strada ferrata si raddrizzi al punto di farmi correre di nuovo...
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domenica 30 gennaio 2011
Scrivere per un'ora...

Le ultime due settimane sono state indimenticabili. Fortunatamente questo non sarà vero del tutto. Mi ricorderò di loro per un pò, fino a quando il tempo non riuscirà a stendere il famoso velo pietoso. Spero anche io di permettere a quel sudario di scendere e alleggerire il peso che sento.
Se guardo indietro, mi sembra impossibile pensare a tutto quello che ho visto, detto, fatto e pensato. Ero in Brasile e poi a Roma, poi non certo in salute smagliante, eccomi in Svizzera. Una domenica piena di... Mah, non so a posteriori dire di che. C'era speranza, sogno, sentimento e attesa. C'era anche un pò di ansia. Ma era un'ansia positiva. Essersi illusi è una cosa dolorosa. Certo averne dei motivi potrebbe essere una attenuante, ma alla fine la conclusione è stata amara... All'alba del giorno dopo mi sembrava che il sole non fosse sorto. Alla sera, mi sembrava che non sarebbe sorto mai più.
Poi, come promesso in un altro post, ho iniziato a rimettermi in piedi. Non era facile. Mi sono forzato a camminare, ma mi pesava. Poi un attimo di fiato, ed ecco che tutto ha preso una strada ancor più difficile.
Confrontarsi con la malattia, quella dei propri cari, è un evento che mi era capitato poche volte. E' una fortuna non imbattersi nel dolore. D'altronde è inevitabile che prima o poi invece accada. E quindi reagire, regolarsi, affrontare. In una parola si tratta di guardarsi allo specchio e cercare di distinguere non quello che si può fare, ma quello che non si può fare...
Conoscere i propri limiti è più importante di conoscere il potenziale. La presunzione di invincibilità è l'origine di cadute rovinose...
Insomma dolore e difficoltà. Una tensione che si estende a macchia d'olio, da cercare di contenere, capire e accettare senza un rifiuto violento, ma con una buona respirazione. Stasera che scrivo per un'ora, alla ricerca di una pace che sembra impossibile eppure un giorno ritornerà, vorrei poter volare via senza paura dalla città dei miei Natali e delle mie scelte. Eppure non sarà così. Andrò via con ansia e avvolto da un silenzio pieno di interrogativi.
E andrò verso alcune nuove domande che aspettano una risposta. Potrei lasciar andare quelle, ma sarebbe una cosa da rimpiangere. Invece devo scrivere delle nuove parole e delle nuove pagine del mio libro personale. Ho l'impressione che per un bel pezzetto non saranno pagine esaltanti, ma allo stesso tempo, nel mio aver preso tanti colpi da aver perso ogni pezzo di armatura, mi espongo ai prossimi cercando di evitarli solo con agilità e non buttandomi contro le lame.
Quello che ho imparato in questi giorni lo potrò capire solo quando tutto riassumerà dei contorni noti e tranquilli. Nel vedere adesso la tela del mio quadro lacerata, devo capire se restaurare, o semplicemente ricominciare su di un nuovo soggetto. E' stato bello navigare per mesi in acque tranquille, ma nello sconquasso di una tempesta furibonda dove lampi e pioggia si sono intrecciati rumorosamente, la nave è danneggiata, e non so neanche io quanto gravemente.
Se devo giudicare dai miei sogni di queste notti, ho l'impressione che non mi rimetterò tanto presto. Sono malato dentro. Ed è un male triste, uno di quelli che non hanno antidolorifici. Tuttavia dovrò alla fine vincere questo male come altre volte. Dovrò anche riguadagnare la fiducia da poter dare a qualcun altro. Dovrò... Chissà. Dovrò fare qualcosa per capire quale strada prendere. Per ora ho lasciato l'acceleratore e continuo lungo un'arteria illuminata tetramente in cui non riconosco angoli che mi interessino sfruttando l'aerodinamica di un'auto abituata alla velocità. Ma quando questo si esaurirà e dovrò essere di nuovo io a scegliere una curva e anche a dare gas, ci vorrà benzina e ci vorrà un'idea... E quella, in un'ora di lettere e di uno sfogo complicato, non l'ho trovata...
lunedì 17 gennaio 2011
Senza bussola

E' successo ancora. E' successo perché doveva o perché poteva. E' successo perché non c'è un modo per me che sia uno per non spezzarmi in due. E' successo perché io ci credo ancora e dovrei smettere di farlo. Ma sono vivo, e finché lo sarò so che continuerò a farmi questo e a farmi fare questo. E tutto sommato, non voglio morire oggi. No.
Nel rompermi e nel perdere ogni direzione, nel non sentire più alcun vento che gonfia le mie vele, l'irreale situazione di silenzio e di immobilità mi lascia sparso al sole, senza acqua, ma senza sete. Potrei non scrivere niente in questo post, lasciare che tutto si annebbi in una incomprensibile e limacciosa immobilità, ma devo rialzarmi presto, perché nessuno mi può raccogliere da dove sono. Non posso dare i miei punti cardinali. Mi sono spinto precipitosamente in una direzione senza potere e volere imparare la strada per tornare indietro. Ho sperato che quella strada non servisse, solo per realizzare che semplicemente una strada non c'è. E ora che tutto giace in frantumi e in rovina intorno a me cerco cocci che non possono essere incollati. Non mi bastano le fitte di ogni singolo pensiero. Ogni immagine, ogni pezzo che resta di un momento lo prendo a testate, perché per smettere di sentire male in un posto, a volte bisogna sentirne in qualche altro. Potrei mettermi anche a relativizzare, ma a volte vale la pena di mandare anche Einstein a farsi fottere...
Tutto questo può essere chiaro solo per me. Eppure non mi importa che sia così. Mentre le dita scorrono sui tasti, mentre lo schermo diventa a momenti opaco, mentre mi avvolge il candido silenzio di una serata a casa, esigo da me stesso la promessa di rialzarmi domattina. Eppure mi lascio questa sera, me la lascio per sentire ancora una volta che sono stato io e che sono stato vero, senza menzogna, senza finzioni. Tirando fuori il bello e il brutto di un'anima comune forse, ma di una persona che non vuole lasciare dietro di sé il rimpianto di non averci provato fino all'ultimo a essere felice, a essere completa. Il rimorso verso me stesso e verso gli altri, invece lo conservo gelosamente, a futura memoria...
Anche questa volta, come nella mia migliore tradizione, non ho trovato una risposta alla domanda: "Perchè no?". Avrei dovuto forse cercarla meglio questa risposta. Ma forse non l'avrei trovata comunque da solo. Ci voleva qualcuno a darmi quella risposta, con i suoi perché che credo non saprò mai. Un giorno tutto questo svanirà, finanche il ricordo diventerà una stanca sinapsi legata a chissà quali altre e da chissà quali altri legami. Ma so che quel giorno non è così vicino come dovrebbe essere...
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