martedì 27 dicembre 2011

La pizzeria milanese di Napoli

Il mondo diviene sempre più incomprensibile. Certamente le cose si ribaltano molto velocemente nel corso della storia. Prima ci voleva un secolo per apprezzare un vero cambiamento, ma oggi nell'arco di una esistenza breve, già si vedono sconvolgimenti che sono difficili da comprendere e accettare per chi ha vissuto in un certo modo i suoi primi anni...


Sembrerebbe un discorso oscuro se non avessi un esempio ridicolo che giustifica la precedente fosca considerazione. Domanda semplice semplice: qual è la cosa più famosa che abbiamo a Napoli? NO, non la 'munnezza! Parlo della Pizza. Sì, la famosa pizza napoletana, quella che in realtà non ha neanche bisogno dell'aggettivo che ne descriva l'origine. Insieme alla musica e al golfo, direi che queste sono le cose che Massimo Troisi avrebbe potuto indicare come quelle da cui "Ricominciare da Tre"...

Ebbene, in questa mia vacanza natalizia mi trovo a camminare per il centro città e, laddove sorgeva ormai molto tempo fa, un cinema, si è impiantato un nuovo ristorante. Niente di particolare: è così da parecchio. Però sembra che il luogo non porti particolare fortuna visto che le gestioni del locale sembrano cambiare più velocemente delle mie pur rare visite in città. Però leggo distrattamente la bianchissima insegna, stile lounge, e sono costretto a rileggere.

Il posto ha deciso di nominarsi "Manicomio", e per fare una provocazione e una specie di assurdo, pongono come sottotitolo, "Antica Pizzeria Milanese". Ora si possono fare provocazioni se sono intelligenti, ma la mia opinione è che questa non lo sia. Cosa viene a dire a uno straniero a Napoli, che c'è un'antica pizzeria milanese? Ci fanno la pizza cotoletta? Bella variante, per carità, ma siamo sicuri che sia necessario dare questo messaggio confuso a chi viene in città? E anche i napoletani doc come me e gli altri, se non si soffermano sul nome del posto, possono essere colpiti solo dal sottotitolo e dirsi: neanche più la pizza sappiamo fare!

Non possiamo giocare sulle cose che facciamo bene per come esse sono: belle e semplici? Artificialmente cercare il pugno nell'occhio, spero che li ripaghi con un adeguato colpo dello stesso tipo.

Mi piacerebbe che il locale cambiasse nome. Non è giusto secondo me stupire a tutti i costi e in ogni modo. Magari la pizza fa anche pena, e quindi non attribuirla a Napoli può essere positivo. Ma anche così non ha senso non rivendicare la proprietà anche di cose non riuscite bene...

Insomma, invito tutti i napoletani che ci andranno o passeranno di lì, a gentilmente suggerire di cambiare nome. Non ho niente contro il milanesi, se pure si fosse chiamata Antica Pizzeria di Avellino non sarebbe stato piacevole... E' che basta con la battuta a tutti i costi. Della TV e dei suoi obbrobri linguistici e degli spot inutili, ne abbiamo già abbastanza...

sabato 24 dicembre 2011

Natale senza essere più buoni

Senza essere più buoni è ancora possibile fare Natale. In fondo le feste sono la peggiore occasione per essere migliori. Sarebbe infatti una gran ipocrisia comportarsi diversamente solo per quelle poche ore in cui non si sa mai cosa succeda. Se invece si vuole iniziare un percorso di cambiamento di lungo termine, ogni data vale.

Pur nella totale dimenticanza dell'origine di questo insieme di feste, di gran lunga più complicato di quel momento in cui il simpatico anziano in calzamaglia rossa e scomode scarpe nere si presenta alla porta, resta l'atmosfera un pò artificiale, ma familiare.

Ed in famiglia non cerchiamo di essere più buoni. Anzi, possiamo essere come siamo perchè è l'unico posto in cui il giudizio su di noi è già formato e consolidato. Finanche è un giudizio che si avvicina di molto a quella realtà che anche noialtri possiamo vedere...

Sono confortato dalla tradizione natalizia, pur conscio che non andrà avanti all'infinito. Ma quest'anno sono anche un pò stranito nel vedere che tutto cambia e non c'è tentativo di conservazione che valga abbastanza contro il tempo. Questo è comunque così giusto e così di guida verso un destino diverso negli anni che abbiamo, che mi piace pensare che il Natale e le feste riassumano il movimento che abbiamo nella nostra vita...

E quindi sia un felice cambiamento alla ricerca di quello che vogliamo. Siano i doni metafora di quello che vorremmo avere per tutti i giorni dell'anno: qualcosa di bello. Sia l'affetto della famiglia quello di cui abbiamo bisogno con forza.

E dopo questo predicozzo molto ecclesiastico, ma che pure non fa di me un monaco, auguro a ogni lettore di queste pagine un soggiorno felice nella propria vita per il Natale. E' quella vita che abbiamo: vale la pena di cercare di avere quella che vogliamo!

domenica 18 dicembre 2011

E se fossero gli uomini a innamorarsi di piu'?

E' domenica sera e dovrei andarmene a letto perchè il supercapo ha messo in campo una magnifica riunione domani (LUNEDI') alle 8 del mattino. Come possa essergli venuta in mente questa cosa non si sa. Fortuna che qui non sono superstiziosi, altrimenti le benedizioni di tutti noi partecipanti gli farebbero passare proprio un bel Natale...

Ma il tema di cui scrivo mi ronza in testa da ieri con costanza e per una volta mi dedico a un'analisi umana un pò sentimentale. Non è cosa da me, ma ci sono le eccezioni in tutto... La riflessione nasce da un film. Si intitola "Sul Mare", è di Alessandro D'Alatri e Anna Favignano. Racconta semplicemente la storia di una morte bianca, una di quelle tristi novelle di chi finisce male cercando di vivere. Ma racconta anche la storia di un amore più o meno impossibile. Di quel sentimento senza confini che brucia, corrode, gratifica, costruisce eppur distrugge... I dettagli non sono la cosa che mi ha toccato, quanto la sensazione che ci fosse qualcosa di vero e di possibile in una pellicola. Gli uomini (e le donne) si innamorano, e a volte senza sapere come e perchè, il sentimento diviene un faro da cui non si riesce a staccare lo sguardo. E la tua barca punta dritto verso quel fascio luminoso senza riconoscere scogli e secche, e sperando che sotto, ci sia un porto sicuro.

Storicamente però, dal cinema alla letteratura, alla morale comune, sono sempre state additate molto più le donne che gli uomini a motore di questo sentimento. Cioè sembra che siano le donne a essere vestali devote della fiamma dell'amore. Di uomini malvagi e traditori, amati con sofferenza muta, pare non si possa fare a meno. Molto più raro il caso che siano invece le signore a perfidamente abusare di quell'amore che i maschietti sembrano incapaci di provare. Ecco, il mio punto è rivendicare che gli uomini si innamorino come e a volte anche più delle donne e che siano disposti a farsi coinvolgere profondamente. Senza generalizzare l'uno o l'altro caso, mi sembra di poter dire che non sia il genere a dire quanto si possa essere coinvolti o meno nelle storie. Sarà banale e molti diranno che è una squallida vuota scoperta, ma non so perchè, a vedere il film, ho avuto un moto di ribellione che mi diceva: quante storie vere o inventate dicono che sono gli uomini a essere insensibili e ipocritamente indipendenti? Non è sempre e solo così. Mi va di ribadirlo. Forse perchè io non sono per niente così...

E buona settimana!

lunedì 12 dicembre 2011

Quel che resta di un anno


Non manca moltissimo alla fine di quest'anno. È una fine agognata per me e quindi non mi dilungherò sul parlare di questi 365 giorni. Almeno non descriverò eventi personali.
Però questo post è dedicato ad alcune riflessioni cui sono giunto nella maturità di un'età che avanza inesorabile, ma non in tutto negativa.



Prima di tutto il 2011 ha sfatato anche la superstizione della fine del mondo. Ormai ce la propinano in tutte le salse più vistose, ma pare che non dipenderà dalle date la nostra dipartita, quanto dalla distruzione che riusciremo a creare sul pianeta... Molto più probabile che siamo capaci di auto-estinguerci piuttosto che ci pensi un evento apocalittico legato a non si sa bene quale congiuntura astrale.


In secondo luogo, dopo un secolo in cui l'umanità ha finito col diventarne schiava, il denaro sta mostrando il suo ghigno tremendo. Se abbiamo attraversato tempi in cui ipocritamente l'adorazione della carta moneta e di tutti i suoi simboli era atto del demonio, oggi questo si è ribaltato. In una forma di dittatura finanziaria, il nostro modo di vivere, la nostra stessa possibilità di essere liberi e di esprimere noi stessi che il benessere porta con sé, costringe a inchinarsi davanti alle banche. Entità assurde come le agenzie di rating, governano più degli stati nazionali, assecondando sensazioni del tutto irrazionali oppure fin troppo guidate dalle potenze emergenti. La grande Cina ha saputo attendere il suo momento, e sembra non avere pietà per nessuno nella sua crescita. Sta fagocitando tutto, ed è imprevedibilmente furba nell'azionare leve come il debito nazionale per acquisire il diritto di governare il futuro attraverso il mercato. Per chi ha ancora fame di raggiungere il luccichio scintillante di questa Europa specchio riflesso di un'America decadente, tutto è lecito.

L'Europa, mai fino in fondo costituita, sta perdendo se stessa a partire da quella moneta e da quel mercato che, ancora una volta sotto il segno del soldo, l'aveva saputa unire. Il crollo a effetto domino delle economie povere strutturalmente e storicamente ricche e importanti, dimostra la fragilità di un sistema che non ha mai accettato di integrarsi fino in fondo. Forse è stato un bene perchè è più facile vincere contro uno solo che contro una squadra di individui che devono difendere la propria porta. Forse avere delle gambe più grandi e muscolose, evita gli sgambetti...

E nella stessa metafora, come non pensare alla fine dell'infinita piaga italiana di Berlusconi? Il suo migliore amico, il denaro, gli ha voltato le spalle. Il mercato dove ha trionfato nella sua vita imprenditoriale, lo ha disarcionato. Cercherà di tornare, di non scomparire, ma se con un pò di malizia gli altri riusciranno infine a emarginarlo non considerandolo più un interlocutore valido, probabilmente potremo fare a meno di ennesime buffonate e di menzogne fasulle per gli anni a venire.

Restano per me dolorose alcune immagini. La spazzatura a Napoli, che ha ridotto la città a immagine mondiale della stupidità italiana e la nazione a zimbello organizzativo planetario. Le manifestazioni violente in Italia e nel mondo contro quello che non piace. Come se distruggerla fisicamente non faccia ricrescere vigorosa la gramigna. L'assenza assoluta oggi di idee e di aspirazioni più alte di un bel cellulare e soprattutto quel vuoto spinto di solidarietà di fronte alle difficoltà degli altri che si avverte non solo in Italia, ma in tutto il pianeta azzurro. Non so quanto si potrà andare avanti così.

Però, alla fine io ci metto una nota di speranza positiva. Sono nati nel mondo sei o sette bambini che sono stati identificati come i sette-miliardesimi esseri umani della Terra. Sono tutte creature magnifiche che hanno dentro di sé in potenza la rivoluzione contro tutte le cose che ho elencato sopra. Spero che la potenzialità si trasformi un giorno in realtà...

sabato 10 dicembre 2011

Polemiche, povertà, menzogna e realtà.

Chi non l'aveva previsto? Anche uno solo, sarebbe troppo. Chi, nella società italiana, non aveva capito che questo governo ci sarebbe andato giu' pesante e senza guardare in faccia a nessuno, soprattutto cogliendo quello che era sicuramente ottenibile, era un illuso.


Monti & Co, hanno avuto carta bianca dal Quirinale. Sono stati legittimati dalle parti politiche accecate dall'odio contro Berlusconi come da quelle favorevoli al Cavaliere che hanno gradito l'opportunità di regalare a qualcun altro il cilicio della ingiurie della gente. Ha quindi deciso di fare tutto quello che l'élite privilegiata e intellettuale, ha sempre visto come le necessarie misure per svecchiare il Paese. E quindi via di provvedimenti che per tutti gli altri governi sarebbero stati tabù impossibili in vista di una successiva elezione. Pensioni su tutto. Il governo tecnico ha deciso che era il caso di sfruttarla questa benedetta crisi e che quindi si poteva e doveva agire su tutti quei meccanismi altrimenti intoccabili. Come le grandi multinazionali sfruttano le difficili condizioni di mercato ad arte per annunciare migliaia di esuberi e dimagrire dopo abbuffate senza controllo, così si sceglie di cavalcare l'onda, sfruttare le pressioni europee e giustificare tutto. Non c'è alternativa. Bisogna operare sulle cose che sicuramente si possono ottenere, e non su quelle impossibili. Quindi, bisogna agire su quei molti che pagheranno certamente perché non hanno scampo.


A dispetto di giustificazioni e di improbabili attenuanti, l'uragano ha raggiunto il Bel Paese che si è sciolto come l'omonimo formaggio su una fetta di pane. A prendere molti a morsi, ci penseranno le nuove regole. Non per tutti però. Ecco infatti che i potenti, i parlamentari, stanno già cercando il modo per evitare di subire una qualsiasi ripercussione. A essere diffidenti fino in fondo, ci si potrebbe vedere dietro un raggiro multiplo, con il governo che, di proposito non fa le cose al 100% nelle regole con gli onorevoli dandogli una scappatoia. Ma forse sarebbe troppo anche per loro... Intanto mi disgusta che i politici abbiano voce in capitolo per difendere i loro stipendi e non la abbiano tutti gli altri che solo di quello vivono. In secondo luogo, ancora venendo al tema a me caro della mancanza di principi ispiratori, trovo un'aberrazione che coloro che ci rappresentano in parlamento non abbiano il buon gusto di uniformarsi al clima di sofferenza della nazione. Quasi che l'essere stati eletti gli dia dei diritti in più rispetto a tutti gli altri cittadini. L'odio per la politica nasce proprio da questa corrotta sensazione di volersela continuare a spassare sputando in faccia a quelli che pure li hanno sostenuti...


Non sono in grado di dire chi abbia ragione su questa super-manovra che ad alcuni sembra una retromarcia destinata a sbattere. Non me la sento di polemizzare contro il governo non avendo una chiara visione degli interventi. Spero la abbiano loro. Non  mi piace chi oggi attacca Monti dopo averlo incensato e dopo avergli messo in mano l'Italia con la cifra 00 (licenza di uccidere) davanti al numero di Presidente del Consiglio. Lungi da me dire che avere il Biscione ancora tra i piedi (e sono stato buono a usare piedi) sarebbe stata una opzione migliore.


Di fatto l'Italia si trova ora dove l'Italia stessa si è andata a cacciare. Si può dare la colpa a Berlu, alla sua corte di buffoni e al suo irrequieto cervello piccolo, ma anche la si può dare alla Sinistra assente se non quando c'era da dire peste e corna della premiata ditta di acrobati al governo. Si può dire che Monti faccia l'interesse delle banche. Si può pensare che l'Europa ci abbia sculacciato senza motivo e quindi frignare, che hanno iniziato loro e adesso siamo a terra in una nuvola di polvere. Queste sarebbero parzialmente tutte realtà e tutte menzogne.


Restano in ogni caso sul tappeto delle infinite e infruttuose polemiche e tanta, troppa povertà per un paese che è stato grande e sembra oggi uno spettro, incatenato mani e piedi a guardarsi morire in un specchio. Contrappasso tremendo di chi vede la sua bellezza sfiorire...

mercoledì 7 dicembre 2011

Poche righe

Poche parole stasera per raccontare il mio Dicembre di follia. E' sempre così qui in Svizzera. A Natale e prima di esso si festeggia e ci si saluta fino all'anno nuovo... Esco di fatto quasi tutte le sere e alla fine ne sono spossato. Ma sono pubbliche relazioni importanti, che non si possono trascurare...

Fatto sta che non capisco perché sia solo il clima della collettiva follia a scatenare questa elettrica fame di feste senza troppa discriminazione negli inviti come nel da farsi...

Ma va bene così, perché non posso pretendere di capire tutto e tutti. Ma quanto vorrei poter diluire lungo i 365 giorni una serie di cose che non sono sicuro di voler fare...

E' forse il sogno di una lunga giornata che attende una breve notte e un domani non da meno...

lunedì 5 dicembre 2011

Annunci del Governo. E' l'ora della dieta...

Ebbene è giunto il momento di svegliarsi. Ci ha pensato ieri con calma e posata decisione l'incaricato presidente del consiglio a puntare la sveglia. Il trillo è stato e sarà di quelli che non riesci a spegnere neanche con le martellate, e gli italiani smetteranno molto presto di festeggiare la fine di Berlusconi per passare al banco della giuria e sparare a alzo zero sul nuovo governo.

Partiamo da un primo punto. L'unica tv che ha mandato al 100% l'intervento di presentazione della manovra del governo è stata La7. Niente da perdere e tutto da guadagnare, certo, ma i guasti Berlusconiani faticano a perdersi. Era talmente importante mettere in scena l'intrattenimento domenicale che non si poteva dedicare su tutte le reti uno spazio per una serie di annunci devastanti. Ovviamente c'è la malafede dietro: tutti potranno manipolare i messaggi a loro discrezione e a seconda della filo-governatività o della volontà di critica, potranno sparare le loro cartucce.

Primo esempio il fatto che tutti parlino delle lacrime del ministro del Welfare. Sono state la cosa meno importante tra quelle dette, eppure il gossip non sa fermarsi a minimizzare neanche in questi momenti storici profondamente dolorosi. Ma è lo spettacolo desolante dei giornali, che sanno ben dare le colpe alla politica senza mai assumersi le proprie...

Elemento numero 2, la serie di provvedimenti annunciati. Altro che pioggia: grandine sulle teste di tutti. Ma era forse una cosa cosi' imprevedibile? Non è stato questo governo scelto per mostrare la retta via e portare il paese fuori dal pantano? In fondo non si stanno mettendo in pratica tutte le richieste dell'Europa fin troppo annunciate e troppe volte colpevolmente trascurate? Nel pettinare questa bambola italiana, Monti e i suoi ministri hanno preso una spazzola fine che i nodi li tira tutti. E' uno straziante spettacolo pensare a come la vita di tutti venga segnata da questa profonda crisi finanziaria. Si portano al fine avanti tutte quelle modifiche che i governi proni alla logica della poltrona non hanno mai fatto.

Non sono in grado di dire se tutte le misure prese siano necessarie e quante di esse produrranno gli effetti desiderati. Non so se saranno provvedimenti sufficienti a rimettere, nel medio lungo periodo, l'Italia in gioco. Pero' posso dire che sono riforme di una durezza cui gli italiani non sono abituati. Troppi anni di politica del nulla, e ecco che queste misure che intaccheranno anche benefici acquisiti, diventano tremende scudisciate. Tra poco Berlusconi ricomincerà a salire nei sondaggi, mentre il PD ritornerà a perdere perchè incapace di alternativa, ma ancor piu' fautore di questo esecutivo e delle sue "scellerate" scelte. Insomma, un nuovo pasticcio.

Ero stato un facile profeta dell'inutilità delle manifestazioni di piazza per la dipartita del biscione. Adesso in molti si vergogneranno di aver gioito allora e cercheranno di dimenticarsi di averlo fatto. Potranno senz'altro riuscirci gettando fango e veleno sul governo. Io da un lato vedo la necessità di interventi forti, ma dall'altra resto sbigottito dell'assenza di un'idea forte che guidi gli spiriti. L'evocazione da un universo parallelo del principio di equità sociale, è in realtà una dolorosa maschera volta a legittimare azioni al limite della tollerabilità per tante famiglie. Io voglio sperare che tutto questo serva.

Purtroppo pero' ho l'impressione che questo governo tra poco dovrà affrontare un fuoco di fila senza giubbotto antiproiettile. Quando gli italiani finiranno di rendersi conto di dover pagare, di non avere piu' di fronte il Papi pronto con il suo magnifico esempio a sdoganare ogni illecito o moralmente ignobile atto, si inizierà a dire che è troppo. Che ci deve essere un altro modo. Che era meglio prima.

Ma non sarà la verità. Il conto del ricco tavolo che ha mangiato fino a scoppiare, lo deve saldare qualcuno, e visto che l'Onorevole Casa delle Libertà si è defilata in tempo, ci dovranno pensare i cittadini.

Sperando che tutto questo serva, e soprattutto basti....

domenica 4 dicembre 2011

La pena di morte. Un ritornarci ciclico

Non mi capita troppo spesso di mettere su queste pagine dei post che siano pesanti su temi delicati. Per un certo pudore nell'esprimere posizioni troppo nette, a volte uso dei toni miti. Non è così nei confronti della pena di morte. Già anni fa (caspita, il blog incomincia a diventare un giovincello...), espressi la mia contrarietà alla pena capitale. La mia condanna della condanna resta incondizionata allora come ora.


Mi sono imbattuto in una puntata di un telefilm legale americano, e ancora una volta mi è venuto il desiderio di parlare del mio sdegno nei confronti del dare la morte, facendo in modo che la collettività avalli l'azione. E' fondamentale la mia contrarietà all'occhio per occhio. E' la ribellione all'inciviltà della scelta. Con la pena di morte non si colpisce solo chi subisce la condanna, ma anche chi gli sta intorno e magari in modo innocente. E' una pena che prescinde dal fondamento della vita, ovvero la speranza di poter cambiare e migliorare.


Non discuto per niente il dolore di chi perdite le ha subite. Mi è fortunatamente incomprensibile. Ma l'atteggiamento vendicativo va tenuto a freno proprio dalla collettività che non è coinvolta e quindi deve opporsi alla reazione non ponderata. E quand'anche riflessione e giudizio ci sia, non si può prescindere dalla considerazione che, indipendentemente dalle colpe, lo stato la vita debba difenderla, mai offenderla. 


Qualche millennio fa, gli uomini hanno deciso di vivere insieme in gruppi. Che se ne siano tanti buoni e qualche mela marcia resta inevitabile. Ma una volta isolati nella loro pazza e deforme perversità i responsabili di reati gravi, non è accettabile che li si elimini, magari anche con brutale soddisfazione.


Se il principio da preservare è la punizione di chi ha agito contro la vita, non è possibile seguire quello stesso percorso. Ed ecco che nè l'iniezione letale, nè la sedia elettrica o l'impiccagione sono meglio della lapidazione o della ghigliottina, ancorchè meno sanguinolenti...


Continuerò a considerare profondamente ingiusto e irrazionale il reagire contro la scelta sbagliata di uno con la stessa scelta. Ancor più continuerò a credere che la gente possa cambiare un pò, E che se non possono farlo, il loro inferno sarà iniziato già su questa Terra...

martedì 29 novembre 2011

Vivere e morire

Nello scorrere del tempo verso obiettivi piu' o meno importanti, viviamo. Poi tutte queste cose che ci sembravano irrinunciabili un minuto prima, perdono il loro valore, e moriamo...

Con il naturale ciclo delle nostre esperienze, diventiamo migliori e peggiori ogni giorno, ma consci in fondo che proviamo solo a difenderci da quel pensiero insopportabile, che tutto scomparirà. Che esista il paradiso o l'inferno e che al piano ammezzato ci sia il purgatorio, non è un fatto rilevante. Tutto cio' che saremo stati si dissolverà, almeno su questo pianeta molto azzurro, per rimanere (forse) nella memoria di persone che ci sono state vicine, apprezzandoci, amandoci, odiandoci... Lasciare un nostro segno sul globo è una speranza giusta e legittima. Ma ancor di piu' forse è l'aver goduto quello che potevamo, l'aver visto quello che volevamo...

Non sono né ottimista né pessimista sul viaggio rotondo che compiamo. Penso pero' di sentirmi oggi profondamente incompiuto e non particolarmente felice di quello che ho raggiunto. Sento anche il tempo scorrere via, e il tentare di stringerlo e di rallentarlo un comportamento da folle Donchisciotte...

Eppure è cosi' difficile vincere la paura che mettersi a correre farebbe passare il nostro tempo ancor piu' rapidamente, che non mi risolvo a farlo. Forse se trovassi una direzione in cui puntarmi con consapevolezza e desiderio, tutto mi sembrerebbe piu' lieve. Forse quest'anno, nella sua bruttezza, ha come insegnamento che bisogna prendere la propria strada e accelerare fino al limite di velocità. Attenti alle multe, ma pronti a pagarle se c'è da spingere per arrivare in tempo...

giovedì 24 novembre 2011

Gente/Gentaglia/Persone

Si incontra un po' di tutto in giro per il mondo e per le strade. Si incontrano facce indistinte. Le classificherei come Gente. E' una massa abbastanza informe e anonima secondo il nostro personale metro di giudizio, che non ci resta impressa e non genera alcun istinto razionale o irrazionale. Li vediamo. Ci scambiamo anche delle chiacchiere, ma di fatto non ci interessa in alcun modo continuare a vederli.


E' una dinamica normale, ma sostanzialmente infausta: infatti il numero di persone appartenenti a questa fascia, va a permeare di rumore (bianco) molte delle nostre ore e del nostro tempo. Inutile cercare di filtrare questa inutilità. E' una pasta densa, informe, ma non puzzolente nè appiccicosa. Ce la troviamo sempre in giro e c'è poco da farci... Ogni tanto ce la troviamo anche in faccia e ci toglie il respiro. Li' il malcapitato si becca una sguazzata a terra...


Sempre piu' tollerabile la gente della Gentaglia. Sono questi degli elementi di disturbo della nostra psiche che dolorosamente sanno anche insistere sui nostri punti di malessere. Che lo facciano volontariamente o no, importa poco. Quello che conta è che con questi, la rotta di collisione è inevitabile. Allora l'unica è accelerare e passare oltre e prima... Ma se non ci si riesce, ridurre al minimo i contatti e fuggire via. Anche perchè invece del blob, questi sono in genere appiccicosi e anche un po' puzzolenti... Non è facile che non lascino scorie e tossine...


Resta da parlare delle Persone. Sono quelli che trovi e scegli. Quelli che rispetti perchè ti sanno dire una parola di comprensione, di affetto oppure ti sanno considerare come essere vivente dotato di cerebro. Sono quelli che apprezzi, che possono anche non ricambiare, ma sui quali proprio non te la senti di dire e pensare nulla di male... Insomma, sono gli elementi che vogliamo e che ci portiamo dietro...


E tutto questo per dire che in questi giorni post compleanno, sto riflettendo un po' sulle persone che ho intorno. Penso al blob, alla melma, e alla terra solida. E tutto sommato ho un bilancio positivo che mi rende fiducioso... Chissà poi perchè...

lunedì 14 novembre 2011

E se un giorno quest'anno finisse...

Generalmente non ho mai guardato con ansia alla fine di un anno. Particolarmente non ho mai atteso con ansia il mio compleanno come pietra miliare di 365 giorni vissuti non pericolosamente.


Eppure il 2011 è stato difficile e quindi ho guardato con una certa attenzione l'esaurirsi del tempo tra il mio precedente ed attuale genetliaco... E' stato un po' cercare di anticipare la fine d'anno che ancora appare lontana seppure invece profondamente vicina. Non ho messo i pesi con le cose positive e quelle negative sui piatti opposti della bilancia, un po' perchè occupato, un po' per pigrizia e paura di confrontarmi con tutto quello che è successo. Non ho intenzione di farlo neanche ora. In fondo ho l'impressione che la cosa migliore sia semplicemente dimenticare o ricordare, ma senza una collocazione temporale troppo precisa.


Purtuttavia, tralasciando il mio personale, è forse il caso di guardare un po' in giro alle cose successe nel mondo e a come hanno influenzato il nostro modo di vivere. Molto mi proviene dall'Italia. Altro dal considerare a livello un po' piu' globale, dove stiamo andando. Il frullatore mondiale si è interconnesso ancor piu' profondamente. Come dice la teoria del Caos, il battito d'ali di una farfalla in Cina puo' influire su eventi piu' o meno catastrofici in giro per il globo. Siamo investiti dallo spettro di questa dannata crisi, troppo spesso pero' non chiarita. Agitare delle cose che in modo fumoso vanno a colpire il nostro conscio-subconscio è un gioco sporco eppure gradito a molti. Chi ha la capacità di controllare le informazioni a suo piacimento è anche in grado di guidare un colpo alle paure.


Questo è quello che vorrei finisse quest'anno, ma so che non accadrà. Siamo diventati troppi e troppo complicati su questa Terra per illuderci che si possa tornare a quel semplice mondo di necessità primarie. Allora non si viveva meglio. Su questo non ho dubbi. Pero' non sono convinto che tutto quello che abbiamo bruciato nel nostro renderci complicati sia stato giustamente gettato via. Progresso e sviluppo sono le parole piu' amate nel mondo, ma definirli è la cosa piu' difficile che ci sia. E alla fine di quest'anno, se provassimo a incasellare gli eventi in una di queste due categorie che hanno accezione positiva, potremmo ritrovarci con poco o nulla...


Ed è questo quello che mi preoccupa all'approssimarsi della fine d'anno. Che ripercorrerlo non sia cosi' gratificante. Sempre che lo sia mai stato...

domenica 13 novembre 2011

L'addio e le mancanze...

Oggi diamo l'addio a Berlusconi e al suo (mal)governo. Ora non mi interessa salire sul carro di nessuno. Non credo ci siano in questa storia tanti vincitori. Mi fanno solo ridere quelli che dicono: esserci liberati di Berlusconi è merito nostro. Se c'è una persona che è responsabile di ciò è proprio il Cavaliere di Arcore. E' stato colpevole di superbia (il suo difetto sommo) e di non aver realizzato per tempo che gli sarebbe stata imputata totalmente la crisi economica. Il declino, lo sostengo da molto, va ricercato nello smutandamento del Bunga Bunga, ma adesso il fiato sul collo non era quello di qualche escort di medio livello, quanto quello dei mercati finanziari. Persone spiacevoli quelle: ti giri un minuto e ti fanno sentire la barba sul collo...

Ora si continua a parlare di lui come da 70 anni si parla del Duce. Speriamo duri meno il suo ricordo. In fondo il suo contributo a detrimento dell'ex Bel Paese è molto meno significativo... E soprattutto adesso va voltata pagina anche nel modo sempliciotto di fare politica di tutti quelli che a lui si sono contrapposti. La lotta nei confronti di un uomo solo al comando, ha preso il sopravvento su ogni forma di proposta e di programma. E' fin troppo vero dire che, come in occasione della caduta del muro di Berlino e il dissolvimento del regime comunista, non c'é piu' per troppi un nemico da combattere. Dire peste e corna di uno è infinitamente più facile di esserci a proporre qualcosa.

Nell'essere comunque speranzoso che quell'approccio falso e untuoso del Padrone e dei suoi squallidi lacchè possa scomparire, mi chiedo se l'Italia non abbia bisogno di un Topexan migliorato per curare tutti i brufoli purulenti che le dominano il volto. Adesso Monti farà quello che l'Europa chiede. Saranno lacrime e sangue, e tanti si pentiranno di averlo acclamato. Ma sembra sia indispensabile. E' però pacifico che sia una transizione verso un governo politicamente legittimato. E qui cascherà pesantemente l'asino se nessuno si proporrà con un approccio sano e meditato e con un programma che dica al Paese cosa, chi e quando fare per continuare a prosperare. Ricordiamocelo sempre: quello che si vuole mantenere è il benessere e il livello di vita cui sia abituati. La possibilità di goderci il nuovo iPhone e tutte quelle altre diavolerie che ci fanno ridere. E questo vale per tutti, anche per chi non ce la fa a arrivare a fine mese. E' il modello sovraeccitato del superfluo che diviene indispensabile. Non sono contro di esso a priori, ma penso che si debbano dare altri valori. Credo che si debba proporre una vita equamente serena, con la possibilità di un piatto caldo in tavola per tutti e un tetto sopra la testa. Anche a costo di rinunciare a qualche "sfizio". Sono un sognatore, me lo dicono tutti, ma francamente me ne fotto.

Ora che Berlusconi è archiviato, vorrei vedere delle idee. Non è possibile per un paese vivere come un'azienda e guardare solo al prossimo trimestre. La visione deve essere filosoficamente indicativa di cose da fare in anni, quelli che una generazione ha da vivere...

Forza e coraggio. Proponete, e avrete il mio voto...

lunedì 7 novembre 2011

E sfoghiamoci un po'

Oggi ho sciolto il morso che teneva la mia lingua frenata da un pezzetto, e ho scaricato un galoppo di brevissima durata, ma di intensità incontenibile.


E' stato come uno schiaffone deciso in pieno volto di chi mi ascoltava incredulo. Ma era tempo per dire decisamente basta. Soprattutto a me stesso. Ho usato alcune delle preziose risorse del mio piccolo cerebro in avvitamenti troppo inutili per essere spiegati. Ho lasciato che cose che non hanno piu' alcuna importanza rimanessero a girare nelle circonvoluzioni periferiche, con qualche puntata improvvisa al centro. E adesso bisogna proprio mettere un punto a tutto ciò.


Sono in un certo senso orgoglioso di aver dignitosamente fatto esplodere la parola fine ad una situazione paradossale in cui mi ero messo a bagno. Adesso non si torna in nessun modo indietro e non c'è niente da rimediare. Ma era cosi' che doveva andare da lungo tempo.


Ora si potrebbe discutere su quello che è giusto e sbagliato. Ma devo dire che non posso pentirmi di aver fatto una scelta moralmente valida verso il mio benessere. E' tutto chiaro adesso. Non è rimasto niente in sospeso che sia inespresso. E ora ho un gran sonno, come se avessi atteso questo momento a lungo per riposare al fine.


Ho pensato che poche parole e un silenzio possono fare molto male. Perchè il silenzio svela e ricopre tutto di una gelida brina... Ma in realtà sento già un caldo sole. Non è una vendetta quella che mi sono preso. E' stato stabilire il punto con una carta nautica nuova che mi dice dove sto mettendo la prua. 


Nel mio amore infinito per metafore e similitudini, sembro perdere il significato delle cose. Ma in realtà lo ritrovo dicendo semplicemente che ho perso, ma se prima credevo anche la dignità, stasera mi sento di aver riconquistato il diritto di essere me stesso completamente.


Quando rileggero' questo post, mi risulterà forse oscuro. Ma non mi preoccupa perchè è un post liberatorio, uno di quelli sinceri.


E lo ho atteso a lungo...

domenica 30 ottobre 2011

Napoli, sole, U2 e fantasia.

Un weekend di fine ottobre pieno di caldo a Napoli. Quando ci sono arrivato c'era un sole che pensavo ormai di rivedere in 10 mesi, e invece questa è una città sempre stupefacente... Venire a Napoli è inevitabilmente scoprire il perché, nonostante i milioni di problemi, essa non scompaia, e sperabilmente non scomparirà mai...
Ovviamente io ci torno per vedere famiglia e sentirmi un po' a casa, foss'anche per poche ore... Questa volta, con piacere, ho aggiunto alla mia visita l'opportunità di incontrare gli amici fan degli U2. Raduno è una parola che nasconde fare chiacchiere di musica, certo, ma anche presentare un luogo attraverso il suo cibo ed alcune di quelle immagini da cartolina che le persone possano portare con sé.
E in questa centrifuga di eventi ad alta temperatura spero e credo di non essere il solo a essere uscito divertito e ovviamente anche un po' devastato da un concerto di cover dei nostri irlandesi. Ricordo vagamente che la musica era un po' altina, visto che il mio orecchio destro continua a fare cenni di dissenso all'ascolto... Ricordo che il mare ha fatto vedere quanto sia straordinario e profumato. E ricorderò poi a lungo che gli incontri al suono di canzoni che non possiamo dimenticare, non perdono quella luce di amicizia che vale la pena di godere insieme...
C'è spazio per tanto in 2 giorni passati insieme, e io ne prendo un bel po'. Ringrazio tutti quelli che sono venuti. Sarà bella un'altra serata, giornata o qualunque altra idea possa sorgere. In attesa del lancio sul Claw o su qualunque prossimo palco, I wanna run...

sabato 22 ottobre 2011

Una battaglia vinta non sempre decide la guerra...

Ieri mi sono fatto certificare. Sono parte di un'organizzazione internazionale che fa project management. Sicuramente servirà a qualcosa, e quando scopriró a cosa vi aggiorneró.
Per essere certificati bisogna passare un esame di 200 domande a risposta multipla da finire in 4h. Va detto che nella mia carriera universitaria (si dice così di quegli anni da incubo in cui si dovevano affrontare prove atroci dette scritti e orali...), non ho mai avuto test a risposta multipla. Quindi ero particolarmente consapevole del fatto che qualcosa potesse andare storto.

Mi ero d'altronde allenato, e ci sono scuole di pensiero che dimostrano che l'allenamento rende perfetti... La perfezione è tutt'altro, secondo me, malauguratamente ignota a noi esseri mortali. Per cui l'incertezza sull'esito della battaglia è stata dura a morire. Strenuamente, in un epica lotta tra parole, numeri e neuroni pulsanti, le mosse piu' scorrette si sono succedute. Tentativi di depistaggio, risposte assurde, questioni incomprensibili e situazioni impossibili al limite dell'improbabilità spinta, ma l'uscita dal labirinto l'ho trovata.

E' l'ennesima battaglia di una lunga serie, vinta con la capacità e con l'abnegazione. Ma questa battaglia ha dimostrato che la guerra non ha trovato una soluzione, rendendo ancor meno comprensibile se questa soluzione ci sia realmente. La guerra è quel lungo tentativo di affermare la propria competenza e realizzarsi professionalmente al livello raggiungibile in un certo momento. Ma è costellata di eventi eroici come di dolorose e vergognose disfatte. Restano sul campo ore investite e perdute cui dare massimo onore, ma anche molta della motivazione a proseguire lungo una certa strada.

Mentre finalmente gli occhi iniziano a indicarmi la loro intenzione di interrompere il mio momento creativo e di gettarmi tra le braccia di Morfeo (senza neanche precauzioni), penso che nei prossimi giorni, mentre decisioni importanti mi attendono, i preparativi per la prossima battaglia inizieranno a farsi pressanti, con la consapevolezza di poter vincere o perdere, ma di far suonare ancora una volta i corni di Gondor...

Buonanotte...

martedì 18 ottobre 2011

La clonazione partendo dai film...

Capostipite dei film sulla clonazione (allora detta replicazione) nella mia esperienza, è stato Blade Runner. Stasera mi sono imbattuto in un film di ambientazione per nulla fantascientifica, in cui i cloni non sono altro che contenitori di organi che salveranno altri...

Non è il messaggio morale, peraltro attuale in questi tempi, a interessarmi in questo momento. Non mi è facile, da mezzo scienziato, esprimere un'opinione sullo sviluppo della tecnica e sulle sue conseguenze. Me ne astengo, semplicemente perchè molti prima di me hanno avuto opinioni illuminanti in materia e non posso accostarmi a loro se non scimmiottando considerazioni che risulterebbero banali.

Quello che vorrei provare con questo post a raccontare, è l'infinita tristezza e innaturalità della nostra visione dei cloni. A parte nel già menzionato film di Kubrik (ma libro di Dick), in quest'ultimo "Non Lasciarmi" e in altri come "Guerre Stellari: la guerra dei cloni", questi individui, risultano dei mansueti esseri incapaci di reagire al loro destino programmato. A guardar bene, anche i replicanti ribelli del futuro sono una minoranza che probabilmente non ha passato un rigoroso controllo di qualità.

Ma potrebbe mai accadere che cloni di esseri umani sopportassero di conoscere la loro data di termine? Potrebbero dall'altro lato esserci persone capaci di usarli come oggetti senza riconoscere in esse se stessi? A parte quei pazzi criminali che fanno del commercio di organi (il piu' spregevole e vile atto che ci sia) un business, come potrebbe mai qualcuno pensare di sottrarre la speranza che proviene dal non sapere cosa accadrà nei prossimi 10 centesimi di secondo della nostra vita?

Da entrambi i lati gli interrogativi sono cosi' feroci da non lasciare sul campo una risposta praticabile e accettabile. Credo tuttavia che quello che piu' mi si contorce dentro è quel dubbio ridotto in burla da Marzullo, se possiamo distinguere la nostra vita e darle un valore superiore, rispetto da un lato all'ipotesi di sognare sempre e per sempre, e dall'altro a quella degli altri esseri, umani e animali, che popolano il globo.

Nella nostra estrema superbia crediamo di essere LA specie e se ci clonassimo, crederemmo di aver creato un nostro sottoprodotto da commercializzare. Sarebbe probabilmente triste e insopportabile, accorgersi che le nostre creazioni ci sarebbero profondamente simili. Mostruosamente uguali e specularmente difettate.

Sarebbe ancor piu' terribile comprendere che il nostro ciclo di vita, il nostro cerchio che parte da una inconsapevolezza per giungere alla successiva, non è diverso da quelle poetiche ma dolorosissime "lacrime nella pioggia"...

E quando anche le mie "Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione" scompariranno, credo che mi piacerà l'idea di essere stato, ancorchè banale e transitorio, una singolarità in questo universo...

lunedì 17 ottobre 2011

Conferme: il sogno che non sarà sempre cosi'....

Ho un paio di note da aggiungere al mio post di ieri sulla manifestazione rovinata di Roma. Ho seguito infatti le chiacchiere inutili miste a infamie e commenti fuori luogo particolarmente stupidi.

Tutto secondo il solito copione di chi apre bocca solo per aumentare l'entropia dell'universo. Ci riescono bene, fortunati inconsapevoli che ci sarà un prossimo Big Crunch che riuscirà a ingoiare anche le loro idiozie. Strumentalizzazioni senza significato che vanno a braccetto con silenzi confusi.

Ma la conferma di averci visto giusto non mi rasserena, anzi. E' deprimente rendersi conto che l'Italia, uno specchio accelerato di una realtà mondiale, sta frullando milk shakes a gusti spiacevoli. Nell'accrescersi incontrollabile del caos che tanti amano perchè fonte di opportunità di guadagno, l'autodistruzione determinata dagli obiettivi di benessere individuale a spese dell'interesse generale, l'umanità lascia sul campo se stessa.

E' forse una visione pessimistica, ma forse dal mio osservatorio miope non riesco a vedere un faro da seguire in questa buia notte. Se i movimenti rappresentano una possibilità, l'essere diffidenti a causa dell'esperienza nell'entrare in contatto con la politica e il potere, rappresenta il loro limite maggiore. Nella paura di sporcarsi le mani, risiede il dubbio che non ci sia un sapone con cui lavarsele. Forse è un timore giusto, ma lascia tutto il campo a chi le mani le ha già sporche, e in questo sudiciume ama sguazzare.

Se si vuole dimostrare qualcosa, si vada fino in fondo. Si proponga se stessi come rappresentanti. Si abbracci un lato politico o se ne crei uno nuovo e credibile. E' l'impegno di gettarsi nella mischia a costituire il deterrente per chi la faccia la copre con il make up della dialettica violenta, vuota e personale. Parole che non producono proposte, ma solo attacchi e macerie, nelle quali poi infilare anche i cervelli vuoti di cui ieri.

Certo che mi si puo' contestare: tu dove sei? La mia risposta è: qui. Cioè io dico a chi si proponesse con qualcosa di convincente, che avrebbe il mio voto. Perchè non io? Non ho una risposta buona per tutti, ma forse non ho l'ambizione giusta e questo basta. Per chi ce l'ha, e ha la voglia di incarnare nuovi ideali (o vecchi ma ancora validi) il posto è li', in alto o in basso non importa. E' esserci e partecipare. Con tanti dietro a dire la loro e a sostenere le proprie idee, si va lontano...

sabato 15 ottobre 2011

Fuoco: per bruciare perfino i diritti...

Rimango come la solito ammutolito di fronte alle scene volgari e senza senso della violenza di quei frustrati che hanno bisogno di distruggere per affermare di esistere.

Roma. Manifestazione su un tema importante: l'ideale che forse ci puo' essere un'alternativa a questo mondo di finanza sporca che va a colpire tutti quelli che non hanno un piede nelle banche giuste. Questo e altro. E poi ecco che tutto si sposta sullo scandalo e sul facile riempire le pagine dei giornali e le ore dei telegiornali con la violenza di fronte a cui indignarsi. E tutto manipolato in modo che si possano far passare i propri messaggi.

Colpa della Sinistra a Destra, colpa di Berluscon Dimonio a Sinistra. Colpa del clima di odio del Paese. E invece la realtà che è colpa del vuoto spinto lasciato nelle menti di questi debosciati che non sanno come sfogare il loro senso di inutilità, ma che lo sanno confermare benissimo. Non essere gente per bene. Non sapere a chi guardare. E' la loro colpa, inclusa poi nella incapacità di creare niente di buono.

Ed ecco che si organizzano come in una guerra di millenni fa. La testuggine della polizia, tanto simile a quella degli antichi romani, a dover fronteggiare il tentativo di una lotta disorganizzata, ma pericolosa. Ma soprattutto una lotta vuota. Vuota di significato. Ecco: i black block sono la migliore interpretazione possibile del vuoto...

La colpa è anche di una politica assente. Dove sono i leader (se ce ne sono...)? Perchè non sono li' a metterci la faccia. A dire quello che si deve fare e quello che non si deve fare? Non ci sono perchè fuori dai palazzi di un potere logoro, la loro voce non ha alcun senso. Le loro parole sono inutili perchè prive di fatti conseguenti. Nessun esempio. Nessun potersi riconoscere in qualcosa che guidi. Tutto al servizio dell'interesse di padroni che non sono altro che schiavi a loro volta di denaro e potere.

Si bruciano auto e con esse i diritti di chi magari si dibatte alla ricerca di una possibilità di ritrovare una speranza lucida. Manifestazioni in fumo, ma non solo. La tristezza di realizzare che il peggio puo' facilmente abbattere il meglio. Un lato oscuro che puzza di cherosene e di sudore malevolo. Di paura e di istinto bestiale. Ed ecco che tutto torna a essere un fiume di parole sconnesse.

Si raccoglieranno stasera i detriti e la spazzatura. Domani si discuterà di come questi idioti hanno saputo organizzarsi. Si dirà poi che la polizia invece non ha saputo prepararsi. Poi di nuovo si cercherà il colpevole ispiratore. E poi tutto verrà di nuovo dimenticato fino alla prossima volta.

E io invece stasera mi sento colpevole di essere qui in Svizzera, nella sua neutralità, a vivere la mia vita serena. Perchè in Italia c'è bisogno di buona volontà e di voglia di guardare non solo a come sfangarla, ma di ipotizzare qualcosa che sia un po' piu' di un pasto caldo. Peccato che, come la piramide di Maslow mostra senza equivoci, a questo si possa arrivare solo se si sta un minimo bene. E sono in troppi a stare male. Soprattutto troppi giovani che la luce di un futuro proprio non la vedono e una propria responsabilità non la riescono a trovare e di conseguenza ad essa non possono abituarsi. E alcuni di questi (i meno brillanti di certo) pensano quindi che sia giusto reagire non costruendo, ma distruggendo senza una logica e senza che questo possa instillare alcun dubbio.

Gioco facile poi per tutti dire: i pazzi esaltati. I cretini. Si', ma nessuno a dire i vuoti e disperati. Perchè la violenza distrugge tutti i messaggi e la paura è il giusto terreno per chiudere gli occhi davanti al resto che si vuole dire e a testa bassa caricare radendo al suolo anche chi vuole dire altro, parlare di sogni, di cose che interessano e elevano l'animo...

Sono un sognatore, me lo dicono in tanti, ma non riesco ancora ad accettare di dovermi rassegnare ad un mondo dove l'unica cosa che conta è quanto hai e non chi sei. Dove il tuo successo non si misura con la capacità di fare cose giuste, cose buone, di fare progresso e di rimanere persone per bene, ma con il metro di quanto riesci a apparire pulito nel tuo fare le cose sporche. E' una visione pessimistica forse, ma l'Italia che vedo, il mondo che tante volte le assomiglia, è uno spettacolo desolante delle macerie di un olocausto nucleare di idee perdute...

E ora vado a dormire. Con la mente sconvolta dal pensiero che ci sia chi stasera sta festeggiando con sonori brindisi una giornata di casino. Io dormiro' male forse. Sono sicuro che loro no. Perchè l'aver servito per l'ennesima volta, piu' o meno consapevolmente, la macchina del vuoto li avrà stancati fisicamente. Del loro cervello, non vale la pena di parlare...

giovedì 13 ottobre 2011

RIP - Storie di persone

Rest in peace o Riposa in Pace. La stessa forma abbreviata. Non so in altre lingue, ma questa sorta di comunicazione universale di un concetto mi ha colpito.
Ne scrivo a qualche giorno di distanza dalla scomparsa del fondatore e motore di una delle aziende più dinamiche degli ultimi anni. Steve Jobs, un uomo sicuramente interessante, specialmente dal punto di vista professionale. Uno che di se stesso ha fatto molto parlare, e che ha prodotto svariati oggetti che rimarranno per certi versi storici.
Certo, e mi dissocio in questo da tanti che vedono in lui un profeta dell'high tech, il suo contributo allo sviluppo tecnologico, almeno negli ultimi anni non lo vedo tanto chiaro. L'estetica di iPod, iPhone e del relativo parco macchine non è un punto che discuto. Sono oggetti belli, ma tecnologicamente non particolarmente nuovi. Hanno creato un bisogno, hanno avuto la capacità di cavalcare un'onda e si semplificare la vita a tutta una serie di persone non interessate a quello che c'è sotto il cofano. Poi con l'apple store tutto è diventato commercialmente un risultato straordinario. Una buona filosofia di marketing ha quindi fatto il boom e il successo. Che lui ci abbia messo le mani e la faccia, è indubitabile. Ma proprio per questo penso sia giusto additarlo più come un ottimo capitano d'industria che come il genio tecnico che molti gli hanno attribuito.
Purtuttavia resta valido il suo contributo in altro senso. Steve Jobs ha infatti sdoganato il mondo dell'elettronica da quella apparenza sfigata da smanettoni dalle scarse doti sociali. Sono passati di moda i computer o i telefonini tristi, e il concetto di elettronica di consumo che diventa parte dell'arredamento o del tuo vestire come accessorio, ha cambiato le cose in modo radicale. Se oggi il mio cellulare è un oggetto che sembra uscito da una delle migliori pagine del design tecnico, è anche perchè c'è stato un iPhone e molti iPod che hanno guidato un trend nuovo e fondamentalmente piacevole...

Al di là comunque di questi discorsi, penso che la perdita di Steve Jobs sia per Apple un punto critico per il discorso immagine. Tecnicamente sono certo ci siano tante persone che sanno e sapranno fare, ma comunicativamente chissà. Umanamente mi ha intristito pensare che a 56 anni sia scomparso uno che aveva ancora la capacità di stupire. E ancor più devo dire di aver ammirato quel suo attaccamento alla vita testimoniato dal fare anche da malato. In questo mondo brutale e indelicato, mi aspetto un iPod RIP, ma spero non si veda. Spero piuttosto in un futuro di altri Steve Jobs, che sappiano guidare e indirizzare le persone in altre direzioni, non solo quelle aziendali. Comunicatori di pensieri, di idee... Ma anche per questi, a volte oggi, si deve scrivere RIP...

martedì 4 ottobre 2011

Shopping di cervelli

Qui in Svizzera è in voga lo shopping di cervelli. In un paese dove la disoccupazione è tra il 2 e il 3 percento, esistono molti spazi in cui c'é bisogno di competenza. Qual è infatti la motivazione per molti giovani di continuare a studiare se con il lavoro e l'esperienza te la sfanghi lo stesso? Personalmente non sono d'accordo con questo approccio. L'evoluzione umana richiede delle basi teoriche. È quello che gli altri ci hanno tramandato non può andare perso, e l'evoluzione si interromperebbe violentemente se tutti la pensassimo così... In realtà poi la scelta di questa strategia sembra non pagare profumatamente. Le aziende sono infatti costrette a andare a ravanare in giro alla ricerca di buoni cervelli a buon prezzo. Gli può anche capitare che vada maluccio, con qualche pezzo di antiquariato un po' avariato, ma è un rischio inevitabile che loro si sentono di correre. Ecco comunque spiegata la massiccia presenza di stranieri in ruoli di un certo peso nelle aziende che si trovano qui per scelta ragionata di qualità, o solo per ridurre la pressione fiscale... E l'Italia è una buona fornitrice di cervelli. Avendo una disoccupazione parossistica e quindi una fauna enorme in cui cacciare l'elemento giusto, noi veniamo a donare dietro retribuzione il nostro sapere e la nostra capacità, qualunque essa sia. Sia come sia, gli Svizzeri, in una discreta percentuale, pensano di potercela fare anche senza l'apporto straniero. È forse una illusione neanche troppo pia, e la politica è abbastanza decisa nel proteggere i locali e dare ogni tanto qualche scudisciata agli importati. Salvo poi rendersi conto che la loro maggioranza non è schiacciante come vorrebbero, e che di fatto qui ci sono per la maggior parte persone che tranquillamente se ne fregano delle tue antiche origini, specialmente perché anche le loro sono piuttosto incerte... Ebbene noi svendiamo i cervelli perché siamo generosi. E non solo con la Svizzera. Meglio così: chi era quello che diceva che bisognava far girare l'economia, finanche impoverendosi dei soldi che non si hanno? Ah, sì, era uno che il cervello lo ha dato gratis all'Italia. Il paese ancora ringrazia...

domenica 2 ottobre 2011

Explaining Ciccio

This evening I'm going to write in English... Hoping this will be clear enough, I will go through a topic that has become very sensitive in the last weeks: I need to explain to the non-italian speaking people, when the use of Ciccio is valid and my personal approach to it...


Well, let's start saying that Ciccio is for men, Ciccia for women. Cicciolino is a kind of small Ciccio, Cicciolina could be a small Ciccia, but is also a well known porn-actress... For this reason, I try to avoid the use of Cicciolina, and consequent misunderstandings... But what does Ciccio/a means? Well, generally, if written with the capital C, should be a name, better saying a nickname. It is used between people that know each other since time and have a certain level of confidence... Generally is used for names like Francesco (Ciccio) or Francesca (Ciccia), but I heard people whose name was Emanuela, Annalisa and more, being Ciccia for all their lives...


Ciccione...
It is also possible that ciccia is written with the small c. In that case, we are talking about those nice "fat belts" also called belly... Of course I would not expect to say to anybody "Ciao ciccia!"... It would be not nice and also not understood... I could say to someone: "Ciao ciccione!" or "Ciao cicciona!", but only in the case the person looked like one of those big americans... And also in that case, I don't think I could ever be so nasty... So, basically, whenever I say "Ciao Ciccio!" or "Ciao Ciccia!" I am using the capital C!


The abuse of Ciccia and Ciccio as to the number of people I name that way, could confuse a bit... But this comes from the fact that when people are relevant for me, their name switches to the best sounding nickname... So here we have Ciccio, Ciccia, Ciccigno, Cickigna, Ciccina, Ciccisito, Ciccetta and I could keep on for some time...


Dear All Together Cicci, I wish to everybody to find many other Ciccio and Ciccia, and even if they will be a bit "ciccioni", I'm sure we'll use always the capital C...

sabato 1 ottobre 2011

La prima cosa bella - Percorsi a ritroso

I film di Virzì mi sono sempre piaciuti. Sarà quella cifra amarognola e nostalgica che tanto bene si accorda con il mio sentire i ricordi come fonte di riflessione. Sarà che ci sono nei suoi film sempre delle donne bellissime e intense. Ma senza cercare troppi perchè, sono andato a vedere La prima cosa bella.


E' un viaggio, e su un blog di Viaggi e di Odissee può ben essere ospitato. Non un viaggio solo fisico, ma un ritorno alla propria storia, a quella che ci fa capire come e perchè siamo diventati quello che siamo. Flashback e presente... Un film che mi ha toccato. Ma proprio per questo non ne voglio parlare troppo.


Però mi è venuta voglia di dire che un giorno tutti noi dovremo tornare ai nostri percorsi di un tempo. Che anche quello che vorremmo cancellare, spunterà da sotto al nostro bianchetto fatto di chilometri o di semplici metri appoggiati a coprire le lettere già scritte. Secondo me, nella dolorosa o gioiosa passeggiata tra i ricordi, troveremo noi stessi in modo inatteso. Quello che ci rimane non sono nè i tratti somatici nè le cose. Quello che ci resta sono solo le emozioni scritte e le sensazioni cicatrizzate nel nostro cervello di primati... Si scateneranno allora delle tempeste di inesplicabili lampi e tuoni confusi eppure nitidi. E noi saremo lì a non poter far altro che ricordare.


Condanna o premio della nostra passeggiata sulla sfera azzurra, torneranno amori, spezzoni di film, lacrime e gioia. Ma più di tutto forse anche i nostri dolori. E forse questo è qualcosa che, nella sua inevitabilità mi spaventa. Immersi in quel frastuono di luoghi localizzati in istanti precisi e allo stesso tempo senza alcuna sequenza, percorreremo in un istante quelle strade che non hanno un nome, ma conosciamo bene. Non so veramente dire se questo mi accadrà. Forse mi accade già troppo spesso e senza controllo.


Il percorso a ritroso con gli occhi di chi ha già visto e sentito è un percorso nuovo eppure vecchio. Uno di quelli che non funzionano tanto bene. La natura ci ha dato pupille che guardano avanti e un collo che gira molto poco... Forse c'é una ragione per tutto questo. Ed é meglio non andare contro le scelte della natura...

venerdì 30 settembre 2011

Soap Operas

Se le soap operas sono fantasiose, la vita lo è decisamente di più. Ma nel complesso, nessuno potrebbe immaginare le assurde involuzioni - rivoluzioni - confusioni delle fiction, se non avesse qualche esempio reale.
Di recente mi è capitato su Facebook di ricordare quando anni fa con mia Madre guardavano ogni pomeriggio l'indimenticata Sentieri. Ho scoperto con certo orrore di aver usato innumerevoli sinapsi nell'interlacciare i ricordi relativi a quel periodo. Per non parlare di General Hospital e di milioni di ore di cartoni animati. Ricordi che occupano memoria. Ma possono essere classificati come inutili? Non lo so.
Ho imparato nella mia prossima 36enne esperienza, che tutto serve e tutto ci prepara a quello che ci può succedere. La nostra più grande forza come esseri pensanti è quella di ragionare facilmente per analogia. E quindi anche solo cose immaginate sullo schermo possono servire, finanche quando sia in corso d'opera che a posteriori, le consideriamo stupidaggini impossibili. Anche perché poi la vita ci propone situazioni molto al di là delle fantasie degli scrittori. E così ogni storia ha il diritto di essere raccontata...
E brevemente ritornando alle soap, esse sono anche una espressione della cultura di un paese. In Italia ci sono sempre piaciute quelle con i ricconi d'oltreoceano, bellissimi e perversi. Quelle sudamericane sono state sempre guardate come produzioni di serie b, come un po' meridionali. E in definitiva, non sono le storie di Berlusconi e compagni delle soap alquanto misere? E l'Italia ci scivola su, con il suo gusto del pettegolezzo che sembra sempre innocuo, ma che forse in questo frangente non lo è più...

mercoledì 28 settembre 2011

Le novità.

Oggi mi sveglio e non c'é là nebbia. Un po' ne ho negli occhi, ma è quella alcolica di ieri sera. Le cene con i colleghi sono sempre traditrici da questo punto di Vista. La nostalgia x quelli che se ne sono andati. L'anticipo di mancanza di quelli che se ne andranno tra poco. La stessa incertezza di come e dove andrò prossimamente, rendono i discorsi molto complicati. E quindi serve un po' di vino a metterci una pezza e a sciogliere la lingua. Esco da queste serate sempre confuso. Ma non infelice.
Ma questo post è dedicato alle novità. Non necessariamente le mie novità. Il mondo sta di nuovo cambiando faccia. Almeno quello che conosciamo noi. Me ne convinco vedendo come l'economia, che da quando sono nato domina il nostro destino, stia di nuovo modificando i suoi punti di riferimento.
Ma tutto questo è davvero necessario? Cioè, per vivere bene è necessario mantenere a livello globale dei livelli di sviluppo vertiginosi o ci sarebbero delle alternative? Me lo chiedo perché ciclicamente torniamo a essere cacciati nel tunnel della disperazione dalle tasse che piovono come mattoni di ghisa. E possiamo spiegarci come siamo arrivati a questo punto? Di fatto, nel litigio politico quotidiano, la comunicazione del perché siamo così rovinati, non viene mai provata da nessuno. Probabilmente, me ne scusino quelli che ne sanno, la maggior parte dei nostri leader non saprebbe che pesci prendere se gli parlassero di economia. Di certo nessuno sa motivare la popolazione allo sforzo comune. A parte i soliti ormai rituali discorsi sulla magistratura e sulle donne di buon o malaffare, il Presidentissimo dice sempre poco sulle cause, probabilmente anche perché ne ha la coscienza piena. E dall'altra parte la Opposizione da trincea sa solo sparare su chi mette la testa fuori. Non è mai un discorso che sia chiaro ai mortali. Mantenere il sacerdozio di casta è un obiettivo inconfessabile, eppure sempre valido.
E intanto ci dicono che l'Europa va a fondo, ma non sono mai in grado di dire perché senza lasciare adito a dubbi. E neanche propongono idee dietro cui allinearsi convinti.
Torno a invocare un movimento di opinione che coinvolga noi, quelli che dovrebbero essere diventati una classe dirigente nazionale. Ma colpevolmente devo ritirarmi in buon ordine nel maniero dove mi sono rifugiato da qualche anno...
È colpa anche mia. E questa non è una novità...

domenica 25 settembre 2011

Il tunnel della Gelmini

Si parla spesso in questi giorni di Tunnels. Non è molto elegante menzionarli a proposito di una donna, ma è inevitabile vista la gaffe della ministra della pubblica ignoranza. Che la signora sia stata così avventata nella sua dichiarazione stupisce. In fondo in quella sua aria da maestrina vecchio stile, è racchiuso uno dei soliti messaggi berlusconiani. In effetti la Gelmini ricorda quelle rigide signore che negli anni 50, quando il presidente andava a scuola, educavano la gioventù italiana. Essendo personalmente legato a quel ricordo, probabilmente il presidente ha voluto riportare l'Italia, almeno stilisticamente, a quei tempi andati. Tutti, finanche noi che siamo tra i 30 e i 40, riteniamo superiore il passato educativo al presente. Ma dovremmo invece essere più proiettati nel futuro e nelle cose nuove. Quindi non direi che la scelta della Gelmini possa essere considerata un successo sulla via dell'innovazione. Peggio sarebbe comunque se il Presidente potesse mettere nei piani di studio i suoi metodi. Di recente ho sentito in un documentario di come andasse fiero del suo generoso aiuto ai compagni meno volenterosi. Li aiutava, lui genio dall'animo pio. Peccato che lo facesse dietro retribuzione. Che amico. E come dovevano amarlo tutti... Ma ritornando al tunnel, è interessante forse sapere che bisognerebbe saltare sul carro del vincitore quando è già colmo di premi. E anche lì fare attenzione a dove si appoggiano le terga e i relativi tunnel, sarebbe un'idea non male. Certo l'annuncio del Cern è importante. Per la fisica particolarmente. Ma un giorno sicuramente anche per l'umanità. Però è un annuncio che è anche una richiesta di aiuto. Il risultato va verificato. È molto bello filosoficamente che un gruppo di ricercatori sicuramente eccellenti si metta in discussione. Il dubbio socratico è una realtà in via di estinzione purtroppo... Troppa fretta quindi, e la superbia di ipotizzare di capire cose che trascendono là normale cultura generale della semplificazione assoluta... La bellezza della scienza è anche di essere un po' misteriosa. E se la si guarda superficialmente, dire di aver scavato un tunnel di 700km diventa un impresa possibile quasi quanto lo scavo vero e proprio... Insomma, questa volta il tunnel la Gelmini se lo è scavata da sola. E speriamo che non lo veda il Presidente: pare infatti che negli ultimi anni non resista bene alle tentazioni. E se scambiasse il foro per qualcos'altro? Coinvolgere anche i neutrini in questo magro spettacolo, mi sembra francamente troppo...

Cercando l'uscita dalla rotonda...

Ebbene siamo di nuovo a parlare di me e di quello che mi succede in questa vita. Si tratta di cose ordinarie, penso spesso noiose, ma la propria vita a qualcuno deve interessare, e quindi almeno un lettore-scrittore ci sarà...

Sono uscito dalla strada a senso unico nella quale ero andato a infilarmi. Per una serie di ragioni che sarebbe lungo e spiacevole spiegare, soprattutto adesso che queste ragioni hanno preso un'altra direzione, sono riuscito a percorrere lo spazio verso un luogo nuovo. Purtroppo, nella imperfezione delle cose, sono finito in una rotonda a raggiera.

Ora, in una definizione che conio al momento, la rotonda a raggiera è quella da cui sì dipartono più di 4 raggi. Ma molti di più. E non tutti questi raggi hanno indicazioni sulla direzione ben visibili. Anzi, la maggior parte sembra semplicemente far vedere che un percorso c'é, ma non è ben illuminato. Sono entrato nella rotonda, eppure l'unica strada che conosco e riconosco nella rotazione, è quella da cui sono uscito e che non voglio ripercorrere...
È in ogni caso un momento positivo con una serie di piccole contropartite del tipo magoni da decisioni da prendere, sforzi inusitati per tenere il raggio di rotazione costante. La benzina, pur costosa, non sembra al momento il problema. Piuttosto il motore a volte batte in testa. E il moment non sembra così efficiente...

Nel cercare di capire quale via sia la più approssimata alla direzione che vorrei imprimere, tento di rallentare per buttare un occhio il più lontano possibile nella strada e vedere dove va. Ma finora, sarà la mia antica miopia, sarà che il motore non è tanto prono ai cambi di ritmo, non vedo bene.

Eppure sono emozionato dalle possibilità, e ad un certo punto, con rischio, svolteró repentinamente...

Sperando non ci siano incidenti...

domenica 18 settembre 2011

Viaggi in camere ad atmosfera incontrollata

Nel mio peregrinare resto sempre piu' meravigliato dalla varietà di storie personali che incontro. Ancor di più, sono colpito dalla imprevedibilità delle situazioni cui io stesso e gli altri ci troviamo ad affrontare...

Nel sentirne di tutti i colori, più ancora delle singole cose più o meno memorabili, sembra impossibile non essere toccati da cose incontrollate e incontrollabili che, pur non investendo noi direttamente, influenzano la nostra vita. Sarebbero frasi criptiche se non fossi sicuro che a tutti sia successo di sentirsi dire di fatti accaduti a amici e amiche e farsene inconsciamente influenzare nei rapporti interpersonali.

Se andiamo a parlare di numeri, mi viene in mente come l'umanità sia stata in grado di costruire delle camere pulite con un controllo sulla qualità dell'aria che si spinge all'ordine di pochissime particelle sgradite su milioni. In reti sociali di pochi elementi, le interazioni crescono in modo quadratico. In assoluto, in matematica, questo non sarebbe un granché, ma sembra evidente che la nostra capacità di gestire le variabili e di controllare il nostro ambiente sia seriamente blanda.

Quante volte ci capita di avere senza filtro alcuno una serie di notizie sgradite e sgradevoli? Altro che parti per milione. Basta leggere anche su FB i milioni di post che ci fanno sentire in qualche modo coinvolti, ma che a ben pensare non dovrebbero significare molto per noi. E quindi le maglie della nostra camera sono troppo larghe, e rendono la nostra aria incontrollatamente contaminata di elementi di disturbo inevitabilmente molesti...

Stasera mi ha preso così questa riflessione un pò inconcludente e allegorica, ma deve esserci una ragione. Forse a ben scavare, potrei identificare alcune tossine che avrei avuto voglia di filtrare bene e che non sono riuscito a lasciare fuori dal mio spazio vitale. Non me ne sento particolarmente frustrato. Ma delle due l'una: o imparare a convivere con questo marasma di scorie, o cercare di migliorare il proprio sistema di aerazione. E nel mezzo di tutto ciò, la propria pace...

lunedì 5 settembre 2011

Non sono un giocatore...


Ci sono dei film magnifici sul gioco d'azzardo, sulle tecniche del bluff, sulle scelte rischiose ma premianti. Ci sono gli occhi di ghiaccio di Paul Newman in parecchie di queste pellicole. Ci sono quegli approcci da superman che sanno controllare il ticchettio del loro cuore di fronte a qualsiasi avversario per farlo cadere in una serie di finte attorcigliate...

Poi c'è la realtà e i tipi come me. Sono uno prudente e non amante del rischio. Lo ammetto senza paura. E' per questo che ho una capacità anormale di predire condizioni sfavorevoli, spesso non riconoscendo, mio difetto, le opportunità che sono invece rischi positivi. E ogni volta che faccio un passo avventato, incontro per la strada la Signora Ansia. Mi dà un colpo allo stomaco e uno dietro alla testa, ed eccomi KO a usare il blog come una lavagna su cui graffiare il mio sconcerto per una azione forse non ben ponderata...

Come al solito, mentre le righe si popolano di lettere, parole e frasi, sento la pressione calare leggermente, in attesa di rincontrarla probabilmente durante la notte, quando verrà di nuovo questa racchia maestra di kung fu a battermi sulla spalla prima e poi a darmi un uno due che non mi addormenterà, ma mi gelerà di adrenalina... E' per questo che devo insistere e trovare qualcosa da fare per calmarmi.

Probabilmente studiero', cercando di recuperare una giornata persa da questo punto di vista... Studiare, si'. Era da tanto che non lo facevo nei termini in cui lo sto facendo ora. Prendo appunti con il metodo di studio che ho imparato nei lunghissimi anni di università. L'anno scorso buttai via una serie notevole di pagine studiate all'università e non piu' in uso. Sono state la base del mio sapere, ma c'era in me anche un certo sadico piacere a buttarle via. E ho rivisto scorrere nel mio cervello sinapticamente inestricabile, le immagini delle giornate, specialmente quelle estive, con i pantalacci e la maglietta a sudare letteralmente sui libri. Anche li' tanta ansia indotta dalla paura, dal rischio di sbagliare. Ma anche la voglia di fare al piu' presto possibile, la corsa incontro all'ostacolo, per saltarlo piu' o meno agilmente. Spesso andandoci contro a sbattere in un primo istante per poi tirarsi su a fatica, come in una parete rocciosa. Mi hanno detto tra l'altro conti molto l'agilità per le scalate. Devo essere stato un tipo agile dopotutto...

E ora che i miei battiti si sono ridotti ad una quantità normale e i miei occhi raggiungono rapidamente la condizione di cozza, trovo pian piano una pace che mi consentirà una notte meno distruttiva... Forse...

Da questo sproloquio voglio infine trarre un insegnamento: quando becco l'Ansia di nuovo, la prendo a bastonate dietro le ginocchia... Almeno ci provo da dove saro' steso a terra...

martedì 30 agosto 2011

BBQ with U2, ovvero per strade senza nome...

Sapete che succede se una band irlandese si ritira a nullafacente vita privata in una delle sue molteplici ville sparse per il mondo e lascia i fan soli? Beh, succede che i fan si incontrano non per parlare solo di loro e delle esperienze di concerto, ma per passare del tempo insieme e fare due risate. C'é la band, poi c'é la vita di tutti i giorni, e poi ci sono barbecue nel mezzo, che si fanno perché se ne ha semplicemente voglia...
E così un sabato e domenica di buon cibo, di tante parole, di aria fresca e il lento fluire del tempo...
É iniziato con un acquazzone che, a chi é stato a Zurigo il 12 settembre 2010, ha fatto nascere un sorriso al limite del nostalgico. Mentre il trattore ci portava su e le terga insieme a tutto il resto si riempivano d'acqua, ridere é stato un must. Asciugarsi pure lo é diventato, perché la montagna in umido non é come un gulasch caldo... Alcuni hanno tenuto su le mutande "fresche" con uno stoico sorriso: la raccolta di mitili conseguente non é stata comunicata, ma sembra che ci sarà da festeggiare fino a Capodanno! Dopo si é mangiato, fatto un quiz su cui non avrei scommesso un euro e che invece mi ha regalato l'innegabile soddisfazione di saperne un pò e tanto altro. Ma soprattutto é stato incontrare gli altri con uno spirito sereno, dove U2 significa intrecciarsi con gli altri e farne uscire tanto di buono.
Dovrei allora ringraziare qui uno per uno i presenti per quell'atteggiamento positivo e per la compagnia che riempie il cuore. E invece mi pare il caso di dire che Bono, Edge, Larry e Adam hanno seminato buona musica e raccolto intorno a sé tante persone speciali. Cercando tutti quel che ancora non abbiamo, speriamo di camminare insieme per strade che conosciamo anche se non hanno un nome... (libera interpretazione di parole...)

lunedì 29 agosto 2011

Austria e Tirolo: viaggio in montagna senza corde...

Torno oggi al lavoro da un weekend di 4 giorni in giro per le alpi. Tralascerò la sensazione di intorpidimento di questa mattina: é una cosa consueta dopo un viaggio. Annega anche quella tristezza per la partenza di un fratello con cui fortunatamente c'é modo e spazio di incontrarsi, ma mai abbastanza...
Ebbene é stato un viaggio chilometricamente impegnativo, ma senza alcuna sofferenza. Questa volta é stato andare in montagna vera, tra quei 2000-3000 metri sul livello del mare dove tutto diventa rafefatto, ma se c'é il sole, splende di colori inestinguibili... É la montagna dell'Austria, del Tirolo, che lascia nel cuore e nel suo compagno il cervello, la sensazione di non poterne fare a meno...
Abbiamo fatto tutte le cose giuste, partendo presto ma non troppo, arrivando in quella gemma che si chiama St. Anton am Arlberg, ripartendo poi per Innsbruck e infine per Roverè della Luna.. Mai troppo stress, ma sempre qualcosa da fare e d vedere...
St. Anton é una località sciistica pura. Oggi che ne ho viste un pò, dico una di quelle organizzate religiosamente. Però anche d'estate la montagna e la sua natura, sono una felice combinazione. Abbiamo disceso lungamente (ma non troppo) l'assolato e ripido pendio fermandoci giusto in tempo, prima che le ginocchia di gente di città iniziassero a scricchiolare. Respirando l'aria di montagna, puoi domandarti perché l'umanità non sia in grado di crescere meno fragorosamente, ma la risposta arriverebbe comunque troppo tardi...
A Innsbruck abbiamo trovato una città torrida, chiusa strettamente tra punte che sembravano le dita di una gigantesca mano a coppa. Saliti in alto, abbiamo visto le Alpi vere, senza soluzione di continuità e a 360 gradi... É stato rasserenante, e mangiare in quota la solita cotoletta non ha guastato la sensazione di allegria al sole... E la città l'abbiamo vista e capita abbastanza da dire che ci si potrebbe stare bene, magari anche evitando un paio di musei non troppo necessari..
E infine l'Italia di Bolzano e dintorni.. Nuova per me, e non posso dire forse adesso di conoscerla tanto di più, ma piena ancora una montagna da scalare, con o senza corde e scarponi. Ci aspettava una radura piena d'amicizia e di un verde abbacinante, dove si spargeva un silenzio senza ronzio e quasi collocata in un tempo che piano scorre, senza spingere sui pedali.. Bellissimi questi luoghi. Per uno di quelli nati a mare e che non é arrivato in montagna prima di 3 anni fa, é un'esperienza sorprendente amare anche i pendii e il dolente e ritmato salire e scendere... Ma é una bella sensazione quella di non essere finiti dentro, riuscendo ancora a godersi le cose e viverle un pò, almeno durante questa troppo breve passeggiata su di un globo quasi sferico, ma mai liscio...

venerdì 19 agosto 2011

Numeri primi

Ho visto "La solitudine dei numeri primi". Tratto da un romanzo che varrà probabilmente la pena di leggere, é un film intenso e ben fatto. É certo che avere un padre potente nel settore televisivo aiuta, ma Saverio Costanzo, per rimanere in tema, ha dei numeri...
A parte il film, ciò che mi ha attratto é il ritorno del concetto dei numeri primi. Definizione semplice: un numero primo é divisibile in modo esatto solo per se stesso e per 1. É noto che tutti i numeri sono divisibili per 1, ma la maggior parte sono divisibili anche per altri fattori. Invece i numeri primi no, sono di fatto unici... Un pò alteri, un pò individualisti, cercano un se stesso negli altri con cui fondersi solo per ritornare alla scomposizione minima, a quell'Uno cui forse tutti noi, consapevolmente o no, tendiamo...
I numeri primi sono fondamentalmente numeri brutti, ineleganti. La stragrande maggioranza é composta da numeri dispari perché appena superato il 2, tutti i numeri pari sono direttamente divisibili per il più piccolo di loro. Ma 2 é anch'esso un numero primo, forse la più elegante espressione di una completezza assorbita e propagandata... I numeri pari richiamano quella simmetria che é per noi bellezza, quelli dispari, e anche primi, non possono fare altro che cercare il loro divisore, o continuare incessantemente a dividersi per uno, dando come risultato sempre se stessi. E i numeri primi sono una quantità infinita. Tende a quella quantità anche la nostra umanità? Probabilmente sì: all'eccesso, non ci sono due individui uguali che possano quindi risolvere il problema della divisione di chi hanno di fronte... Produrre quel magico Uno resta impresa impossibile se si cerca un altro se stesso...
La mia risposta é nella poco elegante, ma meravigliosamente reale soluzione per approssimazione: ci deve essere da qualche parte qualcuno che ci permetta di approssimare da vicino quell'1. Se siamo un 3 o un 11, deve esserci un 2,9999999 o un 11,695965 che ci porti in quell'intorno romantico piccolo un epsilon a piacere...
One, but we're not the same...

lunedì 15 agosto 2011

Street parade 2011 - Zurich

La scorsa settimana celebravo i 4 anni in Svizzera. É un luogo che mi ha dato e continua a darmi molto. Ma questo magari sarà argomento di un altro post...
In questi 4 anni, per le ragioni più disparate, molte cose che caratterizzano la Svizzera non sono riuscito a farle. É tra gli obiettivi di quest'anno colmare, ove possibile, le lacune della mia permanenza... Tra queste c'era sicuramente la Street Parade di Zurigo. Per i non abbienti come me, trattasi del più grosso evento di musica elettronica d'Europa. L'organizzazione é la seguente: la città si popola di circa un milione di persone da tutta Europa, addobbati nei modi più diversi e più estremi. Essi si organizzano per sfilare su carri a pagamento oppure semplicemente a piedi secondo un percorso prestabilito lungo il lago. Coloratissima, la sfilata ha una carica sessuale potentissima. Ho immaginato il Papa su uno di questi carri slogarsi il braccio a tentare di salvare le anime corrotte a furia di pioggia di acqua santa! Ma in realtà, a parte il sesso molto propagndato, la musica da discoteca prende il sopravvento in un'onda ciclica da cui é difficile esentarsi... Senza lanciarsi nel gorgo senza fondo della folla incontrollata dei punti più caldi e più stretti, mi sono potuto godere l'evento abbastanza serenamente. Un commento interessante l'ho sentito camminando distrattamente: "...a me l'unica cosa che non piace della street parade é che c'é la droga"... Oh, ma guarda un pò la beata ignoranza... Pensare che io non me ne ero accorto e neanche ci avevo pensato che ci potesse essere...A parte queste banalità, l'evento é tale da non consentire mezze misure: o lo si ama o lo si odia... A me piace, e quindi credo di ricadere nella prima categoria. Saranno le origini napoletane, ma la folla non mi spaventa e in genere so capire quando il pericolo arriva... Per cui il fatto che la popolazione di Zurigo passi da 300000 a 900000 non mi sconvolge oltremodo... Che ci si voglia divertire a proprio modo neanche. Se in giro ci potevano essere i bambini, credo che il segnale fosse chiaro.E poi comunque é sempre la Svizzera che la mattina dopo si risveglia cone le strade pulite, con il riciclo in piena attività e con le tasche piene di soldi per l'ennesima invenzione dal nulla... Grossi investimenti producono anche grossi guadagni, e il ciclo continua...Forse questo paese é uno dei pochi dove spendere molto significa solo fare un business remunerativo.E alla fine, costruire un enorme baraccone per tutti, produce quel livello di divertimento assoluto che é l'unico concepibile..Un'altra tacca sul muro... E ora via con la prossima!

Note per Viaggiatori Occasionali...

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Capotreno e Viaggiatori