Sono stato a Dachau. Modello di campo di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Luogo dove la distruzione delle persone, morale e fisica ha preso i contorni di una scienza.
E' stato doloroso. E' stato doloroso leggere "Arbeit macht frei". E' stato penoso ascoltare le testimonianze degli italiani. L'audioguida con il tempo è diventata pesante come una pietra al collo. Il vento freddo e le immagini degli orrori degli esperimenti medici mi hanno chiuso gli occhi sempre di più. Vedere ridicole baracche e nudi gabinetti ha reso il tutto intollerabile. Il moto di ribellione, nel luogo silenzioso dei crematori è diventato insostenibile.
Sono andato via da quell'orrore presto. Troppo per me da vedere e portare come una cicatrice e come un numero. Sapere da lontano e toccare e riconoscere il vissuto che ci ha portato qui è diverso. Avere consapevolezza è importante e l'unica cosa capace di consolarmi un pò è stato vedere quante scolaresche erano in visita e quanto fossero attente a capire e fare proprio un messaggio. Anche noi dovremmo imparare da questo. La storia non è nuda parola su carta, ma sensazione fisica di cose esistite e conservate. Come le rovine romane e i mausolei, anche in Italia c'è da conservare la memoria e non da trovare ogni scusa per rivederla nella chiave più conveniente. Saremo noi, popolo capace di scrivere infinite parole vuote di senso e incapace di collezionare il significato di eventi e persone, altrettanto capaci di fare tesoro e ricordare?
Dopo Dachau, io spero di sì...
E' stato doloroso. E' stato doloroso leggere "Arbeit macht frei". E' stato penoso ascoltare le testimonianze degli italiani. L'audioguida con il tempo è diventata pesante come una pietra al collo. Il vento freddo e le immagini degli orrori degli esperimenti medici mi hanno chiuso gli occhi sempre di più. Vedere ridicole baracche e nudi gabinetti ha reso il tutto intollerabile. Il moto di ribellione, nel luogo silenzioso dei crematori è diventato insostenibile.
Sono andato via da quell'orrore presto. Troppo per me da vedere e portare come una cicatrice e come un numero. Sapere da lontano e toccare e riconoscere il vissuto che ci ha portato qui è diverso. Avere consapevolezza è importante e l'unica cosa capace di consolarmi un pò è stato vedere quante scolaresche erano in visita e quanto fossero attente a capire e fare proprio un messaggio. Anche noi dovremmo imparare da questo. La storia non è nuda parola su carta, ma sensazione fisica di cose esistite e conservate. Come le rovine romane e i mausolei, anche in Italia c'è da conservare la memoria e non da trovare ogni scusa per rivederla nella chiave più conveniente. Saremo noi, popolo capace di scrivere infinite parole vuote di senso e incapace di collezionare il significato di eventi e persone, altrettanto capaci di fare tesoro e ricordare?
Dopo Dachau, io spero di sì...
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