martedì 13 ottobre 2009

Lo studente svogliato...


Questo è un duro mea culpa. Una triste presa di coscienza al limite dell'anonima autudenuncia. Sono diventato uno studente svogliato.

Breve storia del mio percorso educativo: 1 anno o poco meno di asilo (causa terremoto), 5 anni di elementari al massimo livello. 3 di medie senza rivali. 5 di superiori con voti impressionanti, ma finiti in modo abbastanza ignominioso. 7 anni di università, che tutto sommato per la mia facoltà di ingegneria elettronica non sono da buttare, con una media a mio modo di vedere normale, ma a giudizio di molti che tenevano in conto soprattutto i tempi, ben più che dignitosa. Lo so che provenendo dal sottoscritto, tutto ciò potrebbe sembrare esagerato, ma specialmente su uno spettro di materie ampio, sono sempre stato bravo...

Ho dato molto peso a quello che c'era da fare. Potevo non essere perfetto, ma la costanza imperturbabile con cui studiavo, macinava buona impressione. Non mi sono mai posto la domanda se avessi voglia o meno di studiare. Ho sempre fatto tutto perchè dovevo, senza discutere con nessuno e tantomeno con me stesso... In definitiva, l'unico momento dubbioso è stato l'esame di maturità, quando non volevo altro che chiudere un ciclo e pensavo di farlo senza un vero sforzo. Mi è rimasto l'approccio duro anche nel lavoro, e credo questo sia il mio lato positivo che meglio si concilia con le aspettative di capi e aziende...

Però devo arrivare alle note dolenti. Ciò che mi ha sempre infastidito e che ho considerato nei tempi andati la peggiore offesa, era il sentirsi dire: sei svogliato. Quanti ne ho visti di indolenti attratti solo dalla distrazione e mai interessati a storia, geografia, matematica. Li ho guardati con un certo disprezzo, misto certo anche a un inconsapevole pizzico di invidia per un approccio più divertente e divertito e meno serio del mio... E oggi, nel guardare desolatamente i miei libri di tedesco, capisco di essere diventato uno di loro. E' doloroso capire che non riesco più a applicarmi a una cosa con l'attenzione di un tempo e che particolarmente rifuggo lo studio di regole e dettami della lingua immergendomi in Facebook o scrivendo sul blog...

E' penoso essersi ridotti a studenti svogliati. Ma è anche un segno di quella incipiente benevola autoaccettazione dovuta all'età... E oggi, mi guardo intorno, e assieme a me di svogliati non ne vedo pochi, consolandomi da un lato e sapendoli apprezzare di più...

2 commenti:

Grimilde ha detto...

Adoro questa poesia di Neruda...difficilmente si riesce a mettere in pratica...ma quanto è verà!!!


Lentamente muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi e' infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicita'.

Pablo Neruda

Andrea B ha detto...

Sì, mi piace e ci credo anche io in queste cose...

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