Non continuerà all'infinito questa monotona litania di celebrazioni legate agli U2. Prometto che questo, per ora, è uno degli ultimi post sulla stagione dei concerti. Però sento di dovere qualche parola a quelle persone che ho incrociato, finanche solo per brevi istanti, in questo cammino accidentato e ripido che ci ha portato a memorie di un anno...
Le esperienze con le persone dei concerti iniziano molto lontano. Nel 2005, Vertigo Tour a Roma, accompagno il fratello che mi aveva edotto con How To dismantle an atomic bomb... Tribuna Tevere quella volta. Caldo. Italiani e basta intorno. Romani e basta in realtà. E un soldato di artiglieria alla mia destra che aveva particolare familiarità con i cannoni e ha cercato di coinvolgermi nella sua umidiccia esperienza bellica proponendomi rischiosi rapporti non protetti con la saliva da lui abbondantemente spalmata sulla canna... Al mio rifiuto un pò perplesso e decisamente schifato, replicò che di certo il concerto sarebbe stato più bello dopo aver fumato. Vista l'assunzione passiva, non posso fare un paragone, ma posso dire che fu un bel concerto: poco consapevole, ma allegro e partecipato...
Con questo ricordo nella tasca, l'anno scorso, rassegnato, affrontai Milano. Lì nessuno fumava, c'era un gruppo di Austriaci simpatici e decisamente appassionati che avevano fatto un paio di date. Allora, mi sembrarono dei pazzi... Oggi, la loro normalità mi sconcerta...
E quest'anno è stato tutto diverso. Con mio fratello a far da Virgilio nell'inferno degli appassionati, ho conosciuto Davide (discendente diretto di una famiglia di Pirahna a dieta...) e Veronica, Sandro (e il suo ottimo panino alla cotoletta torinese...) e Antonella, Sara (e l'emozione dipinta in volto...), Manuela (con il racconto dello squarcio del pantalone di Bono) e tanti altri di cui non ho neanche saputo il nome... Fila lunghissima e estenuante a Torino. Attesa rilassata ma alla fine tesa a Monaco. Veloci ingressi a Zurigo e rilassati arrivi a Roma. Tutto è passato sempre molto più rapidamente di quanto avessi immaginato. Non ricordo altro che sfocate immagini colorate e fiumi di parole spese in discussioni di scalette, in sogni di canzoni mai suonate e poi in extremis apparse. Ricordo sorrisi e risate molto più di tensioni e scatti d'ira. Ci sono stati, anche quelli, ma immediatamente si sono sciolti nell'unione di un intento: esserci, ed esserci bene e fino in fondo!
Al di là di coloro che mi sono rimasti in contatti veri, non dimentico i aver parlato a moltissime persone venute da tutto il mondo con la voglia di divertirsi e di godere una serata. L'unione di migliaia di voci dietro quella musica che sa parlare ai cuori è una cosa sorprendente che ha reso ogni concerto diverso, indipendentemente dal fatto di aver ascoltato alcuni pezzi 5 volte. Aver ballato contro un colosso di 1,90, aver cantato con Svizzeri sconosciuti a squarciagola e sotto l'acqua, aver quasi abbattuto a colpi secchi chiunque mi fosse vicino su Where the Streets have no name come pure esserci abbracciati su ONE a Roma dondolando piano... Ricordi di persone, di sguardi, di contatti caldi e mai inutili... La magia di momenti in cui la massa diventa un unità...
E se ora pure sono nel silenzio, so di non essere mai solo...
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