venerdì 10 aprile 2009

Obamismo


Nella generale visione entusiastica dell'approccio del nuovo Presidente degli States e delle sue magnificenze, da cui non posso dire di non essere affascinato, ho sentito ieri delle voci dissonanti. Le riporto qui, non per fare il bastian contrario, ma perchè secondo me è bello avere anche un pò critica. Hai visto mai che qualcosa su cui discutere ne venga fuori?

Parlavo con americani. Non ne avevo ancora avuto occasione dopo l'elezione del Barack. Ebbene, una delle mie prime domande è stata: cosa ne pensate di Obama? Sapevo che la loro posizione fosse piuttosto perplessa nei confronti dei suoi atteggiamenti, scelte e approcci, ma volevo capirne di più. Il concetto lo riassumo perchè semplice è: Obama non ci piace (a loro dico) perchè vuole trasformare l'America in uno stato dove il Welfare aiuta tutti, indipendentemente dal merito. Quale stimolo resta a lavorare, a lavorare duro, se si può rimanere in attesa che sia lo stato a farci mangiare, bere e andare in carrozza?!

Al di là della semplificazione, sono rimasto colpito da questo discorso. Parlavo con persone storicamente democratiche, certo della middle class americana, ma che hanno alle spalle battaglie, opinioni, partecipazione. Perchè supporre che il fatto che lo stato dia più sostegno ai deboli necessariamente penalizzerà i ricchi? Eppure, non c'è una verità di fondo nel fatto che all'Europa Obama piace tanto perchè è un pò "Europeo"? Cioè, questo approccio di assistenza, è parte della nostra cultura. I "meno fortunati", non sono colpevoli della loro situazione, ma non sono neanche colpevoli se non riescono a cambiarla. Forse questo, in parte della società americana, è il vero nodo: il sogno di non essere un fallito, di non essere messo ai margini della società in quanto incapace di sfruttare le opportunità, è molto vivo e chiaro nel loro DNA. Il loro sistema economico, non si basa forse anche sul fatto di essere tanto bravi da poter comprare, godere, scialare come e più degli altri? La competizione/concorrenza, non è una matrice comune nella loro immaginazione? Ed ecco quindi la domanda vera, quella un pò nascosta nei meandri delle parole e di quello che ci piace sentire: siamo sicuri che questo modello che cerca di smussare le vette per rendere un pò più pianeggiante la società americana possa funzionare in quella nazione? La loro economia è pronta a dare indifferentemente e a livellarsi, riducendo forse la spinta psicologica e l'effetto GEM (Going Extra Mile)?

Dal punto di osservazione del vecchio continente, dove almeno di facciata l'essere tutti uguali è una grande conquista (salvo poi giudicare derelitti quelli che non ottengono altro che la minima sussistenza), le parole e le direzioni un pò "buoniste" che il presidente sta dando, sono ovviamente salutate con ammirazione e soddisfazione. E' forse ancora una volta sulle conseguenze in quella cultura che bisognerebbe interrogarsi, foss'anche solo per un esercizio filosofico. E' come per le equazioni matematiche: ce ne sono alcune che hanno più di un risultato in dipendenza dalle condizioni che si applicano. Non è detto che la ricetta di Obama porti a quella desiderata...

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