lunedì 29 marzo 2010

Statistiche: fasti e nefasti numeri del blog


Scrivere del blog, a volte, è come scrivere della carta su cui si scrive un libro. Tutto sommato, a meno di essere un cultore della pergamena o del papiro, il mezzo è meno interessante del contenuto, o dovrebbe esserlo.

Però parlo dei numeri del blog perchè, in tempo di elezioni, tutto sommato vale la pena di guardare alle statistiche per fare il punto su Viaggia in Treno e su cosa è rimasto del suo spirito. Le visite al sito sono diminuite ovviamente. Lo sono perchè il numero di post è veramente basso ultimamente. Il picco negativo è sicuramente il 2010, dove specialmente Febbraio e Marzo hanno segnato un crollo di attività. Tuttavia non sono diminuite tanto da non essere numerabili: guardando ai totali, il traffico è ancora costante. E' sempre possibile andare più in basso, ma il lungo archivio di post sostiene il numero di visite. Significa secondo me che il blog ha prodotto molto di buono.

Allo stesso tempo, non è produttivo vivere su "glorie" passate. La staticità di un treno mette un pò di tristezza. E' come se il locomotore e i suoi vagoni fossero dimenticati in una rimessa per riparazioni. Non si capisce quale sia il guasto per una macchina che è sempre andata veloce.

Non credo ci sia un guasto. Credo che ci sia una difficoltà da parte mia a prendere la tastiera in mano, un pò per impegni vari, un pò per stanchezza serale. Per gli altri autori non mi pronuncio.

Tuttavia, come in politica, nel mio caso, c'è forse anche una carenza di idee nuove. Quello che mi succede ultimamente mi sembra non particolarmente degno di essere raccontato. Probabilmente lo sottovaluto perchè meriterebbe un minimo di impegno e una analisi più dettagliata, ma forse non ho voglia di soffermarmici perchè mi sembrerebbe di sminuirne la banalità, che è fonte di soddisfazione.

Pur non avendo alcuna intenzione di chiudere questo spazio, ho un pò di desiderio di ripensarlo. Ci vorrà del tempo, e forse altri lettori si perderanno. Ma la vita è una sinusoide di 1 e -1. Non penso di scendere più giù.

A presto!

giovedì 25 marzo 2010

Martedì in discoteca

A volte fare delle cose perché si é promesso agli altri che si farà, non é così male.
Ieri avevo detto che sarei andato in discoteca. Lo avevo detto in un momento di leggerezza, e sentendomi un pò in colpa per la mia pantofolaggine acuta. Al momento di uscire ero senz'altro pentito: una sveglia alle 6 é così poco naturale da spezzare le reni alla Grecia, figurarsi le mie che non hanno neanche il Partenone! Tuttavia avevo promesso, mi ero organizzato, e quindi ho deciso che lo avrei fatto, nonostante la mia testa fosse di avviso contrario.
Ebbene é stato un successo. Mi sono divertito, ho parlato con molte sconosciuti, ho perfino ballato senza soffrirne i postumi. E poi ho bevuto qualcosa che non ricordo, ma in cui l'alcool doveva essere decentemente concentrato da rendere il mondo un pò fluido...
Siccome qui il lavoro ha cmq il posto numero 1, la festa alle 11.30 era bella che finita... Tutti a casa a smaltire la stanchezza... Ma io ferreo ho resistito un altro pò. Insomma una mia amica direbbe che sono stato veramente cciofane, e forse in un ritorno ad anni andati é vero.
Oggi che finisco di scrivere, ancora vivo un pò il ricordo di una bella serata allegra, piena di novità. Ed é forse questo, ancora una volta, l'aspetto importante. Essere se stessi in modo felice senza forzarsi a fare cose che non ci vanno. Forse é la maturità di un ultratrentenne che se ne rende conto ora. O forse é solo la forza di una esperienza di vita e di lavoro. In ogni caso, va bene così...

giovedì 18 marzo 2010

Settimane saporite e dissaporite.

É nata come una settimana stressante dal suo primo minuto di lunedì: come al solito, si avvicina la campagna di test e tutto prende una piega lenta e allo stesso tempo impossibile da reggere. Da lunedì mi sembra di non aver fatto altro che lavorare. Uscito sempre mattina presto e sempre tornato tardi, é appena mercoledì e io mi sento come fosse domenica di due settimane dopo. Ma non mi lamento perché in ufficio continuo a starci con piacere, con energia. Quando sarò stanco veramente sarà il momento delle ferie.
Generalmente le settimane hanno un sapore. Questa ha un pò di dissapori: ho dovuto infatti accesamente discutere sul lavoro per ottenere dei minimi risultati. É stato deludente, ma anche stimolante. Ho scoperto di poter padroneggiare delle situazioni di contrasto, e questo é un grande passo per me. Sono ottimista che questo mi darà serenità anche in futuro, soprattutto nella prossima e ineluttabile discussione con l'amministratore di condominio che non mi fa riparare il rubinetto in cucina da 2 mesi. Troverò il modo di punirlo, con calma, ma decisione.
E intanto penso al weekend: avevo in programma di guidare fino a Milano, ma credo che il viaggio finirebbe molto prima in qualche area di servizio a dormire o forse peggio... Desumo che sabato mi organizzerò qualcosa di intermedio in termini di movimento: ancora un sapore, quello del risveglio stanco... Non é proprio uno dei più dolci...

giovedì 11 marzo 2010

A quan't o' binn?! (A quanto lo vendi?!)

A Napoli si usa così. Per dire che sei uno che se la tira, un presuntuoso anche antipatico, si quantifica in moneta. A quan't o' binn? Beh, diciamo che la cosa é di base abbastanza volgare, ma la volgarità, a volte, nella sua schiettezza, é una soluzione al problema di inquadrare persone e situazioni...
Ad esempio, c'é un collega arrivato relativamente da poco, uscito dall'ambiente universitario. Pare che costi molto comprare la sua saggezza. É probabilmente molto bravo, ma questo non dà automaticamente il diritto di fare apprezzamentie considerazioni ardite sulle capacità altrui. Di più, guardare al salario altrui e considerare il proprio una ingiustizia, é profondamente arrischiato: normalmente dovrebbe signficare che gli altri si sono venduti meglio. Perché ancora una volta il punto é vendersi a un prezzo ragionevole e far incontrare domanda e offerta al prezzo giusto...
E questo poi vale anche nelle relazioni umane, nelle storie d'amore, nelle amicizie. Senza fare saldi, bisogna trovare un valore per se stessi che sia acquistabile dagli altri. E seppure cinicamente é ancora una volta il mercato e la filosofia americana, riteniamo davvero di essere così preziosi? Forse a volte é meglio essere una bella Alfa piuttosto che una impossibile Ferrari.
A quan't o' vulimm venn're!!?

lunedì 8 marzo 2010

Germanised

Pare che io mi stia germanizzando. Me lo ha detto un Giapponese. Chissà come faccia a capirlo lui e in che senso me lo dica restano domande senza risposta.

Provando a interpretarlo, significa che ho smesso alcuni dei modi di maniera tutti italiani, e sto diventando diretto e al limite un pò rozzo. Oppure solamente che parlo un pò di tedesco nel mio ormai complicato tedesco.

In realtà credo che la prima interpretazione sia piuttosto vera. Ma non credo di essermi Germanizzato solo perchè vivo oltralpe. Penso che con il tempo, un pò tutti si diventi delle persone decise almeno nel sapere cosa ci piace e cosa no. Ne segue che se ci viene proposto qualcosa che non ci va bene, sappiamo finalmente declinare più o meno gentilmente. Diciamo un no chiaramente, con una strana tagliente lucidità che leva ogni sospetto. Forse non si cresce veramente finchè non si è in grado di dire un no senza rimorso, ma soprattutto senza giri di parole. Nella mia esperienza, ho conosciuto infinite persone che amano tenersi tutte le porte aperte. Purtroppo il loro gioco ha molte volte fortuna. Dico purtroppo perchè io preferisco una chiara negazione a una possibilità inconsistente che ti mette in condizione di dover valutare delle eventualità.

E' un fatto anche culturale il negare o meno. Il no tedesco non è esitante. Il no italiano prevede un arzigogolo. Mi dicono che in Giappone il no non esiste. Ma il modo di dire sì è inequivocabile per capire una risposta negativa.

Non sono un esperto di questa cosa. Non sono neanche un esperto di germanizzazione. Dopo due anni e mezzo di vita qui, un pò germanizzato mi sento. Capire la lingua. Trattare con gli altri in modo chiaro. Tutti aspetti di una vita diversa. Il giapponese ha detto che non devo prendere la sua frase in modo negativo. All'inizio però un pò mi sono risentito. Ora non credo più tanto. Forse perchè oggi posso dire qualche no...

Sparizioni e ritorni

Non è volontario il fatto di non scrivere costantemente sul blog. Non mancano neanche troppo le cose da raccontare, sebbene ormai il numero di post passati sotto il ponte sia notevole. C'è finanche un senso di colpa nella riduzione del numero di cose scritte.

Eppure c'è il chiaro segno dei tempi nella sparizione e nel ritorno su queste pagine. I tempi sono cambiati e due anni e mezzo segnano un lungo periodo di evoluzione. Pur considerando una vita di 100 anni, essi ne rappresentano un importante 2%. E per un essere umano, questa cifra non può in nessun caso essere considerata trascurabile...

A fare bilanci, non tutto quello che si trova in Viaggia in Treno è memorabile. Siccome sono autore di una buona parte di esso, trovo che molte delle mie cose siano ben dimenticabili. Alcune addirittura poco chiare a rileggerle: segno inequivocabile che sono state scritte seguendo la guida di una ispirazione non ben meditata o semplicemente non colta...

Seppure non lascio il blog dietro le mie spalle, ne sto un pò cercando una nuova dimensione... Alla sua nascita, la sua funzione più potente è stata quella di mantenere insieme un gruppo di persone separate nei percorsi della vita da scelte e occasioni. Poi si è evoluto verso una diffusione di informazioni e di racconti con qualche puntata nella vita personale. Ha perso nel tempo qualche passeggero e anche qualche collaboratore, ma questo accade in quello specchio un pò distorcente che è lo scrivere online. Oggi mi domando cosa sia. Non ho una risposta immediata.

Eppure la mia risposta se il treno continuerà a viaggiare è sempre sì. Come Pollicino, le briciole disseminate possono iniziare a distanziarsi un pò, ma possono essere visibili lo stesso se sono più grandi. E questa metafora per dire che post più meditati e validi possono essere altrettanto vivi di un racconto più quotidiano... Nell'attesa forse che una vena vera muti il blog in una pagina di storia...

Note per Viaggiatori Occasionali...

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Capotreno e Viaggiatori