E' venuto, dopo “solo” 10 mesi di attesa il gran momento dell'inizio del Tour degli U2 e del mio tour insieme a loro per l'Europa. E' venuto forse prima di quanto tutti noi ci aspettassimo. In fondo, quando abbiamo comprato i biglietti, abbiamo pensato che sarebbe arrivato, ma la dimensione temporale era di quelle confuse.
Invece, poi ci siamo trovati a Torino alla fine delle mie ferie estive di Luglio, le mie ferie marine. Abbiamo vissuto una città fresca e piena di persone che erano arrivate solo ed esclusivamente per la serata con Bono, Edge, Adam e Larry. L'atmosfera forse la ho immaginata, ma era quella elettrica di quegli eventi che segnano un momento. Vedere facce tese e allo stesso tempo entusiaste. Andare vicino allo stadio olimpico e trovare tanti con i quali discutere di cosa e di come sarebbe stato suonato. Riconoscere i motivi della propria presenza e trovarli diversi eppure uguali... Insomma, essere dentro una storia, una storia musicale, un pezzo di storia della tua vita.
Non ho fatto la notte fuori allo stadio, perchè la musica è bella, il concerto pure, ma l'acqua per lavarsi di più. Non ero all'alba in coda dietro gli accaniti che sono stati premiati da una pizza gentilmente offerta dagli U2 in visita in veste di “uomini caritatevoli” e da una corsa in pole position senza possibilità di sorpassi. Ma alle 11, con panini e acqua, crema solare e in buona compagnia, ero tra i mille e duemila che sarebbero entrati per primi sul prato dello stadio. Sono state lunghe ore di coda, lunghe ore di piccoli passi e poco confortevoli sedute per terra. Ma sono trascorse più velocemente di quello che avrei creduto. Sono volate portando certo stanchezza, ma non quanta avrebbero dovuto. Chiamatela anche adrenalina, ma io la chiamerò atmosfera. La spinta in alto di una certezza di una bella serata... E poi alle 16 lo scatto verso lo stadio. Qualche momento incerto, qualche salto nel buio, qualche volo rasoterra mancato per un pelo. Ed ecco l'accogliente piattaforma metallica arroventata a 40°da un sole d'agosto che ci ha fatto rimpiangere l'ombra un po' polverosa del percorso a ostacoli precedente... Un calippo venduto a 3€, i bagni al limite della loro capacità. I soliti furbi. Scene da manuale fino alle 21.20, quando è iniziato un “Beautiful Day” lungo una serata. E già senza fiato, saltando, ballando e sognando di vedere anche quello che la modesta statura non poteva raggiungere, ci siamo ritrovati alla fine quando 4 signori di mezza età hanno salutato sorridenti e soddisfatti di aver fatto il loro lavoro. Con un Bono Vox che ha detto “Andate a casa!” e poi ha aggiunto vedendo che nessuno si muoveva “Beh, noi andiamo a casa...”.
Ad altri lascio il racconto di scalette, di inediti, le disamine tecniche. A me resta come al solito il dolce e liberatorio sapore di “Where the Streets have no name”, cantata oltre il mio limite polmonare, ma capace miracolosamente di eliminare finanche il mal di gola e il mal di testa, forse perchè nel dare e togliere energie, si resta svuotati anche di tutti i propri possibili malanni...
E quando penso che solo uno degli eventi così di questa stagione è passato, non mi sento pazzo a ripeterlo più volte. Viviamo solo per le emozioni e per emozionarci giorno per giorno. E se un concerto può fare questo per noi, è bene prenderle il massimo che si può e mantenerlo nel cuore e nella mente, pronti sia per tempi migliori che peggiori...
In attesa del prossimo Beautiful Day...
Invece, poi ci siamo trovati a Torino alla fine delle mie ferie estive di Luglio, le mie ferie marine. Abbiamo vissuto una città fresca e piena di persone che erano arrivate solo ed esclusivamente per la serata con Bono, Edge, Adam e Larry. L'atmosfera forse la ho immaginata, ma era quella elettrica di quegli eventi che segnano un momento. Vedere facce tese e allo stesso tempo entusiaste. Andare vicino allo stadio olimpico e trovare tanti con i quali discutere di cosa e di come sarebbe stato suonato. Riconoscere i motivi della propria presenza e trovarli diversi eppure uguali... Insomma, essere dentro una storia, una storia musicale, un pezzo di storia della tua vita.
Non ho fatto la notte fuori allo stadio, perchè la musica è bella, il concerto pure, ma l'acqua per lavarsi di più. Non ero all'alba in coda dietro gli accaniti che sono stati premiati da una pizza gentilmente offerta dagli U2 in visita in veste di “uomini caritatevoli” e da una corsa in pole position senza possibilità di sorpassi. Ma alle 11, con panini e acqua, crema solare e in buona compagnia, ero tra i mille e duemila che sarebbero entrati per primi sul prato dello stadio. Sono state lunghe ore di coda, lunghe ore di piccoli passi e poco confortevoli sedute per terra. Ma sono trascorse più velocemente di quello che avrei creduto. Sono volate portando certo stanchezza, ma non quanta avrebbero dovuto. Chiamatela anche adrenalina, ma io la chiamerò atmosfera. La spinta in alto di una certezza di una bella serata... E poi alle 16 lo scatto verso lo stadio. Qualche momento incerto, qualche salto nel buio, qualche volo rasoterra mancato per un pelo. Ed ecco l'accogliente piattaforma metallica arroventata a 40°da un sole d'agosto che ci ha fatto rimpiangere l'ombra un po' polverosa del percorso a ostacoli precedente... Un calippo venduto a 3€, i bagni al limite della loro capacità. I soliti furbi. Scene da manuale fino alle 21.20, quando è iniziato un “Beautiful Day” lungo una serata. E già senza fiato, saltando, ballando e sognando di vedere anche quello che la modesta statura non poteva raggiungere, ci siamo ritrovati alla fine quando 4 signori di mezza età hanno salutato sorridenti e soddisfatti di aver fatto il loro lavoro. Con un Bono Vox che ha detto “Andate a casa!” e poi ha aggiunto vedendo che nessuno si muoveva “Beh, noi andiamo a casa...”.
Ad altri lascio il racconto di scalette, di inediti, le disamine tecniche. A me resta come al solito il dolce e liberatorio sapore di “Where the Streets have no name”, cantata oltre il mio limite polmonare, ma capace miracolosamente di eliminare finanche il mal di gola e il mal di testa, forse perchè nel dare e togliere energie, si resta svuotati anche di tutti i propri possibili malanni...
E quando penso che solo uno degli eventi così di questa stagione è passato, non mi sento pazzo a ripeterlo più volte. Viviamo solo per le emozioni e per emozionarci giorno per giorno. E se un concerto può fare questo per noi, è bene prenderle il massimo che si può e mantenerlo nel cuore e nella mente, pronti sia per tempi migliori che peggiori...
In attesa del prossimo Beautiful Day...
1 commento:
Assolutamente d'accordo...
Walk on... :)
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