lunedì 12 dicembre 2011

Quel che resta di un anno


Non manca moltissimo alla fine di quest'anno. È una fine agognata per me e quindi non mi dilungherò sul parlare di questi 365 giorni. Almeno non descriverò eventi personali.
Però questo post è dedicato ad alcune riflessioni cui sono giunto nella maturità di un'età che avanza inesorabile, ma non in tutto negativa.



Prima di tutto il 2011 ha sfatato anche la superstizione della fine del mondo. Ormai ce la propinano in tutte le salse più vistose, ma pare che non dipenderà dalle date la nostra dipartita, quanto dalla distruzione che riusciremo a creare sul pianeta... Molto più probabile che siamo capaci di auto-estinguerci piuttosto che ci pensi un evento apocalittico legato a non si sa bene quale congiuntura astrale.


In secondo luogo, dopo un secolo in cui l'umanità ha finito col diventarne schiava, il denaro sta mostrando il suo ghigno tremendo. Se abbiamo attraversato tempi in cui ipocritamente l'adorazione della carta moneta e di tutti i suoi simboli era atto del demonio, oggi questo si è ribaltato. In una forma di dittatura finanziaria, il nostro modo di vivere, la nostra stessa possibilità di essere liberi e di esprimere noi stessi che il benessere porta con sé, costringe a inchinarsi davanti alle banche. Entità assurde come le agenzie di rating, governano più degli stati nazionali, assecondando sensazioni del tutto irrazionali oppure fin troppo guidate dalle potenze emergenti. La grande Cina ha saputo attendere il suo momento, e sembra non avere pietà per nessuno nella sua crescita. Sta fagocitando tutto, ed è imprevedibilmente furba nell'azionare leve come il debito nazionale per acquisire il diritto di governare il futuro attraverso il mercato. Per chi ha ancora fame di raggiungere il luccichio scintillante di questa Europa specchio riflesso di un'America decadente, tutto è lecito.

L'Europa, mai fino in fondo costituita, sta perdendo se stessa a partire da quella moneta e da quel mercato che, ancora una volta sotto il segno del soldo, l'aveva saputa unire. Il crollo a effetto domino delle economie povere strutturalmente e storicamente ricche e importanti, dimostra la fragilità di un sistema che non ha mai accettato di integrarsi fino in fondo. Forse è stato un bene perchè è più facile vincere contro uno solo che contro una squadra di individui che devono difendere la propria porta. Forse avere delle gambe più grandi e muscolose, evita gli sgambetti...

E nella stessa metafora, come non pensare alla fine dell'infinita piaga italiana di Berlusconi? Il suo migliore amico, il denaro, gli ha voltato le spalle. Il mercato dove ha trionfato nella sua vita imprenditoriale, lo ha disarcionato. Cercherà di tornare, di non scomparire, ma se con un pò di malizia gli altri riusciranno infine a emarginarlo non considerandolo più un interlocutore valido, probabilmente potremo fare a meno di ennesime buffonate e di menzogne fasulle per gli anni a venire.

Restano per me dolorose alcune immagini. La spazzatura a Napoli, che ha ridotto la città a immagine mondiale della stupidità italiana e la nazione a zimbello organizzativo planetario. Le manifestazioni violente in Italia e nel mondo contro quello che non piace. Come se distruggerla fisicamente non faccia ricrescere vigorosa la gramigna. L'assenza assoluta oggi di idee e di aspirazioni più alte di un bel cellulare e soprattutto quel vuoto spinto di solidarietà di fronte alle difficoltà degli altri che si avverte non solo in Italia, ma in tutto il pianeta azzurro. Non so quanto si potrà andare avanti così.

Però, alla fine io ci metto una nota di speranza positiva. Sono nati nel mondo sei o sette bambini che sono stati identificati come i sette-miliardesimi esseri umani della Terra. Sono tutte creature magnifiche che hanno dentro di sé in potenza la rivoluzione contro tutte le cose che ho elencato sopra. Spero che la potenzialità si trasformi un giorno in realtà...

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