lunedì 29 ottobre 2007

Deja Vu al contrario...


La sensazione del Deja Vu non c'è bisogno che mi metta a spiegarla: sono certo che nella vita sia capitato a tutti e in giro ci sono una serie di millantatori e una letteratura immotivatamente enorme su quello strano momento in cui sembra di rivivere qualcosa. Doveva succedere anche agli inventori della metempsicosi, tanto da crearne una filosofia e una religione, per carità, degne di ogni rispetto... Non sono scettico che si possa avere più di una vita, ma siccome generalmente non mi ricordo mai se ho chiuso la porta di casa dopo 30 secondi che sono fuori, non credo che potrei veramente ricordare cose avvenute anni prima... Ma questa è un'altra storia...

Quello di cui parlo stasera è la notizia del giorno che ho vissuto in ufficio. Riunione del lunedì (si fa anche qui inesorabilmente ogni inizio settimana con una organizzazione svizzera e una flessibilità italiana). Entriamo come al solito sereni ma a ranghi ridotti: le solite incombenze dell'ultimo minuto! E invece no, anche la riunione ce la cantiamo e suoniamo in pochi, ma buoni. E la prima notizie è BOOM! Il più anziano come anni di lavoro nella nostra sede se ne va. Ha trovato un altro lavoro e quindi lascia, inevitabilmente raddoppiando il nostro lavoro e spero per lui il suo stipendio...

E subito si è innescata nella mia scatola cranica, la visione dall'esterno del momento in cui sono stato io a dire: cara Capo, me ne vado... Ricordo ancora il salto all'indietro della neo-mamma e la mia preoccupazione per il fatto che allora aveva una panza avanti e due enormi poppe a corredo. Mi sentivo responsabile di darle questa notizia in anteprima, ma la prese bene. Ciò che la fece soffrire fu il dover aspettare il lunedì mattina per dare la notizia ufficiale a viva voce nella sede di Portici. Sul treno riuscì anche a resistere, ma alla macchinetta del caffè l'ansia divulgativa ruppe l'argine e megafonicamente investì tutti gli astanti della novella... E' vero che nel frattempo avevo già dovuto superare gli enormi occhi della mia compagna di laboratorio che aveva già coniato per me il nome di Giuda I-Scarola, e l'incredulità di chi supponeva che stessi scherzando e se la rideva. Ancora ricordo la diffusa sensazione di euforia e allo stesso tempo la necessità di non mettermi a ridere per dare credibilità alla cosa. In definitiva non mi sembrò vero di aver dato le dimissioni finchè la voce non si sparse ai 4 venti. Ho guardato il fuggitivo di oggi con un misto di incredulità e stupefazione, ma anche con una certa invidia: sentire il sangue scorrere veloce in direzione di una nuova strada è una sensazione che non si può disprezzare o sottovalutare. Ho vissuto un deja-vu, ma era al contrario: cioè io vedevo quello che avevano vissuto gli altri al momento del mio annuncio. E mi sono passati davanti i volti di tutti, ho risentito le parole che ho detto n-volte sull'importanza di provarci e sui miei sogni e desideri. E ho capito che, indipendentemente da dove veniamo e dalle nostre esperienze, pezzi della nostra storia possono essere rivissuti come in una pellicola in cui si è spettatori...

Superato il momento poetico, mi viene il dubbio che mi convenga pensare a comprare un ombrello bello resistente: tra poco inizierà a piovere roba pesante di colore generalmente marrone, e non so perchè ho l'impressione che dovrò prendermi qualche secchiata. Speriamo solo di striscio...

2 commenti:

La perfezione stanca ha detto...

Accidenti a te, anche nei momenti clou drammatico-poetici ecco che arrivano le poppe! Ma insomma, sei un mandrillo!

Andrea B ha detto...

No, solo un uomo di occhio buono...

E poi se no diventava la storia triste di una dipartita! Invece la poppa ha morbidi contorni dall'effetto assicurato sugli uomini!

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