Il nostro maestro mi ha ispirato, in fondo un blog è anche un posto per dire cose profonde e sentite, dove scrivere dà la possibilità di dire quello che a voce è difficile.
Non ho mai parlato con voi di mia sorella: più piccola di me di sette anni, fisicamente siamo state sempre piuttosto simili agli occhi altrui (noi le differenze le vedevamo), piccole, capelli chiari, occhi scuri, ma di carattere, mamma mia, di carattere siamo sempre state come il giorno e la notte, come la bonaccia e la tempesta, come il diavolo e l'acqua santa (inutile dirlo, il diavolo sono sempre stata io).
Lei ha sempre avuto la misura delle cose, la diplomazia naturale, l'essere sempre stata una "signora", io l'irruenza, l'eccesso, la mia canzone è "Non sono una signora, una con tutte stelle nella vitaaaaa".
E' sempre stata presente nella mia vita, nei miei giochi di bambina, nella mia adolescenza, in cui abbiamo anche litigato a sangue. Lei tantissimi amici fin dalla più tenera età, io pochi fino a non molti anni fa, lei una famiglia e un figlio, io amori impossibili e grandi passioni.
Lei un lavoro sicuro e prestigioso, io un sacco di contatti e un lavoro che mia madre ci ha messo un sacco a capire.
Eppure, dentro, dove conta, mi accorgo adesso che siamo sempre state molto più simili di quanto noi stesse non vedessimo. Come guardare una mano immersa in un liquido scuro da cui spuntano solo le dita, diresti che sono due invece è una cosa sola. Così noi, sicure di trovarci quando c'era bisogno, un sacco di sottintesi eppure la certezza dell'amore.
Mia sorella è morta il 1 gennaio di quest'anno, ora io sola resto a camminare per due. Eppure ancora mi consiglia, lei, la piccola, con la sua voce tranquilla e con la sicurezza di chi sa come comportarsi in ogni occasione. La porto con me dovunque io vada, come l'amputato a cui hanno tagliato una gamba e la sente ancora. Ed è una presenza felice.
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