lunedì 22 giugno 2009

Ecco come la penso: dipende da noi.


Ho attraversato fasi diverse nel mio percorso. Non sono mai stato fatalista, ma la frustrazione verso cambiamenti che non avvenivano e realtà che non mutavano nella mia vita, mi hanno fatto qualche volta dire: "non è destino". L'ho detto però in periodi di sconforto, in cui quella incrollabile fiducia in me e nelle mie possibilità che è al limite della presunzione senza sconfinarvi inutilmente con autocompiacimento, era incrinata dalla stanchezza.

In realtà quello che ho sempre creduto è che siamo o almeno abbiamo la possibilità di essere arbitri della nostra vita... Possiamo essere distruttivi. E' una scelta possibile e rispettabile: non parlo di pessimismo, ma di quell'occhio criticamente offuscato che si copre di una densa fuliggine e resta accecato. Non è detto che non ci sia soddisfazione nello spianare il campo. Alla fine però è bene avere un progetto stile Milano 2 e agganci al PSI (oggi PdL) per tirarsi fuori con successo dai guai... Possiamo essere allegrissimi e felicissimi, ma attenti che avere tutti i denti cariati per il troppo zucchero e un diabete violento non è neanche da sottovalutare. Possiamo essere consistenti con noi stessi (la mia via), ma c'è dietro l'angolo un pò di quella amarostica sensazione di solitudine...

L'unica cosa che però hanno in comune queste e le altre mille possibilità che abbiamo, è di presupporre una dignitosa consapevolezza che stiamo facendo delle scelte di vita ogni giorno, e che stiamo usando il nostro tempo. Usarlo alla ricerca della felicità è il vero obiettivo: come questa debba essere raggiunta è un altro discorso perchè felicità è tante cose, e ognuno è stratega di se stesso secondo le proprie inclinazioni...

A rileggere questo post mi sembra di aver già scritto cose simili in modo diverso. E' probabile, eppure questo concetto e pensiero mi è così importante che non riesco a smettere di ribadirlo. Forse mi serve per ricordare che sono arrivato nel Maniero per una serie non di coincidenze fortuite, ma per una concatenazione di eventi che ho guidato e diretto a modo mio. Non so se per tutti ci sia questa scelta. Forse sono solo stato fortunato. Alcuni mi hanno detto bravo. Altri ancora si chiedono che cosa ca**o mi sia passato per la testa uscendo dall'Italia e chiudendo la porta senza portarmi dietro una chiave di riserva. Molti, pur dicendomi bravo, si sono anche chiesti che ca**o mi è passato per la testa... Io alla fine non cerco nè elogi nè condanne. Non sapevo del tutto quello che mi sarebbe successo, ma avevo la serenità di spirito per fare per la prima volta un vero salto con il paracadute. Il paracadute non lo avevo cucito da solo, ma con l'aiuto di tanti nei miei anni di maggiore o minore consapevolezza. Sperimentarlo era però non privo di rischi, perchè da inesperti ci si può anche sfracellare. A me sembra che per ora fili corde e seta abbiano retto bene. Ma non lascio la presa e continuo a dirigere con attenzione, aspettando di atterrare all'ultimo minuto, magari non troppo lontano da quel bersaglio che ho disegnato sul terreno prima di lanciarmi...

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