Quest'anno, meglio integrato in un tessuto sociale svizzero denso di esuli volontari e involontari, sono immerso nel rito comune del Natale degli espatriati. Un amico ha avuto l'idea di organizzare una serata a base di varie e eventuali con incluso scambio doni. Limite di spesa 20 franchi, furto reciproco dei regali possibile.
E' stato di base un successo. Ad un certo punto ci siamo trovati in circolo a scambiarci pacchi e pacchetti con una sana ironia e tutto sommato ha fatto già un po' Natale. Avrei forse voluto dire a molti di quelli che c'erano che, con pregi e difetti, comprensioni e scaramucce, siamo una piccola famiglia. Una comunità all'estero che trova non nella nazionalità (brasiliani, italiani, colombiani, messicani, spagnoli, tedeschi...), ma in uno scambio fitto di esperienze e nel piacere di passare del tempo insieme, un sollievo e un sostegno.
Forse, al di là di sciocchi regali che non avevano uno scopo preciso, quello che la serata ha sancito è che ci si ritrova in situazioni di affetto provenendo da infiniti percorsi diversi. E' un treno ricco e affollato quello della vita. Se si amano i vagoni silenziosi e vuoti, forse le strade da prendere portano in aperte campagne e, per quanto rispettabilissime, portano in luoghi che si deve essere capace di sostenere. Mentre se un po' di confusione ci piace e la possiamo sopportare, un viaggio nel treno che va da casa nostra in giro per il mondo e che ha come destinazione ancora casa nostra, lo dobbiamo fare.
Alla ricerca di uno scambio di doni che non sia quello dei pacchetti, bensi' quello degli affetti...
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