E dunque: dopo epopea treno, che caliamo un velo pietoso è meglio, tipo usuale corsa fra i due treni 8.50 e 8.58 con spareggio a chi parte prima, arriviamo stamattina nel gentile paesello (con una densità abitativa pari a quella di Bombay) che ospita i nostri uffici e laboratori e ... sorpresa!! Sotto un'acqua battente, un cielo grigiotopo per non dire grigiozoccola, l'unica via d'accesso è allagata, ma non un po' allagata, come siete abituati voi che ormai vivete lontano, no no, allagata allagata, tipo guado altezza coscia per le persone normali e altezza bacino per me che non sono un gigante. Macchina piantata al centro del lago di melma, fogna e acqua nerazza, annegata lì miseramente. Tutti noi coscienziosi lavoratori interaziendali ci guardiamo nelle palle degli occhi offuscate dalle tonnellate d'acqua che il cielo continua a menare abbasso e ci chiediamo: che fare? Negli occhi si legge da un lato la prescia di arrivare al lavoro, dall'altra la speranza che sia assolutamente impossibile. Alcuni, infaticabili e atletici, si lanciano dal muretto della stazione verso il basso, con il capostazione berciante che chiama la polizia, altri riemergono dalla vile pozzangherona e puntano dritti verso la strada alternativa (si fa per dire) al momento chiusa da un cantiere: il molo. Preghiere, scongiuri e spergiuri agli operai del cantiere, apriteci per carità e alla fine, ecco, gli operai mossi a pietà aprono il varco. Traversata fra fiumi di acqua, cascate di m....a, puzze e cumuli di non meglio identificati detriti. Si passa!!! Riemergiamo dall'altro lato del lago che giace sotto il ponte, guadiamo alla meglio le ultime propaggini del lago (gli stivali annaspano e miseramente cedono) e finalmente l'agognata riva: il lavoro!
Ma che cosa non si fa per guadagnarsi la pagnotta! Altro che Svizzera!!
Bene, qui dentro il sito in cui sono confinata, stamattina non si sente il ciangottare dei computer e lo stridore delle stampanti e delle fotocopiatrici, si sente un strano vvvvvvvvuuuuuuuuuuuu, cosa sarà mai? Sono i centinaia di phon accesi dalle centinaia di lavoratori che cercano di asciugare il disastro delle loro scarpe, dei loro pantaloni, dei loro cappelli, dei loro cappotti. Siamo arrivati al lavoro, ma oggi il nostro lavoro consiste nell'evitare l'acciacco incombente.
Mah! Meno male che ieri sera sono andata a fare un po' di acquisti per la passione dolci che mi invade: griglia per farli raffreddare, formine di mini plum cake come dico io, formine di maddalene, zucchero a velo e griglie per i muffin. Ahhhh! Mo' si, domenica ho davanti un paio di dolcetti che vorrei proprio fare, nipotino ingessato permettendo (l'ho con me per il week end e ho messo in frigo la coca cola per lui e lo spumante per me, da stappare al suo arrivo)!
2 commenti:
Io sono nata nel 'gentile' paesello e abito in una zona con strada connessa direttamente alle pendici del Vesuvio. Quando piove la strada stretta diventa un vero fiume (giu' da voi si forma il lago...) e ricordo quando da bambina per andare a scuola intere scolaresche dovevano arrivarci a nuoto ... con le auto che ti facevano provare l'ebbrezza delle cascate del Niagara, le mamme che urlavano (a loro l'acqua arrivava al collo quindi potevano ancora parlare )e quella miriade di impermeabili dalla stoffa puzzolente giallo o blu elettrico che ti arrivavano fino alle caviglie ..( e sommersi dall'acqua erano piu' pesanti di un macigno...e affogavi..)
..che bei ricordi!!
Racconto meraviglioso: esperienze da vivere... Peccato non esserci stato!
Ok, mi rimangio tutto... Una epopea tremenda... Ma W l'esercito dei phonati! :-)
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