mercoledì 1 luglio 2009

Uomini e apriscatole

Rossa e vergognosa eccomi qui, dopo una lunga e penosa latitanza, causata un po' da spostamenti vari e un po' da eventi... mmmh... diciamo personali un tantinello movimentati.
Orbene, vi aggiorno. Sono stata qualche giorno a Stromboli, a ritemprarmi lo spirito (che è meglio di un cazzotto in un occhio), un paio di gironi a Roma a cercare un altro lavoro, che alla fine in quello attuale è divertente il bestiario, ma la paga molto meno e poi ho intrapreso la campagna "libera il tuo uomo".
Questa è una campagna di impegno sociale, nel senso che se tu apri la porta della gabbia e liberi il tuo uomo, ciò renderà libera te (che è meglio!), e chi è libero si sa che è di umore migliore, di tratto più gentile e di rapporti umani più rilassati e proficui (hai visto mai!!). Non avevo fatto i conti con il fatto che spesso la belva, abituata e comoda nella sua bella gabbietta, strillando tutto il dì "come vorrei esser liberooooo" oppure "sempre libero degg'iooooo", alla prova dei fatti si aggrappa disperatamente con le alucce alle sbarre della medesima e per quanto tu faccia non vuole uscire nemmeno se minacciato con un bazooka.
Calci, botte, secozzoni, calci nel sedere non hanno sortito alcun risultato nel tentativo di sloggiare l'intruso. Epperò il muso e la torpidezza e il tetro silenzio continuavano a regnare nella felice magione.
E poi il miracolo! Fiat lux!
In previsione della dipartita del suddetto uccelletto avevo comprato uno di quegli oggetti fantastici che consentono di svitare qualsiasi tappo, supermegatomico e spaziale. L'ho appeso alla rastrelliera con tutti gli altri gadget di cui la mia cucina è fornita (sono una maniaca delle attrezzature di cucina, dalla planetaria al termometro per cuocere le uova alle varie gradazioni di tostezza) e non ci ho fatto più caso. E poi ... l'altro giorno a tavola, in una delle rare occasioni di cena con l'uccelletto, il colui stesso medesimo non riusciva ad aprire il tappo della bottiglia e io ho profferito "Prendo lo svitatappi, quello che ho comprato per quando te ne vai". A costo di farsi scoppiare le vene del collo ha esercitato una forza erculea, si è distrutto una mano, è diventato color amaranto e ha aperto la bottiglia. E dopo ha detto "Noi dobbiamo parlare, che è sto' silenzio?" Ah si?? Ollalà!! O perbaccolina perdindirindina! E così si conversò un po'.
Morale: direi che lo svitatappi potè dove io non possi. Egli capì dall'oggetto che quando ho detto VAI VIA ORA, intendevo effettivamente che sloggiasse dalla gabbietta. Realizzato ciò la paura vera reale e incombente ha fatto il resto.
Ma io non demordo. L'uccelletto sarà libero, che lo voglia o no. E anch'io.

2 commenti:

Andrea B ha detto...

Ritrovarti su queste pagine e in queste carrozze è bello. Il tuo racconto assai mi piacque, e il finale ancora aperto... Ma mi sorge una domanda: se tu spingi da dentro, nella gabbia ci sei anche tu. Ora non potresti invece provare la manovra di simulare la tua uscita per farti seguire e poi rientrare e chiudere? Donna ammaliante, furbizia dilagante!

Mammazan ha detto...

Grazie per la visita e la dritta sul prodotto che mi hai citato ( si può scrivera la marca sul blog...mica siamo alla tele!!!)
Ho scopertto anche che sei simpatica e forte... quest'ultimo post ne è la prova!!!

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