Sto iniziando a soffrire di un malessere da semplificazione. La "twitterizzazione" di ogni notizia come di ogni discussione è un evento mondiale, per certi versi comprensibile, ma per altri riduttivo di ogni approfondimento.
Leggo il mio filtro Facebook con la consapevolezza che molte persone, fortunatamente non tutte né necessariamente una maggioranza, diffondano titoli e spot senza andare a cercare alcuna conferma di ciò che affermano.
Ancora più indigeste mi sono le generalizzazioni che sanno esprimere coloro i quali odiano senza voler comprendere. Ci sono ignoranti che restano tali per loro scelta. Sono quelli che non vogliono mai andare a vedere più di quello che viene detto dal primo intervistato per confrontare le versioni.
Ieri ho visto scrivere sul beneamato Faccialibro ad un conoscente molto lontano che il popolo napoletano si era comportato secondo le sue tradizioni allo stadio di Roma lanciando i petardi e facendo i soliti casini. Mi ha disgustato questo accollare a una città e al suo milione di abitanti, il comportamento assurdo di un gruppo di persone che va allo stadio. Ovviamente rivendicando implicitamente la superiorità di altre tifoserie, cosa che mi piacerebbe vedere confermata con dei dati.
Ma la colpa è di quell'approssimazione inaccettabile che si è negli ultimi 20 anni allargata in un canyon dai bordi in continua demolizione. Essendo un ingegnere con esperienza di misure, sono il primo a dire che ogni cosa porta con sé un'incertezza: non esiste il valore perfettamente misurato. Però conta l'accuratezza con cui si riesce a distinguere un valore dall'altro per capire di quanto ci possiamo sbagliare con le nostre affermazioni. Ebbene valutare questo è inevitabilmente il punto di discussione.
Berlusconi, Grillo, Renzi e tutti i loro sottoposti, ricevono delle notizie parziali o le creano, senza verificare in alcun modo la fondatezza delle fonti. Le smentite non contano e non sono richieste. Tutto passa velocemente nell'immaginario del cittadino medio manipolabile. Restano però le tristi semplificazioni a dominare e a guidare le scelte. Ogni errore per inaccuratezza aggiunge il suo peso a quello precedente e così la distanza dalla realtà cresce senza memoria delle motivazioni di certe scelte e senza alcuna possibilità di recupero.
E' il momento per me di pesare le affermazioni. Di ricontrollare cosa è vero e cosa non lo è. Di non dare spazio solo alle sensazioni della propria pancia, ma piuttosto di parlare in concreto con qualche dato ragionevolmente sicuro. Basta dire che i napoletani sono un popolo di delinquenti. Si costruiscano i numeri dei malavitosi e si dicano le percentuali di pregiudicati in città. Sarà alta forse, ma le discussioni potranno poi andare in direzioni composte sul che fare.
Basta dire che l'Euro è il problema d'Italia: si dica esattamente il perché esso avrebbe distrutto e starebbe distruggendo l'economia senza quella vaga spiegazione che quando c'era la lira le cose andavano meglio.
La si smetta di andare in TV a discutere senza concludere. Perché gli assunti si confutano ogni volta e basta dire che una cosa non è vera affinché la realtà non conti più.
A cominciare da me che scrivo, sogno di poter sfruttare le potenzialità delle tecnologie di oggi per formare un'idea personale e una visione di quello che succede.
Perché le facili generalizzazioni, le semplificazioni di massa rimbalzate a destra e manca, ormai ci hanno anestetizzato al punto di non percepire più la realtà. E mentre guidiamo il nostro treno a tutta velocità in questa nebbia potremmo improvvisamente trovarci su un binario morto...
Racconti di viaggio lungo i percorsi della vita...
domenica 4 maggio 2014
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