"Nefandezza" è una parola intrigante... Essendo desueta, il solo pronunciarla può avere due effetti opposti: per chi parla poco potabile (come a volte il sottoscritto...), può dare quel brivido di orrore per cui è intesa. Per molti altri risulta piuttosto comica.
Ovviamente questo non divide il mondo nè classifica le persone, ma è un dato di fatto che la reazione di fronte alle parole dipende grandemente da quanto le abbiamo "gustate" nella nostra vita... Ricordo come al liceo, la mia professoressa di Italiano dei primi due anni, fosse una narratrice straordinaria. Non usava espressioni complicate, ma aveva una facilità di racconto impressionante per le nostre giovani menti, riempendo le sue ore con un volume di immagini apocalittico! Il mio modo di scrivere nonchè le mie idee le risultavanot molto indifferenti. Non sono mai andato oltre il 6 e 1/2, e anche oggi non credo di essere poi migliorato di tanto. Da ambizioso e presuntuoso primo della classe, desideravo eccellere e fare di meglio, ma la sua vena artistico/narrativa tendeva (probabilmente giustamente) a premiare le fantasiose espressioni di alcune compagne di scuola, molto più inclini alla creatività e meno affascinate dalla tecnica di cui io invece volevo diventare padrone... La professoressa del triennio era invece un donnone molto diverso dal punto di vista della sensibilità. Una persona equilibrata e noiosa, forse anche per una vita non certo facile, che pontificava in oro al mio inchiostro steso su foglio protocollo in bella caligrafia...
Credo in quel periodo di aver scritto nefandezze inenarrabili lasciandomi andare a tentativi analitico/saggistici della peggior risma... Anche allora ero in grado di pittare chilometri di linee arzigogolate riempiendo fino 4 facciate di foglio protocollo... Erano i tempi della scrittura a mano libera, tutt'oggi affascinante per quando insopportabilmente lenta... Gli incoraggianti 8, dovuti fondamentalmente alla capacità di non sbagliare i verbi, al non commettere errori sui congiuntivi, ma non a delle capacità interpretative, facevano da contraltare alla diminuita gloria delle "creative"... E anche allora non riuscivo a godermi la cosa: sentivo di non essere un artista, ma un osservatore con delle idee poche volte originali...
"La fredda cronaca", se andassi a rileggere gli scritti di allora, sarebbe ancora efficace, ma quanto noiosa? Probabilmente molto... E a questo punto, non sarebbe stato meglio provare a scrivere cose che avessero insito un germe di orrore per la loro cruda e nefanda inutilità, ma stilisticamente dorate? O viceversa, darsi a ipotesi profonde con rozza brutalità? E invece, ancora una volta, sono rimasto nel mezzo, dove sta anche la virtù: in altre parole dove non si scopa e non si gode! :-)
Ovviamente questo non divide il mondo nè classifica le persone, ma è un dato di fatto che la reazione di fronte alle parole dipende grandemente da quanto le abbiamo "gustate" nella nostra vita... Ricordo come al liceo, la mia professoressa di Italiano dei primi due anni, fosse una narratrice straordinaria. Non usava espressioni complicate, ma aveva una facilità di racconto impressionante per le nostre giovani menti, riempendo le sue ore con un volume di immagini apocalittico! Il mio modo di scrivere nonchè le mie idee le risultavanot molto indifferenti. Non sono mai andato oltre il 6 e 1/2, e anche oggi non credo di essere poi migliorato di tanto. Da ambizioso e presuntuoso primo della classe, desideravo eccellere e fare di meglio, ma la sua vena artistico/narrativa tendeva (probabilmente giustamente) a premiare le fantasiose espressioni di alcune compagne di scuola, molto più inclini alla creatività e meno affascinate dalla tecnica di cui io invece volevo diventare padrone... La professoressa del triennio era invece un donnone molto diverso dal punto di vista della sensibilità. Una persona equilibrata e noiosa, forse anche per una vita non certo facile, che pontificava in oro al mio inchiostro steso su foglio protocollo in bella caligrafia...
Credo in quel periodo di aver scritto nefandezze inenarrabili lasciandomi andare a tentativi analitico/saggistici della peggior risma... Anche allora ero in grado di pittare chilometri di linee arzigogolate riempiendo fino 4 facciate di foglio protocollo... Erano i tempi della scrittura a mano libera, tutt'oggi affascinante per quando insopportabilmente lenta... Gli incoraggianti 8, dovuti fondamentalmente alla capacità di non sbagliare i verbi, al non commettere errori sui congiuntivi, ma non a delle capacità interpretative, facevano da contraltare alla diminuita gloria delle "creative"... E anche allora non riuscivo a godermi la cosa: sentivo di non essere un artista, ma un osservatore con delle idee poche volte originali...
"La fredda cronaca", se andassi a rileggere gli scritti di allora, sarebbe ancora efficace, ma quanto noiosa? Probabilmente molto... E a questo punto, non sarebbe stato meglio provare a scrivere cose che avessero insito un germe di orrore per la loro cruda e nefanda inutilità, ma stilisticamente dorate? O viceversa, darsi a ipotesi profonde con rozza brutalità? E invece, ancora una volta, sono rimasto nel mezzo, dove sta anche la virtù: in altre parole dove non si scopa e non si gode! :-)
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