Una settimana fa a Stromboli, esattamente una settimana fa, venerdì 4 settembre 2009, esattamente 9 anni dopo avermi detto che mi amava alla follia, l'uomo che è stato il mio amante per 20 anni mi ha detto che non tornava a casa. Che se ne andava.
Sono rimasta lì, combattuta fra sentimenti diversi, per qualche momento, poi mi sono girata dall'altro lato e mi sono addormentata.
Il giorno dopo è passato tranquillo, giocando con il nipote, facendo il bagno, giocando fra le onde, andando a vedere i mangiafuoco. A sera, dopo aver rimesso tutto a posto, ho raggiunto L. nel giardino inondato dalla luce della luna, bianca e forte, e gli ho chiesto se avesse portato via le sue cose. Fra molti sospiri mi ha detto di aver portato con sè solo alcuni vestiti.
Bene, gli ho detto. Poi abbiamo parlato d'altro. Dopo un po' gli ho detto: comunque hai fatto bene, era tempo. Ed è stato tutto, per quanto mi riguarda.
Tornata a Napoli, per forza di cose ho detto quello che era successo a un po' di amiche, a qualche esercente più intimo e ai colleghi del lavoro. Fare diverso non era possibile.
E da allora ogni tanto chi lo sa mi guarda con un'occhiata particolare, in tralice, con un'aspettativa dentro, un po' perplessi e interrogativi. Aspettano, io credo, di vedermi sbroccare.
Aspetterete a lungo, signori e signore. Non sbroccherò.
Quella che vedete, la Perfezione sorridente, serena, allegra, quella che con calma risponde alle domande più improbabili e stupide al lavoro, quella che soccorre le agenzie formative in panico, quella che ride al bar con gli amici, quella che va al cinema con il nipotino, quella che legge il giornale e alza lo sguardo sopra gli occhiali levando un po' la testa e vi sorride, quella che discute con voi dell'amore e delle sue diverse declinazioni, quella che beve vino, sospira, si stende sulla sedia e si rilassa, quella, signori e signore, non è una maschera, quella sono io.
Io alla massima potenza, io nell'espressione della mia personalità, io libera, io allegra, io pensierosa, io attenta, io rilassata. Io a casa, al cinema, al lavoro. Io che che canto e ballo da sola. Io senza peso e senza pesi. Io, proprio io. Non sto fingendo, non sto mentendo, non mi sto nascondendo, non torno a casa la sera a piangere, non mi nascondo dietro gli angoli per strapparmi i capelli. Semplicemente all'improvviso ho scrollato via dalle spalle un peso di 3 tonnellate di cemento, che mi tirava a fondo da troppo tempo. Non è che non voglio piangere, ho già pianto troppo in questi anni. Non c'era ormai più niente da piangere né da rimpiangere.
C'è solo da considerare che questi anni trascorsi mi hanno dato molto e tolto altrettanto, ma sono stati anni che non rimpiango di aver passato con questa persona e in questo modo. Sono stati in ogni caso i miei anni, mi appartengono come tutto il resto. E non c'è da piangere su qualcosa che ti appartiene.
C'è solo da guardare avanti e accettare il futuro. Non è in mio potere cambiare il passato. E' ciò che è.
Per molto tempo ho pensato di essere una persona sola, ma ora so che non è così, ho amici e amiche che mi vogliono bene, per cui sono importante e questo mi fa sorridere di gioia. Solo che adesso sono in attesa di vedermi sbroccare. Ma si abitueranno e capiranno che non succederà.
Domani verrà e sarà finalmente domenica.
Sono rimasta lì, combattuta fra sentimenti diversi, per qualche momento, poi mi sono girata dall'altro lato e mi sono addormentata.
Il giorno dopo è passato tranquillo, giocando con il nipote, facendo il bagno, giocando fra le onde, andando a vedere i mangiafuoco. A sera, dopo aver rimesso tutto a posto, ho raggiunto L. nel giardino inondato dalla luce della luna, bianca e forte, e gli ho chiesto se avesse portato via le sue cose. Fra molti sospiri mi ha detto di aver portato con sè solo alcuni vestiti.
Bene, gli ho detto. Poi abbiamo parlato d'altro. Dopo un po' gli ho detto: comunque hai fatto bene, era tempo. Ed è stato tutto, per quanto mi riguarda.
Tornata a Napoli, per forza di cose ho detto quello che era successo a un po' di amiche, a qualche esercente più intimo e ai colleghi del lavoro. Fare diverso non era possibile.
E da allora ogni tanto chi lo sa mi guarda con un'occhiata particolare, in tralice, con un'aspettativa dentro, un po' perplessi e interrogativi. Aspettano, io credo, di vedermi sbroccare.
Aspetterete a lungo, signori e signore. Non sbroccherò.
Quella che vedete, la Perfezione sorridente, serena, allegra, quella che con calma risponde alle domande più improbabili e stupide al lavoro, quella che soccorre le agenzie formative in panico, quella che ride al bar con gli amici, quella che va al cinema con il nipotino, quella che legge il giornale e alza lo sguardo sopra gli occhiali levando un po' la testa e vi sorride, quella che discute con voi dell'amore e delle sue diverse declinazioni, quella che beve vino, sospira, si stende sulla sedia e si rilassa, quella, signori e signore, non è una maschera, quella sono io.
Io alla massima potenza, io nell'espressione della mia personalità, io libera, io allegra, io pensierosa, io attenta, io rilassata. Io a casa, al cinema, al lavoro. Io che che canto e ballo da sola. Io senza peso e senza pesi. Io, proprio io. Non sto fingendo, non sto mentendo, non mi sto nascondendo, non torno a casa la sera a piangere, non mi nascondo dietro gli angoli per strapparmi i capelli. Semplicemente all'improvviso ho scrollato via dalle spalle un peso di 3 tonnellate di cemento, che mi tirava a fondo da troppo tempo. Non è che non voglio piangere, ho già pianto troppo in questi anni. Non c'era ormai più niente da piangere né da rimpiangere.
C'è solo da considerare che questi anni trascorsi mi hanno dato molto e tolto altrettanto, ma sono stati anni che non rimpiango di aver passato con questa persona e in questo modo. Sono stati in ogni caso i miei anni, mi appartengono come tutto il resto. E non c'è da piangere su qualcosa che ti appartiene.
C'è solo da guardare avanti e accettare il futuro. Non è in mio potere cambiare il passato. E' ciò che è.
Per molto tempo ho pensato di essere una persona sola, ma ora so che non è così, ho amici e amiche che mi vogliono bene, per cui sono importante e questo mi fa sorridere di gioia. Solo che adesso sono in attesa di vedermi sbroccare. Ma si abitueranno e capiranno che non succederà.
Domani verrà e sarà finalmente domenica.
3 commenti:
Potrebbe anche darsi che non tutti abbiano capito che questa non è la storia di una sedotta e abbandonata... In ogni caso, da qui, non attendo di vederti sbroccare. Mi aspetto anzi che la tua vita acceleri il suo passo e che novità arrivino presto, qualunque esse siano... So che non mi smentirai...
E bentornata su Viaggia in Treno. Ti ho atteso con pazienza, come al solito, in queste lunghe vacanze...
Ma sai, dopo vent'anni, potrebbe anche essere normale sbroccare. Solo che io non ne sento il bisogno ...
Per il resto, e che vorrebbe dire che mi hai atteso con pazienza? Che io sono farfallina e tu sei il serio gentiluomo custode dei Lari e dei Penati? Puah! :-))
Io cmq preferisco che tu non sbrocchi...
Certo, custodisco... Bel lavoro quello del custode... :-)
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