domenica 28 dicembre 2008

La crisi economica (lungo, pensoso, penoso)

Ho deciso di buttare questo bel mattone nello stagno, anche se è domenica, perchè devo dire che mi sento per la prima volta colpito e investito dal fenomeno. In passato tempi duri ce ne sono stati, almeno io credo, ma la differenza era che io e tutti quelli della mia età, probabilmente ci trovavamo sotto l'ombrello della vita a casa, per cui la pioggia marrone cadeva nei dintorni, e a noi arrivava qualche schizzo di rimbalzo e l'inevitabile puzza...

Oggi invece, sarà questa tristissima consapevolezza informativa che ci fa prendere parte a tragedie immani diffuse in tutto il mondo, sarà che siamo dentro al lavoro fino al collo e a stento riusciamo a respirare, gli Tsunami finanziari li vediamo arrivare e li sentiamo violenti. A volte siamo fortunatamente in un palazzo solido che giusto vibra un pò, altre ci troviamo in piccole capanne malesiane sulle spiaggia...

Ebbene è crisi. L'onda ha raggiunto l'Europa passando l'Atlantico e chissà quando raggiungerà anche l'Asia dal Pacifico. Ci sono diverse persone a me vicine che si trovano di conseguenza in un periodo che definire spiacevole è riduttivo, e più in generale, altre che si stanno attrezzando contro il bagno fuori stagione.

Non sono un analista, ma uno che spera che le cose si rimettano in moto. Sono preoccupato perchè le mosse che sono state fatte dai governi mondiali sono inusuali: immettere flussi di denaro enormi per la salvezza delle aziende era una politica non sempre adottata dagli stati... Specialmente la debacle americana mi ha abbattuto: è andata a confermare una sensazione di rallentamento che mi appariva lampante dopo il tremendo 2001 e che inevitabilmente coinvolge tutti i vagoni attaccati a quella locomotiva, tra cui la Vecchia Europa... Io credo che si recupererà molto, ma il punto è a che prezzo e quando? Le illuminatissime menti economiche mondiali, mi sembrano strattonate da troppi interessi personali per avere una visione d'insieme di una strategia globale che rimetta le cose a posto. Il vaso occidentale si è sbrecciato parecchio, forse è in pezzi, e incollare i cocci potrebbe essere una operazione troppo dura anche per le risorse di Attack di governi ricchi e prima molto prosperi.

E intanto c'è la gente che aspetta patendo e arrangiando. Nelle aree da sempre depresse, forse si sta quasi meglio: lì si è dovuto sempre combattere e quindi si hanno anticorpi colle contropalle, come diceva un mio amico... Le previsioni però parlano di almeno sei mesi di totale fermo per tante, troppe attività che coinvolgono un numero di persone difficilmente gestibile. Non ho soluzioni, ma mi chiedo se qualcuno che è nella stanza dei bottoni ci si stia applicando.

In Italia vedo le solite discussioni inutili sul sesso degli angeli, e anche la faccia rubiconda e i capelli impiantati del Presidentone dovrebbero adattarsi di più alla circostanza. Che cacchio ce ne frega del presidenzialismo quando la gente se ne sta a casa in cassa integrazione? Queste uscite sono come quelle di Garella, il portiere del Napoli con il maggior numero di parate di sedere che io abbia mai visto!

L'unica è comunque provare a essere propositivi. In questo tempo, per dare un pò d'aria a tutti, non mi sembra male l'idea di far lavorare meno più persone: riducendo le spese sui contributi, credo che sia fattibile. Sperando che poi ci sia modo per tornare indietro...

So che forse questa ipotesi è un pò semplicistica, ma attenderei curioso e soddisfatto idee migliori...

E speriamo che i fenomeni disastrosi finiscano!

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