La morale è un discorso soggettivo. Si potrebbe pensare di contestare questa frase, ma ci sono esempi che parlano secondo me in questa direzione. Il primo è che in alcune parti del mondo, è moralmente inaccettabile il tradimento coniugale, ma poi è perfettamente possibile lapidare una donna. In altri luoghi, si condanna a morte chi ha ucciso, commettendo di fatto un omicidio. E la lista potrebbe continuare all'infinito...
Tutto però va ricondotto secondo me alla decisione più o meno consapevole che troppi fanno, di rinunciare a vivere secondo dei principi ispiratori che siano di guida nelle scelte difficili. Le regole del vivere comune, del fare il bene piuttosto che il male definendo quest'ultimo in base ai principi stessi, vengono continuamente infrante. Individualismo e sopraffazione restano a governare in tutti gli strati morali e in modi sempre diversi... La moralità può essere generalizzata solo se viene a prendere origine da una filosofia fondamentale che sarà in grado anche di dire cosa sia giusto e rispettoso di regole non scritte e cosa non lo sia.
Se guardiamo ai principi della rivoluzione francese, diventa immorale agire contro gli altri limitando la loro libertà di vivere e scegliere, tentando di sopraffarli e di renderli meno uguali di fronte alle opportunità e con la malizia di fare del male. Diviene immorale costringere una persona a non avere una vita perché gli altri la abbiano, specialmente quando un'alternativa c'è. Ovviamente posso riconoscere che bisogna agire in una democrazia seguendo il principio di maggioranza. Ma questa maggioranza, se va in danno di qualcuno, deve sentirsi moralmente obbligata a riparare il torto che quella minoranza sta subendo, facendo entrate in gioco quel principio di fratellanza universale che significa dare una mano a tutti, finanche agli ultimi. Uno stato, un'azienda, una organizzazione all'inizio guardano i grandi numeri, ma poi devono riuscire a reagire occupandosi anche di quelli che restano tagliati fuori o sono penalizzati da una qualsiasi decisione contingente. Ovvio che le lamentele devono essere anche giustificate, ma se lo sono, bisogna correggere perché sia rispettato il valore della convivenza di uguali con uguali diritti e uguali doveri.
Non è immorale solo commettere un'ingiustizia, ma lo è altrettanto riconoscerne una e non fare niente perché conviene così. E se la nostra società viaggia sparata verso soluzioni che accontentino molti, ma danneggino anche alcuni senza pensare a come risolvere il problema, è una società moralmente malata, e forse addirittura priva di moralità.
Ogni giorno mi capita di sentire di persone che vogliono sopraffare altri e che non si fanno scrupoli di usare ogni mezzo per ottenere ciò che vogliono. Non si fermano a pensare di fronte alle proteste, ma piuttosto le ignorano guidati dal proprio interesse. Questo comportamento viola quei principi che si identificano nei sentimenti più nobili che l'umanità sia riuscita a sviluppare dopo essere uscita dalle caverne. Ci si disinteressa troppo di libertà, uguaglianza e fratellanza, e a quel punto non c'è alcuna morale che non sia quella distorta del proprio bene. L'essere guidati dal nostro vantaggio ha in comune con il discorso morale solo ed esclusivamente la soggettività della prima frase di questo post.
Scegliere un percorso senza principi porta all'assenza di una coscienza morale che sappia identificare il bene e il male nelle azioni. E senza morale ecco che la giustizia diviene un accessorio non riconosciuto come un dovere, ma solo come un ostacolo.
Nel non aver sentito da troppe parti nelle forze politiche italiane discorsi di libertà, uguaglianza e fratellanza, ho paura che il declino in atto del vivere comune sia irrecuperabile. Gesù, che un politico in senso stretto non era, ma che di principi, visti i contatti in alto che aveva, ne sapeva qualcosa, ha detto una cosa straordinaria che sembra tutti dimentichiamo: non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te. Senza necessariamente rifarsi in questo alla Chiesa Cattolica, se anche in politica ci si ispirasse a massime che hanno questo tipo di logica e che potrebbero indicare una strada nelle dispute più aspre, forse si ricomincerebbe a camminare insieme verso una vita serena non guidata dalla sopraffazione.
Nel nostro passaggio su questa terra c'è spazio per l'aiuto reciproco molto più che per il male. Non è vittoria quella di chi non ha cercato il dialogo ma ha solo saputo dire senza ascoltare. Non è nell'ognuno per sé e Dio per tutti un futuro possibile in un mondo sempre più piccolo e stretto. E' nello stare vicini seguendo delle regole comuni ispirate da principi elevati che risiede il progresso dell'umanità. Aiutandosi a diventare la Terra un luogo dove la serenità diventi un virus distribuibile. E se questa è una inutile utopia, meglio sognare quella che il balenare di una luce sulla prossima lama di coltello che ti colpisce alle spalle...
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