mercoledì 30 settembre 2009

La separazione dei Pooh - Metafora della vita


Arrivo probabilmente molto tardi con questo post. Ci arrivo tardi perchè tutto sommato non era una notizia così importante per me da poter essere immagazzinata finanche nella memoria a breve termine. Me ne scusino gli amanti dei Pooh o quelli che lo sono stati... Ci arrivo solo perchè quell'insulso Francesco Facchinetti, una volta DJ Francesco, mi è capitato per caso davanti in tv in un momento in cui i miei riflessi al telecomando erano un pò lenti, e con quel suo fare imbecille che lo rende almeno a me odioso, ha citato l'ultimo concerto dei Pooh. Sì, avevo letto qualcosa su blog amici, ma con scarso rispetto per la storia della musica, avevo aperto il filtro e lasciato passare la notizia senza tenerne niente...

In realtà, a ripensarci, i Pooh li conosco da moltissimi anni. Mio fratello, prima di darsi ad un altro genere di musica, li apprezzava e li portò in casa. E' stato coerente, devo dire, nello scegliere poi un'altra band di 4 elementi, ma questa è un'altra storia... Le loro canzoni le ho sentite per lungo tempo sui dischi in vinile. Poco sui CD. A parte l'affezione dovuta agli anni di gioventù, anche oggi i loro testi mi sembrano per la maggior parte troppo realistici e poco evocativi. Ma è una opinione personale, e rispetto i tanti fan: in fondo a me piace anche molto la musica classica, e lì non ci sono parole...

La domanda è allora: perchè ne scrivi? Beh, la risposta c'è, una volta tanto. E la risposta è la lettera di Stefano D'Orazio, lo storico batterista, quello che si è scisso dal gruppo, mettendolo fondamentalmente in crisi... Ricercando su internet, ho trovato questo suo scritto e credo sia un segno vero di quello che succede a tanti e che li rende improvvisamente umani. D'Orazio ha compiuto 60 anni e si è guardato allo specchio. Quello che ha visto è stato il percorso dietro le sue spalle, luminoso, desiderato e ricco, ma non ha scorto un futuro. Almeno, io la leggo così. Non ha trovato nel perpetuarsi della musica dei Pooh il suo destino. Ha deciso di voler fare altro in quel tempo che ha davanti. E' stato assalito credo da quel demone che si chiama consapevolezza. E' stato certo che il tempo che ha davanti, lo volesse investire diversamente. E forse ha anche avuto la sensazione di essere troppo vecchio per certe cose. Di fondo in lui un pò di amarezza l'ho letta. Soprattutto nell'accenno alla famiglia mancata...

Ebbene personalmente e a dispetto dei suoi compagni, la sua scelta non solo la rispetto, ma anche la condivido. Viene il momento, prima o dopo, che il lavoro non conta più, che inizia un nuovo percorso di vita, in cui si rivedono come in un film tante cose, e non si può fare come se niente fosse, solo perchè agli altri farebbe piacere così. E' l'esempio, non il fatto, che mi interessa. Sono curioso di sapere che cosa spinga un Berlusconi o qualsiasi altro "grande" o piccolo vecchio a continuare indefessi sulle loro strade senza fermarsi a pensare: adesso utilizzerò il tempo che spero di avere per mettere a posto le cose che ho lasciato in sospeso nel mio cammino. Molti mi diranno che chi non si pone nuovi obiettivi e nuove sfide ogni giorno è già morto. Beh, io penso che la più grande sfida sia quella di sentirsi felici e soddisfatti completamente, per non aver più paura di morire, apprezzando per qualche istante ogni cosa che si è raggiunta e fatta. Nessuno ci impedisce di ripartire ogni volta, ma con il cuore sereno e senza rimpianti, il viaggio, anche il più lungo, è pieno di colori...

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