giovedì 4 novembre 2010

Fenomeni di mappatura


Abbiamo bisogno di punti di riferimento. Abbiamo bisogno di sapere dove siamo. Vogliamo trovare una bussola che ci guidi nel viaggio, ma che ci possa anche semplicemente puntare su una mappa.

Personalmente rimango affascinato ogni volta dagli stradari e dai GPS. I primi erano una risorsa utile che aiutava a immaginare la strada e a trovare punti di riferimento. Il ritrovato tecnologico degli ultimi anni, invece, ci ha fatto perdere la funzione storica di saperci orientare nella giungla metropolitana. Senza il navigatore, molti di noi, restano persi. E' un progresso indiscutibile dal punto di vista dell'aiuto che può fornire in luoghi sconosciuti, ma è anche una limitazione alla potenza creativa. E' scientificamente provato a suon di bestemmie che accettare il consiglio del navigatore con spirito critico, arrogandosi anche il diritto di contestarlo, ha conseguenze funeste. Si puo' finire ovunque se non si seguono i suoi dettami dittatoriali. E persi nel vuoto della incapacità di imparare le strade, l'alternativa è smarrita per sempre...

Ormai è infatti impossibile andare a memoria, e le mappe non hanno un senso senza una bussola. Eppure il mio cervello, proprio in questo momento, mi mostra che ci sono cose automatiche che hanno a che fare con posizioni e movimenti, che non possono essere perdute. Sto scrivendo infatti su una tastiera svizzera. Non tanto diversa da una italiana se non per l'assenza delle lettere accentate e per la noiosa inversione delle lettere z e y. Eppure, semplicemente cambiando via software la posizione dei tasti, riesco a scrivere in italiano senza guardare dove le mie mani battono. E' una mappatura inconscia, come quando camminando a Napoli, riesco sempre a sapere dove sono.

Forse sta diventando il caso di abbandonarsi un po' di più alla nostra natura e di recuperare quanto pensiamo sia meglio organizzato da un sistema elettronico. Per diventare un po' più robot, ma meno robotizzati e sconfiggere una nuova dipendenza...

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