Oggi vedevo un pò di televisione prima della indispensabile pennica. Mi sono imbattuto nella "pre-cronaca" del giro d'Italia, e ho visto una macchina formata di persone che lavorano insieme e fanno un servizio forte, bene organizzato e sapido per dare l'informazione sulla corsa e su quello che vi accade intorno...
Al di là dell'evento, quello che mi ha colpito è stata la capacità di dare una sensazione di coesione e di spirito comune, di comprensione reciproca, anche di scherzare e di tenersi su, che non sempre si trova in giro. Ancora, la volontà di ringraziare tutti, anche quelli che stanno dietro e al successo contribuiscono senza che il loro nome sia nell'occhio di bue...
Una volta tanto un esempio di Team che ha un senso. Importante è il leader, come sempre. E qui devo dire che c'era uno dei miei miti da lunghi anni. Si tratta di quel Marino Bartoletti che inventò con Fabio Fazio e Paolo Beldì la prima edizione di "Quelli che il Calcio", e che la abbandonò prima che la deriva verso l'evento prendesse il sopravvento e soprattutto che l'avvento della Ventura la rendesse un contenitore non tanto diverso da altri...
Ebbene, mi piacciono i team così, in cui il lavoro di tutti viene fuori e viene riconosciuto, e dove il leader sa ringraziare e mettere la luce su quelli che a volte copre, neanche per sua volontà esplicita, quanto per la necessità di un'unica interfaccia. Potrei trovare mille definizioni per questa speciale coesione, ma le lascio a quei valenti teorici che sanno dire molto più di me sul tema. E quello che mi piacerebbe, a volte, è pensare che l'Italia possa diventare una nazione di squadra. Non faccio l'esempio della Svizzera perchè neanche qui hanno questo grande spirito comunitario. Però quando penso che il reciproco sostegno nella nostra nazione è un optional mentre la capacità di spingere solo la propria carretta un must, e quando guardo al nostro "leader" nazionale, resto perplesso...
Al di là dell'evento, quello che mi ha colpito è stata la capacità di dare una sensazione di coesione e di spirito comune, di comprensione reciproca, anche di scherzare e di tenersi su, che non sempre si trova in giro. Ancora, la volontà di ringraziare tutti, anche quelli che stanno dietro e al successo contribuiscono senza che il loro nome sia nell'occhio di bue...
Una volta tanto un esempio di Team che ha un senso. Importante è il leader, come sempre. E qui devo dire che c'era uno dei miei miti da lunghi anni. Si tratta di quel Marino Bartoletti che inventò con Fabio Fazio e Paolo Beldì la prima edizione di "Quelli che il Calcio", e che la abbandonò prima che la deriva verso l'evento prendesse il sopravvento e soprattutto che l'avvento della Ventura la rendesse un contenitore non tanto diverso da altri...
Ebbene, mi piacciono i team così, in cui il lavoro di tutti viene fuori e viene riconosciuto, e dove il leader sa ringraziare e mettere la luce su quelli che a volte copre, neanche per sua volontà esplicita, quanto per la necessità di un'unica interfaccia. Potrei trovare mille definizioni per questa speciale coesione, ma le lascio a quei valenti teorici che sanno dire molto più di me sul tema. E quello che mi piacerebbe, a volte, è pensare che l'Italia possa diventare una nazione di squadra. Non faccio l'esempio della Svizzera perchè neanche qui hanno questo grande spirito comunitario. Però quando penso che il reciproco sostegno nella nostra nazione è un optional mentre la capacità di spingere solo la propria carretta un must, e quando guardo al nostro "leader" nazionale, resto perplesso...
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