venerdì 5 ottobre 2007

CAOS CALMO

Premessa alla premessa: sono morta di paura, è la mia prima recensione pubblica, scusatemi tutti se non sarà all'altezza delle vostre aspettative, ma spero che con la pratica migliorerò (se sbalierò mi corrigerete ... ehm).
Probabilmente molti conosceranno già questo libro, se ne è molto parlato, per il successo che ha avuto, per l'autore e per il particolare soggetto. Ma sentivo di dover iniziare da questo libro perchè ha fatto vibrare delle corde particolari in me, qualcosa della mia vita e della mia storia è entrata in risonanza ed è diventata musica.
"...Ora però io devo dirla io a voi, una cosa importante: ci siete ancora tutti? ... E' una cosa decisiva che ho capito in questo momento, e che riguarda anche voi. ... Forse ci riguarda davvero tutti. Ascoltatemi bene, allora: la palla che lanciammo giocando nel parco è tornata giù da un pezzo. Dobbiamo smettere di aspettarla."
Ho letto e riletto queste parole, le parole che chiudono il libro, e ogni volta che le leggo rabbrividisco e mi viene la pelle d'oca. I libri possono farlo e questo lo ha fatto. Suonano per noi e su di noi melodie.
Qui, in queste parole, ho colto il senso di tante vite: viviamo aspettando qualcosa, che succeda qualcosa, al di fuori di noi, che ci piombi addosso e ci cambi la vita, invecchiamo aspettando che qualcuno altro faccia, guardiamo in alto in attesa della palla; ma non è così, a 26 anni l'avevo avuta l'intuizione: questa non è la prova generale, signori, QUESTA E' LA RECITA. Possiamo smettere di aspettare. Le cose, se vogliamo che succedano, ce le dobbiamo far succedere da soli.
La storia, la storia del libro, è una storia in parte paradossale eppure semplice: alla morte della propria compagna, un uomo si siede in macchina davanti alla scuola della propria figlia, lasciando che il mondo vada per la sua strada. E da quel palcoscenico scopre le motivazioni e i lati oscuri di parenti, colleghi, capi, che vengono a parlare con lui, immaginando che dietro questo suo immobilismo ci siano motivi imperscrutabili e oscure macchinazioni. E in questo suo essere fermo al centro di un mondo rutilante li ispira tutti e scioglie i nodi del vivere, e in qualche modo evolve e conclude.
Un testo che fa piangere e insieme vi spinge a gettare indietro la testa e ridere, di voi stessi e del mondo: sulla copertina, al verso del libro (termine tecnico - seconda di copertina), c'è una sola frase, che mi ha fatto ridere di me stessa e che è maledettamente vera: "La gente pensa a noi infinitamente meno di quanto crediamo"
Ho in mente tre o quattro persone a cui farebbe bene sentirsi dire questa cosa, voi no?
Autore: Sandro Veronesi - Editore: Romanzo Bompiani - ISBN 88-452-3489-4 - Costo: €17.50 (magari ora è uscita l'edizione economica, ma credetemi, li è valsi tutti) - è stampato su carta riciclata senza cloro e non ha comportato il taglio di un solo albero.

5 commenti:

angy ha detto...

Cara perfezione,
grazie per questo inizio rubrica!!!
bhè non ho letto il libro quindi giurin giurello lo compro subitissimo e poi vi farò sapere cosa ne penso!!

La perfezione stanca ha detto...

Oh, mamma!!!

Andrea B ha detto...

Estasiato dalla recensione, mi prodigherò per leggere anche io e riflettere un pò. La conclusione portante mi sembra qualcosa a cui, tardi o presto, tutti noi dobbiamo giungere...
Aspettare? Cosa? Io non aspetto più. E forse è anche per questo che sono qui!

La perfezione stanca ha detto...

Infatti, caro Andrea, infatti, tu sei proprio uno di quelli che ha smesso di aspettare. Mentre scrivevo a te pensavo.

Andrea B ha detto...

Grazie Perfezione... Eppure so che ci sono cose per cui a volte ancora aspetto... Anche se non dovrei!

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