E' un pò di giorni che sto masticando la amara caramella della consapevolezza... Parlerò di questa, e non del motivo per cui mi si è pervicacemente piazzata in bocca, perchè il patetico non è il mio genere preferito...
La consapevolezza è una piacevole scoperta, una disgrazia malaugurata o mi tocco? Bah, le scuole di pensiero si sono sprecate su questo punto: pur supposto di raggiungere un momento in cui riusciamo a vedere la realtà come si presenta scrollandoci di dosso la soggettività, cosa ne possiamo fare dopo? Cioè non trovo che necessariamente comprendere un problema o qualcosa che ci circonda ci metta in una condizione privilegiata. Anzi, molte volte non attenuare con il filtro della dabbenaggine alcune realtà come la considerazione che gli altri hanno di noi, nasconde il rischio di cocenti delusioni di cui potremmo fare a meno senza averne a soffrire! Massimo Troisi diceva che non capiva perchè le persone gli andavano a dire le cose in faccia: per lui andava benissimo che gli parlassero dietro le spalle, così da non soffrire inutilmente...
E' anche vero che ci sono momenti in cui capire o credere di capire è una potentissima arma di sopravvivenza e di reazione a situazioni inattese e/o spiacevoli che devono tirare fuori un pò di quello spirito animale che ancora abbiamo dentro... Conservarci è una cosa utile, e capire è utile a conservarsi...
Nel complesso quindi chi se ne fotte se la consapevolezza di ciò che succede è positiva o meno? Il fatto con cui convivere è che la abbiamo, e che molte volte, purtroppo per me la maggioranza, il realizzare cosa succede e in particolare cosa succede a me stesso, è fonte di delusione sugli altri in misura infinitesima rispetto a quella su me stesso... E non si tratta di autoseverità, si tratta di consapevolezza...
La consapevolezza è una piacevole scoperta, una disgrazia malaugurata o mi tocco? Bah, le scuole di pensiero si sono sprecate su questo punto: pur supposto di raggiungere un momento in cui riusciamo a vedere la realtà come si presenta scrollandoci di dosso la soggettività, cosa ne possiamo fare dopo? Cioè non trovo che necessariamente comprendere un problema o qualcosa che ci circonda ci metta in una condizione privilegiata. Anzi, molte volte non attenuare con il filtro della dabbenaggine alcune realtà come la considerazione che gli altri hanno di noi, nasconde il rischio di cocenti delusioni di cui potremmo fare a meno senza averne a soffrire! Massimo Troisi diceva che non capiva perchè le persone gli andavano a dire le cose in faccia: per lui andava benissimo che gli parlassero dietro le spalle, così da non soffrire inutilmente...
E' anche vero che ci sono momenti in cui capire o credere di capire è una potentissima arma di sopravvivenza e di reazione a situazioni inattese e/o spiacevoli che devono tirare fuori un pò di quello spirito animale che ancora abbiamo dentro... Conservarci è una cosa utile, e capire è utile a conservarsi...
Nel complesso quindi chi se ne fotte se la consapevolezza di ciò che succede è positiva o meno? Il fatto con cui convivere è che la abbiamo, e che molte volte, purtroppo per me la maggioranza, il realizzare cosa succede e in particolare cosa succede a me stesso, è fonte di delusione sugli altri in misura infinitesima rispetto a quella su me stesso... E non si tratta di autoseverità, si tratta di consapevolezza...
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