Non è che una persona che non conosci, non frequenti, non ricordi direttamente ti possa mancare. Non c'era e non ci sarà.
Pero' per alcuni personaggi pubblici, non è così. Lucio Dalla è un pezzo della cultura italiana della canzone degli ultimi 50 anni, e come tale, ne siamo permeati tutti. Canzoni indimenticabili, un personaggio anormale, ma capace di creare e di influenzare, di vivere e di fare senza essere vuotamente sotto i riflettori. La sua è quella musica storica, quella che aveva delle note chiare e distinguibili che ci sono dentro senza che neanche le possiamo più distinguere.
Al di là di ogni momento retorico, io credo che sia strano pensare che una persona che ha scritto e comunicato della musica che resta, non sia poi lì all'infinito. Neanche perchè ci si aspettasse che avrebbe continuato a produrre cose belle come quelle del passato, ma soprattutto per quella sicurezza che ci possono dare delle costanti.
Nel ripercorrere opere belle e meno, mi viene in mente l'esperienza personale di un concerto dal vivo con De Gregori 2 anni fa. Attraversando la loro storia musicale e svariate generazioni di persone, i due ci portarono verso canzoni che conoscevamo senza averle mai cantate, perchè parte del nostro tempo. E personalmente trovo che questa sia la cosa più bella per un artista e per il suo pubblico: essere parte di una consuetudine che raggiunge il profondo di tanti.
Di norma non avrei scritto su queste pagine di un personaggio pubblico scomparso. Lo ho fatto in passato per criticare atteggiamenti di recupero di amicizia e di divinizzazione. Però questa volta ho pensato a come anche altri hanno lasciato dei vuoti nel nostro universo mediatico e mi sono ritrovato a considerare che proprio questo cantante ci ha lasciato delle gocce di poesia tanto italiana e piena di sentimento. E un grazie, ci stava bene...
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