mercoledì 4 giugno 2008

L'importanza di chiamarsi Fritto


Stasera uso le ultime energie residue per celebrare una delle mie indiscutibili passioni. Si tratta del fritto, inteso come tutti i cibi che hanno parte o tutta la cottura all'interno di una padella piena di olio luccicante a temperatura adatta...

Già l'odore del solo olio caldo, genera in me uno stato sognante di catalessi con il cervello che va a ipotizzare cosa verrà immerso di lì a poco. Poi, appena in punta di piedi qualcosa tocca la superficie per vedere che sia abbastanza calda, l'atmosfera si attizza. Si sprigiona una anteprima di odori che già da soli potrebbero mandarmi in crisi di astinenza. Dopo questo, ecco il momento del tuffo a cufaniello cui segue quello sfrigolio musicale irraggiungibile. A quel punto l'avvicinamento ai fornelli diviene un fenomeno inconscio, già pronto a raccogliere il frutto fragrante dell'incontro fra solido e liquido. Poco importa che nei primi 3 minuti tutto sia a 10000 gradi e quindi immangiabile: si prova uguale, maturando una serie di masochistiche ustioni sulla lingua, totalmente ripagate dal sapore e dalla soddisfazione...


Pesce, pollo, dolci, arancini e arancine, crocchè, paste cresciute... Ah!!! E tutto questo perchè stasera in ufficio abbiamo avuto per cena delle fantastiche ali di pollo con pelle, fritte, impepate e salate e ancora calde spolpate...
Ma dopo tanto lavorare, che soddisfazione!

4 commenti:

La perfezione stanca ha detto...

In ufficio?? Cena??? Che diavolo sta succedendo, eh? Ma tra poco ti metti anche il lettino in ufficio? Però, però .... le ali di pollo fritte ... capperi che buone!

AlessandroT ha detto...

dicono che l'olio ad una certa temperatura sviluppi delle tossine pericolose per l'organismo, ma chi sa qualcosa della vita, chi è uomo di mondo sa che il piacere, la gioia di vivere sono sempre indissolubilmente legati al rischio, al pericolo. Il fritto quindi come saporitissima, irrinunciabile, metafora della vita.

La perfezione stanca ha detto...

E siccome a leggerti mi è venuta un'inenarrabile voglia di fritto, ieri mi sono fatta la provola indorata e fritta, facendo finta fintissima che era per il mio nipotino che veniva a cena. Hi hi! E mamma mia, quanto era buona, appena squagliata, la crosta dorata e croccante, succosa e saporita. Il nipote, che mai nei suoi lunghi 8 anni di vita aveva assaggiato tale delizia, ha approcciato con cautela, pezzo piccolo, ha continuato con entusiamo, altro pezzo piccolo, ha finito in bellezza, pezzacchione gigante!

Andrea B ha detto...

Sarebbe carino mettere la ricetta facile facile tra le ricette di vita...

Beato nipote!

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