domenica 24 febbraio 2013

Il solito trappolone

Nel dibattito elettorale italiano c'è un solo uomo che vince e domina. E' il Cavaliere con macchia ma senza paura. Però a ripensarci bene, non è solo lui artefice del suo successo, quanto un continuo cadere nelle trappole da parte dei suoi avversari.

Esempi se ne potrebbero citare all'infinito. Ma secondo me resta emblematica la cecità di questi ultimi due giorni elettorali di un giornale storicamente di parte avversa come La Repubblica. E' stata una campagna elettorale che io ho seguito pochissimo, ma che non è cambiata nel livello di esposizione mediatica dei candidati premier con una spiccata preminenza del solito noto. C'è poco da fare: le regole, se ci sono, possono venire aggirate in tutti i modi. Ma è anche vero che nessuna regola viene violata se sono gli altri, soprattutto gli avversari, a non concentrarsi sulle questioni importanti, ma a insistere a riportare anche le minuzie di ogni atto. Ieri sarebbe dovuta essere la giornata di riflessione nazionale in previsione del voto. Nessuno che va in tv o sui giornali a parlare. Ebbene ecco la possibilità magnifica di aggirare una legge: si parla con un giornalista e via giù con la solita solfa. Grave, gravissimo atto, ma ecco che nel trappolone cadono tutti: ancora una volta le pagine internet si riempiono del sorrisone del cavaliere e in particolare Repubblica insiste a mettere l'accadimento come titolo principale. Non è questa una notizia decisiva. Il diritto di cronaca qui sembra offuscato dal sangue agli occhi: che ci siano simili comportamenti è cosa documentata da anni. Qual è il valore aggiunto di sparare in un giorno in cui tutti gli altri partiti non sono rappresentati sui giornali? Solo pubblicità dell'ultimo minuto...

E oggi, ancora una volta, le donne in topless che si presentano al seggio elettorale. Notizia battuta da tutti i mezzi di informazione. Ancora pubblicità senza sforzo che ricorda che c'è una persona in giro che si candida, e lascia dimenticati tutti gli altri.

Le idee non contano niente. Conta solo quanto ti fai vedere. L'invenzione dei tormentoni di un astuto uomo di spettacolo come Renzo Arbore, ha insegnato che quello che ci ripete all'infinito ci entra in testa e il più delle volte ci inizia a piacere!

Ed ecco che ancora una volta, speriamo l'ultima, si parla solo di lui e della sua vita come della sua biografia. Se c'è una notizia viene pubblicata, ma darne risalto assoluto è una insistenza che produce evidentemente un vantaggio a chi si vede sempre splendido a spada in pugno a difendersi contro i malefici detrattori.

Secondo me è un'ingenuità straordinaria quella della Sinistra e di tutti gli altri tuonare contro un parafulmine simile. Ma non so se qualcuno se ne sia mai reso conto...

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