domenica 7 dicembre 2008

Letteratura nostalgica: e anche un pò di vita...


Ho finito oggi un altro dei romanzi di Manuel Vasquez Montalban con protagonista Pepe Carvalho e la sua Barcellona che non c'è più... Il genere è un precursore di quella Vigata del commissario Montalbano di Camilleri, che secondo me (e forse secondo molti altri) non a caso condivide il nome dell'autore catalano...

Il titolo è "Il Centravanti è stato assassinato verso sera". E' un romanzo di almeno 15 anni fa, ma come in tanti altri casi, quando l'ambientazione è un mezzo per dire qualcosa di più, l'epoca non conta... Lo spunto sul calcio è interessante, e da esso nascono un paio di riflessioni generali che mi piace condividere...

Cosa sono i calciatori oggi se non gli eroi delle guerre di un tempo? Sì, essi sono diventati grazie al fisico e al denaro, gli emblemi del successo senza ma e senza se. Sono il fulcro del sogno di arrivare lontano, ovunque questo lontano sia... L'ammirazione delle folle, l'acclamazione degli stadi, la pompa magna che sembra accoglierli sono il segno di ogni tempo alla ricerca dei suoi simboli... Ricordate forse nelle ultime manifestazioni sportive il percorso sugli Champs Elysee in Francia, o ancor più vivo quello della nostra Italia sul bus scoperto lungo le strade della capitale? Passare sotto l'arco di trionfo facendo chinare il capo ai prigionieri e mostrando i propri trofei: il sogno della affermazione realizzato e nuovamente codificato come ai tempi di Napoleone o dell'Antica Roma Imperiale...

E a fianco le storie degli eroi decaduti, di quelli che hanno toccato per un istante un globo di luce e poi sono miseramente caduti indietro... Cioè la vita vera, quella di chi per "mancanza di fortuna ma non di valore" è rimasto seppellito nel suo ricordo di un unico momento, ma a cui gli occhi sono rimasti puntati indietro... C'è la nostalgia, c'è l'impossibilità di ritrovarsi e di ritrovare la gioia nel lago delle proprie delusioni di chi ha vissuto per un attimo il suo sogno, e ogni mattina si risveglia nella realtà.

E poi c'è la fine del proprio mondo che ognuno di noi vorrebbe cercare di non vedere e invece accade, perchè il tempo scorre inesorabile, e pur se noi cerchiamo di non accorgercene, nel nostro cammino ruotano oggetti e persone senza che possiamo essere un centro d'orbita... E' questo secondo me il vero motivo del romanzo, come di tanti altri scritti che guardano in faccia i cambiamenti con la paura e il dolore di non vedere più un paesaggio familiare... La famiglia di Carvalho perde un personaggio, e ostinatamente lui, testimone di cambiamenti e della fine di un'epoca, della sua epoca, non vuole vedere morire quella parte di sè... Ma non c'è scampo per ognuno di noi: dobbiamo accettare che ogni giorno una parte della "nostra epoca" finisca, provando a voltare la pagina del nostro romanzo o a leggere ancora una volta una prima pagina di giornale dove nuove notizie ci renderanno tristi o allegri...

La nostalgia è a volte dolce, e i ricordi un miele che ci resta appiccicato alle dita da leccare bene... Ma se si guarda indietro troppo a lungo, i passi diventano incerti e anche un pò rischiosi... In treno si prende il posto che si trova. Nel senso di marcia o in quello contrario, si guarda fuori dal finestrino molto lontano, e lo scenario cambia continuamente: se pure cediamo alla malia, dobbiamo accettare che tutto passi e alle fermate salgano e scendano persone... Ma con la gioia del viaggio, che di per sè è inevitabile poesia...

Nessun commento:

Note per Viaggiatori Occasionali...

Questo blog attualmente non contiene pubblicità esplicita e se ce ne è di occulta non lo sappiamo neanche noi che siamo gli autori... Per il copyright, esso è di chiunque lo reclami e possa dimostrare che le sue pretese hanno un minimo fondo di verità. Se inavvertitamente qualcosa coperto da proprietà intellettuali varie è stato usato, vi preghiamo di segnalarcelo, perchè provvederemo a riparare alla disattenzione che nessun vantaggio economico e morale ci porterà...

Capotreno e Viaggiatori