L'unica vacanza che non possiamo mai prenderci, è quella dalle nostre scelte. Le decisioni di vita, i bilanci di opportunità e quant'altro ci venga in mente, non vanno via durante le feste. Anzi, si manifestano più presenti, con la forza di riflessioni intense sul nostro vissuto e sul nostro futuro.
Il tentativo di dimenticare chi siamo e dove siamo nel nostro viaggio, di non analizzare la nostra collocazione in prima o seconda classe, è del tutto vano. E allora, nella inutilità del tentativo di fuga, meglio usare questo tempo per ripartire con nuove idee. Troppi restano inconsapevoli del fatto che quello che rende l'umanità speciale è la memoria e l'innovazione. Le due cose, solo apparentemente in contrasto, sono invece il completamento l'una dell'altra. La storia è il punto di partenza da cui creare cose del tutto nuove che immediatamente diventeranno nuovo patrimonio del passato.
Ecco quindi che, a fine dell'anno, ma meglio dire a inizio del nuovo, vale la pena di dirci cosa abbiamo capito del tempo trascorso, cosa abbiamo imparato, e fare un progetto da perseguire. Accettare successi e fallimenti è il primo gradino da salire. Poi mettere obiettivi possibili che ci diano una spinta dolce, ma costante.
Io so oggi che sono migliorato nel lavoro, imparando a gestire complessità maggiori. So anche che sono diventato diverso nei rapporti umani, aprendo alcune porte di solito chiuse. E lì non è detto che sia meglio o peggio, perchè il metro non ha carattere di universalità.
Se guardo alle scelte, le trovo spiegabili, anche nel loro fallimentare occasionale risultato. E tutto sommato, non ho voglia di rifugiarmi nel silenzio attutito del sonno quest'anno. Cerco progetti per il prossimo anno. Alcuni sono ben chiari e definiti, altri hanno bisogno di un fine-tuning. Ma nel complesso, le vacanze sono ancora una volta un tempo di sonnolente quiescenza in cui trovare pezzi mancanti e spazi da riempire in quel puzzle complicato che è la vita, e che spero di non completare tanto presto: sarebbe da allora un semplice rimirare, senza desiderio alcuno, una bellezza piena, ma malinconicamente statica...
Il tentativo di dimenticare chi siamo e dove siamo nel nostro viaggio, di non analizzare la nostra collocazione in prima o seconda classe, è del tutto vano. E allora, nella inutilità del tentativo di fuga, meglio usare questo tempo per ripartire con nuove idee. Troppi restano inconsapevoli del fatto che quello che rende l'umanità speciale è la memoria e l'innovazione. Le due cose, solo apparentemente in contrasto, sono invece il completamento l'una dell'altra. La storia è il punto di partenza da cui creare cose del tutto nuove che immediatamente diventeranno nuovo patrimonio del passato.
Ecco quindi che, a fine dell'anno, ma meglio dire a inizio del nuovo, vale la pena di dirci cosa abbiamo capito del tempo trascorso, cosa abbiamo imparato, e fare un progetto da perseguire. Accettare successi e fallimenti è il primo gradino da salire. Poi mettere obiettivi possibili che ci diano una spinta dolce, ma costante.
Io so oggi che sono migliorato nel lavoro, imparando a gestire complessità maggiori. So anche che sono diventato diverso nei rapporti umani, aprendo alcune porte di solito chiuse. E lì non è detto che sia meglio o peggio, perchè il metro non ha carattere di universalità.
Se guardo alle scelte, le trovo spiegabili, anche nel loro fallimentare occasionale risultato. E tutto sommato, non ho voglia di rifugiarmi nel silenzio attutito del sonno quest'anno. Cerco progetti per il prossimo anno. Alcuni sono ben chiari e definiti, altri hanno bisogno di un fine-tuning. Ma nel complesso, le vacanze sono ancora una volta un tempo di sonnolente quiescenza in cui trovare pezzi mancanti e spazi da riempire in quel puzzle complicato che è la vita, e che spero di non completare tanto presto: sarebbe da allora un semplice rimirare, senza desiderio alcuno, una bellezza piena, ma malinconicamente statica...
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