mercoledì 27 marzo 2013

Se un'era si chiude

Un'era è un tempo di dimensione soggettiva. Tutto sommato, per un bambino di 5 anni un'era può essere quella della libertà di pipì a letto. I dinosauri hanno anche avuto un'era, lunghetta rispetto alla pipì, non c'è che dire, ma rispetto alla vita dell'universo?

Beh ieri è finita la mia era come ingegnere molto tecnico ed è iniziata quella verso una strada diversa, un passo indietro rispetto al mettere le mani sul tavolo di misura, e un passo in più verso la sedia dell'ufficio. Il cambiamento segna la fine di un decennio di lavoro fruttuoso, faticoso, orgoglioso e a volte un po' doloroso... Ma nel complesso oso dire meraviglioso...

Nella festa di addio al mio ambiente attuale, ho sentito improvvisamente allontanarsi una serie di esperienze e di persone che tanto hanno fatto per me e che non posso smettere di ringraziare silenziosamente. A voce sarebbe difficile perché in fondo ho scoperto che il mio lato tenerone tende orribilmente a manifestarsi nei discorsi pubblici e aprire le fontane di fronte a un pubblico di soli uomini può essere imbarazzante...

La goduria dell'organizzazione cui spero di andare incontro mi attrae. Ovviamente non mi attendo rose e fiori, e forse riesco a non sentirmi tremante di paura grazie agli anni trascorsi. Però ritorna un po' la sensazione del primo giorno di scuola: la differenza sarà forse che la tremarella durerà meno a lungo. O almeno lo spero.

Ma nel complesso mi piace pensare alla mia era e a quelle impronte che ho lasciato sulla terra bagnata. Del tutto immodestamente spero che qualcuno le possa trovare un giorno scavando. E nella curiosità di sapere chi ci sia stato dietro un nome, ritrovi me... Nell'ego presuntuoso che deborda, però c'è orgoglio e vanto. Non li voglio vivere per una volta come difetti...

Nuova era, nuovi obiettivi e nuovi personaggi. Ma anche una bella chiocciola sulle spalle...

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