venerdì 27 settembre 2013

Attualità

Da un po' di giorni non guardavo il telegiornale italiano. Niente di nuovo: con il tempo a disposizione spesso mi dedico a varie attività poco impegnative e per questo significativamente più rilassanti. Ovviamente non sentivo particolarmente la mancanza della solita politica dell'emergenza né dei suoi improbabili protagonisti concentrati inevitabilmente in una seria farsa di interessi minori, ma decisamente superiori a quelli della popolazione intera d'Italia.

Il fatto grave e fondamentale è che l'attualità non è mai concentrata sul paese, ma su una infima minoranza di persone che dovrebbero essere rappresentati delle istanze generali,  e invece non si occupano di altro che di se stessi e della loro sopravvivenza politica che corrisponde ad un ricco piatto a tavola. Questa volta sotto accusa è tutta la classe politica, nessuna distinzione. Se Berlusconi riesce ancora una volta a far passare i suoi personali come problemi nazionali,  gli avversari sono in perenne ristrutturazione. E intanto l'economia soffre. E se essa fosse un argomento astratto non ci sarebbe tanto da lamentarsi,  ma purtroppo la vita serena di tanti è compromessa da questo bombardamento di inutilità.

Nell'assenza di idee,  nella profonda ignoranza di chi si presenta per guidare delle persone,  l'informazione e I mass media contribuiscono a non fare chiarezza,  ma solo chiacchiere. Perché il piatto piange clamorosamente. Si propongono solo toppe per l'emergenza. Niente che somigli a un piano pluriennale. È questa una politica degna?

Secondo me si può facilmente definire assurda e attuale. Assurda nella sua folle e maniacale ricerca di chiacchiere senza fatti. Attuale perché costantemente legata esclusivamente all'istante, al momento che conta più di ogni altra ipotesi di lungo termine.

Il problema che resta è se l'attualità sia sufficiente a far sopravvivere una nazione e sostanzialmente un gruppo di persone altamente disomogeneo che pure abita all'interno dei suoi confini territoriali, ma al di fuori di quelli della realtà.

La speranza è che le cose cambino. Il ciclo vitale delle persone e le individualità hanno un termine. È prossima la fine di tanti vecchi, almeno quella nella vita attiva dedicata a distruggere un bel paese. Forse saranno rimpiazzati da una scuola diversa. La paura che abbiano appreso troppo dai cattivi maestri di oggi è grande. Però un'alternativa si deve trovare. Crederci è tutto sommato la carta vincente.

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