Sono in aereo questa volta e invece di dormire (cosa di cui pure avrei bisogno), ritorno a scrivere qualche riga sul fedele e mai dimenticato compagno degli ultimi anni e della mia vita da adulto.
Il treno della vita mi ha fatto incontrare molte persone per lavoro e più di tutto una persona con cui condividere le mie giornate. È come viaggiare in una carrozza molto frequentata e quindi con la difficoltà di organizzare il proprio tempo. Se da un lato non mi devo giustificare con nessuno visto che credo siamo rimasti in ben pochi a leggere queste pagine, dall'altro mi sento in colpa verso la mia vena cominicativa un po' repressa.
Dato il mio carattere profondamente logorroico, non mi mancano però le cose da dire e con questo mega-post ritorno a bomba sulla piazza dei viaggiatori pendolari di internet e dei suoi più o meno utili blog.
La politica italiana
Sarebbe scontato parlare di Berlusconi e dei suoi servizi sociali. No, io le notizie sull'ex cavaliere le salto a piė pari: continuare a dedicargli spazio è l'ennesimo segno di un paese che pericolosamente associa il gossip alla politica attiva. Uno solo non salva la nazione. Neanche Renzi sarà in grado di farlo se crede di poter gestire un paese senza l'aiuto di nessuno. Altre volte ho detto di quanto siamo individualisti, e questo è sul breve una risorsa di sopravvivenza, ma nel medio lungo periodo una fonte di disgrazia. Non ci rispettiamo e siami lì ad attendere la prima scivolata per dire te l'avevo detto o ridere. Ma una mano ad evitare di cadere non sappiamo tenderla. È tanto vero questo che la nostra preferenza è per chi sta lì a irridere senza proporre, oppure per chi decide poco o nulla e non ci prova affatto. È questo il comportamento dei Polistellati da un lato, e dei Berlusconiani dall'altro. La terza via, quella del PD è anch'essa devastante: è una critica continua e una discussione infinita su aspetti intellettuali, manovre e raggiri reciproci con il fine del potere. È questo incessante movimento delle pedine sulla scacchiera che rende la politica insana e immobile. Però io voglio sperare che tra errori e scivoloni, con aggiustamenti costanti delle scelte, Matteo Renzi cerchi di saltare giù dalla scacchiera illuminata solo al centro, e provi a scoprire a tentoni cosa altro c'è al di fuori di quei palazzi dove si pensa troppo a conservare le poltrone e troppo poco a dare delle risposte.
Nel suo essere uno sbruffone irriverente, sta facendo quel casino che è l'unica via per cambiare qualcosa. Se riuscirà a abbattere alcune resistenze antiche, quelle di tutti quegli anziani ormai incapaci di vedere la realtà e che non hanno mai visto altro che il palazzo, sarà già un risultato. Poi gli errori ci saranno, ma l'intelligenza deve essere quella di riconoscerli e correggerli. Si vuole una ingiusta perfezione e un errore basta a decretare la fine di un uomo e la sua incapacità. Nel mondo reale, seppure spietato, non si può ragionare così. È importante attaccare un problema al meglio con delle idee. Se esse non si dimostreranno all'altezza delle attese se ne proveranno delle altre. Il mondo è un sistema talmente dinamico da non poter essere indovinato. Va conquistato a passi successivi. È per questo che a un coetaneo, che delle volte nel suo privato può sentirsi anche schiacciato dalla pressione e da qualche ripensamento sulle cose dette e fatte, personalmente auguro buona fortuna nel tentativo di portare l'Italia da qualche altra parte rispetto a dove si trova ora. E ai mille menagrami che sono intorno auguro invece di sbagliare, e di essere felici di aver sbagliato perché le cose sono andate bene...
Lavorare con le persone
Ormai da un anno lavoro gestendo delle persone. In precedenza era già accaduto, ma non riconosciuto nella mia job description. È difficile. Molto di più di essere parte di un team e semplicemente fare quello che è richiesto.
A chi pensa che un Project Manager non fa altro che il passa carte non cercherò di far cambiare idea. In realtà c'è la gestione delle relazioni che costituisce il punto di maggiore interesse oltre che di superiore difficoltà. È lì che tecniche comunicative e esperienza giocano il loro ruolo fondamentale. Non è per tutti gestire le situazioni che coinvolgono un gruppo di lavoro. A chi non interessa benessere delle persone, non verrà in mente che esso è la condizione per il benessere del progetto.
Tra l'altro si può essere sfortunati e avere diverse interfacce problematiche. Persone che non hanno a cuore nient'altro che l'affermazione del proprio ego o che non sanno comunicare le loro necessità né il loro punto di vista. In questo modo possono anche avere ragione, ma nessuno sarà disposto a riconoscerla. Anni addietro non sarei stato un buon project manager. Avevo troppa voglia di essere protagonista e di essere riconosciuto per le mie capacità. Oggi ho capito che proprio il saper ascoltare e il dare spazio è la chiave per avere una posizione di guida. Aiutare gli altri e tenere le orecchie aperte crea uno stato di rispetto e di collaborazione profondamente proficuo e l'empatia che ne segue rende tutto più semplice e possibile.
Tra l'altro si può essere sfortunati e avere diverse interfacce problematiche. Persone che non hanno a cuore nient'altro che l'affermazione del proprio ego o che non sanno comunicare le loro necessità né il loro punto di vista. In questo modo possono anche avere ragione, ma nessuno sarà disposto a riconoscerla. Anni addietro non sarei stato un buon project manager. Avevo troppa voglia di essere protagonista e di essere riconosciuto per le mie capacità. Oggi ho capito che proprio il saper ascoltare e il dare spazio è la chiave per avere una posizione di guida. Aiutare gli altri e tenere le orecchie aperte crea uno stato di rispetto e di collaborazione profondamente proficuo e l'empatia che ne segue rende tutto più semplice e possibile.
In conclusione, all'oggettiva difficoltà del lavoro di gruppo, alla colossale sfida di essere leader di un team di progetto, si deve rispondere con fiducia e rispetto. Aiuterà e spesso risolverà. Se non ci riuscirà solo questo, spazio alla creatività e alla paziente tessitura della propria tela...
Viaggio ergo sum
Viaggiare significa scoprire, imparare e trovare qualcosa d'altro da sé che però venga a far parte di noi. Ho perso il conto degli aerei presi negli ultimi vent'anni. Ormai gli aeroporti sono diventati luoghi familiari. Pur con le loro differenze, i terminal mi danno una sensazione di sicurezza e tranquillità. Che sia in direzione di una nuova località mai vista o verso casa, le scomode poltrone delle sale d'aspetto dicono che si viaggerà ancora. E lasciano anche quel tempo solitario per pensare. Non sono un fan delle partenze dell'ultimo istante. Mi piace assaporare l'attesa. Che essa non sia troppo lunga è un bene, ma troppo breve toglie gusto all'idea di attraversare un universo socio culturale in continuo divenire come quello di un'aerostazione.
È lì che definiamo ogni volta la nostra nuova identità di viaggiatori, portando alla luce ciò che siamo in un istante congelato di cui ricorderemo forse solo qualche piccolo flash...
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