Non è un momento chiaro nella mia vita. Mi aspettavo delle cose che non sono successe. Non mi aspettavo altre che sono accadute. Questa potrebbe essere normale amministrazione, ma a volte non lo è.
Con questo incipit, potrebbe essere un post diario. Ma non voglio che lo sia. Per me Viaggia in Treno non ha mai costituito un rimpiazzo del diario da adolescente, quanto un tentativo di partire da un fatto personale per andare a chiedere senza necessariamente rispondere...
Ebbene, mi guardo intorno un po' spaesato e decisamente frastornato. Faccio molte cose al di là del lavoro, e ogni volta che ne ho il tempo e la voglia. Tante altre non ne faccio. Molteplici le ragioni. Incessantemente sto ad analizzarle, in un lavoro razionale intenso e in grado di fiaccare le mie risorse. Ne esco esausto a volte. Mi guardo intorno, e fondamentalmente resto sorpreso nel vedere che sono più quelli che vivono approcci analoghi che quelli che riescono a addormentare parti come coscienza, morale, dubbio... E' il tentativo di una società concentrata su se stessa di capire cosa le succede? Certamente è un circolo di auto-inquisizione che difficilmente riusciamo a spezzare.
Guardiamo anche al di fuori di noi stessi, ma molte volte mi chiedo se non lo facciamo solo per una prova comparativa che possa esaltarci, assolverci oppure mettere in luce i nostri difetti ed errori... Cerchiamo di capirci un po'? Non è banale dire se questo avvenga. A volte la mia sensazione è di essere molto prossimo a una scoperta importante e poi non riuscire a raggiungerla. Come una bolla di sapone, la nostra idea sembra scomparire appena un dito la sfiora. Probabilmente non ci bagniamo abbastanza sapone per entrare nella sfera senza distruggerla: significa che le nostre facoltà credono di poter penetrare uno spazio protetto senza la cautela del caso.
Per certi versi potrebbe essere meglio così: quanto ci aiuta capire noi stessi e metterci da soli sul nostro proiettore da salotto? A volte capiamo di aver semplicemente sbagliato e che sbaglieremo ancora perchè siamo come siamo. Non vediamo una chiara direzione di uscita e corriamo addirittura il rischio di rimanere scontenti e disillusi delle nostre potenzialità.
Altre volte pero' capire serve. Scavare dolorosamente mi fa dire che c'è ancora da scavare. Darsi delle giustificazioni facili per quello che non va è riduttivo. Con alternative, anche più complicate, possiamo forse scoprire che ci sono margini di movimento in altre direzioni. E' questa la mia speranza. Altrimenti, il prezzo di questo affannarsi, potrebbe essere un po' troppo alto...
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