Mi becco un raffreddore e poi ho i postumi. Finisce sempre così. Poi ci metto il carico non leggero di quella pigrizia che mi striscia dentro e che mi metterebbe a letto per giorni, e ecco che stasera ho rinunciato a uscire. Certo, i motivi "clinici" ci sono, ma tutto sommato li potevo trascurare. Potevo lasciarli cuocere nel brodo primordiale del mio liquido spinale. E invece i miei sistemi di protezione hanno fallito.
Ma tant'è, è stata una battaglia persa, non la guerra. Ogni settimana, giorno, ora, minuto, combatto e ultimamente ne ho vinte anche io. E non sono pentito di aver lasciato a quella parte di me che per troppo mi ha dominato, una vittoria di Pirro. Già il fatto di sapere di potercela fare ancora mi ridà l'energia che ho messo da parte. Tutti i miei risultati sono racchiusi in pochi secondi di vitale liberazione, e non potranno essere gli ultimi.
Ci sono una serie di piccoli tasselli che mi stanno girando intorno e sto cercando una collocazione per ognuno di essi. Sono preoccupato di non trovarla, ma due anni e mezzo fa iniziai un puzzle. Era un grosso puzzle africano con delle belle giraffe e quei colori che solo nel continente dei vasti spazi puoi trovare: un cielo che dal rosa si mutava in porpora e poi sempre più giù in quella gamma di colori senza soluzione di continuità. Lo iniziai in un momento difficile. Fu un rituale. Mi dissi: quando il puzzle sarà finito, avrò sistemato le cose della mia vita abbastanza da poterla cambiare con serenità. Andò così, non so se per semplice suggestione, fortuna o coincidenza. Oggi, virtualmente vedo davanti a me delle tessere difficili da posizionare nel nuovo schema di vita iniziato in questa esperienza Svizzera. Il verde delle montagne estive si confonde con il bianco della neve invernale, e il multicolore e multilinguistico mondo circostante ha ancora molti pezzi vuoti. Non è il momento di cambiare. Non lo è ancora. E tutto sommato non ho ancora voglia di mettere tutte le tessere al loro posto: non voglio essere sereno, forse perchè non voglio ancora andarmene...
Ma tant'è, è stata una battaglia persa, non la guerra. Ogni settimana, giorno, ora, minuto, combatto e ultimamente ne ho vinte anche io. E non sono pentito di aver lasciato a quella parte di me che per troppo mi ha dominato, una vittoria di Pirro. Già il fatto di sapere di potercela fare ancora mi ridà l'energia che ho messo da parte. Tutti i miei risultati sono racchiusi in pochi secondi di vitale liberazione, e non potranno essere gli ultimi.
Ci sono una serie di piccoli tasselli che mi stanno girando intorno e sto cercando una collocazione per ognuno di essi. Sono preoccupato di non trovarla, ma due anni e mezzo fa iniziai un puzzle. Era un grosso puzzle africano con delle belle giraffe e quei colori che solo nel continente dei vasti spazi puoi trovare: un cielo che dal rosa si mutava in porpora e poi sempre più giù in quella gamma di colori senza soluzione di continuità. Lo iniziai in un momento difficile. Fu un rituale. Mi dissi: quando il puzzle sarà finito, avrò sistemato le cose della mia vita abbastanza da poterla cambiare con serenità. Andò così, non so se per semplice suggestione, fortuna o coincidenza. Oggi, virtualmente vedo davanti a me delle tessere difficili da posizionare nel nuovo schema di vita iniziato in questa esperienza Svizzera. Il verde delle montagne estive si confonde con il bianco della neve invernale, e il multicolore e multilinguistico mondo circostante ha ancora molti pezzi vuoti. Non è il momento di cambiare. Non lo è ancora. E tutto sommato non ho ancora voglia di mettere tutte le tessere al loro posto: non voglio essere sereno, forse perchè non voglio ancora andarmene...
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